Maired
Era una calda sera d'estate, ma una leggera brezza faceva ondeggiare le pagine del libro che Maired era intenta a leggere, accarezzandole dolcemente il viso e portando un po' di fresco.
Quella sera aveva deciso di sedersi fuori a leggere, mentre il sole affondava lentamente in quel placido mare azzurro. Alzò lo sguardo dal libro e prese a osservare il cielo che lentamente si tingeva di rosso, come una goccia d'inchiostro si espande poco alla volta su un foglio.
Le pagine che aveva letto dipingevano una famiglia meravigliosa: un padre e una madre che si amavano e una figlia che poteva vivere un'infanzia felice; per lei quel periodo stupendo era finito troppo presto. Allora una lacrima percorse il profilo del suo viso, per poi andare a posarsi sul libro aperto, lasciando solo una riga bagnata sulla guancia e una profonda nostalgia nel cuore.
Maired chiuse gli occhi, fece ondeggiare un poco la sedia a dondolo e si lasciò andare ai ricordi...
*
Quante volte sua madre si era seduta lì fuori con lei in braccio, l'aveva dondolata dolcemente leggendole un libro di fiabe. Lei si teneva stretta alla mamma, affondando il viso nell'incavo della sua spalla e accoccolandosi tra le sue braccia; la voce vellutata e dolce con cui leggeva la faceva sognare. Con gli occhi chiusi riusciva ancora a sentirla, a percepire il suo profumo delicato, la sua pelle calda e il suo abbraccio rassicurante. Spesso, mentre ascoltava, Maired fingeva di addormentarsi. In quei momenti la mamma la scostava delicatamente, le dava un bacio sul viso e accompagnava il marito a fare una passeggiata.
Amava guardarli con gli occhi socchiusi mentre si incamminavano al chiaro di luna mano della mano e sognare quando anche lei avrebbe incontrato il suo principe, come nelle fiabe che le leggeva la mamma.
Poi tornavano, suo padre la prendeva in braccio delicatamente e la adagiava affettuosamente sul letto, le dava il bacio della buonanotte, sussurrandole quelle dolci parole che mai avrebbe dimenticato:
"Buonanotte, piccola mia, sei il dono più grande che io e tua madre avremmo potuto desiderare. Non dimenticare mai quanto ti amiamo e quanto siamo orgogliosi di te."
La sua vita era stata un sogno, fino a quel terribile giorno.
*
Chiuse il libro di scatto e si alzò, si asciugò in fretta il viso bagnato di lacrime e rientrò in casa. Non doveva autocommiserarsi, né tornare continuamente al passato; quella era la realtà in cui doveva vivere, punto e basta.
Si mise a cucinare qualcosa per la cena, per scacciare i ricordi amari, canticchiando una canzone che aveva sentito quel giorno in paese. Prese le uova che aveva raccolto dalle sue galline quella mattina e accese il fuoco con un po' di pagliericcio. Mentre aspettava che cuocessero ripensò a quel pomeriggio, e il viso le diventò rosso di rabbia; quel Marchese credeva davvero di poterla comprare con un bell'anello, una promessa di una vita ricca e un titolo nobiliare?! L'aveva definita "una poverella a cui desiderava offrire una grandissima opportunità".
"Non puoi rifiutare anche la mia proposta!"
Le aveva detto con quel suo tono megalomane.
Senza contare le parole successive:
"Benché tu sia orfana e non abbia dote, mi hai stregato."
A volte odiava essere bella, non c'era uomo che non la desiderasse. Quasi ogni giorno la stessa storia, il suo rifiuto categorico ormai era diventato un'abitudine. Sembrava una gara per riuscire a conquistarla, ma nessuno avrebbe mai vinto, lei lo sapeva.
Era una ragazza libera e indipendente, rimanere sola non sarebbe stato certo un problema, si sarebbe solo salvata da delusioni e dolori: nella sua vita ne aveva avuti a sufficienza.
Molti uomini l'avevano definita come l'insieme delle bellezze della natura: aveva gli occhi del colore profondo e intenso del mare, ma al tempo stesso la pelle abbronzata dal sole e, benché non fosse simbolo di nobiltà, per molti era fonte di fascino. Aveva i capelli del colore della terra, di un marrone intenso, che incorniciavano il viso facendone risaltare lo sguardo, sguardo però da moltissimo tempo freddo e distaccato: raramente la si vedeva sorridere, se non mentre lavorava.
*
Mangiò velocemente la cena, poi sbrigò le ultime faccende di casa e andò in camera.
La luna faceva capolino dalla piccola finestra della stanza, disegnando lievemente i contorni dei mobili.
Si alzò e si avvicinò alla finestra, mise fuori il naso e inspirò l'aria del mare; ascoltò il rumore leggero delle onde e guardò il riflesso della luna scintillare sulla superficie scura di quel mare che amava e odiava allo stesso tempo. Poi si coricò, immersa in quell'atmosfera quasi fiabesca, immaginando di essere ancora bambina.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top