Capitolo 1

<< Ehi Mercoledì, puoi dirmi dove sono le posate? >> chiese Enid alla corvina.

<< Viviamo in questo appartamento da due mesi e non sai ancora dove sono le posate? >> le rispose.

Enid e Mercoledì vivevano insieme da ormai due anni, anche se a causa della professione che Mercoledì aveva scelto, giravano il mondo più volte l'anno. Date le sue spiccate abilità deduttive, l'ormai non più adolescente Addams aveva deciso di unire la sua passione per l'omicidio con l'hobby dell'investigazione, diventando una cacciatrice di taglie su scala internazionale. Non si accontentava mai di lavoretti in cui era necessario che chiunque catturasse rimanesse vivo, e molto raramente capitava che consegnasse il corpo del criminale intero.

Ad Enid questa cosa non andava giù per niente, sia per le situazioni in cui spesso finiva sia per la questione etica della cosa, ma sapeva benissimo che Mercoledì non avrebbe rinunciato a sé stessa neanche se fosse stata Goody reincarnata a chiederlo, quindi si accontentò di poter aprire una sua attività ovunque lei andasse. Molte volte inaugurava pasticcerie che rivendeva ad un prezzo di apparenza agli abitanti che le erano piaciuti, oppure nominava qualcuno di bisognoso alla gestione del luogo, e alla fine del soggiorno faceva sempre una festa di addio in suo onore. Le prime volte trascinava anche Mercoledì ma dopo aver passato intere serate a farle da babysitter aveva deciso di lasciarla alla sua privacy in quelle ultime giornate prima di riprendere il viaggio.

Era mattina presto e Mercoledì sarebbe dovuta uscire per un appostamento, ma lì poggiata allo stipite della porta, non si riusciva a capacitare di come una creatura così pura avesse scelto lei. Si ricordava ancora tutto il tempo alla Nevermore passato a rifiutarla, che stupida che era stata, avrebbe potuto sfruttare meglio quella camera che aveva tenuto divisa per troppo tempo.

La bionda si girò nel sonno mettendo in evidenza il collo su cui erano ancora freschi i succhiotti della notte prima, lo stavano recuperando alla grande quel tempo.

Distolse lo sguardo sorridendo con ancora in mente la sua ragazza, seminuda sotto le lenzuola. Era un crimine lasciarla sola in quello stato, ma si sarebbe fatta perdonare il giorno dopo, fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto. Intanto scese al bar di fronte al loro appartamento per prenderle la colazione, forse avrebbe dovuto chiederle la mano.

Enid si svegliò con addosso quel torpore famigliare che ti lascia il sonno, troppo dolce per svegliarsi di colpo e troppo caldo per alzarsi. Allungò la mano verso il lato del letto che sapeva avrebbe trovato vuoto e come ogni mattina si chiese perché nonostante potesse decidere quando e se andare a lavoro, la sua fidanzata si alzasse prima degli impiegati di ufficio.

Ma almeno le prendeva la colazione.

La bionda iniziava ad annoiarsi di quello stile di vita. La sua giornata consisteva nello svegliarsi, gestire la sua attività mentre stava in ansia per Mercoledì fin quando non decideva di tornare, cercare di non starle troppo attaccata quando tornava e fare sesso non appena finisse di scrivere il rapporto della giornata o un capitolo del suo ultimo libro, non che si lamentasse dell'ultima parte, ma aveva bisogno di punti fermi, di amici da poter stressare non solo tramite skype, qualcuno con cui uscire in discoteca il sabato sera e qualcuno con cui svegliarsi la mattina dopo. Aveva bisogno di poterla chiamare anche solo per dirle di prendere il pane, e pensava di potercela fare fin quando non iniziò ad avere attacchi d'ansia quando la corvina non c'era.

Erano iniziati più o meno due mesi prima e l'unica a saperlo era Yoko, non voleva che Mercoledì si preoccupasse anche di lei, voleva essere la sua ancora e nulla glielo avrebbe impedito, finchè una notte non si ritrovò a vomitare nel water di casa dopo che Mercoledì non era tornata. Alla fine si era tutto risolto per il meglio, ma era terrorizzata dall'idea che ricapitasse.

Mentre beveva il caffè seduta nella sua auto Mercoledì si ritrovò a rivalutare la sua vita. Stava catturando un criminale per un governo che le avrebbe dato soldi che non le servivano. Per quanto odiasse ammetterlo avrebbe preferito di gran lunga rimanere nel suo appartamento e cucinare la colazione piuttosto che aspettare che qualche pezzo grosso della Yakuza mandasse uno scagnozzo fuori per prendergli da bere. Le piaceva il brivido del rischio, ma non le piacevano per niente le occhiaie che diventavano sempre più profonde sulla faccia della sua ragazza, e sapeva che la colpa era solo sua, anche se lei non le avrebbe mai detto niente.

In quello stesso momento decise che sarebbe stato l'ultimo incarico, aveva ventidue anni e per la prima volta teneva a qualcuno più di quanto tenesse a sé stessa. 

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