○Capitolo 13 - Sulle sponde del lago. (parte seconda)

Capitolo 13 – Sulle sponde del lago. (parte seconda)
 
Venne data loro una casa sul limitare della città, vicino al luogo dov’erano approdati con i barili.
Vennero omaggiati con frutta, verdure, pesce fresco, dolci, pane e ogni sorta di cibo di cui disponevano gli Uomini. Ricevettero anche vino, birra, formaggi e miele.
Furono regalati loro nuovi abiti, caldi e comodi.
Larya ricevette qualche vestito che per il periodo in cui rimasero a Città del Lago decise di indossare.
Non mancarono le occhiate dei Nani, ovviamente, ma dopo un paio di giorno si abituarono a vederla vestita da donna e non le fecero più tanto caso.
Kili le aveva fatto un sacco di complimenti amichevoli quando l’aveva vista per la prima volta con indosso un abito lilla dall’ampia gonna. Lei era arrossita e aveva sorriso.
Suo fratello aveva contribuito ai mille complimenti del giovane, ma i suoi non contavano, glieli faceva sempre, Fràin. E poi l’aveva vista un milione di volte con abiti femminili indosso, nella loro casa tra le Brughiere del Nord.
L’unico Nano dal quale cercava di farsi notare, però, sembrava non rivolgerle la parola.
Il biondo sfuggiva sempre al suo sguardo, nonostante quando lei non guardava si perdesse ad osservarla.
Fili era restio a rivolgerle perfino la parola da quando erano scappati dalle celle degli Elfi Silvani. C’era una paura dentro di lui, che lo tratteneva: magari Larya aspettava solo il momento giusto per scatenarsi contro di lui, arrabbiata perché aveva ferito suo fratello.
Nel frattempo, comunque, ci aveva pensato Thorin a sgridarlo, rimproverandolo che non dovevano esserci distrazioni finché Erebor non fosse stata riconquistata.
Il quarto giorno, però, si ritrovò inchiodato al muro dalla ragazza, con i suoi grandi occhi scuri che lo fissavano arrabbiati.
È giunta la resa dei conti, pensò Fili, sostenendo il suo sguardo.
Ma lei, del tutto inaspettatamente, sorrise e poi lo liberò, incrociando le braccia al petto.
“Finalmente ho catturato il tuo sguardo,musone.” Gli disse, mantenendo il sorriso.
“Larya...” Mormorò lui, non sapendo cosa fare. Non era certo la reazione che si era aspettato da lei, ma aveva anche imparato che spesso copriva le sue emozioni sotto ai suoi larghi sorrisi, così non abbassò la guardia.
Spostò invece lo sguardo a terra, girando il capo e volgendo a lei la parte di viso dove era c’era ancora un leggero alone del livido in via di guarigione.
Sussultò quando lei gli accarezzò il viso, strusciando piano il pollice sul sopracciglio spaccato. “Quanto siete sciocchi tu e quell’altro Nano cocciuto di mio fratello. Non vuole dirmi perché avete litigato. Tu me lo dirai?”
Fili la guardò, non sapendo cosa fare. Non aveva il coraggio di dirglielo.
“Come pensavo. Va bene, smetterò di chiedervelo. Ma non voglio vederti così.” Il sorriso ora era sparito dalle labbra di lei e Fili la vide abbassare lo sguardo. Fece scivolare le piccole mani sulla sua e la strinsero. “Non voglio che non mi parli, Fili. Sai, ieri ho parlato con un uccellino che mi ha detto che pensi che io sia arrabbiata con te.”
“Kili...” Mormorò lui, fra i denti, sospirando rassegnato.
“Non lo sono. Io non mi arrabbio facilmente. E poi, sono certa che non volevate davvero farvi male. È stata la foresta, ne sono certa. Ci ha fatto impazzire tutti. Abbiamo visto cose che ci hanno stranito e infastidito, abbattuti, ma ora siamo liberi dall’incantesimo malvagio di quel bosco. Non voglio che tu mi sia lontano, capito?” Larya puntò gli occhi nei suoi e rimase a fissarlo per un lungo istante.
Fili strinse la sua mano. In quel momento aveva una gran voglia di baciarla, di stringerla a sé, di accarezzarle il volto e dirle che non le sarebbe mai più stato lontano, ma si separò da lei in tutta fretta quando la porta si aprì e Bombur, Nori, Gloin e Bifur entrarono in casa sbattendo i piedi per far cadere la neve da sotto gli stivali.
Larya abbassò lo sguardo e si voltò per evitare di mostrargli la tristezza che le balenò sul volto per pochi attimi, poi salutò allegra i Nani, facendo finta di neinte.
“Cos’avete comprato?” Si avvicinò alle ceste che posarono sul tavolo, iniziando a scoperchiarle per soddisfare la sua curiosità.
Fili rimase ancora qualche istante ad osservare la sua schiena, poi sospirò e se ne andò, promettendo a se stesso che prima di partire per Erebor glielo avrebbe detto.
 
Bilbo era ormai diventato l’aiutante provetto di Bombur in cucina.
Grazie alla grande quantità di cibo con cui erano stati omaggiati, ogni pranzo e ogni cena erano una festa e grandi piatti preparavano insieme, beccandosi i complimenti di tutti.
Perfino Dwalin fece commenti di apprezzamento sul cibo.
Purtroppo per lui, Thorin si perdeva gran parte di quelle mangiate festose poiché passava un sacco di tempo fuori casa, al palazzo del Governatore.
Erano giorni felici, quelli che passavano ad Esgaroth, e freddi. Sì, perché subito dopo il loro arrivo si era messo a nevicare e le acque si erano ghiacciate, nonostante gli Uomini crepassero in continuazione la superficie per dedicarsi alla loro attività di pesca e navigazione in quelle acque.
Larya aveva trascinato Ori nel suo piano malvagio per fargli impugnare una spada e farlo combattere: una mattina, lo aveva portato fuori e sulla piccola spiaggia lo aveva pregato di insegnarle ad usare la fionda. Anche Fili e Kili erano andati con loro e avevano portato le loro armi per aiutare la giovane nella sua impresa.
Mentre rideva spensierata con Ori che si lamentava per la sua povera fionda – aveva paura che gliela potesse rompere – Kili era costretto a sorbirsi i sospiri del fratello.
“Fili, la vuoi piantare?” Gli disse d’un tratto. Non poteva sopportarlo in quelle condizioni.
“Di fare cosa?” Domandò quello, voltandosi a guardarlo.
“Di sospirare come una donnetta in preda alle pene d’amore.” Lo prese in giro il moro, dandogli una gomitata.
“Io non sto-” La protesta del biondo fu interrotta dalle risate di Larya e allora si voltarono a guardarla. Correva, alzando la fionda in alto, dietro di lei Ori cercava di prenderla senza riuscirci.
“Tanto non mi prendi!” Gridò la giovane, ma poi inciampò e finì con la faccia nella neve.
Si rigirò supina e iniziò a ridere come una bambina.
Afferrò la mano che Ori le tese per aiutarla ad alzarsi ma invece di tirarsi su, trascinò il Nano nella neve insieme a lei, ridendo ancora più forte.
“Se devi stare in queste condizioni non è meglio che tu glielo dica e basta? Sono sicuro che non ti respingerà. Ti guarda nello stesso modo in cui la guardi tu... in realtà lei è un po’ meno esplicita, ma questi sono dettagli.” Rise Kili.
Fili stava per spingerlo ma una palla di neve lo colpì dritto in faccia.
Si voltò e si ritrovò ad osservare Ori e Larya che si indicavano a vicenda, addossandosi la colpa l’un l’altro. Ma lui credeva di sapere chi fosse stata.
Si guardò con Kili e con tacito accordo misero da parte quel discorso e si allearono contro i due Nani, assalendoli con una montagna di palle di neve.
Imbracciarono una battaglia turbolenta e infine si gettarono tutti e quattro sulla neve a ridere a crepapelle, i capelli bagnati e i vestiti anche, appiccicati addosso, abbandonando il piano ‘Fai combattere Ori’.
 
Nel frattempo, Fràin era uscito per cercare sua sorella.
Voleva parlarle, ma non credeva di trovarla in compagnia.
Si stava divertendo da matti e senza di lui.
Non lo aveva chiamato, non lo aveva invitato ad andare con lei.
Ma lui sì.
Non poteva più sopportare una situazione del genere. Lei doveva capire a chi apparteneva.
Tornò sui suoi passi e rientrò in casa con l’animo turbato.
Credendo di essere solo, sbatté la porta e salì di corsa le scale chiudendosi in camera.
In realtà, nella cucina era rimasto Bilbo che stava sistemando i piatti della colazione che aveva appena finito di lavare.
Lo Hobbit osservò la scena impalato, facendosi piccolo piccolo contro la parete per paura d’esser visto.
Che poi, cosa doveva temere? Non era colpa sua se gli era capitato davanti proprio in quel momento.
Ma Fràin aveva in volto uno sguardo così truce e arrabbiato che quasi provò timore nei suoi confronti.
Quel Nano era davvero strano. Si chiese come potesse, Larya, avere il suo stesso sangue nelle vene: erano uno l’opposto dell’altra.
 
Quella stessa sera, ai Nani fu regalato dell’altro vino e si diedero alla pazza gioia.
Durante la cena, le cibarie finirono per volare da una parte all’altra della stanza e a Bilbo sembrò di rivivere ancora una volta la sera del loro arrivo in casa propria, nella Contea.
E rise, lo Hobbit, si divertì con loro e – forse a causa dell’alcool – si ritrovò anch’egli a lanciare pane e chicchi d’uva addosso ai suoi compagni.
Larya rideva insieme a Fili, Kili e Ori mentre raccontavano agli altri la loro battaglia di neve.
Fili e Kili avevano vinto, ma solo perché erano più coordinati e più forti di Ori e Larya, che erano finiti sommersi dalla neve.
Addirittura Dwalin rise insieme alla giovane mentre lei raccontava.
Balin aveva il naso così rosso che sembrava stesse per esplodere e risaltava in mezzo a tutta quella barba bianca.
Fràin se ne stava invece in silenzio.
Beveva, come gli altri, ma non partecipava alle risate. Il suo pensiero era uno solo:quella sera o mai più.
 
Dopo cena, i più anziani se ne andarono subito a letto, ubriachi come non lo erano dal tempo in cui avevano perso l’età per lasciarsi andare a certi piaceri.
Fili e Kili se ne stavano accanto al camino, con il fuoco acceso, a cantare mentre Bilbo fumava la pipa accanto a loro.
Bofur suonava il suo flauto, accompagnando i canti dei due giovani.
Larya stette con loro per un po’, poi quando si accorse che Fràin non era lì salì di sopra e lo andò a cercare nella sua stanza.
Lo trovò seduto sul letto, con lo sguardo che subito si puntò nel suo.
“Hey, stai bene? Non avrai mica bevuto troppo, eh fratellone?” Gli chiese, sedendoglisi accanto.
Lui non disse una parola.
“Fràin, rispondimi, avanti.” Fece ancora lei, abbozzando un sorriso.
Il Nano le prese una mano nella sua, la strinse e le accarezzò una guancia.
“Sei così bella, sorellina.” Le disse, la voce ferma e piena di sicurezza.
Lei sorrise, nervosa.
“Larya.” Riprese lui, chiamandola per nome e fissandola negli occhi.
Si guardarono per un tempo che sembrò interminabile, poi all’improvviso Fràin annullò la distanza tra i loro volti e le baciò le labbra, premendovi sopra le sue.
Dopo un istante di sconcerto, Larya strizzò gli occhi e lo allontanò da sé con una spinta.
“Ma che diavolo fai?!” Gridò, alzandosi di scatto.
Fràin si ricompose e si alzò andandole accanto.
“Larya, io... io credo di amarti.” Le disse, allungando una mano verso di lei.
Larya sgranò gli occhi e si scostò, indietreggiando fino sbattendo alla parete. Cercò con la mano la maniglia della porta e la afferrò con forza.
“No, non è vero. Fràin siamo fratelli, non puoi amarmi.” Le lacrime le appannarono la vista.
Com’era possibile che le stesse dicendo quelle parole? Non sembrava affatto ubriaco e dal suo sguardo poteva capire benissimo che le stava dicendo il vero. Stava aprendo a lei il suo cuore ma non era la persona giusta con la quale avrebbe dovuto farlo.
Aprì la porta e finì nel corridoio.
Lui si avvicinò ancora. “Ti ho sempre amata.”
“Fràin, basta.”
“Nei miei pensieri non ci sei che tu.”
“Fràin, sta zitto.”
“Nel mio cuore c’è posto solo per te.”
“Fràin, dannazione, chiudi quella bocca!” Gridò lei, infine, con le lacrime che le rigavano le guance.
“Larya...”
“No, no, non può essere. Ti prego smettila!” Esclamò la ragazza, tappandosi le orecchie.
Corse alle scale e le scese di corsa.
“Larya, aspetta! Ti prego!” Fràin le andò dietro ma quando arrivò di sotto, lei stava già aprendo la porta di casa.
Si voltò, con il volto solcato dal pianto: “Non avvicinarti a me, Fràin. Non farlo, non farlo...” Disse con il tono più tagliente di una lama e sgusciò via dalla porta.
“No...” Mormorò lui, tentando di seguirla, ma Dwalin lo trattenne insieme a Bofur, mentre Kili scambiò una veloce occhiata con Fili che presto seguì i passi della giovane.
“Lasciatemi! Larya! Laryaaa!” Gridò Fràin, ma finché non si calmò, Dwalin e gli altri rimasero irremovibili. Non avrebbe varcato quella soglia, non glielo avrebbero mai permesso.
Bilbo rimase a guardare la porta di casa spalancata e si chiese cosa fosse successo, perché veder Larya piangere e sentirla parlare con quel tono di voce spaventoso gli avevano fatto provare una stretta allo stomaco.
 
La trovò seduta sulle sponde del lago ghiacciato, con le ginocchia raccolte al petto e la fronte che poggiava su di esse.
Il suo corpo era scosso da tremiti e singhiozzi.
Fili si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, poi l’abbracciò.
“Sono qui, Larya.” Le disse.
Non sopportava di vederla piangere, gli faceva male.
Oh, ma avrebbe dato una bella lezione a quel bastardo. Ora non gli importava più se era suo fratello, se lei si sarebbe arrabbiata! Non aveva il diritto di farla soffrire e lui l’avrebbe protetta.
“Oh, Fili...” Singhiozzò lei, affondando il viso nel suo petto e gettandogli le braccia al collo.
Rimasero così finché lei non smise di piangere.
“Scusami.” Gli disse poi, scostandosi da lui per asciugarsi gli occhi con le mani.
“Non hai nulla di cui scusarti. Ma Fràin non la passerà liscia. Cosa ti ha fatto, Larya, vuoi dirmelo?”
Lei lo guardò e annuì. Stettero seduti l’uno accanto all’altra; Fili le abbracciava le spalle e lei aveva la testa poggiata a lui.
Mentre gli raccontò l’accaduto, cercò la sua mano e quando la trovò fece intrecciare le loro dita e Fili gliela strinse, infondendole calore e sicurezza.
“Sai, mia mamma morì dandomi alla luce.” Disse lei “Mio padre e mio fratello si presero cura di me. Fràin iniziò a combattere molto presto insieme a nostro padre e io rimasi affascinata dall’arte della spada, così papà insegnò anche a me ad usarla. Fràin mi ha sempre fatto un mare di complimenti, mi ha aiutata, mi è stato accanto e quando nostro padre è morto per vecchiaia siamo rimasti soli. Fu allora che mi giurò sul suo nome che mi avrebbe sempre protetta.” Larya fece una pausa e sospirò.
“Mi dispiace per i tuoi genitori.” Le disse Fili, accarezzandole il dorso della mano con il pollice.
“Grazie.” Rispose lei, con un alzata di spalle “Ad ogni modo, io e Fràin siamo diventati davvero inseparabili, indispensabili l’uno per l’altra. Tuttavia, quando è arrivata la richiesta di aiuto da Thorin, la chiamata per unirsi a questa impresa, io mi sono eccitata da matti e ho preparato subito la borsa, ma Fràin mi ha frenata dicendomi che non avremo mai preso parte ad un viaggio così pericoloso.”
“Che codardo...” Commentò Fili.
Lei non rispose ma continuò invece il suo racconto: “Quella sera stessa sono partita e ho fatto di tutto per fargli perdere le mie tracce, ma è stato inutile perché è riuscito addirittura a trovare la Valle Nascosta. Voleva riportarmi a casa, sai? Ma io gli ho detto che se proprio voleva proteggermi allora sarebbe dovuto rimanere con me oppure se ne sarebbe potuto anche tornare a casa a mani vuote.”
“Tu si che sei coraggiosa.” Commentò ancora lui, stringendole la mano.
Lei ricambiò la stretta e si appiccicò ancora di più a lui, sorridendo.
“Prima sono andata a cercarlo, credevo si stesse sentendo male per quanto aveva bevuto e invece...” La giovane deglutì, prima di svelare il resto dell’accaduto. “...Fràin mi ha baciata. Ha detto... ha detto di amarmi. E non stava mentendo.”
Fili rimase senza parole. Allora i suoi sospetti erano fondati!
“Mi dispiace, Larya...” Le disse, abbracciandola più forte.
“Non voglio che tu o chiunque altro gli facciate del male. È comunque mio fratello, lo sarà sempre e per sempre rimarrà per me tale.” Larya adesso lo stava guardando. I loro volti erano vicinissimi, tanto che i loro fiati condensati si scontravano e si mescolavano in un’unica nuvoletta opaca.
“Va bene. Se è questo quello che vuoi, rispetterò la tua scelta.” Le disse Fili, anche se gli costò molto perché avrebbe voluto tanto conciare quel Nano per le feste!
Si guardarono negli occhi, poi lei sorrise ma il biondo si rese conto che non era un vero sorriso, quello. Lo stava facendo ancora. Stava ancora nascondendo i suoi sentimenti dietro a quella curva delle sue labbra.
“Larya, tu sorridi sempre, ma ultimamente non sei quasi mai felice quando lo fai.” Le disse, scostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Sorridere non vuol dire sempre essere felici. A volte, significa semplicemente essere forti.” Rispose lei, beandosi della sua mano sul viso.
“E cosa potrebbe renderti di nuovo felice?” Le domandò allora lui, avvicinando ancora di più il volto. Le punte dei loro nasi si sfiorarono.
“Baciami, Fili.” Disse semplicemente lei, e Fili colmò la distanza tra loro, facendo toccare le loro labbra in maniera prima lieve, poi più approfondita.
Larya schiuse la bocca per lui e vennero trascinati dalle emozioni.
Si resero conto per quanto avessero agognato quel contatto, sempre vicini ma sempre lontani.
Invece ora erano stretti l’uno all’altra, con le mani intrecciare nei capelli altrui a scambiarsi un lungo bacio mozzafiato.
Larya provò un brivido mentre la sua lingua strusciava su quella del Nano, intrecciandosi con lei.
Si alzò sulle ginocchia e gli prese il volto tra le mani, spingendosi ancora di più contro di lui.
Fili le abbracciò il corpo e perse un battito quando sentì il seno di lei premergli sul petto.
Si sbilanciarono e caddero nella neve.
Quando si separarono, entrambi avevano le guance arrossate e il fiato corto.
Risero, abbracciandosi.
Fili ribaltò le posizioni e ora lei era sdraiata su quella soffice distesa bianca, mentre lui era gattoni sul suo corpo.
Si sorrisero e si baciarono ancora e ancora.
Assaporarono le proprie labbra con dolcezza. Fili fece scorrere una mano lungo il suo collo e poi giù, fino al fianco, per poi risalire e soffermarsi sul suo seno.
Esitò per un istante, timoroso che lei non volesse quello, ma quando la sua mano si poggiò sulla sua e lo intimò di continuare, prese a massaggiarle il seno da sopra il vestito e con la bocca iniziò a lasciarle una scia di baci sul collo e sulla pelle del petto lasciata scoperta dalla scollatura del suo abito verde.
Poteva sentire il capezzolo turgido sotto le sue dita e percepì arrivare l’eccitazione.
Catturò di nuovo le sue labbra e fece scorrere la mano via dal seno, fino alla coscia, le piegò la gamba e fece scivolare la mano sotto al vestito per accarezzarle la pelle.
Larya sussultò e per attimo interruppe il bacio, gemendo.
“Ti ho fatto male?” Le chiese lui, spaventato.
Lei scosse il capo. “No, hai solo le mani gelide.” Gli prese il volto fra le mani e lo attirò di nuovo a sé.
Lui sorrise sulle labbra e la baciò ancora, chiudendo gli occhi.
Riprese a far scorrere la mano sulla sua coscia snella, fino all’orlo dell’intimo.
Stava per tirare giù un lembo di stoffa quando lei lo scansò di scatto per starnutire.
Starnutì una, due, tre volte, al ché si sedette, e Fili le scivolò via da sopra, posizionandolesi accanto.
Si accorse in quel momento che stava tremando. La giacca le era scivolata via e il vestito era bagnato e appiccicato alla sua schiena.
Le toccò la fronte e si rece conto che scottava da morire.
“Dannazione!” Esclamò, facendola alzare. Dovette fare un bel respiro per calmare l’eccitazione prima di riuscire a reggersi in piedi e sorreggere anche lei.
“L’abbiamo fatta grossa.” Rise la Nana. “O... quasi.”
 
Rientrarono in casa e in salotto trovarono soltanto Kili e Dwalin.
Il moro spiegò loro che Fràin era stato così intrattabile che infine lo avevano tramortito – senza fargli del male – e ora dormiva nel suo letto.
“Che hai, Larya?” Le chiese poi, avvicinandosi a lei. Gli occhi della giovane erano lucidi, oltre ad essere un po’ arrossati e gonfi per il pianto precedente.
Le toccò la fronte e la sentì bruciare. “Per la barba di Durin, ma hai la febbre altissima!” Esclamò allora Kili, guardandosi con Fili.
“Chiamate Oin e portatemi delle coperte, presto. E non svegliate Fràin per nessuno motivo!” Disse il biondo e anche Dwalin si impegnò per aiutarli.
“Come ti senti?” Le chiese poi, e lei gli sorrise. La fece sedere accanto al camino e le frizionò le braccia per scaldarla.
“Sono stata bene, questa sera. Non volevo che finisse.” Rispose lei, ignorando la sua domanda.
Fili non fece in tempo a rispondere che Oin scese di sotto seguito da Kili e Dwalin con le coperte fra le braccia.
Anche il vecchio Nano le sentì la fronte, poi constatò che non poteva rimanere con quell’abito fradicio addosso. “Devi spogliarla e avvolgerla nelle coperte, ragazzo. Voi due,” Disse poi a Kili e a Dwalin “venite con me, ho bisogno di voi in cucina.”
Fili e Larya si guardarono imbarazzati. Non era certo così che Fili si era immaginato, poco prima, di toglierle i vestiti e lo stesso valeva per lei.
“Beh, dai, tanto lo avresti fatto comunque, no?” Disse infine la giovane, per rompere il ghiaccio.
Fili le sciolse i nodi dell’abito e Larya lo lasciò fare. Lo aiutò a sfilarselo e rabbrividì, abbracciandosi il corpo per scaldarsi. Si coprì i seni nudi, imbarazzata.
Sorrise al biondo che afferrò subito una coperta per coprirla. Buttò comunque un’occhiata al suo corpo seminudo e si risvegliò in lui l’eccitazione che prima lo aveva avvolto.
Larya si strinse due, tre coperte addosso e poi si accoccolò al suo petto, con il calore del camino a scaldarli.
“Mi dispiace, è colpa mia.” Le disse Fili.
Lei chiuse gli occhi e gli prese la mano.
“Ma quanto sei scemo.” Rispose, posandogli un bacio sul collo.
Fili sorrise.
Finalmente si sentiva bene e non aveva paura di ferirla o di dire qualcosa di sbagliato.
La strinse a sé e rimasero così finché i tre Nani non tornarono con una bevanda che odorava di erbe.
“Bevila tutta, vedrai che domani starai già meglio. Cerca di riposare.” Le disse Oin, mettendole la tazza calda tra le mani. Gettò un’occhiata eloquente al biondo quando le consigliò di riposare e poi diede loro la buonanotte.
Fili e Larya arrossirono violentemente e Kili scoppiò a ridere come un matto.
Dwalin borbottò qualcosa sottovoce e se ne andò di sopra scuotendo la testa. Avrebbero giurato tutti e tre di averlo visto arrossire, anche se solo per un istante.
“Un giorno mi racconterete cos’avete combinato là fuori, furbacchioni.” Disse Kili, malizioso, muovendo le sopracciglia in un tic nervoso da maniaco sessuale*.
“Vattene!” Rise Fili, lanciandogli un bastoncino di legno. Quello schizzò su per le scale augurandogli una buona notte e sparì al piano di sopra.
Risero, poi Fili strinse di più a sé Larya e le baciò la fronte, mentre lei dava i primi sorsi della sua medicina naturale.

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