Tra quelle pareti di cemento
Maired osservò i vecchietti allontanarsi, le loro mani rugose intrecciate e un caldo sorriso che rivelava il loro affetto. Non aveva mai visto una coppia così unita, ma guardarli le dava un senso di sicurezza e serenità che non aveva mai provato, le faceva capire che quei sogni a occhi aperti potevano essere realtà: le famiglie felici e le coppie innamorate non esistevano solo nei libri, forse.
Declan le sfiorò il braccio con delicatezza per risvegliarla dai suoi pensieri; si girò verso di lui e tornò seria, ricordandosi del motivo per cui si trovavano in quel luogo.
"Andiamo?"
Annuì con poca decisione e lo seguì nuovamente all'interno dell'ospedale, quell'edificio orribile dove i suoi genitori erano stati portati così tanti anni prima. Chissà se quelle pareti bianche avevano soffocato anche i loro cuori, se quelle finestre e quelle tendine grigie avevano reso malinconici i loro giorni; chissà se l'avevano mai pensata, tra quelle mura di cemento così diverse da quelle calde e accoglienti della loro piccola casa.
Declan si fermò davanti a un lungo tavolo grigio, una signora dallo sguardo severo li squadrò, intenta a schiacciare degli strani tasti davanti a uno specchio che emanava luce, che oggetto strano...
"Come posso esservi utile? Cercate un paziente?"
Li guardò con sufficienza, attendendo una celere risposta.
Declan guardò Maired con la coda dell'occhio, condividendo le sue ansie e le sue speranze con un semplice ma profondo sguardo.
"In realtà avremmo una richiesta un po' particolare, stiamo cercando una coppia che, secondo le informazioni che abbiamo, dovrebbe essere stata ricoverata qui diversi anni fa. Speravamo di poter accedere a un archivio..."
"Abbiamo catalogati i dati di tutti i pazienti, ma sono accessibili solo ai parenti ed è una procedura molto lunga e complessa; se non avete valide ragioni non credo sarà possibile mettersi a cercare i dettagli..."
"Sono la figlia, e li cerco da diversi anni. Ero solo una bambina quando sono scomparsi e ora, dopo tutto questo tempo, ho ricominciato a sperare di poterli rivedere. Solo voi potete aiutarmi!"
"Mi dia un suo documento, innanzi tutto, e vedremo cosa si può fare..."
Maired la guardò sconcertata: quelle persone non facevano altro che chiedere documenti, non possedevano umanità, comprensione o un briciolo di empatia.
"In questo momento non li ho con me. Ma vi prego, non potete proprio fare niente?"
La donna la guardò spazientita. Dopo qualche istante di silenzio spostò lo sguardo sullo specchio luminoso, esasperata:
"Come si chiamano i suoi genitori?"
Il cuore di Maired prese a battere all'impazzata, ansioso di scoprire la verità.
"Dylan ed Eleanor Podington."
La donna digitò qualcosa sui tasti davanti a sé e abbassò gli occhiali sulla punta del naso, poi si rivolse a Maired, le sopracciglia corrugate:
"Sono passati troppi anni, posso dirle solamente che sono in elenco, quindi sono stati qui. Però non ho altre informazioni, mi dispiace... E anche se le avessi, non può provare di essere loro parente, quindi niente da fare."
Maired sentì il mondo crollarle addosso, era convinta di aver trovato finalmente il bandolo della matassa e invece doveva ricominciare la ricerca da capo. Come avrebbe potuto trovarli in una città così immensa? E come poteva sapere se erano rimasti a Dublino? Era passato tanto, troppo tempo, poteva essere successo di tutto, e non c'era modo di scoprirlo...
"Grazie lo stesso."
Si rivolse a Declan, che le avvolse le spalle con il braccio.
"Coraggio, ho già una nuova idea... Andiamo a casa e vi farò vedere."
Le fece l'occhiolino, sorridendo lievemente:
"Lo so, sono pieno di risorse."
Maired scoppiò a ridere, arrossendo e sentendo come mai prima il contatto della sua calda mano sulle spalle.
"Grazie, Declan."
La speranza rinacque nel suo cuore, come un piccolo fiore che lui continuava a innaffiare e a proteggere dal mondo esterno. Un nuovo sentimento iniziò a crescere in lei: non sapeva descriverlo, sapeva solo che quando la guardava, quando si perdeva in quegli occhi blu come l'oceano, si sentiva leggera come una bolla di sapone, vibrava al suo contatto, libera come uno di quei gabbiani che aveva visto così tante volte, le sembrava di volare, e il mondo attorno, ogni problema o preoccupazione scomparivano, solamente se lui era lì a stringerle la mano.
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