3. Archè

Rebeckah supera a grandi falcate il lunghissimo corridoio che la fa allontanare sempre di più dalla sede centrale. Le luci al neon rendono l'atmosfera quasi celestiale, se non fosse per tutti i dipendenti che trascinano lunghi tubi metallici e strumenti di vario genere, seguiti a ruota da robot meccanici. Quando arriva alla fine del corridoio solleva l'indice e lascia che lo scanner posto sulla parete accanto alla porta scorrevole la identifichi. Superato l'ingresso, si inoltra in un'ampia sala circondata da panche metalliche poste lungo tutta la circonferenza dell'Aula Magna. Nonostante lo spazio sia enorme, sono pochi i posti occupati. Per lo più da giovani di età differenti, timidi e in attesa che la riunione cominci. Rebeckah prende posto su una panca ancora vuota, guardandosi intorno. Le luci sono leggermente soffuse e il silenzio è assordante. All'improvviso risuonano dei passi e una fila di uomini e donne entrano nell'Aula Magna protetti dai loro camici bianchi. Si posizionano ordinatamente dietro l'ampia scrivania e iniziano a sussurrare tra di loro, ammorbidendo quel silenzio fastidioso in cui gli aspiranti viaggiatori si sono sentiti in trappola. Un ticchettio di scarpe alla sua sinistra coglie l'attenzione di Beck, facendola girare da quella parte. Il direttore Sharman le si accosta, abbassandosi su di lei per abbracciarla. "Sono così felice di vederti qui" sussurra, staccandosi da lei ma continuando a tenere una mano dietro la sua nuca, accarezzandole i capelli scuri.
"

Ed io di vederti" risponde Beck, sorridendogli. "Non vedo l'ora di capire di più su questo progetto" ammette, stringendo le mani tra loro.
Ander Sharman, direttore dell'Istituto Archè di New York, ricambia il sorriso, allontanandosi e prendendo posto al centro dell'ampia scrivania. Tutti i presenti si alzano in piedi per salutare.
"Benvenuti" dice il direttore, allargando le braccia. E' sempre stato molto teatrante, o almeno Beck lo ricorda così. "Sono molto felice di poter parlare a coloro che sono stati selezionati per questo progetto magnifico quanto terrificante." Fa un cenno e tutti si siedono, tranne lui. Continua a far serpeggiare i suoi occhi blu su tutti i ragazzi posti intorno a Beck. "Gli esseri umani sono sempre stati affascinati da questo mondo nascosto, per questo voglio che voi sappiate di essere i primi a poter soddisfare questo desiderio, a poter dare una svolta alla nostra storia."
Beck si guarda intorno, spiando le espressioni facciali dei presenti. Un tipo solitario, seduto in alto, ha gli occhi puntati su Ander, quasi come se stesse studiando il suo volto. I suoi capelli sono biondo cenere ma con qualche sfumatura più scura e gli occhi chiari. Le orecchie di Beck sono tutte tese sul discorso che il direttore sta portando avanti con una certa eloquenza.
Lo conosce da quando è piccola. Ha sempre fatto parte della sua famiglia ed era un tutt'uno con i suoi genitori, impegnati com'erano tra gli scaffali colmi di esperimenti e microscopi sempre tesi a studiare cellule e tessuti. Nessuno si capisce meglio in un brainstorming scientifico di scienziati qualificati. Beck fa un sorriso, ricordando quei tempi felici, quei tempi in cui poteva ancora contare sui suoi genitori prima che le venissero portati via. Si sa, la scienza ha un suo prezzo, ma i suoi genitori Ellen e Jasper l'hanno pagato prima del previsto. E' passato appena un anno dal giorno in cui Ander è andato da lei per darle, nella maniera più morbida possibile, la triste notizia. Beck non li ha potuti vedere neanche un'ultima volta. E' stato Ander ad occuparsi di lei, ha fatto il possibile per non farle mancare niente. Aver perso i genitori a diciassette anni l'ha portata a far sorgere intorno a lei una barriera con cui contrastare gli ostacoli che la vita le avrebbe posto davanti. Le sue emozioni si sono irrigidite e questo le ha dato la forza per andare avanti e di pensare a se stessa, senza l'aiuto di qualcun altro. Ander è il suo padrino praticamente, e gli sarà sempre grata per tutto quello che ha fatto per lei. Ma questo nuovo lavoro, per Beck, è sicuramente un salto nel vuoto, una nuova possibilità.
"Sono anni ormai che la Russia boccheggia nella speranza di cogliere le riserve di petrolio che l'Arabia Saudita fa di tutto per proteggere. In tutto questo tempo le innovazioni e il progresso della scienza hanno senz'altro occupato un posto di primo piano nell'impiego del petrolio e gli Stati Uniti, date le enormi acquisizioni dall'Asia, non possono che proteggerla dalle mire russe che vogliono a tutti i costi appropriarsi del petrolio di cui hanno disperatamente bisogno. Le riserve mondiali si stanno esaurendo e la nostra Terra non riesce a tenere il passo con il nostro progresso e il bisogno sempre crescente di materie prime. Per questo le tensioni con la Russia sono aumentate e, secondo i miei calcoli, non manca molto prima che sferrino l'attacco. Per questo siete qui. Avete superato il test e siete i più qualificati a vivere questo viaggio. Benvenuti, quindi, al progetto che d'ora in poi sarà conosciuto con il nome Transfiguro. Molti di voi sanno che sono appassionato di storia, da qui il prestito latino per dare il nome a questa nuova fase dell'Istituto Archè, dove è possibile cambiare la Storia. Questi" dice, facendo entrare da alcune porte laterali diversi robot con degli aggeggi in mano, "sono il vostro passaggio." Schiaccia un pulsante e dal centro della stanza il pavimento si dirada per lasciare entrare e posizionare in mezzo all'Aula Magna un grandissimo macchinario metallico, ricoperto da fiale e tubi ramati. "Il gergo comune chiamerebbe questo congegno macchina del tempo, ma è di più. Molto di più. E' uno smaterializzatore che si collega a voi tramite questi orologi elettronici che i nostri amici " dice, indicando i robot, "stanno sorreggendo e che vi permetteranno di ridurvi in atomi e viaggiare nel tempo. I rischi sono molteplici, come ben saprete. L'atomizzazione comporta uno scompenso organico che ci metterà un bel po' a ripristinarsi, per questo ogni volta che viaggerete - dopo aver inserito le coordinate sullo schermo dell'orologio - rimarrete nel tempo selezionato per una manciata di mesi, così da poter dare al vostro corpo la possibilità di guarire e di prepararsi al viaggio di ritorno. Ogni vostra missione sarà monitorata e faremo in modo che non vi succeda nulla di male." Ander batte le mani una sola volta, come se volesse risvegliare i presenti dallo stato di trance in cui sono caduti. "Chiaramente non viaggerete per il puro piacere di farlo, bensì sarete l'àncora di salvezza per il vostro continente. Siete giovani, per cui avrete senz'altro letto molti libri e visto parecchi film, quindi sapete perfettamente che cambiare la Storia è pericoloso. Un piccolo dettaglio e mettereste in rischio la vostra stessa esistenza. Con il progetto Transfiguro potrete aggirarvi per la Storia, questo sì, ma il vostro compito è quello di cambiare molto lentamente le cose, così che - a piccoli passi - si possano cambiare le sorti di questa guerra ancora prima che possa cominciare. Vi illustreremo il programma e vi sottoporremo a dei test fisici e mentali che metteranno a dura prova i vostri riflessi. Chiudo questa prima assemblea esortandovi a contemplare il ruolo di primo piano che vi siete guadagnati e a prepararvi psicologicamente alle peripezie che dovrete affrontare. Alla prossima e buon proseguimento di giornata."
Tutti si alzano in piedi e applaudono, mentre Ander lascia la sua posizione e se ne va, lasciando i giovani eletti alle loro considerazioni. Beck lascia la panca su cui è stata seduta fino ad ora, notando gli scienziati e i robot che spariscono dall'Aula Magna come tutti gli altri futuri viaggiatori. L'unico che indugia al suo posto, con le mani giunte sotto il mento è il ragazzo che Rebeckah ha notato prima, sovrappensiero e con gli occhi fissi sullo smaterializzatore che lentamente viene inghiottito dal pavimento piastrellato. Beck esce finalmente dall'Aula Magna, accarezzandosi il ciondolo della collana che sua madre le ha dato un anno fa.

*****

Il dottor Collins finisce di fare le sue visite, per poi soffermarsi dietro la porta del dottor Rump. Bussa lentamente con le nocche, attendendo risposta dall'interno.
La porta si apre e Rump lo accoglie con un cenno della mano. Benedict rimane fermo e in piedi nella stanza, guardando gli occhi chiari dello specialista. "Puoi dirmi qualcosa?" domanda a bassa voce.
Paul Rump, psicologo del St. Bartolomew's di Londra, lo guarda, unendo i polpastrelli delle dita. "Sai che mi vincola il segreto professionale."
"Non voglio sapere cosa ti ha detto, ma come."
Paul inspira profondamente. "E' scossa, cosa vuoi che ti dica. Ha subito un trauma ma la dimenticanza non è riconducibile a niente che possa ancora capire. Lei non ricorda davvero nulla. Ho cercato di scavare a fondo, ma non capita tutti i giorni che una ragazza non ricordi assolutamente niente di sè." Scuote le spalle. "E' come se fosse appena venuta al mondo, quindi non ha mai sperimentato la vita e, di conseguenza, non ha collezionato alcun ricordo tangibile."
Benedict aggrotta le sopracciglia e unisce le labbra. "Non riesco a capire come sia possibile."
"Il minimo che possiamo fare è farla stare calma, per il momento. Magari ha solo bisogno di qualche altro giorno-"
"Sono due settimane che è nelle stesse condizioni in cui l'ho trovata." Benedict si tiene la fronte con la mano.
"I medicinali hanno bisogno di tempo per fare effetto."
E Benedict lo sa, conosce perfettamente le tempistiche. Così saluta Paul ed esce, inalberandosi nei corridoi dell'ospedale. Ha un'operazione tra due ore, quindi ha ancora un po' di tempo. Scende al piano inferiore e passa accanto alla porta della stanza di Rebeckah. Attraverso lo spiraglio della porta socchiusa la nota seduta contro il cuscino sollevato sulla schiena, il capo abbassato e gli occhi che scorrono uno dei libri da lettura che Benedict le ha portato come passatempo. Le dita di una mano sono aggrappate alla copertina rilegata e le altre impegnate a rigirarsi il ciondolo della sua collana. Nonostante Rebeckah possa avere tra i venti e i venticinque anni, sembra apprezzare quel libro adolescenziale. Benedict abbozza un sorriso, superando finalmente quella porta e accantonando il pensiero che gli rimbomba in testa.
Possono chiudere un occhio per un'altra settimana, ma quella ragazza non può rimanere ricoverata ancora a lungo. Deve lasciare la stanza e solo Dio può sapere il magone che si forma in fondo alla gola di Benedict.
Come dottore è perfettamente in grado di mantenere la distanza necessaria tra medico e paziente, ma quella ragazza... Vedere i suoi occhi, vederla così sola in quella stanza d'ospedale, non può che fargli ricordare il suo passato.
Deve fare qualcosa. Mentre si avvicina alla sala operatoria, prende un ampio respiro. Lascerà che quella settimana trascorra tranquilla e che Rebeckah faccia tutti i restanti controlli, poi prenderà una decisione.
Chissà, magari è proprio quella ragazza a dargli la tanto sperata seconda occasione.

N/A
Ciao a tutti e benvenuti in questo nuovo capitolo! Come spero abbiate capito, il confronto tra passato e presente sarà molto importante in questa storia, anche perché vi aiuteranno a conoscere i personaggi al meglio!
Spero vi sia piaciuto e alla prossima!❤

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