Di nuovo lo sconosciuto

Finalmente, dopo qualche sfuriata e molti sospiri del vecchio scorbutico, arrivarono alla spiaggia.
"Attenti a dove camminate, le piccole uova di tartaruga si schiuderanno a giorni; mi raccomando, non calpestatele."
"Delle uova? Ti preoccupi per delle uova?... Stiamo proprio seguendo una matta, Adelmo!"
"Smettila, Astolfo. Siete davvero premurosa a prendervi cura di queste uova. Ora però dobbiamo sbrigarci!"
Maired li condusse svelta agli scogli, fermandosi solo una volta raggiunta la strana imbarcazione. Tutto era rimasto come lo aveva lasciato, e il ragazzo era ancora privo di conoscenza.
"Che diamine è questo?"
I vecchietti osservarono con aria incuriosita e interrogativa prima la barca, poi l'abbigliamento e l'acconciatura del naufrago.
"Non è il momento di farsi domande... Vi prego, badate di muoverlo il meno possibile nel trasportarlo."
Adagiarono la barella su uno scoglio liscio e, Adelmo con molta premura, Astolfo un po' meno delicato, vi posero sopra il ferito; poi iniziarono a trasportarlo tornando sulla spiaggia. Maired stava per seguirli, quando un bagliore catturò il suo sguardo.
Qualcosa brillava tra gli scogli, riflettendo la luce del sole. Incuriosita si chinò a raccoglierlo: era leggero, con delle crepe sulla superficie, dovute probabilmente all'impatto con gli scogli. Percorse con le dita il perimetro dell'oggetto, e senza volere schiacciò qualcosa. L'oggetto si illuminò e un'immagine vi comparse sopra.
Per lo spavento Maired urlò e l'oggetto le cadde dalle mani, urtando violentemente contro lo scoglio. Adelmo, preoccupato per il grido della ragazza, intimò ad Astolfo di fermarsi.
"Non preoccupatevi, proseguite pure; vi raggiungo subito."
Lo depose in una piega del vestito dove era solita portare le cose che le servivano per lavorare e si affrettò verso i soccorritori.
"La mia casa è proprio qui dietro, seguitemi."
D'un tratto volle rimangiarsi quelle parole: uno sconosciuto in casa sua? Anzi tre! Com'era potuta venirle in mente un'idea così assurda?
Poi però pensò alla situazione del povero ragazzo ferito: aveva bisogno di cure al più presto e il trasporto fino al paese sulla barella avrebbe potuto aggravare le sue condizioni.
E il Marchese? Di certo se fosse tornata al villaggio avrebbe dovuto avere a che fare con lui... Allora si convinse che le parole che aveva detto senza volere non erano in realtà così sbagliate.
"Ma siete sicura? Il Marchese aveva detto che..."
"Ha bisogno di cure subito; è il mio lavoro aiutare animali feriti, quindi saprò cavarmela. E comunque non voglio tornare dal Marchese."
Li condusse risoluta nella sua casa, dove indicò ai vecchietti un luogo per adagiare il ragazzo.
"Vi ringrazio molto, mi siete stati di grande aiuto. Ora potete tornare al paese."
Seppur titubanti per non avere seguito l'ordine del Marchese, i due vecchi, colpiti dalla sicurezza della ragazza, si incamminarono verso il villaggio.
Non appena chiuse la porta, Maired si rese conto del battito accelerato del suo cuore: aveva appena deciso di curare in casa propria uno sconosciuto.
"Non avevo giurato che nessuno avrebbe mai più messo piede in questa casa? Cosa sto facendo?"
Parlò da sola per qualche minuto, in preda all'ansia e senza sapere cosa fare. Poi, tormentata da dubbi e insicurezze, guardò per un momento il viso dello sconosciuto. Allora si accorse che aveva leggermente socchiuso gli occhi e la stava guardando.
Trattenne il respiro, sconvolta per lo spavento e estasiata dal profondo azzurro di quegli occhi, che esprimevano meraviglia e gratitudine, anche solo socchiusi. Erano un guizzo di vita e speranza, che la lasciò senza pensieri, facendole capire che doveva aiutare quel ragazzo, doveva e basta, lo sentiva forte e chiaro dentro di sé.
Gli si avvicinò lentamente, lo sguardo fisso nel suo.
"Vi aiuterò, non dovete preoccuparvi. Non date ascolto alle parole che ho pronunciato poco fa, sono solo un po' confusa, non sono abituata a ricevere ospiti... Non pensavo mi steste spiando..."
Aggiunse abbozzando un sorriso.
Poi andò svelta a prendere i panni bianchi che teneva nel ripostiglio e ne prese uno; lo immerse in una bacinella d'acqua aggiungendo un po' di aceto e di limone. Dopo averlo strizzato, si avvicinò al ragazzo:
"Brucerà un poco, ma dovrete resistere."
Lo adagiò sul braccio ferito, per disinfettarlo. Poi lo fasciò, il taglio non sembrava molto profondo, si sarebbe rimarginato nel giro di poco tempo. Sollevata, adagiò incerta il dorso della mano sulla fronte del ragazzo: scottava. Probabilmente era rimasto troppe ore sotto il sole...
Prese un altro panno bagnato e lo adagiò sulla sua fronte, per poi andare a cercare le erbe mediche che doveva avere in qualche cassetto; le unì a dell'acqua e le scaldò sul fuoco. Dopo averle date al ferito, preparò qualcosa per la cena.
Lui però si era già riaddormentato, e non sembrava in grado di mangiare, così decise di aspettare la mattina successiva.
Andò nella sua stanza e, assicuratasi che nessuno la vedesse, tirò fuori dalla tasca lo strano oggetto, curiosa di scoprire di cosa si trattasse.

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