28. Ricominciare

E' strano quello che la vita può riservarti.
Beck ha vissuto a Londra, occupando la camera degli ospiti del dottor Benedict Collins, quando un ragazzo venuto dal futuro l'ha aiutata improvvisamente a ritrovare la memoria che le era stata portata via brutalmente, senza potersi opporre. Da quel momento è riapparso ogni ricordo, ogni emozione contrastante e il bisogno impellente di tornare nella sua New York e di salvarla prima che Memento eliminasse ogni particolarità della popolazione. In una decina di giorni, Beck ha dovuto lasciare Londra, tornare all'Arché, conoscere tutta la verità che si nascondeva dietro la scomparsa dei suoi genitori, ha perso Ander e poi ha perso David, tornato all'improvviso nella sua vita come un fulmine a ciel sereno. E' stato un viaggio caratterizzato da un'infinita conseguenza di sentimenti avversi che l'hanno portata a finire tra le braccia di David, l'unica persona che non l'ha mai abbandonata in queste montagne russe piene di sbalzi che rischiavano di farla scivolare via. La mano di David, però, è sempre stata lì pronta a prenderla, le sue dita sempre pronte a stringere quelle scivolose di Beck che si è trovata a mettere in discussione ogni aspetto della sua vita.
E

d ora eccola qui, seduta su un letto in una misera camera d'albergo, circondata da Leyla e Stuart e la sua mano stretta a quella di David, l'uomo che ora tutto il mondo crede sia morto.
Prende un ampio respiro, guardandosi la fasciatura intorno alla caviglia e il piede gonfio. Leyla e Stuart parlano con David, mentre in sottofondo le nuove notizie al telegiornale si susseguono incessantemente. Il volto di una giovane donna parla alla videocamera, tenendosi con la mano libera i capelli mossi dal vento forte che soffia su New York quella mattina.
"Ormai è stato deciso" dice, mentre i titoli si inseguono sullo schermo avvisando i telespettatori di quello che sta succedendo. "Il consiglio ha predisposto la riapertura dell'Archè sotto la guida direttiva di Eleanor Licker, che si è assicurata di riammettere tutti i dipendenti e di aprire nuovi bandi per colloqui di lavoro e stage formativi." La giornalista sorride, mentre le videocamere puntano sulla folla radunatasi di fronte le porte ancora sbarrate dell'imponente edificio. La voce della giornalista accompagna la ripresa dei dipendenti che esultano e tendono in alto i loro cartelloni pieni di slogan. "Il nuovo direttore Licker ha detto che la riapertura è una scommessa, un simbolo di ripartenza per tutti coloro che si sono trovati all'improvviso senza un impiego stabile. Alcune voci iniziano a girare" dice, mentre fanno passare in diretta un video preregistrato del nuovo direttore. "Chissà se Rebeckah Smithers, con i suoi trascorsi all'Arché, verrà riassunta. A più tardi con i prossimi aggiornamenti."
Il volto del nuovo direttore si staglia sullo schermo. Occhi verdi, ciglia voluminose, capelli tirati in alto con una coda, labbra piene e un paio di occhiali a montatura leggera posti sul naso lungo.  Solleva una mano per salutare le videocamere, entrando simbolicamente nell'Arché e tagliando le delimitazioni della polizia. Il suo corpo, insieme alla scorta, si inoltra all'interno dell'edificio, prima di lasciare spazio al servizio successivo.
Gli occhi dei presenti in quella camera da letto sono tutti puntati sullo schermo della televisione riparata - ovviamente dietro il pagamento della multa a causa dello scatto d'ira di Rebeckah.
David si morde l'interno della guancia, passando un pollice sul dorso della mano della ragazza, ancora assorti nei loro pensieri.
"Che ne sarà di te?" domanda Stuart, puntando i suoi occhi sul ragazzo. "Insomma, all'Arché credono tu sia morto. Tutti, in realtà, lo credono."
Beck si lecca le labbra. "A meno che non fingiamo tu sia un'altra persona”, scherza.
David si gira a vedere gli occhi scuri di Rebeckah, sollevando un sopracciglio. "Ti ricordo che è cambiata solo la direzione. Lì dentro mi conoscono tutti." Prende un ampio respiro. "La soluzione è semplice. Cambierò lavoro."
Beck annuisce. "Hai ragione. Non puoi tornare in scena all'improvviso. Tra l'altro, non dopo che tutti sanno che sei stato una spia russa".
"Ehi, ehi" dice David, dandole una leggera spinta e guardandola negli occhi scuri. Abbozza un sorriso. "Posso sempre trovarmi un altro lavoro e cambiare qualcosa, tipo i capelli o mettere delle lenti a contatto colorate."
Beck alza gli occhi al cielo, con un sorriso sul lato delle labbra. Punta i suoi occhi sulla fasciatura al piede, poi annuisce sovrappensiero. "Prima, però, dobbiamo risolvere un'altra cosa."
 
Tre giorni dopo, con un auricolare nell'orecchio attraverso cui David può ascoltare quello che si deciderà, tutti i viaggiatori nel tempo si incontrano in una piccola porzione del Central Park, con una fontana alle spalle e il giardino che si estende intorno a loro. Sono tutti seduti per terra a gambe incrociate, gli uni che parlano con gli altri, finché Beck non desta l'attenzione dei presenti. Circa quaranta paia di occhi le si puntano addosso, sorridendole anche se con un pizzico di compassione. Clarisse e Richard sono seduti in prima fila, applaudendo all'amica per darle forza. Beck si inumidisce le labbra prima di iniziare a parlare. "Ciao a tutti. Vi ho chiamato perché è necessario discutere di un aspetto molto importante che voglio portare alla vostra attenzione, confidando nella vostra saggezza. Come ben potete immaginare, i colloqui di lavoro si stanno aprendo e ci sono truppe che stanno svuotando gli ambienti dell'Arché. La macchina del tempo, però, è ancora lì dentro." Un chiacchiericcio inizia ad occupare il sottofondo. "Siamo gli unici a conoscerne l'esistenza e rappresenta un'informazione notevole, in questo clima di cambiamenti. Per questo vi ho radunato qui, per deliberare sulla persistenza del progetto Transfiguro. Il direttore Sharman nascondeva dietro questo nome i viaggi nel tempo e non è una decisione che spetta solo a me prendere. Ora che la dirigenza è passata nelle mani di un'altra persona ignara di tutto, dobbiamo decidere adesso se disfarci del macchinario o continuare segretamente a tenere i viaggi del tempo come progetto nascosto dell'Arché."
Un vociare erompe dal gruppo di colleghi, confrontandosi in maniera più o meno vistosa. Clarisse e Richard per poco non finiscono per litigare con un paio di ragazzi, ma poi si allontanano per raggiungere Beck che, oltre ad esprimere il suo parere, deve accomodarsi sulla decisione della maggioranza. Il destino della sua vita lavorativa è nelle mani di quel gruppo di ragazzi.
Clarisse appoggia una mano sulla spalla di Beck, lasciandosi andare ad un lungo sospiro. "David che ne pensa?" domanda.
Ebbene sì, Clarisse e Richard sono gli unici a cui Beck e David hanno detto la verità e sono stati ben felici del risultato.
"In ogni caso" sussurra Beck, sollevando le spalle, "non potrebbe tornare."
"Che palle" ammette. "Spero solo che questo branco di idioti valuti le conseguenze di quello che deciderà."
Rebeckah abbozza un sorriso, guardandosi il suo polso nudo. David è l'unico che ha l'orologio.

Aspettano svariati minuti prima che il dibattito possa essere riaperto e, alla fine, tutti più o meno hanno optato per la stessa cosa.
 
Cinque giorni dopo, inoltrandosi per lasciare i loro curriculum, i dipendenti dell'Arché si riappropriano dei loro orologi temporali abbandonati all'ingresso, stringendoli intorno ai polsi. Una coppia per volta, barricandosi all'interno dell'Aula Magna, sono partiti, lasciandosi dietro uno sbuffo di aria. Beck è seduta alla scrivania con l'auricolare ben posizionato. I suoi occhi sono incollati sullo schermo incastonato nella scrivania, mentre controlla la tracciabilità dei viaggi.
Quel posto è stato abitudinalmente occupato da Ander e appoggiare le mani su quel piano della scrivania le fa stringere lo stomaco, riaccendendo la rabbia che risiede in silenzio nel suo animo frastornato. Quell'uomo le ha dato tanto ma le ha tolto tutto allo stesso tempo. Ai suoi ricordi positivi si accostano quelli negativi che hanno portato cambiamenti irreversibili nella vita di tutti loro.
"Stanno rispettando le regole?" domanda all'improvviso la voce di David nel suo orecchio. Regolarizza il respiro, cullandosi sul quel suono.
"Sì" risponde Beck. "Tu sei arrivato?"
"Certamente." La sua voce è rassicurante. "E sono anche un po' ansioso."
Beck abbozza un sorriso che lui non può vedere, mentre in ordine le coppie ritornano dai loro viaggi, brancolando un po' per il dolore alle tempie e uscendo dalla porta sul retro. Quando l'Aula si è finalmente svuotata, David entra dalla porta principale, mentre Leyla e Stuart sono messi a guardia come robot di benvenuto che accolgono i nuovi arrivati, diramandoli nei vari corridoi. Ovviamente è stato tutto permesso dalla nuova direttrice che ha ben accolto l'idea degli androidi di benvenuto, seppur un po' imbarazzante per Leyla che non ha mai avuto contatti al di fuori di Beck nella sistemazione della sua stanza. David aiuta Beck a sostenersi sulla caviglia dolorante, seppur in fase di guarigione, poi si mettono al centro e si guardano negli occhi. "Pronto?" domanda lei, abbozzando un sorriso e tenendosi forte alle mani del ragazzo.
David ricambia, stringendo i suoi occhi. "Come sempre" sussurra. Inseriscono le loro coordinate e in un battito di ciglia rientrano nel flusso del tempo.
Secondo il computer sono stati via solo trenta secondi, ma il tempo, in quel viaggio, è stato parecchio più lungo. Cinque mesi, più o meno.
Cinque mesi in cui sono stati liberi di scorrazzare ovunque volessero, sopportando piacevolmente i dolori alle tempie e la spossatezza fisica. Cinque mesi in cui sono andati a trovare Benedict, salutandolo piacevolmente nel suo studio all'ospedale; cinque mesi in cui sono andati a far visita a Jasper Smithers, facendosi accogliere nella sua piccola casa accogliente di Londra bevendo tè caldo nel pomeriggio, con il telegiornale che passava in rassegna le nuove notizie, tra cui un noto scienziato arrestato per spionaggio; cinque mesi in cui hanno potuto fare lunghe passeggiate per Parigi, baciandosi - come vuole la tradizione - sull'ultimo piano della Tour Eiffel, con le luci della città che completavano quel quadretto romantico; cinque mesi in cui hanno bevuto sangrìa a Madrid, hanno fatto il bagno nelle terme di Budapest e si sono tuffati nelle limpide acque di Corfù. Cinque mesi in cui, da dietro un angolo, hanno visto i loro genitori - Ellen e Jasper, Viktor e Sasha (conosciuti a New York con il cognome Colinfard) - lavorare all'interno di un laboratorio, chinati sui prototipi degli androidi. Con un peso sul cuore, una volta ritornati nel loro giusto anno, hanno sfilato i loro orologi dal polso e li hanno lasciati in una cesta insieme a tutti gli altri. Beck ha guardato David cancellare il database e rompere i cavi della macchina del tempo per renderla fuori uso mentre lei ha cancellato ogni cartella, ogni informazione archiviata in quel computer che Ander ha controllato tenacemente. Ogni ricordo, ogni prova dell'esistenza dei viaggi nel tempo svanita nel nulla. Trascinano entrambe le cose insieme, Beck spostando lentamente il cestino con tutti gli orologi e Davi spingendo la macchina attraverso la porta che dà sul retro. Li posizionano poco distanti dagli altri rifiuti speciali che quella sera sarebbero stati smistati. Beck cerca di trattenere le lacrime quando David sfila dall'interno della giacca una fialetta di alcool e dei miseri fiammiferi. Sparge il liquido sugli orologi e sulla macchina del tempo, poi accende un fiammifero. Beck e David guardano quella misera fiammella, dopodiché si scambiano una rapida occhiata chiedendosi tacitamente il permesso per continuare. Beck stringe le labbra e annuisce, così David le prende la mano libera, mettono un po' di distanza tra sé e i macchinari e lancia rapidamente il fiammifero che si stava pian piano consumando tra le sue dita. Danno le spalle a quel vicolo stretto mentre le fiamme si arrampicano sulla macchina del tempo e investono gli orologi, bruciando lentamente ogni rimasuglio.
E' stato deciso così.
Quel giorno, al parco, la scelta è stata unanime. Memento aveva procurato una crepa che nessuno avrebbe potuto arginare. Abbandonare i viaggi del tempo è stata l'unica scelta valida, presa a malincuore, ma sicuramente la più sicura.
Certo, nessuno è sicuro di come andranno le cose. La Storia è imprevedibile e può presentarti qualunque cosa, anche se si cercherà di contrastarla con tutti i mezzi a disposizione.
La domanda di Rebeckah attende nell'ufficio del direttore di essere accolta per lavorare di nuovo all'Arché, quella di David, invece, nell'ufficio del rettore di un'università poco conosciuta fuori città.
Nell'attesa di risposte che non tardano ad arrivare e con le sirene dei vigili del fuoco che si avvicinano, si allontanano entrambi dall'Arché, Beck con i capelli ricci e sciolti sulla schiena, lo sguardo lucido e il petto che prende ampi respiri, David con un cappello a visiera con cui nascondere i capelli biondi e gli occhiali da sole sul naso.
Procedono lungo la via pronti per ricominciare, mano nella mano e con le tasche piene di ricordi.

N/A
Ebbene , eccoci giunti all'epilogo di Memento.
Come sempre, ringrazio Kaspercoffee perché legge i capitoli in anteprima e mi suggerisce come migliorare le scene e che colpi di scena inserire
Ringrazio anche voi che avete letto questa storia, sperando davvero che vi sia piaciuta e vi abbia fatto compagnia in questi mesi complicatissimi che il 2020 ci ha messo davanti.
Un bacio e alla prossima ❤

P.s sul mio profilo ci sono diverse storie di vario genere ma Memento è la terza, accanto a Running out of time e Trapped in time, a parlare di viaggi nel tempo. Quindi, se vi va, fateci un salto e buona lettura!

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