Quali ricordi mi resterebbero? [1/2]

«Non serve che mi ringrazi.» Si pavoneggiò Marcus, orgoglioso dei risultati sulla moto di Hayden. Aveva corso assieme ad Austin dietro Cole, vedendolo prendere velocità a pochi metri, finché quest'ultimo non raggiunse il garage sotto casa.

«Allora? Quando ti va di riuscire con noi?» Propose il ragazzo dai capelli ricci, chiedendo conferma ai due.

Austin scrollò le spalle, assumendo nuovamente quel suo atteggiamento enigmatico e distaccato, identico a quando venne a far visita a Hayden in ospedale.

Alla fine si misero d'accordo per la sera dopo, Marcus nominò anche Klara, era naturalmente inclusa nella comitiva e Cole non sapeva se si trattasse di un bene o un male. Non le aveva mandato più alcun messaggio, non che si sentisse effettivamente in dovere di farlo. Tuttavia, ne ricevette uno da lei pochi minuti prima di salire in casa e crollare sul divano; Cole aveva fissato quel messaggio a lungo senza risponderle.

Non sentiva alcunché verso quella ragazza, era oggettivamente carina ma la questione finiva là. Quella sera in cui si trovava da lei, quando lei lo baciava, sussurrava nel suo orecchio ed enfatizzava ogni singola cosa, lui rivedeva Kelly Blunt. La prima volta in cui lei si spogliò senza alcuna vergogna di fronte a lui, dopo un mese di fidanzamento, dentro la camera di Cole. Più di una ragione per la quale si bloccò, sentendosi male quanto il giorno in cui scoprì del suo tradimento. Si sentiva morire dentro, divorato dal rammarico e dalla sofferenza di notare una ragazza come Klara preoccuparsi veramente per il proprio fidanzato, tenere davvero a quel misterioso Hayden la cui vita aveva reso partecipe la figura di Cole. Kelly non gli mandava mai messaggi, non le piacevano tali cose, preferiva il contatto fisico, diretto e deciso, e non appena Cole non seppe più soddisfarla a pieno lei cercò quella voglia in un altro.

Non era giusto, se lo ripeteva sempre. E l'unica cosa buona che la sua comitiva aveva saputo dirgli era stato quello di lasciarla perdere, perché lei aveva lasciato perder lui già da molto prima.

Si chiese che animo avesse potuto avere Hayden per aver conquistato una ragazza premurosa come Klara. Chissà da quanto tempo stavano insieme. Come si erano conosciuti. Avrebbe voluto chiedergli mille cose se ne avesse avuto la possibilità, soprattutto gli avrebbe ringhiato contro - un animale vero e proprio - dall'invidia di una vita così bella e inimmaginabile.

Controllò ancora il messaggio e tutto ciò che riuscì a fare fu buttare quel telefono ultra piatto e tirar fuori un grido di frustrazione, si passò le mani tra i capelli, correndo in camera senza un fine necessario, solo per il desiderio di sfogarsi con qualunque cosa. Hayden pareva non aver alcun vizio, Cole non trovava né sigari né alcool nella sua casa, nemmeno qualcosa che sarebbe risultato illegale. In quel momento gli mancavano i suoi spinelli più che mai, il profumo che l'erba bruciata emanava regalandogli quel sollievo momentaneo ed irrinunciabile. Rise disperatamente. Se ora lo avesse visto Duncan Simpson, quest'ultimo lo avrebbe osservato da cima a fondo con sdegno.

''Come ti sei ridotto.'' Gli avrebbe detto.

I ciuffi ribelli erano sparsi sulla fronte e la maglia non seguiva più la sua corporatura perfetta ma era scesa su una spalla. Sudava, respirava affannosamente, mentre la sua testa cominciava a fargli brutti scherzi, immaginando le persone a lui più care esattamente lì davanti.
E lui inerme.
Dopo un po' si riprese, era ormai sera, aveva mangiato metà panino. Alzò lo sguardo verso il cielo notturno notando ancora quella stella, rendendolo patetico nella ricerca di un misero conforto in qualsiasi modo.

In quel momento si sentiva terribilmente solo, così ripensò al passato, focalizzandosi sull'aspetto ed il tono di voce dei suoi amici per paura di dimenticarli, sostituirli, tentando di appagarsi in qualche modo.
Gli venne spontaneo anche collegare le cose che aveva in comune con Hayden, una lista piuttosto breve: una casa tutta per sé e delle persone che, a modo loro, non lo facevano mai stare da solo. Eppure, si chiese se anche Hayden si sentisse solo non appena varcata la porta di ingresso.
Quella pena fu stroncata dal ricordo della fotografia che ritraeva i genitori di Hayden, probabilmente lontani per motivi di lavoro. Era curioso di sapere se avesse ancora anche dei nonni, se li avesse mai conosciuti, poiché lui era stato poco tempo con loro, solo con i nonni paterni quando era bambino. Si ricordava bene del nonno, un anziano affetto da Alzheimer e crisi isteriche, che si lamentava continuamente perché il bambino turbolento giocava a voce troppo alta e disturbava il finale del suo film preferito, film che aveva visto forse una ventina di volte.

Era buffo, eppure adesso sentiva nostalgia di quei tempi. Come uno spettatore sembrò vederli prender forma davanti a lui: tutte le uscite con la comitiva che si era creato poco a poco, tutti e quattro patetici agli occhi della gente ma, in un certo senso, indivisibili tra loro. Da anni a quella parte, Cole non riusciva ad immaginarsi senza di loro, nonostante dopo l'ultima litigata. Avrebbe preferito discutere ancora, all'infinito, ma non quello.

Si chiese cosa stessero facendo tutti loro, quella parte di sé dove si trovasse ed in che condizioni stesse, magari morente. Come lui, d'altronde.



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