3 "La foto"
Irene era tornata a scuola quel venerdì.
Ancora non si era ristabilita del tutto; la cefalea che l'assaliva all'improvviso non le dava tregua da una settimana.
La ragazza aveva deciso di stare fuori di casa il più possibile per dimenticare l'incidente.
Alle 20:15, quella sera, aveva suonato alla porta dei vicini.
Roberto l'aveva accolta e fatta accomodare in salotto.
L'aria fuori era pungente ed il suo respiro si condensava in vapore.
Nel salotto c'era un divano angolare fucsia, ad una estremità si trovava un piccolo tavolo rotondo con sopra un telefono color crema, stile primi anni del novecento, accanto
campeggiava un interfono collegato al suo gemello, nella camera di Andrea.
Irene sentiva un soffio leggero e regolare: il bimbo già dormiva.
Un piacevole e caldo fuoco scoppiettava nel camino situato in un angolo della stanza.
Irene si accomodò sul divano; di fronte a lei vi era una parete attrezzata con tanto di televisione, lettore dvd, videoregistatore e decoder.
Attorno si trovavano scaffali pieni di libri che occupavano l'intera facciata, sino al soffitto.
"In frigo c'è di tutto, serviti di ciò che più ti aggrada. Puoi guardare la tivù tranquillamente, abbiamo inserito il microfono. In realtà Andrea dorme ininterrottamente tutta la notte, non dovresti avere problemi... Scusami, salgo a vedere se Elena è pronta!"
Roberto le parlò velocemente, senza quasi prendere fiato.
Irene gli sorrise e volse lo sguardo verso le mensole: era attratta dai libri di tutte le dimensioni e colori. Alcuni parevano molto vecchi; tirò a sé un tomo dalle pagine ingiallite, lo aprì, lo sfogliò delicatamente.
Da qui sfuggì una foto che planò sul pavimento.
La ragazza chiuse il grosso libro e si chinò a raccoglierla.
Scorse Roberto: sorrideva ed era abbracciato ad una ragazza dai lunghi capelli ondulati, scuri, e gli occhi chiari.
Quella foto avrebbe dovuto avere perlomeno venti anni: l'uomo aveva un viso da ragazzino.
Irene immaginò che potesse avere diciotto anni o poco più; portava i capelli tagliati a caschetto, come i Beatles.
Roberto era appena sceso al pianterreno e lei si era tirata su e gliel'aveva mostrata.
L'ospite era improvvisamente impallidito, poi con un: "Sì" appena sussurrato, gettò la foto nel camino.
Nello stesso istante lo raggiunse Elena e dopo essersi assicurata che la giovane avesse il numero di cellulare, per chiamarli in caso di necessità, i due coniugi uscirono.
Irene si tuffò sul cimelio che, fortunatamente era caduto in un angolo, un po' lontano dalle fiamme e aveva cominciato a bruciacchiarsi da un lato, molto lentamente.
La giovane soffiò sulla foto e, quando fu sicura di aver spento il fuoco, la nascose nella sua borsa; l'avrebbe esaminata più tardi con calma. Era curiosa di sapere il motivo per cui l'uomo l'aveva gettata via in gran fretta, avrebbe voluto rivedere il viso di quella ragazza ma la paura che i due coniugi tornassero in casa per qualsiasi motivo e la cogliessero in flagrante, la fece desistere dal continuare a tenerla tra le mani.
Prese dalla libreria "Dieci piccoli indiani " di Agatha Christie e lesse, seduta sul divano di fianco all'interfono.
Poco più tardi il suo cellulare squillò: era Roberto che le chiedeva se fosse disposta a rimanere fino a notte inoltrata così che loro, come due fidanzatini, potessero recarsi in discoteca dopo il ristorante. La ragazza diede la sua completa disponibilità.
Verso mezzanotte chiuse il libro, spense il microfono e salì in camera di Andrea.
Il suo vicino le aveva proposto di riposare nel letto della stanza adiacente a quella del loro figlio che era la camera degli ospiti, ma lei aveva preferito restare in compagnia del bimbo, seduta su una poltrona, accanto al suo letto.
***
Alle quattro del mattino, Irene si infilò finalmente nel suo giaciglio dopo essere stata obbligata da Elena ad accettare i soldi per il 'babysitteraggio'.
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