16.

*L*

«Puoi smetterla? Non riesco a seguire il film» lo riprese Liam mettendo in pausa il video.
«Cosa ho fatto?»
«A parte sbuffare, incrociare le braccia, cambiare posizione, controllare il cellulare e ricominciare tutto da capo?» lo rimproverò brandendo il telecomando.
«Posso andar via se ti disturbo così tanto».
«O potresti dirmi cos'è che ti agita».
«Non sono agitato, stavo solo guardando il cellulare» glielo sventolò davanti guardandolo come fosse pazzo.
«L'hai sentito meno di due ore fa e sai che sta studiando per l'esame».
Liam riusciva a farlo sentire in difetto anche senza utilizzare il tipico tono di rimprovero delle mamme. Sarà che andava sempre dritto al punto, con una sincerità così gentile da risultare incontestabile.
Louis non vedeva Harry da quasi tre giorni. Quello era il periodo più lungo che avessero mai passato separati da quando si erano (ri)trovati e lui non era per niente d'accordo.
«Lo so» abbassò il capo sconsolato. «Ma tu non hai mai studiato così a lungo senza interruzioni».
Liam ridacchiò. «Credo che la tua attenzione ai miei ritmi di studio non sia proprio la stessa ma... non penserai che Harry ti stia mentendo, no?»
«Certo che no. Dico solo che dovrebbe prendersi qualche pausa».
Sbloccò ancora una volta la schermata del telefono ma Liam gli rubò il cellulare prima che potesse inviare l'ennesimo messaggio.
«Lo farai sentire soffocato se gli stai così addosso».
«Ma se non ci vediamo da mercoledì sera» protestò sporgendosi verso l'amico.
«Lou» lo richiamò con maggior dolcezza. «Harry mi piace, davvero molto».
«Sei arrivato troppo tardi, mi dispiace».
«Non scherzare, sai cosa intendo. È un ragazzo d'oro e davvero non so come faccia a sopportarti» gli fece una linguaccia, «per cui capisco che te lo voglia tenere stretto».
«E allora?» sbottò riuscendo a sfilare il cellulare dalle mani di Liam.
«Prendi il tempo con lui a piccole dosi, non divorarlo. Se tieni sempre l'acceleratore al massimo, non sarai in grado di frenare quando arriva la curva».
«Hai mangiato latte e metafore a colazione?»
«Sono serio, Lou».
«Abbiamo delle giornate molto piene e ci piace passare il poco tempo libero insieme. Mi dispiace se ti senti trascurato» si risistemò sul divano prendendo distanza dall'amico.
Liam rilasciò un sospiro di frustrazione. «Non è questo il punto. Gli stai attaccato come fosse il tuo salvagente ma non può tenerti a galla per sempre se anche tu non sbatti i piedi. Non puoi smettere di voler uscire dall'acqua solo perché c'è lui».
«Si può sapere di che cazzo parli?» si alzò dal divano stizzito.
«Credo tu stia gestendo questa situazione nel modo sbagliato».
«Questa situazione si chiama Harry e non c'è niente da gestire. Lui mi piace, così tanto che voglio averlo vicino il più possibile. Non capisco quale sia il tuo problema, tu sparivi per intere settimane quando stavi con Cassie».
«Sto solo dicendo che-».
«Tu non capisci, Liam. Nessuno può davvero comprendere cosa siamo io e Harry».
«Louis, non è quello che voglio fare, il legame che vi unisce è una cosa solo vostra e rimarrà tale. Ma io conosco te e voglio che tu sia felice».
«Lo sono, non vedi?»
Il suo cellulare segnalò l'arrivo di un messaggio e Louis mollò Liam sul divano per rifugiarsi in camera sua.

*H*

«Cosa ci fai qui?»
Mi resi conto troppo tardi di aver usato un tono molto più irritato di quanto non fossi ma la mia unica compagnia nelle sessanta ore precedenti era stata la colonia di libri che popolava ancora il mio letto, e la mia capacità di interagire con altre persone era pressoché inesistente. Non avevo rivolto parola a nessuno che non fosse me stesso, nemmeno a Niall. Lui era abituato alle mie full immersion pre-esame e si era rassegnato a considerarsi l'unico abitante della casa fino al termine della sessione.
«Ah, ma allora è proprio un modo vostro di accogliere gli ospiti, pensavo fosse un trattamento speciale che Niall riservava solo a me».
Mi scappò un sorriso. «Scusa, Lou» mi spostai di lato per farlo entrare. «Non mi aspettavo di vederti fino a dopodomani».
«Penso che tu abbia bisogno di una pausa, adesso» si allungò sulle punte per darmi un bacio.
«Mi piacerebbe ma devo ancora finire di revisionare la mia tesina e rip-»
«Lascia che il tuo cervello riposi un po'» mi accarezzò il collo e poi le spalle, «sei così teso».
«Sì, mi ci vorrebbe un massaggio» chiusi gli occhi immaginandomi il lettino di una spa, le luci soffuse, gli aromi rilasciati dalle candele, la musica rilassante in sottofondo.
«Ho qualcosa di meglio».
Un bacio sulle labbra.
«Ah sì?»
Lui annuì. «Qualcosa che allevia lo stress...»
La sua barba contro la mia guancia.
«...aumenta la concentrazione...»
Il suo profumo a colpirmi le narici.
«e migliora l'umore...»
Un morso tra collo e spalla.
Lasciai andare un verso dal fondo della gola.
«Mezz'ora» gli concessi con voce rauca.
«Me la farò bastare» pronunciò sottovoce con un sorriso soddisfatto prima di prendermi per mano e guidarmi verso la camera.
A metà corridoio, però, mi fermai. «Aspetta».
«Che c'è?»
«Metà della mia libreria è riversata sul letto, dammi qualche minuto per sistemare».
Vidi il suo sguardo esaminare le pareti che ci circondavano e accendersi dopo essersi posato sulla porta alla mia destra.
«Ci sono altri angoli della casa ancora da esplorare» sorrise, provocante.
Risi, pensando scherzasse. Lui invece entrò nella stanza di Niall.
«Usciamo da qui, stiamo invadendo la sua privacy».
«Tecnicamente useremmo solo lo spazio della stanza, non ho intenzione di frugare tra le sue cose» spiegò dandosi una rapida occhiata intorno.
«Hai intenzione di non farmi rivolgere la parola per i prossimi duecento anni?» mi venne quasi da sussurrare, come se Niall fosse in casa e potesse scoprirci.
«Perché dovrebbe venire a saperlo? Comunque darebbe la colpa a me e siamo già al punto in cui non mi parla, almeno così avrebbe una buona motivazione».
Se stava cercando un modo per vendicarsi del pessimo trattamento che gli aveva riservato il mio coinquilino, avrebbe dovuto cambiare idea. La vendetta non serviva a niente se non a inasprire ulteriormente le tensioni e io stavo ancora cercando un modo per appianare i conflitti. Mancare di rispetto a Niall non avrebbe portato alcun beneficio.
«Lou, non faremo sesso in camera di Niall» ribadii ritrovando la voce.
Lui, senza dire niente, si sfilò la maglietta e la lasciò cadere. Seguii il suo viaggio fino a terra, poi tornai sul suo petto asciutto.
«Louis...» le parole mi si incastrarono contro le tonsille.
Si sedette sulla scrivania e con i palmi che aderivano al legno chiaro, si sporse all'indietro, le gambe allenate ancora nascoste dal tessuto scuro dei jeans divaricate. «Fai l'amore con me» mi invitò quasi supplicandomi.
Deglutii un paio di volte, poi il mio corpo si mosse da solo: le mani a incorniciargli il volto, le labbra a rubargli aria, il mio petto a unirsi al suo.

*L*

«Harry» Louis lo richiamò dalla cucina, «il tuo cellulare sta squillando di nuovo».
«Lascialo suonare, tra poco smette» urlò lui dalla camera. Era lì dentro da almeno dieci minuti, ancora indeciso su cosa mettersi per la serata. Come se avesse la benché minima importanza. Louis aveva provato a spiegargli che qualunque cosa sarebbe andata bene ma Harry si era limitato a cacciarlo dalla stanza e a chiudersi dentro. Era teso come se dovesse salire su un palco ed esibirsi davanti a migliaia di persone. Se Louis avesse immaginato che la prospettiva di una serata insieme a lui, Liam e Niall lo avrebbe ridotto in quello stato, non gliel'avrebbe nemmeno proposto. In realtà, la proposta era nata da Liam ma lui l'aveva riportata a Harry con timido entusiasmo e ora non capiva cosa lo preoccupasse tanto.
«Posso rispondere io, se vuoi».
«Non è necessario» gridò ancora.
«Come fai a dirlo se non sai nemmeno chi è? È la terza volta in un'ora, magari è importante».
Harry non controbatté perché sapeva chi fosse. Lo sapeva anche Louis e in quei due mesi di frequentazione con Harry non aveva mai smesso di provare a ricostruire un ponte o anche solo la più piccola parvenza di comunicazione tra lui e sua madre. Ma Harry era testardo, molto più di quanto Louis si aspettasse, e ferito. E ce la stava mettendo tutta per non farsi aiutare a superare la cosa.
«H, si starà preoccupando, lascia almeno che le dica che sei occupato al momento» riprovò sentendolo aprire la porta della camera.
«Ho detto no, Louis» ribadì lui percorrendo il corridoio, rigido nel tono di voce e nella postura. «Piuttosto sbrighiamoci, siamo in ritardo».
Louis abbassò appena la nuca fingendo di arrendersi poi afferrò il cellulare dal piano della cucina con uno scatto.
«Louis» sentì il rimprovero di Harry in sottofondo mentre accettava la chiamata e gli dava le spalle. «Louis, no!»
«Ciao Anne, sono Louis».
«Oh, ciao Louis. È tutto ok, Harry sta bene?»
«Sì, benissimo. Non può rispondere al momento perché è sotto la doccia. Gli dico di richiamarti appena esce, d'accordo?»
«Sì, grazie» rispose con un filo di voce, probabilmente consapevole di come stessero davvero le cose.
«Nessun problema».
La pausa che ne seguì divenne presto una sorta di grido d'aiuto, Louis capì che lei stesse raccogliendo il coraggio per esporsi, così attese.
«Mi manca» sospirò lei. «Mi basterebbe anche solo sentire la sua voce...».
Se fosse stata lì, Louis avrebbe trovato i suoi occhi pieni di lacrime, ne era certo. «Ho paura che non torni più» ammise, la voce incrinata.
«Ci penso io, Anne» le rivolse una carezza a parole. Non seppe se Anne avesse compreso le sue reali intenzioni ma non poté esporsi di più, Harry era ancora a portata di orecchie. «Riferirò che hai chiamato» aggiunse per camuffare la sua tacita promessa.
«Grazie» sussurrò lei prima di chiudere.
Louis sentiva il cuore e la mente pesare come macigni e non aveva idea di come alleggerire il fardello. Quella era la conseguenza delle sue scelte sbagliate, la sua ennesima colpa.
«Proprio non sei in grado di accettare un no, vero?» Harry gli strappò il telefono di mano e si allontanò. «Andiamo, Niall è arrivato da un po'».
«Ho solo evitato che continuasse a chiamarti in preda alla preoccupazione».
Harry fermò la sua andatura risentita per voltarsi e trafiggerlo con uno sguardo. «Ti avevo chiesto di non rispondere. Quello che voglio io non ha nessun valore per te?»
«Infliggerle del dolore non necessario non allevierà il tuo». Louis non voleva giudicarlo ma aiutarlo a non commettere un errore di cui si sarebbe pentito. Lui sapeva quanto era logorante convivere con il senso di colpa.
Harry rise. Una risata secca, tagliente, che stonava con le sue mani strette a pugno e gli occhi sofferenti. «Cosa vuoi saperne tu?»
«Non giocare la carta del tu non puoi capire perché se c'è qualcuno che può farlo quello sono proprio io».
«E allora dovresti essere dalla mia parte».
«Sono sempre al tuo fianco, non lo vedi? Ma non posso restare a guardare mentre fai qualcosa di cui so che ti pentirai».
«Ho capito, Louis. Sono giorni che non fai che lanciarmi frecciatine ma scusami se non ti trovo una fonte attendibile quando si tratta di buone scelte».
Quello fu un colpo basso. E fece più male di tutti i calci e i pugni che Louis aveva preso negli anni.
Harry abbassò lo sguardo e incurvò le spalle sotto il peso del rimorso, Louis glielo lesse come fosse scritto sulla fronte con un pennarello indelebile. Non ebbe il tempo di ribattere, però, perché la porta d'ingresso si aprì.
«Che diavolo state facendo, vi sto aspettando di sotto da dieci minuti».
Gli occhi azzurri di Niall saettavano dall'uno all'altro, prima seccati, poi confusi.
«Arriviamo» rispose Harry tenendo il volto piegato verso il pavimento.
Raggiunse l'amico in pochi passi e si fermò quando questo gli posò una mano sull'avambraccio. «Ah, Harry, mi ha chiamato di nuovo tua madre».
«Non ti ci mettere anche tu, Niall. Le mie vicissitudini famigliari non riguardano nessuno di voi quindi restatene fuori» sbottò prima di precipitarsi di corsa fuori dall'appartamento.
«Harry, aspetta» ma trovò solo la sua schiena che spariva verso le scale.
«Cos'ho detto di male?» si rivolse poi a Louis.
Lui sorrise, gli si avvicinò e, approfittando del suo stato confusionale, gli passò un braccio sulle spalle. «Qualsiasi gioco preveda la serata, siamo appena stati messi nella stessa squadra».
«Si può sapere cosa cavolo è successo?»
Louis ebbe il tempo di raccontargli i dettagli mentre Niall chiudeva la porta a chiave e insieme si dirigevano verso la stazione della metro, Harry che procedeva spedito una trentina di metri più avanti, nessuna intenzione di aspettarli.
«Sa essere davvero testardo quando ci si mette. La persona più cocciuta che io abbia mai conosciuto» concluse Niall scuotendo la testa.
«Beh... non conosci ancora me».
«Temo che in questo caso prenderlo con le cattive peggiorerebbe solo le cose».
«Non lascerò che la crepa tra lui e sua madre diventi una voragine. Non so ancora come, Niall, ma lo riporterò da lei».
Niall sembrò voler dire qualcosa, ma ci ripensò e lo fissò con un angolo della bocca piegato all'insù.
«Cosa c'è?» lo incalzò Louis.
«Per una volta, non ho voglia di prenderti a calci, sono sorpreso».
«Te l'ho detto, gnomo. Non mi conosci ancora».
Niall fece una smorfia. «Se vuoi metterti in mostra citando usi e costumi irlandesi per fare colpo su di me, almeno informati bene. Sono folletti, non gnomi».
«Lo so, gnomo. Volevo solo farti incazzare» ridacchiò puntellandogli il fianco con il gomito. «Sei così carino quando metti il broncio».
«Presuntuoso» sbuffò Niall trattenendo un sorriso. «Spero che la tua arroganza ti sia d'aiuto con Harry».
«Ho molte altre carte da giocare» replicò senza pensarci.
«Posso solo immaginare» rispose Niall, per nulla impressionato.
«Non intendevo niente di sessuale, gnomo pervertito».
«Tranquillo, va bene anche se non hai abilità in quel campo» lo sfotté. «Sono certo che Harry saprà andare oltre le tue mancanze». Niall scoppiò a ridere e Louis lasciò che la sua risata sguaiata prendesse il sopravvento per qualche istante, era la prima volta che riusciva a provocare in lui qualcosa che non fosse disprezzo e doveva godersi il momento.
«Ah, se solo i mobili della tua casa potessero parlare» contrattaccò Louis.
«Stai bluffando. Abbiamo stabilito delle regole... Harry non lo farebbe mai».
«Ah no?»
A quel punto fu Louis a scoppiare a ridere.
La distanza tra loro due e Harry diminuì quando entrarono nello stesso vagone della metro ma Harry continuò a comportarsi come fosse solo.
Arrivati a casa di Liam, Louis e Niall trovarono il portone leggermente aperto, le voci di Harry e Liam ben distinguibili all'interno. Non li aveva aspettati neanche in quell'occasione, aveva preferito suonare e farsi aprire da Liam piuttosto che attendere l'arrivo di Louis.
Quando Liam gli aveva proposto di organizzare da loro una serata birra, patatine e videogiochi e invitare Harry e Niall per conoscersi meglio, mai Louis avrebbe pensato di stringere una specie di alleanza con lo gnomo irlandese e trovare in lui un compagno di gioco del suo stesso livello. Harry era piuttosto scarso mentre Liam se la cavava, la vera sorpresa era Niall. Far parte della stessa squadra aveva reso impossibile per i loro avversari anche solo avvicinarsi a una vittoria. Se fossero stati uno contro l'altro, la sfida sarebbe stata epica e Louis non era sicuro che sarebbe riuscito ad avere la meglio.
Approfittando di un momento di pausa, Louis inviò un messaggio al suo coinquilino in modo che si allontanasse con una scusa dalla stanza e portasse con sé Niall così da poter restare da solo con Harry. Harry non era spontaneo e sereno come al solito, Louis aveva dovuto evitare tutto il tempo le occhiate di rimprovero di Liam. Come se la causa fosse per forza lui.
Ritrovarsi da soli, seduti a pochi centimetri l'uno dall'altro ed essere così distanti era per Louis inammissibile.
«Puoi smettere di essere così ostinatamente testardo?» cominciò in tono supplicante. «Non avevo intenzione di ferirti».
Louis scivolò alla sua sinistra fino a toccare la coscia di Harry con la sua. Lui rimase immobile, lo sguardo sulle proprie mani che percorrevano avanti e indietro le ginocchia.
«Ti prego, Haz» sussurrò prima di posare il palmo sopra la sua mano.
Harry sussultò ma non lo allontanò. Alzò gli occhi fino a incontrare i suoi e ricambiò la stretta della sua mano. «Sono ancora arrabbiato».
«Okay» pronunciò Louis con cautela.
«Ma ti prego, cambiamo squadre, sono stanco di perdere».
Louis rise e, prendendogli il viso tra le mani, lo baciò con forza. Harry rispose con altrettanto impeto e non indietreggiò quando Louis salì a cavalcioni su di lui.
«Non stare mai più lontano da me per così tanto tempo» disse Louis col fiatone, prima di riprendere a baciarlo.
«Mai».
Solo il verso disgustato di Niall che rientrava in salotto riuscì a separarli.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top