Ester Podington
La luce rossa ancora flebile del sole appena sorto illuminava la piccola stanza e rallegrava il cuore di Maired. Socchiuse gli occhi e annusò l'aria: un profumo intenso di the e biscotti si fondeva con quello di Declan, dandole il buongiorno.
Si raddrizzò appoggiandosi sui cuscini e guardò intorno a sé: si trovava in una camera da letto semplice, una grande finestra la rendeva luminosa e una piccola scrivania in legno intarsiata ne completava l'arredamento, insieme a un'immancabile mensola stracolma di libri. Era avvolta in una coperta morbida e colorata, non aveva mai dormito in un letto così comodo e con così tanti cuscini.
Ricordava di essersi seduta sul dondolo con Declan, e doveva essersi addormentata lì, cullata dalla sua voce, ma non sapeva come fosse arrivata in quella stanza... L'opzione più logica era che fosse stato lui a portarvela. Si immaginò la scena a occhi chiusi, sprofondando nuovamente tra i cuscini.
Alla fine vinse il torpore, attirata dal profumo della colazione, e uscì dalla stanza, dopo essersi sistemata i vestiti che aveva ancora dal giorno precedente e i capelli scompigliati.
Avvicinandosi alla cucina il profumo era sempre più avvolgente, non vedeva l'ora di assaggiare quei biscotti... Alla fine arrivò alla meta e Declan incrociò il suo sguardo, accogliendola con un sorriso:
"Buongiorno mattiniera! La colazione è già pronta... Dormito bene?"
"Buongiorno a te, non ho mai riposato meglio... Il profumo dei tuoi biscotti mi ha trascinata qui."
Si avvicinò e osservò la piccola tavola: due tazze erano disposte su dei piattini una di fronte all'altra, al centro risaltavano una teiera fumante e una ciotola di biscotti al cioccolato appena cotti; su uno dei due piattini splendeva una rosa bianca appena colta, ancora ricoperta da candide gocce di rugiada. Maired si sedette e la prese in mano con delicatezza, la avvicinò al viso e si lasciò trasportare dal suo profumo.
"Non ho potuto fare a meno di pensarti quando l'ho vista, si è appena aperta al sole e al mondo, ma fino a ieri sera era ancora un piccolo bocciolo chiuso e diffidente. Come lei ti avevo trovata chiusa al mondo esterno, ma la luce nei tuoi occhi è cambiata e lentamente stai abbandonando la tua diffidenza, seppur mantenendo un briciolo di mistero e protezione, come le sue piccole spine che ricordano quanto sia preziosa."
Maired si sentì sciogliere a quelle parole; sorrise incontrando i suoi occhi profondi e lo ringraziò dal profondo del suo cuore.
Mangiarono continuando a chiacchierare, e Declan le strappò una risata raccontandole di come la sera prima si fosse addormentata crollando all'improvviso.
Finita la colazione prepararono qualcosa per il pranzo e uscirono di prima mattina. Salirono sulla "vecchia Renault 4 rossa" di Declan, come lui l'aveva definita. Le spiegò che era un'automobile di vecchio modello, a cui lui teneva molto. Maired si sedette sul piccolo sedile nero un po' scomodo e mise la testa fuori dal finestrino.
Durante il viaggio osservò ancora una volta estasiata i paesaggi che scorrevano davanti ai suoi occhi e ascoltò divertita le canzoni preferite di Declan, scoprendo l'allegria della musica Irlandese.
Antrim era una piccola cittadina vicina a un lago, un agglomerato di case e strade di campagna.
Ben presto raggiunsero l'indirizzo indicato, dove doveva abitare Ester Podington; l'emozione riempiva sempre più il cuore di Maired.
Si fermarono davanti ad una piccola villetta a schiera in pietra, in stile molto antico. Una piccola veranda con una sedia a dondolo affiancava il semplice ingresso, e piccoli vasi di fiori colorati riempivano i davanzali di ogni finestra.
Dopo uno sguardo d'intesa, scesero dalla macchina ed entrarono nel piccolo giardino senza cancello. Solo allora si accorsero di una giovane ragazza: i capelli mossi scurissimi e ondulati le coprivano le spalle, era intenta a dipingere su una tela un paesaggio fiabesco che a Maired non sembrava sconosciuto. Canticchiava sommessa, senza curarsi dei passanti che la guardavano straniti. La sua voce era avvolgente e delicata, Maired e Declan rimasero a guardarla qualche secondo, prima di dirigersi verso di lei.
Quando sentì dei passi avvicinarsi si girò, il pennello in mano e una macchia azzurra di colore su una guancia. Sorrise e li guardò con i suoi occhi scuri brillanti, dello stesso colore dei capelli, profondi e limpidi.
Quel sorriso aveva qualcosa di familiare, ma Maired non vi si soffermò troppo, così colpita dall'aria libera e sognatrice della ragazza, che sembrava al di fuori dalla realtà.
"Cercate qualcuno?"
A rispondere fu Declan:
"Sì, abita qui Ester Podington?"
"Sono io, perché?"
"Stiamo cercando Dylan ed Eleanor Podington, e facendo una ricerca su internet l'unica Podington che abbiamo trovato eri tu, così abbiamo pensato che potessi conoscerli..."
Maired attese trepidante la risposta, ma quando le labbra della ragazza si dischiusero sentì il mondo crollarle addosso:
"Certo che li conosco, sono i miei genitori."
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