2.
*H*
Ondeggiavo a tempo di musica lasciando che lo sguardo vagasse per il locale. Non volevo ubriacarmi, desideravo solo intorpidire la mente, lasciare che il volume alto della musica coprisse quello dei miei pensieri e i corpi schiacciati uno contro l'altro sostituissero il ricordo opprimente di quel giorno di molti anni prima.
Sentii due braccia avvolgermi la vita da dietro e un petto aderire alla mia schiena ma continuai a muovermi a ritmo finché una voce nasale e delle labbra calde mi sfiorarono il collo.
«Finalmente, Harry. Sono settimane che non capiti da queste parti».
Mi scostai di scatto e, cercando di riprendere contatto con la realtà, mi voltai a guardarlo. Notai subito il suo sorriso malizioso e gli occhi carichi di aspettativa.
«Ciao Nick» lo salutai senza entusiasmo sperando di spegnere il suo sorriso. Non mi sentivo in colpa, quella non era serata. Se Nick mi avesse guardato un po' di più negli occhi e meno da altre parti se ne sarebbe accorto da solo. E lo sguardo bramoso che continuava a lanciarmi mi irritava così tanto che non riuscivo a nasconderlo.
«Cos'è quel broncio? Posso farti stare bene, lo sai» si inumidì le labbra. Sorrise e mi buttò le braccia al collo iniziando a sfregare il bacino contro il mio.
«Nick, no» protestai debolmente facendo un passo indietro. Lui mi guardava come se digiunasse da giorni e io fossi il suo piatto preferito.
«Perché no? Sei così teso» pronunciò con voce suadente. Annullò di nuovo la distanza tra noi e prese ad accarezzarmi le spalle, il torace. Oltrepassò l'ombelico fino a posare la mano sul cavallo dei miei jeans e iniziare a palparmi.
«Smettila» ringhiai spingendolo via.
Dopo un brevissimo istante di sorpresa, Nick optò per un approccio più soft. «Oh, andiamo. Voglio solo farti compagnia». Addolcì lo sguardo, fino a quel momento carico di lussuria, lo rese tenero, quasi supplichevole.
«Non sono solo stasera» gli annunciai prima di voltargli le spalle.
Mi misi subito alla ricerca di un'àncora di salvezza perché ero certo che Nick mi avrebbe seguito con lo sguardo e forse anche fisicamente. Avevo lasciato Niall a chiacchierare con una ragazza non lontano dal bar e non volevo disturbarlo, sembrava essere riuscito ad attaccare una fetta del suo "mercato di nicchia". Inoltre, Nick sapeva che lui era il mio migliore amico, non di certo la compagnia a cui avevo fatto allusione. Sentivo i suoi occhi curiosi perforarmi la schiena, dovevo trovare una soluzione al più presto.
*L*
«Sul serio, Liam?» domandò Louis incredulo, dopo aver dato una rapida occhiata in giro.
«Cosa?»
«Un locale gay?»
Doveva ammettere che il suo amico l'aveva davvero stupito e non succedeva praticamente mai.
«Siamo appena entrati, come fai a dire che si tratta di quel tipo di locale?»
«Oh non saprei, forse per le trenta coppie di soli uomini o donne che stanno limonando in pista?»
Peccato che questa sorpresa non lo entusiasmasse per niente. Quel tipo di serata e quel tipo di locale non lo attirava più come un tempo. Erano ormai molti mesi che si sentiva vuoto e distaccato, come se niente riuscisse più a meravigliarlo. Aveva perso la strada e continuava a girare su se stesso alla ricerca di un indizio che gli indicasse in quale direzione proseguire.
«Come diavolo fai a vedere così lontano con questa luce? A malapena riesco a vedere te» ridacchiò Liam nervosamente.
«Non divagare. Perché siamo qui? Tu non sei gay».
Louis incrociò le braccia al petto, in attesa della spiegazione dell'amico. Conosceva già la risposta ma era stronzo abbastanza da volerlo mettere in difficoltà e sentire che scusa avrebbe accampato.
«Due miei compagni di facoltà non fanno che parlarmi di questo locale, ogni giorno a dirmi quanto sia fantastico, così mi sono incuriosito» blaterò incerto. Per quanto si sforzasse, Liam non sarebbe mai risultato convincente, lo sapevano entrambi.
«Mi farai il bucato per due mesi» lo ricattò Louis a quel punto, senza vergogna né senso di colpa.
Quella doveva essere la serata delle negoziazioni a buon fine per lui. Aveva già ottenuto hamburger e patatine ogni volta che avesse voluto per le due settimane a seguire e l'esonero dall'occuparsi della spazzatura per il resto dell'anno, cosa che lo aveva convinto a uscire. Liam era già al comando della cucina da quando, un paio di anni prima, Louis aveva inavvertitamente incendiato il microonde. Se fosse riuscito a passargli anche il bucato, non avrebbe quasi più mosso il culo dal divano, se non per andare al lavoro. Quella era una prospettiva molto, molto allettante.
«Te lo faccio anche per tre se ti lasci andare un po' e provi a divertirti» rispose prontamente Liam. Questa volta non c'era incertezza nella sua voce ma una preghiera silenziosa nello sguardo. Louis rivide in lui la stessa espressione che avevano le sue sorelle quando chiedevano a sua madre il permesso di andare a una festa. Si aspettava da un momento all'altro che Liam lo tempestasse di tipregotipregotiprego tanto sembrava tenerci.
«Lo dici solo perché puoi chiamare Rosemary quando vuoi» lo rimbeccò Louis con una gomitata.
«Come se tu non cercassi di approfittarne ogni volta che puoi. Fosse per te vivrebbe direttamente a casa nostra».
«Sono solo un amante della buona cucina e, va bene che facciamo schifo e non servono particolari abilità per essere meglio di noi, ma lei è davvero brava e la possibilità di non mangiare ogni giorno roba surgelata è troppo invitante».
«I surgelati li mangi solo quando io non sono in casa e non provare a dire che quello che preparo io non è commestibile, altrimenti mi costringi a tirar fuori un certo episodio riguardante dello zucchero...»
«Me lo rinfaccerai a vita, non è vero?»
Liam annuì soddisfatto. «Goditi la serata, Lou. Vado a prendere da bere, torno subito».
Quel subito durò almeno una ventina di minuti che Louis trascorse scandagliando ogni angolo di quel posto, davvero troppo affollato per i suoi gusti. Appena entrato, aveva registrato d'istinto la posizione dell'ingresso così come quella di ogni uscita di sicurezza e del bagno. Avrebbe potuto aver bisogno di andarsene con urgenza e doveva sapere quale direzione prendere in qualsiasi punto si sarebbe trovato. Non era il caso di essere colto impreparato in uno dei suoi momenti. Soprattutto se si trovava circondato da tutte quelle persone
Si era già pentito di aver ceduto alle pressioni di Liam. L'unica cosa che avrebbe voluto fare era tornarsene a casa e passare la serata sul divano a giocare alla PlayStation o a guardare la televisione concedendosi un paio di birre e un pacchetto di patatine. Liam avrebbe allungato la mano per rubargliene qualcuna ma lui lo avrebbe allontanato bruscamente finché il suo amico non si fosse deciso ad alzarsi e andare a prendere un pacchetto tutto per sé. Louis ne avrebbe approfittato per chiedergli di portargli un'altra birra e Liam lo avrebbe accontentato scuotendo la testa. Dopo aver finito il suo sacchetto di patatine e saccheggiato metà di quello di Liam – perché a lui era concesso e Liam non poteva fiatare – lo avrebbe, per l'ennesima volta, stracciato a Fifa e gli avrebbe offerto dei superalcolici come premio di consolazione. In pochi minuti, sarebbero finiti sull'enorme tappeto a fare la lotta e a ridere come due ragazzini. Poi Louis avrebbe sfidato Liam a fare qualcosa di stupido, tipo una gara a chi riesce a stare più tempo a testa all'ingiù, e lui avrebbe accettato senza esitazione.
Louis cominciava a pensare che tutto ciò che aveva guadagnato acconsentendo a quella serata alternativa, non avrebbe mai potuto compensare l'aver rinunciato alla tranquillità di casa.
Sentì una stretta allo sterno, qualcosa che ostruiva il naturale passaggio dell'ossigeno. Si stava agitando e non andava affatto bene. Chiuse gli occhi, prese un paio di respiri profondi e li riaprì per cercare il suo amico nel gruppo di ragazzi ammassati davanti al bancone, in attesa di fare la loro ordinazione. Doveva darsi una calmata se non voleva arrivare al punto di non ritorno.
Scorse Liam ritirare i due bicchieri che il barista aveva appoggiato di fronte a lui e voltarsi con cautela per evitare che qualcuno lo colpisse e gli facesse rovesciare i drink.
Dopo pochi passi un tipo lo approcciò stringendogli un bicipite prima di avvicinarsi per dirgli qualcosa all'orecchio. Liam scosse la testa, gli sorrise imbarazzato e si affrettò a riprendere a muoversi verso l'angolo in cui Louis lo stava aspettando.
Louis l'aveva sempre considerato un bel ragazzo ma non l'aveva mai guardato con quel tipo di interesse e non si era mai reso conto dell'attenzione che avrebbe potuto attirare in un locale gay, ancora di più se i muscoli definiti erano messi così in risalto dalla camicia attillata.
La marcia del suo amico venne interrotta di nuovo a bordo pista dove due ragazzi, approfittandosi del fatto che avesse le mani occupate dai bicchieri, presero a strusciarglisi addosso intrappolandolo come una fetta di formaggio in un toast.
Nonostante fosse ancora troppo lontano e l'illuminazione del locale non permettesse di notare certi dettagli, Louis poté giurare di aver visto il volto di Liam colorarsi di un acceso rosso aragosta e a quel punto non riuscì a trattenere una risata. Forse la serata non sarebbe stata così male.
«Se volevi fare nuove esperienze e avevi bisogno di una spalla, potevi dirlo subito» lo accolse ridendo mentre l'amico gli allungava il bicchiere.
Liam aggrottò le sopracciglia facendo scivolare la cannuccia tra i cubetti di ghiaccio del suo drink. Gli ci volle una frazione di secondo in più per capire a cosa Louis si stesse riferendo. «Avresti potuto aiutarmi».
«E perdermi lo spettacolo dalla prima fila? Mai».
«Non dire sciocchezze, non c'era proprio niente da vedere» balbettò arrossendo con impeto.
«Oh, il biondino e i due polipi non sono per niente d'accordo. Sono ancora lì che sperano tu li raggiunga in pista». Era così facile prendere in giro Liam. Louis non lo faceva con cattiveria anzi, cercava di spronarlo ad allentare un po' i ritmi, a mettere da parte per qualche ora i completi eleganti stirati alla perfezione e l'immancabile cravatta, sempre appiccicata addosso neanche fosse un guinzaglio – Louis gliel'aveva quasi strappata dal collo prima di entrare nel locale – e a buttarsi in qualcosa senza stilare la lista dei pro e dei contro. Tuttavia, non poteva negare di divertirsi un mondo mentre lo faceva.
«Potresti raggiungerli tu. Sono sicuro che avresti da offrire loro molto più di me».
«Come potrei mai competere con questo ammasso di muscoli e definizione?» diede una leggera stretta al braccio di Liam. «Per non parlare della tua faccia da orsacchiotto. Adorabile».
«Perché non la pianti di sfottere e non cominci a dimenare il tuo bel didietro?»
Louis rise. «Sei diventato un esperto di culi, ora?»
«Se non ti vedo ballare entro qualche secondo, giuro che ti mollo qui».
Louis prese un sorso della sua adorata vodka Redbull e gli rivolse un sorrisetto. «Non lo faresti mai».
«Davvero?»
Giusto il tempo di pronunciare l'ultima vocale e Liam si stava allontanando.
«Liam!»
*H*
Aggirando un paio di coppie troppo impegnate a scambiarsi saliva per prestarmi attenzione, mi accorsi di essere arrivato al limitare della pista e di non avere luogo in cui nascondermi, nessuna colonna dietro cui sparire. Fui quasi tentato di uscire e girovagare un po' per la città in modo da disperdere Nick - qualora avesse deciso di seguirmi - e tornare a recuperare Niall più tardi. Se la mia serata doveva essere un completo disastro, volevo che almeno il mio amico si divertisse senza essere costretto a tornare a casa per colpa mia.
Stavo quasi per imboccare il corridoio che portava all'ingresso quando fui attirato da una figura alla mia destra. Il fascio di luce che lo colpiva a intermittenza mi permise di registrare molti dettagli: gambe magre ma toniche messe in risalto da jeans neri attillati, una maglia dal collo ampio che lasciava intravedere clavicole marcate, un bicchiere tra mani coperte quasi del tutto dalle maniche, l'espressione assorta ma seria, labbra sottili strette in un broncio.
Presi ad avanzare nella sua direzione prima ancora di aver stabilito cosa fare una volta arrivato davanti a lui. Mi limitai a mettere un passo davanti all'altro, tra le labbra il mio miglior sorriso.
«Eccoti» gli dissi sporgendomi in avanti a toccargli una spalla come se lo conoscessi da sempre.
Il ragazzo non riuscì a indietreggiare più di qualche centimetro prima di ritrovarsi stretto nel mio abbraccio.
«Ti prego reggimi il gioco, c'è un tipo che non mi si scolla di dosso» gli confessai all'orecchio per sovrastare la musica.
Rimasi subito colpito dall'odore dello sconosciuto, mi ricordava il mio dopobarba preferito e la lacca per capelli con l'aggiunta di una nota di fumo. Distratto dal piacevole profumo che mi aveva riempito le narici e dalla barba appena accennata che mi solleticava la guancia, registrai la risposta del ragazzo con qualche istante di ritardo.
«E perché dovrei farlo?» aveva replicato senza muovere un muscolo. Non aveva risposto all'abbraccio ma non mi aveva neanche respinto.
Mi scostai appena per guardarlo meglio in volto. Aveva gli occhi stanchi, tormentati, ma potevo sentire il fuoco in fondo a quelle iridi di cui non riuscivo a distinguere il vero colore.
«Ah, i giovani di oggi...» mi portai la mano al petto. «Mai che facciano una cosa per aiutare gli altri senza ottenere qualcosa in cambio».
Lo sconosciuto alzò un sopracciglio e mi squadrò da capo a piedi a metà tra il confuso e l'incredulo. «Sono sicuro di essere più grande di te, ragazzino».
L'arroganza nel suo tono non scalfì la mia sicurezza, ero troppo incuriosito dai suoi modi per poter battere in ritirata. Erano senza dubbio bruschi ma ero convinto che ci fosse molto altro dietro.
«Dipende. Quanti anni hai?»
Lo sconosciuto si prese qualche secondo, come per valutare se fosse sicuro darmi quell'informazione. Poi sbuffò. «Venticinque».
«Accidenti, sei proprio vecchio. Io ne ho solo diciassette» mi feci serio.
Lui sussultò ma rimase a fissarmi, lo sguardo impassibile.
«Sto scherzando. Ne ho ventitré» lo rassicurai trattenendo una risata. Lui invece mi lanciò un'occhiata glaciale. Forse si stava pentendo di avermi dato confidenza. Ero certo che se non avesse avuto il bicchiere in mano, avrebbe incrociato le braccia al petto per rimarcare il suo disappunto.
Decisi di utilizzare quello che Niall aveva definito lo sguardo da cerbiatto impaurito. Aveva detto che fosse irresistibile, magari mi sarebbe tornato utile per conquistare la fiducia di quel ragazzo. «Allora, lo aiuti un coetaneo in difficoltà se questo ti offre da bere in segno di gratitudine?»
Sospirò. Mi sembrò di scorgere una punta di divertimento affiorare su quelle labbra fini ma, qualunque cosa fosse, scomparve subito. Alzò gli occhi al cielo e indicò la pista alzando il mento. «Qual è?»
«Alto, magro, capelli scuri arruffati, camicia a fiori rosa» descrissi continuando a dare le spalle alla pista. Non volevo rischiare di incontrare lo sguardo di Nick e incoraggiarlo a farsi avanti di nuovo.
Lo sconosciuto storse il naso alla menzione del capo d'abbigliamento. «Quello con la mascella da asino?» chiese prima di prendere un sorso della sua bibita con fare annoiato.
«Dovrebbe essere un'offesa? Guarda che l'asino è un animale bellissimo».
«In effetti gli asini dovrebbero offendersi se paragonati a quella faccia» sorrise.
Fu solo un accenno ma la considerai una grossa conquista e risposi con un sorriso pieno. «Beh... Non ci avevo mai fatto caso ma ora che mi ci fai pensare...»
«Credo stia venendo qui» mi avvertì guardando oltre le mie spalle.
«Merda» imprecai. Dovevo liberarmene, subito. «Vieni con me».
Senza aspettare risposta, sicuro che sarebbe stata un'obiezione, afferrai il ragazzo per il polso non occupato a reggere il drink e lo trascinai verso l'uscita senza degnare Nick di uno sguardo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top