4-Arrossire al primo "appuntamento".

Il mio cellulare vibra mentre sono completamente immersa nei miei odierni compiti di latino.

Sorrido, quasi inaspettatamente, quando leggo: "Salvatore" .

Ogni volta che parliamo e finiamo per argomentare un discorso piuttosto serio e interessante,mi stupisco della sua intelligenza, della sua mente aperta: è molto obiettivo e razionale. Non è la prima volta che parlo con un ragazzo intelligente, questo è chiaro. Ma c'è una sottile differenza che rende tutto molto diverso. Lo rende diverso. Tutti i ragazzi con cui ho avuto belle conversazioni, interessanti e"filosofiche"si creavano una maschera; ovvero, io sapevo che mi parlassero in quel modo solo per fare colpo, per farmi cadere ai loro piedi (Nonostante io non mi sia mai lasciata abbindolare), al contrario, Salvatore sembra davvero convinto delle cose che dice, come se il suo unico fine fosse quello di esprimere semplicemente il suo pensiero e non di attirarmi nella sua trappola. Non ci sono secondi fini con lui, è così trasparente che mi sembra di conoscerlo alla perfezione. Anche se potrei sempre sbagliarmi.

"Raramente accade."– La vocina dentro di me mi sussurra dolcemente nella mente ed io immagino una me in miniatura con le braccia conserte mentre mi osserva seduta su di una sedia, con un'espressione saggia e seria.

Abbiamo accordato di incontrarci stasera, proprio fuori al nostro viale.

Non sono ansiosa. Non sono agitata ma, sì, sono tremendamente curiosa.

E se non mi piacesse esteticamente? E se io, piuttosto, non gli piacessi? E se provasse già a baciarmi? Dovrei ricambiare o fare la preziosa?

"Devi solo fare ciò che senti, Fortunata." – Si, così potrebbe anche pensare che sono una troia. Per me un bacio è la ciliegina sulla torta ad un primo incontro ma dubito che questo sia un appuntamento (Se si può definir così) come tanti altri.

"Allora contieniti."– Ma se fossi tentata da ogni attrazione fisica?

"Non voglio più aiutarti, sei troppo problematica." – Ti chiedo solo un ultimo consiglio.

"Comportati come se fosse l'ennesimo stupido che cerca la tua attenzione, diffida ma allo stesso tempo studialo per bene, non svelare subito il tuo essere, cerca di essere misteriosa ma rendigli anche chiaro se ti piace o meno, sei brava in questo, non sarà difficile per te. Non farti abbindolare e adesso, preparati. "

Non esco di domenica da un bel po' di tempo, cosa posso raccontare ai miei?

"Semplicissimo, di' che Emanuele è venuto a trovarti, è una cosa che succede di tanto in tanto, ti crederanno."

Probabilmente è la scusa più plausibile e credibile che io possa inventare, anche se so che mio padre non ama particolarmente Emanuele ed il fatto che lui voglia passare del tempo con me. E' così geloso quando si tratta di ragazzi e sono convinta che il mio ex migliore amico, Emanuele,  non gli sia mai garbato.

"Smettila di pensare queste frivolezze, adesso. Cosa hai intenzione di indossare?" Beh, sei tu il mio subconscio, mi affido a te.

"Resta così,truccati un po' e raccomandagli che sarai orrida nella tua tuta."  E' divertente come la vocina dentro di me possa prendermi in giro.

Afferro il cellulare,ridacchiando.

"Non puoi essere seria..."

«Indosserò una tuta,non scandalizzarti.» Invio il messaggio a Salvatore.

"Non lo hai fatto davvero, Cristo. Sei tutto tranne che una femmina! Mi vergogno di appartenerti. "



Il clima è mite, non piove. Non fa freddo, non fa caldo. E' perfetto.

Il mio essere rilassata quasi mi sorprende, mi sarei aspettata di essere impaziente di conoscerlo o, almeno, nervosa. Al contrario, mi sento completamente a mio agio mentre lo attendo qui seduta. Dopo neanche cinque minuti diattesa scorgo da lontano una figura che si avvicina a me. Sempre di più. E capisco che è lui. E' molto più alto e grosso di quanto sembrasse dalle foto. Reprimo una risata quando noto i suoi capelli raccolti in uno stupido codino mentre i lati della testa sono rasati.E' un taglio alquanto ridicolo.

"Ma è anche fuori dal comune." – Sì, raramente orrido.

«Ciao, sono Salvatore, piacere.» La sua voce è dannatamente profonda. La luce non mi permette di osservare i suoi occhi, gli stringo la mano che mi ha teso, mormorando un flebile: «Piacere, Fortuna.»

"E' davvero carino,devi ammetterlo." – Sì, se non fosse per quei capelli. -"E non essere sempre così severa, andiamo. " –E' ciò che penso, tutto qui.

Iniziamo a parlare del più e del meno ed io sono totalmente rapita dalla sua voce rauca; la sua risata è un suono celestiale, così garbata e controllata. Inchiodo le mie iridi nelle sue e provo a farlo sentire a disagio, voglio scaturire una sua reazione, per un attimo voglio sentirlo sotto il controllo del mio sguardo che vuole sedurlo. I miei occhi si posano furtivamente anche sulle sue labbra, grandi e carnose e mi ritrovo a fantasticare su un suo bacio. Voglio che le nostre bocche entrino in collisione e che mi sfiori il viso, provocandomi con i suoi occhi chiari e accattivanti.

«Hai le guance rosse.» Osservo, sorridendogli.

Lui ricambia il sorriso,con un'espressione ingenua e pura, senza smettere, però, di guardarmi. Sino ad ora è riuscito sempre a trattenere il mio sguardo. «Quando fa caldo o sono in una situazione come questa..» Si sfiora velocemente gli zigomi.

«..Arrossisci.» Concludo la sua frase, sorridendo ancora.

"Ti piace quando arrossisce." – Molto ed ancor di più sapere che ne sono io il motivo, anche se in secondo piano.

«Sai che esiste un test molto semplice per capire se hai un tumore?» Mi chiede, con espressione seria.

"Perché dovresti, cioè dovremmo, avere un tumore?" – Beh, perché evitare l'ipotesi?

«Davvero?» Chiedo di rimando,incuriosita.

«Certo, vedi, alza la mano così. Brava, verso il viso. Se la tua mano è più grande di esso, allora hai un tumore.»

Seguo le sue istruzioni,portando la mano destra dinanzi alla mia faccia, aspettando il suo verdetto finale, prima che mi spinga il mio polso verso il naso, facendo in modo che mi auto-schiaffeggiassi.

Entrambi ridiamo sonoramente, finchè dal mio naso non comincia a colare del sangue e, immediatamente, mi imbarazzo.

"Non bastava la tuta,adesso anche il sangue."

Le risate di lui vengono sostituite da umili scuse e commenti dispiaciuti. Mi stringo le narici, cercando di bloccare il flusso e tranquillizzandolo. Ormai ci sono abituata, anche se sorge il problema che nessuno dei due si sia fornito di fazzolettini.

"Di male in peggio.Che figura di merda." – In realtà è divertente, per quanto io possa sentirmi in imbarazzo, lui non assume nessuna espressione disgustata o contrariata. Sta essendo, al contrario, molto gentile e sta provando ad aiutarmi.

«Ti pulisco io, non mi fa schifo.»

«A me, invece, fa davvero schifo che tu pulisca il mio sangue, quindi tranquillo.» Sospiro, notando che il flusso si è finalmente arrestato.



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