23- Sono una cavia per I ragazzi soli.
E' il nostro secondo giorno di permanenza. Salvatore mi manca da impazzire. Vorrei baciarlo. Ma devo accontentarmi della sua voce telefonica. È così rassicurante eppure rende sempre così vivido e reale la lontananza che si sovrappone tra noi.
Dopo cena ci raduniamo tutti, o quasi, I clienti dell'hotel in una sala esterna vicina alla piscina, c'è una donna che canta con una voce melodica. Mia madre si improvvisa ballerina, inventando passetti a caso che le fanno salire sempre più l'adrenalina. Si sta divertendo e lo dimostra l'enorme sorriso che illumina il suo volto. Sono felice che la madre che mi urlava contro, e mi rimproverava per uno stupido debito in matematica, sia sparita completamente. Sin da ieri, mi incita a conoscere questo ragazzo dagli occhi verdi. Non ricordo il suo nome, si è presentato con mia madre quando lei ha insistito con I suoi ringraziamenti e le sue lusinghe.
«E' così carino e non ti stacca gli occhi di dosso da quando siamo arrivati.» Ha esordito, mentre ci stavamo preparando.
«Non m'interessa che sia carino. Può essere anche Harry Styles, mi piace un altro ragazzo a Napoli e tu lo sai.» Le ho risposto, con nonchalance.
«Almeno prova ad avere un'amicizia con lui, sei sola qui.»Mi consiglia.
L'idea non mi disturba, mi piacerebbe avere qualcuno con cui parlare in questi quattro giorni restanti. Insomma, cerco di stare quanto il più lontana possibile dai miei genitori per non sentirmi pressata in alcun modo e trascorro la maggior parte del mio tempo al cellulare. Non è quello che mi aspettavo da questa permanenza a Ischia.
Chiamo Salvatore, mentre sono seduta su una sdraio posta di fianco alla piscina. Squilla, ma dopo un po' stacca.
Mi sono allontanata dalla folla e dalla musica per sentire il mio fidanzato e per chiedergli come vanno le cose a Napoli.
Sospiro affranta, chiudendo gli occhi. Sento dei passi avvicinarsi sempre più nella mia direzione.
Il ragazzo dagli occhi verdi si è appena seduto sulla sdraio affianco alla mia. Si siede accanto a me, gli rivolgo un sorriso gentile e lo maledico mentalmente. Volevo restare da sola.
"Non commetti nessun tradimento stando qui, parlaci e finisce tutto." Il mio subconscio mi tranquillizza e, priva d'ansia, decido di ascoltarlo.
«Ciao.»Esordisce, con voce rauca ma non troppo profonda.
E, quasi inevitabilmente, ripenso alla voce del mio Salvatore.
«Ciao.» Ricambio il saluto.
«Ti ho vista sola qui ed ho pensato di venire a farti compagnia. Io sono Matteo, piacere.» Sorride armonioso con i suoi denti dritti e con un forte accento romano.
«Stavo provando a telefonare il mio fidanzato. Io sono Fortuna, piacere.» Decido di mettere in chiaro sin dall'inizio il mio stato sentimentale, senza creare fraintendimenti tra noi.
Sta per ribattere qualcosa ma il suono della sua voce cessa quando la suoneria del mio cellulare trilla in modo insistente. Salvatore.
«Sasi scusami, ti chiamo più tardi.» Non lo lascio salutarmi che mi affretto a liquidarlo.
Non mi va di troncare una conversazione appena iniziata con una persona quando lui ne ha, probabilmente, troncata una con me poco fa.
Salvatore si irrita notevolmente e stacchiamo la telefonata.
Continuo tranquillamente a chiacchierare del più e del meno con Matteo. Mi parla dei suoi viaggi con il suo papà e di quanto amasse stare lì. Io gli parlo del mio amore per la luna e le stelle e quanto mi incantano ogni sera.
«Vieni con me allora, ti faccio vedere una cosa.» Mi fa un cenno con il capo.
«Non posso fare tardi, dovrei tornare sopra dai miei.» Cerco di scappare via.
Se Salvatore si è urtato soltanto perché ho postecipato una telefonata con lui, non immagino come potrebbe reagire alla scoperta che ho seguito non so dove un ragazzo appena conosciuto, all'una di notte.
«Sto sempre qui a guardarle da solo..magari da oggi potresti farmi compagnia tu. Sei bella quanto il cielo.» Mormora con voce bassa.
Quel suo complimento in un primo momento suscita un senso di divertimento in me. È una frase fatta solo per flirtare, però apprezzo lo sforzo.
Non rispondo alle sue avance, al contrario, resto in silenzio ad osservare le bellissime lucine che tappezzano il cielo su di noi, rendendolo un posto migliore. Dopo qualche minuto mi chiama finalmente mia madre ed io riferisco a Matteo che è giunta l'ora di tornare in stanza.
Purtroppo non me lo sono ancora scollato dato che decide di accompagnarmi fino alle scale della mia stanza. Bestemmio mentalmente e sospiro. Non gli regalo modo di essere dolce nei miei confronti perchè lo saluto con un semplice gesto della mano, entrando silenziosamente nella mia camera e chiudendomi la porta alle spalle senza guardarlo.
***
Io e Salvatore abbiamo discusso tutto il giorno per la questione di Matteo. Ho provato ad evitarlo in qualsiasi modo, sono letteralmente scappata via da lui.
Sono stata in piscina tutta la mattina e lui mi seguiva ovunque andassi. Mi sono sentita stalkerata, quasi. È stato opprimente.
Io, i miei genitori ed alcuni clienti dell'hotel siamo andati a visitare la bellissima Ischia. Abbiamo pagato una guida che ci trasportasse nei sei paesi di Ischia, dove abbiamo potuto ammirare tutte le sue magnificenze. Avrei voluto vedere tutti quei posti con Salvatore, scattarci foto nei punti più belli, con le visuali migliori. Non c'è giorno in cui io non pensi a lui. Mi tormenta i pensieri e lo vivo anche durante la notte.
***
E' il nostro terzo giorno di permanenza.
Mentre tornavo dal ristorante per recarmi nella mia stanza assieme a mia madre, due ragazzi cubani (Probabilmente degli aiutanti del cuoco, dato il loro grembiule bianco.) mi hanno osservata camminare verso le scale con un sorriso malizioso, scambiandosi dei commenti nella loro lingua. Non ci ho dato peso, per quanto mi riguarda avrebbero potuto insultarmi.
«Certo che stai affascinando tutti in quest'hotel, eh?» Mia madre ridacchia, mentre entriamo nella stanza. E' brilla per aver bevuto qualche bicchiere di vino rosso a cena.
«Non m'importa.» Sospiro.
«Ma sono cubani, davvero niente male.» Ride ancora. Che Dio mi aiuti.
«Mamma, ricorda che mi piace già un ragazzo.» Sbuffo, spazientita.
Ammetto di essere più nervosa del solito e commenti del genere non fanno altro che farmi impazzire.
Ci riuniamo tutti sotto un gazebo, in cerchio. Osservo la tavola al centro che sorregge delle bottiglie d'alcool. Devo provare a berne un po', ne sento il bisogno.
E ci riesco, in un modo o nell'altro riesco a buttar giù quattro bicchierini di amaretto. Barcollando, mi dirigo verso un lettino da mare. Mi ci sdraio e telefono Salvatore, il mio bellissimo fidanzato.
Tutto gira e le stelle sono così lucenti. Brillano come mai prima d'ora.
«Fortuna, hai bevuto?» Si accorge subito della mia voce storpiata appena dopo il saluto.
«Un pochettino.» Ridacchio, contorcendomi su me stessa. Sento gli arti molli. Riesco a fare acrobazie anormali.
«Quanto?» Sospira.
«Quattroo.» Rido ancora più forte.
Immagino il suo corpo di fianco al mio e la sua espressione severa mentre mi rimprovera per il mio stato e improvvisamente desidero toccarlo. Voglio fare l'amore con lui.
«Quattro? Ma se non ne reggi neanche uno. Ti hanno vista I tuoi genitori?» La sua voce è così dura.
«Sono ubriachi..che ti urli, hey.» Ridacchio, girandomi sulla pancia. «Voglio toccarti, Sasi.» Sospiro, con voce stridula. Forse ho urlato troppo ma non m'importa chi è riuscito ad ascoltarmi!
Io voglio fare l'amore con quest'angelo caduto dal cielo.
Caccia una risata nasale: «Fortuna, sei brilla.»
«Si, forse si, ma io voglio toccarti e voglio fare l'amore con te e voglio stare con te, Sasi. Voglio baciarti, voglio fare tutto con te. Sei bellissimo e mi manchi.» La mia bocca è del tutto scollegata al cervello, sento I miei neuroni che traballano.
Avverto dei passi, mi volto e osservo la sagoma di Matteo mentre si allontana dal lettino sui cui sono scaraventata. Deve aver sentito.
«Anche io vorrei fare l'amore con te.»
E il cuore, colmo d'alcool anch'esso, si tuffa in un mare d'entusiasmo.
***
Ieri sera io e Salvatore siamo stati circa un'ora a chiacchierare al cellulare, ha atteso che mi riprendessi, almeno in parte.
Mi ripete spesso che non gli piace restare per troppo tempo al cellulare, non so perché ma lo accetto.
I postumi sono stati tremendi. Appena sveglia ho dovuto prendere una tachipirina per placare I miei nervi e la mia emicrania.
E' giunto il penultimo giorno, domani partiamo.
La giornata passa molto velocemente e dopo cena ci riuniamo ancora una volta tutti insieme ed io, ancora, decido di bere un po' di qua e un po' di là; fino a restare nuovamente brilla. C'è persino una signora che mi aiuta a prendere un bicchierino senza farsi notare dai miei genitori. Le sarò grata per tutta la vita. Anche questa è una forma di eroismo.
Chiamo di nuovo il mio fidanzato ma dopo poco è costretto a staccarmi, non so per quale motivo, ovvero: lui me l'ha spiegato ma ho la testa troppo leggera per capire.
Mi siedo da sola su un lettino poco distante dalla folla che chiacchiera e ridacchia.
Si siede poi al mio fianco un ragazzo. Matteo? No. Non è Matteo, è un ragazzo più robusto.
Ha un viso familiare.
Ah. Ecco. E' il cameriere. Mi chiedo cosa voglia questo tizio da me adesso.
Si presenta, ma io non riesco a capire il suo nome, così fingo di aver capito. Mi porge la mano, ma non gliela stringo.
Inizia con il parlarmi dei suoi lavori, credo..non riesco ad ascoltarlo, cerco soltanto il modo per parlare di Salvatore. Non faccio altro che citare il suo nome, il cameriere, privo della sua divisa, sembra fregarsene del mio stato sentimentale.
Mi invita ad andare a prendere una birra insieme a lui. A me non piace la birra. E non mi piace questo ragazzo irrispettoso.
Mi richiama Salvatore, gli spiego la situazione, lui si irrita ancora una volta, ma io cosa posso farci? In quest'hotel non ci sono ragazze giovani, li capisco pure questi poveri bastardi che ci provano con me, anche se io li sto "Licenziando" tutti, come afferma mia madre.
Io voglio solo il mio Salvatore.
Questo capitolo è più lungo rispetto ai precedenti che avrete già letto, perdonatemi se vi ha annoiato. Spero vi sia piaciuto! Grazie mille per il vostro supporto continuo. Vi adoro, un bacio. xx
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