03. Stalking
Stavo istruendo i buttafuori riguardo il piano di sicurezza che avevo studiato per quella serata. Non che ce ne fosse bisogno. Se l'erano sempre cavata senza il mio aiuto, e io ero diventato socio minoritario da pochissimo, senza alcun ruolo operativo.
Ma dopotutto, anche se non ero un socio attivo, mi era sembrato carino dare una mano a perfezionare l'organizzazione della security, soprattutto per una serata in cui era prevista la massima capienza. O questo, almeno, era quello che il mio conscio si raccontava.
Il mio subconscio, invece, se la fece nei pantaloni non appena vide scintillare una minigonna argentata all'entrata del locale e riconobbe subito la sua proprietaria.
Diana De Santis. Anni 25. Bionda. Occhi verdi. Piccole discromie cutanee su naso e gote. Alta 1.70. Peso 60 kg. Forse qualcosa in meno, dato che la mia stima potrebbe essere stata alterata dalla sua caduta. Residente e domiciliata in via Alalunga 3. Laureata in Architettura. Non appartenente all'albo. Fedina penale immacolata. Nessun finanziamento in corso. Partita Iva aperta un anno fa con regolare versamento dei contributi. Lavorava alla SanLux Real Estate da due anni e mezzo. Genitori entrambi deceduti da quattro anni e sei mesi per un incidente in autostrada. Non pervenuti altri parenti stretti. Non sposata. Nessuna relazione stabile. Una relazione aperta e saltuaria con un fottutissimo inglese che per sua fortuna si trovava oltremanica. Nessun tatuaggio. Nessun animale domestico. Una sola relazione affettiva importante con Anna Traverso. Diverse relazioni affettive secondarie. Profilo psicologico: personalità evitante, efficiente e propositiva. Capace di gestire le proprie emozioni in seguito a quattro anni di terapia psico-cognitiva interrotta quattro mesi fa.
Il profilo psicologico di Diana poteva essere, sotto alcuni punti di vista, il mio, in versione civile e femminile. In estrema sintesi, sola al mondo e, nonostante tutto, con il pieno controllo della propria vita e delle proprie emozioni.
Avevo fatto i compiti non appena tornato alla villa, dopo essermela trovata nel mio appartamento sul porto. Il secondo incontro, decisamente insolito, avuto nel giro di poche ore. Me l'ero ritrovata lì, mentre avevo già un'erezione in corso. Indossava dei dannatissimi short inguinali leggermente larghi, in cui, anche senza sfilarglieli, avrei potuto tranquillamente intrufolare le mie dita, per verificare se l'espressione del suo volto corrispondeva a della biancheria intima bagnata. Un ventre in bella mostra, sufficientemente liscio e sodo, dove avrei potuto sbattere con forza i miei addominali. Le labbra morbide e arrossate, come se le avessi baciate e irritate con la mia barba incolta per ore. E infine, i capelli raccolti in uno chignon, da cui cadevano in modo disordinato diverse ciocche, esattamente come se avesse fatto sesso per tutta la notte.
Appena riconosciuta, avevo rimpianto di non averla trascinata fuori dal locale, portata a casa mia ed essermi preso tutti i meriti del suo dolcissimo e sensuale aspetto sconvolto.
Quella visione così seducente mi aveva fatto scendere ancora di più la voglia di scoparmi Chantal, la quale mi aveva marcato stretto per tutta la nottata. Avevo sperato che prima o poi, in preda alla stanchezza, decidesse di tornarsene a casa da sola. Ma alla fine avevo capitolato io, ritenendo opportuna qualche distrazione al fine di dimenticare la dolcezza di quelle lentiggini che mi erano letteralmente cadute in testa quella sera. Evidentemente però, la cosa non aveva funzionato.
Così come non aveva funzionato quel dannatissimo pompino che una delle bariste aveva tanto insistito a farmi nel bagno del personale, prima che aprissimo gli ingressi per la serata di Peggy Gou.
Inutile dire che per tutto il tempo avevo chiuso gli occhi e immaginato il volto di Diana che si contorceva dal piacere sopra di me, mentre le ciocche le ricadevano sulle labbra dischiuse in un gemito.
Dio, a dire la verità avevo pensato a lei tutto il giorno, non solo durante quella fellatio. Venti chilometri di corsa, due sessioni di palestra e un'ora e mezza al poligono di tiro, non erano servite a niente.
Il mio cervello era momentaneamente fottuto. Ma non avevo nessuna intenzione di esserlo anche io. Dovevo giocare un po' più di astuzia ed evitare di espormi. Mi era costata già tanta fatica andarmene dall'appartamento sul porto quella mattina, invece di prenderla e trascinarla nel letto della camera che aveva appena fotografato.
Quella battaglia, non so come, ero riuscito a vincerla, per perdere però miseramente poche ore dopo. Invece di starmene a casa e chiamare un'altra Chantal qualsiasi, avevo deciso di recarmi al The Cave con l'insensata scusa di aiutare lo staff, raccontandomi che il vedere il suo nome in lista non centrasse assolutamente nulla con la suddetta scelta.
«Ok ragazzi, vi è tutto chiaro?»
«Tutto chiaro!» risposero praticamente in coro come dei soldatini. «Chiaro, grazie delle dritte, Capo.» Aggiunse Fernando Moreira, il responsabile delle telecamere di sicurezza.
«Per questa sera terrò anche io l'auricolare e monitorerò con Nando la situazione dalle telecamere. Se serve qualcosa sono qui.»
Avevo appena trovato la scusa perfetta per dileguarmi e allo stesso tempo tenerla sotto controllo senza correre pericoli.
E di pericoli io ne sapevo qualcosa. Avevo un master in situazioni estreme, impossibili e potenzialmente mortali. Ma a lei non ero assolutamente pronto. Nessuno mi aveva istruito per questo.
Da quando mi era piombata letteralmente tra le braccia, aveva messo pericolosamente a repentaglio tutto il mio autocontrollo.
Il mio rapporto con l'altro sesso era sempre stato estremamente distaccato. Che fosse per lavoro o piacere, per me era sempre stato un approccio meccanico e freddo. Non che non fossi passionale. I segni ancora vividi delle unghiate di Chantal sui miei pettorali ne erano la conferma. E pensare che non l'avevo nemmeno scopata!
Come in tutti gli ambiti della mia vita, avevo semplicemente imparato a spegnere tutte le emozioni e distaccarmi dall'atto in sé. Trovare la chiave di ogni donna per provocarle orgasmi multipli e ravvicinati era un semplice passatempo in cui sapevo essere bravo. Un po' come quando impari a fare il cubo di Rubik. Per masturbarti mentalmente continui a farlo e rifarlo, tra il compiacimento e la voglia di migliorarti, con la sola differenza che quando finisci con il sesso hai la mente libera e i nervi distesi. Tutto qui.
Dopo aver incontrato Diana invece, mi ero ritrovato a passare la notte come un cazzo di stalker, guardandola dai monitor del circuito chiuso del locale, semplicemente per averle annusato troppo i capelli quando mi era piombata addosso.
Presi una sedia e mi sedetti affianco a Nando, nella postazione della videosorveglianza. Nel piccolo schermo vidi l'accompagnatrice ai tavoli condurre Diana e Anna nell'area exclusive vicino alla consolle.
Peggy Gou non era ancora arrivata, ma i loro amici avevano già ordinato due bottiglie. Maledetti idioti con l'unico obiettivo nella vita di sballarsi! Avevano già rischiato di farle rompere l'osso del collo la sera prima.
Grazie a Dio Diana non sembrava gradire il Gin Mare che avevano portato al tavolo e non bevve nemmeno un sorso. Si limitava a ballare e continuare a scandagliare la sala.
Il cavallo dei pantaloni prese a tirarmi solamente all'idea che stesse cercando me. Cambiai posizione e accavallai le gambe per evitare che Nando mi prendesse per un lurido pervertito.
Trascorsi un'ora e mezza a vederla ballare nel privè, senza perdere di vista la sala. Di tanto in tanto usciva dall'area exclusive con la sua amica per fare il giro della pista. Solo una volta aveva ordinato un Moscow Mule al bar, facendomi inevitabilmente domandare che gusto avessero zenzero e vodka sulle sue labbra.
All'apice della serata, mentre tutta la sala si scatenava, Diana si sedette su un divanetto con l'aria stanca. La sua amica stava ballando scalza sul tavolino, ancora più carica della sera prima. Si guardò per l'ennesima volta intorno e uscì dal privè per un altro giro di ricognizione.
Da sola.
Si avvicinò al bar e ordinò un altro drink. Mi avvicinai alla telecamera appoggiando i gomiti sulle ginocchia per non perdermi nemmeno un dettaglio. Era una situazione potenzialmente pericolosa e tutti i miei recettori si attivarono entrando in modalità operativa.
«Ehi capo, sulla tre ci sono due che si stanno spingendo...»
«Non ora, Nando!»
Lo zittii per rimanere concentrato sul monitor quattro, dove un aspirante suicida con una imbarazzante camicia a righe troppo grossa e colorata aveva abbordato Diana. Avevo già visto quel tizio prima con la coda dell'occhio, nei monitor due e uno. Aveva seguito al bar un paio di ragazze senza mai ordinare. Il che poteva voler dire che era semplicemente in fase di rimorchio, ma la sua postura era nervosa e traballante, perciò lo avevo catalogato come elemento sospetto.
Quel viscido attaccò bottone con Diana, la quale in attesa del suo drink gli rispondeva a monosillabi, assumendo una postura altera, per nulla intimorita e voltandosi sempre dalla parte opposta senza mai guardarlo in faccia.
Brava piccola, così lo scoraggi!
Purtroppo quella precauzione non bastò e in pochi secondi successe l'irreparabile. Il barista le allungò sul bancone il suo Moscow Mule e Diana ringraziò, mentre prendeva il telefono dalla sua borsetta per controllare qualcosa. Si distrasse solo per un attimo, ma quel figlio di puttana estrasse una fialetta dalle tasche e la rovesciò nella sua tazzina di rame.
«No, cazzo!»
Urlai così forte che il mio compagno di stanza scattò in piedi.
«Nando, hanno versato del liquido nel bicchiere di questa ragazza al bar centrale. Forse è GHB. Tieni d'occhio questa merda umana dalla camicia arcobaleno. Io raggiungo la ragazza. Avvisa gli altri e fai loro una descrizione di entrambi.»
Gli impartii gli ordini mentre ero già fuori dalla porta, per iniziare una corsa disperata verso il bar. Ma fu tutto inutile. Arrivato davanti al bancone, di loro non c'era più traccia. Attraversai la pista, corsi verso il privè, ma nulla. Spariti.
«Nando, mi senti? Ho perso la ragazza. Sai darmi la posizione di lui?»
Che dire? Diana si trova davvero in un bel pasticcio e nel prossimo capitolo scopriremo come evolverà!
Cosa pensate di Christian? Lo trovate inquietante o semplicemente passionale?
Pensate di aver capito qual è il suo lavoro?
Vi aspettavate che dietro quegli occhi di ghiaccio ci fosse tutto questo interesse per Diana?
Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuto questo capitolo, ricordatevi di lasciare una stellina!
Un abbraccio e a presto!
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