13 "Domenica: pranzo dai nonni materni."
Irene era andata a letto sfinita, quella sera; si era ricordata che il quadernino l'aveva dimenticato da Clizia e ciò le fu di conforto.
Si alzò, prese dal suo zaino il diario scolastico ed estrasse dalle pagine la foto di Roberto. Lo fissò e immaginò di baciarlo.
Quello che aveva provato con Francesco era differente.
Quando pensava a Roberto sentiva un formicolio partire dallo stomaco e scendere giù, sino a farle cedere le gambe.
Applicò all'interno della copertina rigida del diario, un foglio bianco, incollandolo sui tre lati con del nastro adesivo trasparente, facendone una tasca per accogliere quella foto che lei intendeva tenere nascosta alla vista di tutti.
Sopra quel foglio vi scrisse l'orario scolastico.
Sospirò, richiuse la pagina.
Il medicinale, che aveva assunto prima di mettersi a letto, cominciava a fare effetto; si distese e, al tepore delle coperte si addormentò.
Il mattino dopo: doccia, colazione e via, verso la città di Alessandria, a casa dei nonni.
Irene era sdraiata sul sedile posteriore, gli occhi chiusi, cuffie alle orecchie, ascoltava il suo IPod e si immaginava già a destinazione.
Aveva un'importante questione da chiedere loro: riconoscere l'identità dei fantasmi che infestavano la sua casa; tempo addietro, essi avevano abitato nel suo stesso paese e magari sarebbero stati in grado di fornirle delle informazioni.
Era quasi mezzogiorno quando intravidero, in fondo alla strada, il condominio di cinque piani fatto di mattoncini marroni con il tetto spiovente e le tegole arancioni.
I tre salirono sull'ascensore; il papà schiacciò il tasto numero cinque, la cabina si mise in moto verso l'alto, fermandosi al piano convenuto con uno scossone che rivoltò lo stomaco della ragazza.
La mamma pigiò il campanello e si sentì un trillo proveniente dall'interno.
Una donna venne ad aprire la porta, era bassa ma snella, portava i capelli corti, tinti di biondo; si vedeva che aveva cura della sua persona: era di aspetto giovanile.
Indossava una tuta blu e sopra di esso un grembiule bianco, macchiato di schizzi di sugo.
La donna sorrise e si spostò di lato.
"Siete arrivati all'orario giusto: è tutto pronto, aspettavamo solo voi!"esclamò.
Un profumo di pomodoro e basilico, e di patatine fritte ( che Irene amava molto ) invase il pianerottolo.
"Ciao nonna!" salutò la ragazza baciando e abbracciando la donna.
"Nonno dov'è?"chiese, guardandosi attorno.
La nonna la trattenne ancora un attimo per guardarla bene in viso.
"Come sei sciupata Irene, non ti sarai mica messa a dieta?"domandò.
"Ma no nonna, cosa dici? E' solo un po' di stanchezza; sai, la scuola, lo studio..." rispose la nipote.
I nonni erano stati tenuti all'oscuro dell'incidente occorso qualche settimana addietro.
A che pro, farli preoccupare se lei se l'era cavata con qualche graffio?
Un uomo apparve dal salone, occhiali sul naso, giornale tra le mani; dalle sue spalle giungeva una voce: la televisione era accesa, era in onda il telegiornale.
Il nonno, alto, brizzolato, con i baffi, indossava una camicia a scacchi blu e pantaloni in tinta. Si appropinquò per salutare la nipote, sua figlia e suo genero.
Irene raccolse i soprabiti dei suoi genitori e si offrì di portarli in camera, poggiandoli sul letto.
I piumini erano ingombranti tra le sue braccia e le impedivano di vedere bene dove metteva i piedi, ma quella era la sua seconda casa e ci poteva girare ad occhi chiusi.
Cercò a tentoni la maniglia della porta ed aprì, buttando sul copriletto i tre giubbotti.
Qualcosa era scattato per aria quando i piumini erano atterrati.
Un gatto!
Irene tirò su le coperte e chiamò il felino da sotto il letto.
"Micio, micio, vieni, non volevo spaventarti." disse in tono sommesso.
"Cosa fai lì?"
Sopravvenne la mamma che non vedeva più arrivare Irene ed era andata a cercarla.
"C'è un gatto sotto il letto."
"Dove?" chiese la donna, scrutando anche lei sotto le coperte "Non lo vedo."
"Non c'è più, sarà scappato via."
"Andiamo, è pronto; ci stanno aspettando per cominciare a mangiare."
Il pomeriggio passò tranquillamente e in fretta.
Irene aiutò la nonna a lavare i piatti ed approfittò del momento in cui erano sole, per chiedere notizie riguardanti i precedenti proprietari che erano vissuti nella casa in cui lei attualmente risiedeva.
La nonna la guardò stupefatta:
"La tua casa non ha avuto altri proprietari oltre voi, è stata costruita su un terreno edificabile e poi, acquistata dai tuoi genitori."
"Siamo noi, i primi inqulini?"chiese incredula, la ragazza.
Quella affermazione faceva saltare la teoria che ci fossero fantasmi di gente che aveva già vissuto in quella dimora. Cosa avrebbe dovuto escogitare come spiegazione per ovviare al pensiero che forse stava impazzendo?
"A proposito nonna: bello il gatto che avete preso."
"Quale gatto?Lo sai che non amo avere animali in casa!"
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