Vi prego di comprendermi [1/2]
Due giorni dopo, Cole ricevette un messaggio da Klara.
Non si erano più parlati dopo la cena e anche in quella occasione lui si era mostrato distaccato, con la mente altrove, nonostante poi si rivolgesse a lei con mezzi sorrisi senza osare di più.
Nel messaggio Klara ammise di star perdendo fiducia nel suo ragazzo e Cole avrebbe tanto voluto spiegarle tutto senza risultare folle.
La ragazza decise di dargli un ultimatum e voleva che quella sera Hayden la accompagnasse al luogo del loro secondo appuntamento: il luna park. Con rammarico, accettò e arrivò in perfetto orario, ringraziando mentalmente le guide tramite il navigatore del suo telefono cellulare; imparò in fretta a usarlo, era piuttosto intuibile anche se alcuni sistemi sembravano scomodi e talvolta fuoriluogo, come la segnalazione del battito cardiaco dell'interlocutore durante una chiamata — o video incorporato, quel che capì chiamarsi appunto videochiamata —.
Un particolare insolito aveva notato e si era dato automaticamente dell'idiota per non averlo mai fatto in precedenza: alcuna città portava un nome. Se fino ad un attimo prima pensò di stare in una futuristica periferia di Vancouver subito si ricredette, vedendo quel centro abitato solo segnalato come un numero e così tante altre città, prossime alla sua come ben distanti.
In quel momento, preso da insaziabile curiosità, cercò risposte sulla rete, l'internet avanzato e più risolutivo di sempre, mai l'avesse immaginato.
Ma niente.
Alcuna motivazione.
Entrò nel luna park, a primo impatto anche questo lo sembro colpire con raffiche di novità, lasciandolo sempre esterrefatto. Il pavimento in color avorio sostituì l'asfalto spaccato in più punti, proiettando la propria immagine riflessa come una semplice sagoma in netto contrasto per via del suo vestiario totalmente nero. Alzando lo sguardo al cielo, tutt'attorno a sé veniva inglobato da musica allegra, dolci e leccornie varie preparate nei chioschetti verdini, circondati da serie di aiuole e lampioni altissimi e sottili.
Cole girò su sé stesso in simbiosi con le giostre, catturando più dettagli possibili per quanto la sua mente primitiva potesse concedergli.
Vi era un piccolo bar al centro del luna park, dal quale partivano indicazioni per ruota panoramica, montagne russe e strutture varie; dai rimandi rosei dei glicini e bianco quanto l'avorio stesso, in cui abili camerieri trasportavano le comande su dei pattini dando un accenno retrò a quel che trasmetteva solitamente un parco del genere. L'armonia di quel posto dava così tanto di surreale come se ci avesse messo mano Dalì.
Cole si fermò sul posto, davanti quel bar, notando la figura di Klara mentre si faceva sempre più visibile.
«Grazie per essere venuto», accennò un sorriso spento, inclinando lievemente la testa di lato. Ripeteva spesso quel gesto quando parlava e Cole lo trovava grazioso.
Vestita in abiti più confortevoli, non si annullava mai la sua pura bellezza, anzi si accentuava come se quel maglioncino azzurro risaltasse la candida pelle e la ribelle chioma ramata libera da qualsivoglia acconciatura. Celava poco il suo corpo, rubando la visione di meravigliosi fianchi e cosce nascoste da jeans chiari. Cole aveva visto Klara in differenti modi, differenti stili ed emozioni; lo colpì profondamente come fosse un libro aperto in sola sua presenza, quanto fragile sembrasse e un secondo dopo innescasse la sua grinta interiore, senza timore né vergogna.
Incominciò a camminare e percepì le sue esili dita sfiorare, cercare, l'ampia mano di Hayden, ritirandole di poco in una mancata risposta.
Cole deglutì. La pressione gli causò un lieve mal di testa, inspirò e provò a calmarsi, prima di proporre: «D...Dove vorresti salire..?» Alzando il tono per sovrastare la musica.
Klara indicò una giostra simile alle montagne russe, alta e costituita da un carrello con dieci posti, in coppie per cinque file, con qualche altra variazione su sedili e l'ancoraggio alle rotarie quasi impercettibile.
Non appena salirono egli tirò la testa indietro, godendosi l'aria fresca che incontrava il suo volto.
Certo che arriva davvero in alto... Pensò e il ricordo andò immediatamente ai vari giri con la sua comitiva, evitando di rompersi le costole per il peso di Logan su di sé o Nolan che aveva sempre il cibo fermo sullo stomaco.
Più che ricordi nitidi, erano frasi, attimi, impressi nella sua mente. Ricordava quegli istanti come se fossero stati davvero vitali eppure non era mai accaduto nulla di così eclatante.
Cole sollevò lo sguardo, ammirando dettagli percettibili solo a quell'altezza: a una velocità media, il loro carrello stava procedendo verso il punto più alto, dal quale il ragazzo poté lentamente scorgere il retro delle strutture più basse.
«T... Tutto bene?» Chiese Cole.
Klara gli stava stritolando una mano.
Annuì ma un attimo dopo dovette trattenere un gridolino quando la giostra cominciò a prendere una certa velocità. Tolse la presa dalla sbarra in ferro per coprirsi il volto ma percepì una mano calda di Cole prendere la sua e stringerla, sopra la propria gamba. Le guance di Klara avvamparono e la ragazza si voltò verso lui, con parte del viso travolto dai fluenti capelli.
«Adesso va meglio...?» Domandò ancora lui. Da dove avesse preso quel mostrarsi così impavido non era poi complesso, Cole era comprensivo. Ma era stato avventato, smosso da alcun pensiero per quella volta, come se l'istinto glielo avesse suggerito e basta, null'altro.
Il vento comtribuì a spogliare i loro visi da ogni ciocca ora, mostrando entrambi color porpora ma adornati da un sincero sorriso.
«Sì...» Lo ringraziò lei, annuendo quel poco che riusciva. Incatenò i suoi occhi in quelli scuri del ragazzo, ignorando lo scenario circostante.
«Soffri di vertigini?» A quella domanda nella mente di Klara si scaturì un ricordo particolare, in cui sentì le stesse e identiche parole fatte dal suo Hayden nel giorno del loro secondo appuntamento e della loro prima giostra. Lui le aveva stretto la mano allo stesso modo, sorridendole per darle conforto, in modo sciolto. E fu proprio lì che Klara si innamorò di lui, senza percepire più il freddo del vento o le grida delle altre persone: solo lei e quel ragazzo meraviglioso che non l'aveva fatta sentire mai sola.
«Andiamo, te l'ho detto anche la prima volta», rispose con una lieve nota di acidità tornando a guardare il vuoto sottostante, contornato da luci colorate. Strinse forte la mano di Hayden e le parole le sfuggirono perdendosi nel fresco vento, «Hayden... Ti piaccio... Ancora?»
Cole la sentì chiaramente e, voltandosi, non seppe che rispondere. Un macigno dentro di sé si fece a poco più pesante per ogni secondo che il tempo attraversava. Restò a guardarla interdetto senza l'ombra di un suggerimento, rivelando ancora una volta la terribile sensazione che provava sulla propria pelle.
Non guardava più Klara negli occhi ma scorgendo appena, notò che sulla punta del naso scendevano fredde lacrime silenti.
Il giro della giostra era quasi terminato ed in quel momento andava anche più veloce, facendo sì che il viso di lei si rinfrescasse e che le si asciugassero le guance. Non aveva la forza ma lo fece ugualmente, puntò i suoi grandi occhi in quelli di Cole con rabbia, voleva delle certezze. In quella rabbia egli rivide lei, la vipera assetata del suo sangue e che col suo veleno stava uccidendo Cole, Kelly. Ma era tutto il resto che le distingueva: della sua ex non aveva mai visto una lacrima versata, troppo era l'orgoglio stupido misto alla sua futile arroganza. Di Klara, vedeva la bellezza anche in un viso sconfitto, direttamente a contatto col suo cuore, che nonostante avesse molte ferite riusciva ancora a provare affetto, bontà. Della bontà Kelly non se ne faceva proprio nulla, la spazzava via con un battito di ciglia.
Cole abbandonò qualsiasi pensiero ma non riuscì a evitare quegli occhi lucidi e grandi, belli, davvero magnifici. Pensava veramente che la bellezza di Klara non potesse avere rivali, ora che l'aveva vista da una prospettiva diversa, così splendida da abbattere qualunque ipotesi onirica.
Così, le disse ciò che rivolto alla Blunt non rispecchiava lo stesso valore. Parole che lo avrebbero fatto volare più di una semplice giostra.
«Sì, tu mi piaci veramente tanto.»
Fu Cole a baciarla di sua spontaneità, con irriverenza e sentimenti talmente vivi e reali che durò a lungo, fino a quando dovettero scendere per il giro concluso.
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