5. Le cose cambiano

N/A pt. 1 

Vi lascio qui il trailer della storia. Spero vi piaccia e buona lettura! 

https://youtu.be/LDiGi1Z-MQ4


"Sono così emozionato!" esulta Richard mentre un cameriere robotico si avvicina al suo posto e gli lascia davanti il vassoio con il pranzo selezionato sullo schermo al centro del tavolo. "Finalmente si entra nel vivo dell'azione."

"Io invece ho una paura tremenda" ammette Clarisse mentre inizia a giocherellare con le patatine fritte. "Insomma, viaggeremo nel tempo! Forse se avessimo la possibilità di viaggiare da soli, non sarei così tanto in ansia."
"In che senso?" chiede Beck mentre avvicina alle labbra l'hamburger.

"Beh, saremmo in grado di autogestirci, senza badare alle esigenze di un'altra persona!"

"Sì, da un lato hai ragione, ma rimanere intrappolata in un tempo che non sia il tuo e completamente da sola, non credo sia tanto piacevole. Avere qualcuno al nostro fianco può tornarci utile, ci aiuteremmo a vicenda!" Beck abbozza un sorriso. Sa cosa vuol dire essere completamente da soli e non è bello. Anche scambiare una parola di troppo con qualcun altro potrebbe aiutare ad uscire dal baratro del silenzio. "Abbiamo ancora un po' di tempo per abituarci all'idea, per adesso oggi scopriremo solo con chi partiremo." Un tremolio le percorre le ossa. E se non si trovasse bene con il suo compagno? Come farebbe a sopportarlo per tutto quel tempo?
"E se mi capita Lewis?" dice Clarisse, seppellendo le dita nei capelli blu. "Io non sopravvivrei, già ve lo dico. Parla talmente tanto che preferirei staccarmi la testa e prenderla a calci."
"Suvvia! Sarà anche quella un'esperienza!" Richard è sicuramente il più entusiasta di tutti, come se qualunque prospettiva negativa non potesse scalfire la sua palpabile eccitazione.
"Preferisco mille volte condividere del tempo con una persona che non tollero, rispetto al dover studiare tutta la dannata storia degli Stati Uniti e la continua tensione con la Russia."
"Se ben ricordi" dice Beck, finendo di masticare, "è proprio questo il motivo per cui viaggiamo. Dobbiamo porre un freno a queste vibrazioni che faranno collassare il mondo nel giro di.. una decina d'anni, forse? Dobbiamo prevenire una guerra sicura al 96%."
Clarisse scuote la testa, riprendendo una patatina e inserendola tra le labbra carnose. "Tanto lo so che mi capiterà Lewis."
"A me piaceresti tu, Beck." Richard guarda Rebeckah, sorridendole. I suoi denti sono più bianchi dei suoi capelli. "Sapresti dare un freno alle mie pulsioni."
Beck solleva un sopracciglio. "Io non direi."
"Invece sì! Sei una ragazza tranquilla che si sbottona lentamente con le persone." Percepisce l'occhiataccia dell'amica. "Intendo" aggiunge, allungando le mani in avanti, "che sei una ragazza che si lascia conoscere poco a poco e frenerebbe la mia espansività. Mi saresti di grande aiuto."
Beck non dice nulla, solleva soltanto le sopracciglia e si pulisce le labbra con un fazzoletto. "Praticamente è vero."
Una campanella richiama tutti all'ordine, così i tre ragazzi lasciano la postazione della mensa e si avviano verso la Sala 4, dall'altra parte dell'edificio. Per arrivarci devono attraversare il dormitorio, scendere al piano terra e, prendendo un ascensore, arrivare in un sotterraneo allestito come accampamento. I futuri viaggiatori si posizionano sotto un ampio tendone dove è stata posta una macchina che, sulla base della preparazione dei ragazzi, ha stilato una possibile combinazione delle coppie per il viaggio. Il dottor Sandler aspetta che siano tutti lì e, guardandoli negli occhi, si schiarisce la gola. L'ambiente circostante è austero e le luci rendono l'atmosfera lugubre. L'unica fonte di luce consistente è quella che proviene dal macchinario che continua ad assemblare i dati. "Bene, signori e signore" annuncia lo scienziato, unendo le mani. "Non credete che questa macchina lavori da sola. Sulla base delle prove parziali sostenute fino ad ora, abbiamo ipotizzato le coppie che viaggeranno in questo progetto e che possono essere combinate sulla base delle conoscenze e delle competenze acquisite."
"Addio ai miei sogni di stare con te" sussurra Richard nell'orecchio di Beck. La ragazza fa un passo di lato per mettere un po' di distanza tra loro. "Ci hanno praticamente scelti sulla base della compensazione. Ciò che manca ad uno, ce l'ha l'altro."
Beck lancia un'occhiata rapida al suo amico, dopodichè ritorna sullo scienziato. "Le coppie possono essere oggetto di cambiamento, qualora i calcoli siano stati sbagliati, ma vi assicuro che saranno combinati perfettamente all'89%. Quest'oggi la presentazione delle coppie che viaggeranno nella storia è puramente dimostrativa, in quanto ognuno di voi continuerà a muoversi e a prepararsi autonomamente e solo in seguito in coppia, per poter essere in grado di affrontare qualunque situazione storica. Iniziamo."
Inserisce il suo badge all'interno di una striscia di riconoscimento, dopodiché sulla schermata del macchinario iniziano a scorrere cifre indistinte che poi si sistemano nell'ordine dei nomi selezionati. Clarisse finisce insieme a Edith, una ragazza che Beck non ha avuto modo di conoscere, Richard con Lewis (il ragazzo dall'accento strano) e infine appare il nome di Rebeckah affiancato da David Copper.
La ragazza si gira per incontrare il ragazzo in questione, non trovandolo tra le prime file.
Quando lo scienziato saluta tutti nella confusione che si è creata, Beck continua a guardarsi intorno, fino a quando non si sente picchiettare leggermente la spalla destra. Si gira di soprassalto, spalancando gli occhi. David è davanti a lei e abbozza un sorriso appena accennato sulle labbra. Allunga una mano per stringere quella di Beck, guardandole il viso con quelle iridi blu che sono rese più scure dalla penombra del tendone. "Devi essere Rebeckah" dice e la sua voce limpida sfiora le orecchie di Beck che, in risposta, stringe la sua mano dalle dita affusolate.
"E tu devi essere David. Piacere" dice lei, sorridendogli.

*****

Beck chiude la portiera dietro di sè, sedendosi sul lato del passeggero e gli occhi tenuti fissi sul cruscotto di quella macchina piccola e dal volante a destra.
"Come ti è sembrata?" domanda Benedict, inspirando a fondo e stringendo il volante tra le dita.
Beck scuote la testa. "Io non ci vado lì."
Ben si lecca il labbro inferiore, ma non può immaginare cosa si nasconda nella testa di Rebeckah Smithers, un'anima perduta che ha perso la presa sul suo mondo. Non può capire la frustrazione, la rabbia nei confronti di se stessa, la tristezza della solitudine e dell'abbandono. Non può neanche lontanamente immaginare come ci si sente a non aver una appiglio, un proprio posto da occupare. La sua esistenza è in balìa del nulla e non c'è niente che possa fare per cambiarla perché non sa nulla di sè, non sa nulla di quel posto e neanche cosa le sia successo. Troppe domande le frullano nella testa e troppe lacrime sono state versate. Quelle tre settimane in ospedale non sono servite a nulla.
Non ha capito nulla di sè, non riconosce neanche il suo volto, come se non l'avesse mai visto prima di allora. E' arrivata lì solo con un bigliettino in tasca su cui era scritto il proprio nome e un ciondolo appeso al collo. Nient'altro. Nessun biglietto da visita, nessuno scopo.
Il niente e Rebeckah non riesce a gestirlo. Non riesce a sciogliere la morsa che le strappa via il respiro, a districare il nodo alla base della gola. Non conosce nessuno o, se li conoscesse, non li ricorderebbe nemmeno perché lei non ha idea di cosa le sia accaduto. All'ospedale ha parlato con diversi dottori ma nessuno è riuscito ad estrapolare cosa si nasconda dentro di lei.
Non ci riesce neanche da sola. La notte vorebbe solo sognare cose passate, barlumi di ricordi a cui può aggrapparsi per avere finalmente un punto di partenza, ma non funziona.
Non ce la fa, nonostante siano tre settimane ormai che ci provi.
L'unico ad averle dato una mano è stato Benedict. Sono andati a fare dei documenti che saranno pronti in settimana, le ha dato dei libri con cui poter occupare le sue giornate vacue e le ha dato un volto amico a cui poter parlare. Beck non è una ragazza di troppe parole, ma Benedict lo ha capito. E lei lo apprezza.
Così quando lui le parla, Rebeckah si gira ad ascoltarlo con piacere perchè, dietro quella voce tremolante, si nasconde più di quanto voglia dare a vedere e quindi, celando parte di sè, è come se le loro menti fossero in qualche modo connesse seppur si siano incontrati per un semplice gioco del destino.
"Una casa famiglia potrebbe aiutarti."
"No che non potrebbe. Sono troppo grande per stare lì, non riuscirei a sopravvivere."
"Ci sono ragazzi che-"
"No, dottore. Preferisco stare per strada, senza nessuno che mi dica cosa fare, a che ora uscire o a che ora si cena." Ma non è vero, e Beck lo sa. Teme la solitudine più di ogni altra cosa. E' come se la conoscesse, ma non vorrebbe mai incontrarla di nuovo. Di fronte nessuna alternativa, la casa famiglia sarà l'unico tetto sotto cui potrà riposare.
Benedict ingoia a vuoto e Rebeckah vede che le sue labbra strette stiano trattenendo qualcosa, poi finalmente il filo della verità viene lentamente sciorinato.
"D'accordo, Rebeckah. Adesso io ti dirò una cosa e se non vorrai, troveremo un'alternativa che possa andarti meglio." Il suo colorito è pallido e Beck nota delle goccioline sulle sua fronte aggrottata. "So di essere per te un estraneo e so che tutti insegnano di stare alla larga dagli sconosciuti, ma io sono stanco e il cielo si sta scurendo ormai. Sentiti libera di dire di no perché lo capirei." Prende fiato e Beck sente il cuore scalpitarle nel petto. Ben si lecca le labbra. "Se vuoi, puoi momentaneamente sistemarti a casa mia. Non ho nessun fine" precisa, allargando le dita sul volante, "e so che è una proposta praticamente assurda, ma non me la sento di lasciarti per strada. Non lo farei per nulla al mondo." Il suo tono rallenta e così la sua voce si abbassa. "Nel frattempo vedremo di proseguire con le indagini, magari troviamo una città che ti risulta familiare e quindi potrai tornare a casa, ma fino a quel momento voglio che tu stia al sicuro."
Beck stringe le labbra. Guarda quegli occhi azzurri sinceri e prende un ampio respiro. "Tu sei il dottore che più di tutti ha avuto pietà di me. Non ti conosco, ma allo stesso tempo non ho nessun altro. Se hai una stanza per me, te ne sarò grata per tutto il tempo della mia permanenza qui."
Benedict rilascia andare il sospiro che stava trattenendo e sorride, poi ingrana la marcia e parte.

Ci sono volute solo due settimane.
Due settimane per imparare a conoscersi attraverso i piccoli gesti. Beck ha spesso notato i comportamenti di Benedict e ora conosce quasi perfettamente le sue abitudini. Sa che la mattina si prepara la colazione mischiando una tazza di caffè e una di latte fresco, sa che le lascia sempre una brioche sul ripiano della cucina e che la sua seconda sveglia - quella per avvisarlo che è ora di andare in ospedale - risuona ogni giorno alle sei del mattino.
Riconosce i suoi passi quando rientra dal suo turno e va dritto in bagno per farsi una doccia, riconosce il suo indugiare fuori la camera degli ospiti prima di chiederle se ha bisogno di qualcosa. E' una routine confortante e Beck è felice di occuparne una minima parte. Dopo la doccia, Ben le chiede spesso se vuole fare due passi per vedere la città, rimanendo anche in silenzio. La notte, dopo averle dato la buonanotte, Beck lo scorge osservare le fotografie poste sul comodino e, dopo un tempo infinitamente lungo, mettersi sotto le coperte.
Beck cerca di rendersi utile. Lavora come cameriera al ristorante italiano all'angolo, contribuisce a fare la spesa con la paga settimanale e gli prepara la cena quando ha voglia di stare in cucina con lei invece di leggere di fronte la sua immensa libreria da cui prende i libri che dà a Rebeckah. Le ha prestato un telefonino che non usa più e le ha insegnato come usarlo nella maniera più semplice possibile.
Sono solo due settimane, eppure sono bastate perché entrambi imparassero molto l'uno dell'altra. Ben ha capito l'intraprendenza di Rebeckah e lei la sua quotidianità, come se volesse proteggerla da qualcosa.
Un giorno, però, le cose cambiano.
Benedict deve tornare per pranzo a casa e Rebeckah, uscita a fare la spesa, si avvia lungo la via per ritornare a casa quando all'improvviso il suo nome viene urlato dalla parte opposta della strada. Un ragazzo alto, dai capelli biondo cenere scompigliati e dagli abiti sgualciti attraversa pericolosamente la strada, schivando le macchine che frenano di colpo. Le si fionda addosso, stringendola in un abbraccio disperato e tenendola stretta contro il suo petto robusto.
Rebeckah lascia cadere le buste della spesa per terra e spinge via il ragazzo, dandogli un calcio all'inguine. "Levati, porco!"
Lui la guarda, tenendosi le parti basse con entrambe le mani. "Perché lo hai fatto?" sibila tra i denti.
Lei si abbassa e riprende le buste cadute. Parte a passo più svelto. "Non seguirmi o ne prendi di peggiori."
"Beck-" Lei inizia a scappare e, lentamente, la consapevolezza colpisce il ragazzo in pieno viso. "Beck!"
Lei si gira di scatto, continuando a camminare all'indietro. "Chi diamine sei?"
E David Copper sente - metaforicamente - un pugno colpirlo proprio all'altezza dello stomaco.

N/A pt. 2
Tadaaaaan eccoci arrivati alla svolta!
Ricordate David, vero? Oltre ad essere il ragazzo dei flashback è anche il protagonista del prologo di questa storia, partito alla ricerca di Beck misteriosamente scomparsa!🤗
Da qui le cose cambieranno e spero possiate apprezzarle! Se vi va, lasciatemi qualche voto/commento! Alla prossima 💖

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