[Prequel] Capitolo 2. Lewis Hamilton

Molti si chiedono chi io sia, lo so che se lo chiedono, perché posso leggere nella loro mente.
Mi guardano con orrore, disprezzo e forse anche con una leggera curiosità.
È sempre stato così ovunque, fin da bambino.

Volevo anche io quell'infanzia dove ti ritrovi con le macchinine in mano che ti sembrano reali, quella in cui ti appiccichi al vetro del negozio di caramelle e poi senti la voce di tua madre che ti dice "Lew ne vuoi una? Forza dai, entriamo", quella dove indossi il grembiulino e il bavaglino, quella in cui bevi dal biberon e ti sbrodoli ovunque, quella in cui corri dai tuoi amici urlando lettere a caso credendo di star dicendo loro che gli vuoi bene, quella in cui ci si trova a casa di uno e poi a casa dell'altro, quella in cui vai alle feste di compleanno e mangi la torta, quella in cui abbracci la mamma perché ti sei sbucciato il ginocchio e piangi, quella in cui tuo padre ti insegna ad andare in bicicletta e quella in cui il problema più grande era quando ti rubavano il nasino.

Eppure io tutto questo non l'ho mai avuto.

Mio padre e mia madre mi abbandonarono appena videro che col tempo inziavo ad essere un metà-umano. Diventando più grande perdevo consistenza, il mio corpo non aveva più una concentrazione solida, ero solo un'ombra tridimensionale.
Nessun collegio mi voleva, e dentro di me ormai c'era solo angoscia.

Ero scappato ed avevo trovato un paesino. Guardavo le famiglie felici dalle finestre ma nessuno si accorgeva di me.
Poi, ritrovai i miei genitori, dopo avermi abbandonato erano scappati, si erano trasferiti e non mi avevano lasciato nulla di loro, di noi.

Un "noi" che non c'era mai stato, non c'era mai stata una famiglia.

Avevo all'incirca 14 anni quando li ritrovai, era Natale e dentro alla loro nuova casa, nel salotto, c'era un grande albero illuminato e decorato, e poi c'erano loro.
C'era qualcosa d'altro, un bambino fra le braccia di mia madre.

Lui stava avendo tutto ciò che era stato tolto a me, e questo non mi andava bene.

Entrai in casa, quella che sarebbe dovuta essere anche mia, e feci loro quello che avevano fatto a me.
Li feci soffrire, tanto.
Poi, posi fine alla loro dannosa vita.

Posso dire che fu il momento più gioioso di tutta la mia vita, e capii finalmente cosa avrei fatto per il resto dei miei giorni...
Uccidere.

Scappai per il bosco, e fu proprio lì che trovai una casa, la casa in cui sono adesso.
Entrai di fretta ed un uomo potente mi accolse felice, mi chiese come mai fossi li, cosa avessi fatto, mi chiese di raccontargli la mia storia.

<<Va tutto bene, giovanotto.>> affermò, posando la sua mano sulla mia spalla.
Mi scese una lacrima, ma non mi rigò le guance, non poteva. Cadde direttamente sul legno vecchio del pavimento.

<<Io sono Jenson, potrai star qui quanto vuoi, anche per sempre. Prima però ti presento lui.>> disse indicandomi un uomo dai capelli verdi.

<<Sebastian.>> mi disse allungando la mano, quella in cui non aveva il coltello.

Fu così che presi parte alla Mental PsychoPaths.
Sapevo che sarebbe stato tutto molto complicato, eppure era più facile di quanto potessi aspettarmi.
Uccidevo, tornavo a casa, mangiavo, dormivo, chiaccheravo con Jenson e Sebastian e poi tutto di nuovo.

Era tutto una favola, finalmente i cattivi avevano l'anima in pace ed i buoni tremavano nell'ombra.

Dopo un paio d'anni arrivò un bambino in fasce lasciato davanti alla porta diroccata della casa, aveva macchie nere ovunque, realizzammo solo col tempo che fossero tatuaggi. Si chiamava Max, ci siamo presi cura di lui fin dall'inizio.
Poi tornò Nico, che faceva parte della banda già da molti anni ma era partito per un lungo viaggio di "ragionamenti".
Infine Felipe formò la squadra completa, sostituendo Alonso che s'è n'era andato via quando Nico era tornato.
Gli ultimi anni furono molto movimentati, troppe confusioni e discussioni.
Quest'ultime non mi piacevano affatto, mi facevano venire mal di testa, io volevo solo stare tranquillo.

Devo ammettere che l'arrivo di Kendall mi spiazzò totalmente, era una bellissima ragazza e non credevo che qualcuno di noi potesse trovare l'amore.
Ero davvero geloso e forse arrabbiato nei confronti di Sebastian, nonostante tutto lui era riuscito a trovare una persona che ci tenesse anche fin troppo a lui, una persona che avrebbe dato anche la vita.

Però, l'amore li ha uccisi entrambi.

Dopo l'omicidio di Kendall Sebastian cambiò completamente.
Non era più lui, non usciva di casa ed era sempre sdraiato a letto.
Un giorno decisi di andare in camera sua a chiedergli come stesse.

<<Come staresti tu se ti venisse strappato il cuore dal petto, preso a calci, pestato e poi rimesso dov'era? Come staresti sapendo che l'uomo che ti ha portato via tutto ciò che avevi adesso sta ridendo liberamente? Come staresti sapendo che avresti potuto evitare ciò che è accaduto se solo fossi stato più attento, più protettivo, più geloso. Sperare di avere una persona che però non avrai mai più ed averne la consapevolezza. Sapere che dentro di lei c'era una piccola creatura che prima o poi ti avrebbe chiamato papà e tu le avresti sorriso elogiandola. Guardando vecchie foto dove ormai i sorrisi sono solo ricordi, leggere le promesse di matrimonio che non servono più. Amare chi non può più farlo. Litigare con tutti e non fare pace mai con nessuno, perché solo lei ti rendeva capace di perdonare. Aver perso la persona che ti rendeva migliore, ogni singolo momento della giornata e perfino te stesso. Svegliarsi di notte e scoprire ancora un'altra volta che lei non è accanto a te, e che non lo sarà mai più. Fare colazione con la sua foto sul tavolo, cercare le sue mani, il suo sguardo, il suo sorriso e non trovarlo. Eh? Come staresti tu?>> mi aveva risposto piangendo.

<<Come puoi essere tanto attaccato a tua figlia quando nemmeno l'hai conosciuta?>> io non capivo.

<<Non ero innamorato di lei, mi ero innamorato del futuro che mi ero immaginato con lei. Volevo portarla a scuola, comprarle gli omogeneizzati, imboccarla, crescerla fra le mie braccia, farla divertire al parco, essere geloso del suo primo fidanzato, dirle che lei è troppo per lui, portarla al cinema per il primo appuntamento, dirle che vestita in quel modo non va bene solo perché io sono geloso di chi potrebbe guardarla, mandarla alla prima festa, riportarla a casa ansioso alle 5 del mattino, farle mille raccomandazioni, sgridarla, dirle di stare attenta, sentirla piangere in camera perché un ragazzo le ha spezzato il cuore, comprarle l'iphone, dirle di truccarsi meno, portarla ai concerti dei suoi idoli, coltivare le sue passioni, aiutarla a studiare, festeggiare per i 18 anni, regalarle l'auto dopo averle insegnato a guidare, farle fare i mestieri di casa per farla diventare donna, tornare a casa e trovarla li ad aspettarmi, sentirmi dire "ti voglio bene papà", portarla all'altare e giocare con quelli che sarebbero stati i miei nipotini.
Ecco di che cosa mi ero innamorato.>> aveva detto asciugandosi le lacrime per l'ennesima volta.

<<Vorrei aiutarti, ma non so come.>>

<<Solo io posso.>> era uscito dalla stanza.

Il mattino seguente ebbi la notizia della morte di Fernando, prima degli altri avevo capito chi fosse stato.
Ma poi, la vera tragedia.
Il suo suicidio.

Ora sono al suo funerale, io volevo portare la bara sulla spalla, ma non posso.
Sebastian mi aveva detto che voleva essere sepolto accanto a Kendall e a sua figlia, così io lo riferii e adesso stiamo facendo proprio come lui desiderava.
Non avevo mai conosciuto un uomo più coraggioso di lui, forse anche troppo umile.
Ma qualcosa era andato storto nella sua vita, l'amore, stava portando sulle spalle un peso troppo grande e non ha retto più.
Il filo si è spezzato, l'ha spezzato lui stesso.

Cosa farò io?
Beh, penso che verrò a trovarlo ogni giorno, da bravo fratello, non che io lo sia geneticalmente, ma lui e la Mental PsychoPaths sono stati la mia unica famiglia.

Spazio Autrice:
Ho fatto questo capitolo su richiesta di J_Livingstone e niente, spero che vi sia piaciuto.
Potete farmi questo tipo di richiesta anche su tutti gli altri personaggi che hanno preso parte alla storia; (contribueranno a fare il prequel).
Spero che adesso sia tutto più chiaro rispetto alla spiegazione del capitolo precedente.
Bacioni.

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