26. "Sono qui."
Quando Beck riapre gli occhi si ritrova stesa su un letto morbido, con Leyla e Stuart chinati su di lei con gli occhi sgranati. Beck si porta una mano alla testa, cercando di mettersi seduta contro la testiera del letto. A quanto pare, ha perso i sensi. "Mamma mia, ragazzi" dice massaggiandosi la zona dolorante. "Non potete capire cosa sia successo."
"Lo sappiamo" dice Leyla, mordendosi il labbro inferiore. Si fa da parte e gli occhi di Beck si posano direttamente sulla figura seduta ai piedi del letto, con un sorriso appena accennato sulle labbra rosee.
Rebeckah indietreggia, sgranando gli occhi. Lo indica rapidamente con un dito. "Lo vedete anche voi, vero?" dice, chiedendo conferma ai due androidi che annuiscono vistosamente. Beck scuote la testa. "No, non può essere vero."
"Lo è" dice Leyla, sorridendo. "Ora io e Stuart vi lasciamo da soli" dice, prendendo la mano dell'altro robot e lasciando Beck da sola con quel ragazzo identico a David.
Quando la porta si chiude dietro i due androidi, Rebeckah scuote di nuovo la testa. Le sue mani sono gelide e le labbra secche. Il cuore le batte a mille e si sente la gola asciutta. Punta i suoi occhi scuri su quelli del ragazzo, guardando quel viso dolce, le gote rosee, gli occhi ben aperti, i capelli chiari scomposti e un accenno di barba sul mento. Ha anche gli stessi abiti addosso. "Non puoi essere veramente tu."
"Invece sì, Beck. Sono io."
"No."
"Sì."
"Sei morto, David!" esclama lei, portandosi le mani alla testa. "Sei morto" ripete, chiudendo gli occhi. "Eri davanti a me, con un buco allo stomaco e la tua mano stretta alla mia fino a quando non hai lasciato andare la presa. Non puoi essere tu, perché il mio David è morto davanti i miei occhi" dice, sollevando le palpebre e guardando quel viso che ricambia. Continua a scuotere la testa. "Non è possibile che tu sia qui. Sei un fantasma."
"No, Beck. Sono qui."
"I fantasmi possono essere molto reali-"
David la interrompe, avvicinandosi a lei e prendendole una mano. Le stringe delicatamente le dita, tenendo i suoi occhi chiari inchiodati in quelli della ragazza. Beck percepisce la sua presa, il calore che gli trasmette. "I fantasmi non potrebbero toccarti. Io lo sto facendo, Beck. Sei sotto schock, lo capisco. Ma questa è la mia vera mano."
La ragazza sente il cuore batterle furiosamente nel petto. Prende un ampio respiro e avvicina l'altra mano al petto del ragazzo, sfiorando il tessuto della sua maglietta. Appoggia il palmo sul suo petto e sente il suo cuore battere rapido contro la sua pelle. Si morde le labbra, portando i suoi occhi su quelli del ragazzo. David le sorride, annuendo lentamente.
Sembra quasi che il tempo si sia fermato per qualche istante, ma poi Rebeckah lo spintona via. "Ti odio!" gli urla, iniziando improvvisamente a colpirlo. "Ti odio, ti odio, ti odio!" David la blocca con entrambe le braccia, facendola accostare al suo corpo e stringendola in un abbraccio. "Mi sono disperata per te. Ho lottato affinché nessuno dicesse qualcosa di brutto sul tuo conto e tu che fai?!" dice contro la maglietta del ragazzo che inizia a bagnarsi delle lacrime che le stanno scendendo silenziose dagli occhi. "Tu riappari così, senza dire niente e fingendo che sia tutto normale!" Si stacca da lui per guardarlo negli occhi. Non sorride più. "Il mio cuore si è spezzato e non puoi neanche immaginare cosa io abbia provato in questi giorni."
Cade un silenzio spettrale in quella camera d'albergo, rotto solo dai respiri profondi che Beck sta facendo per calmarsi.
David ha quasi paura a proferire parola. Ingoia a vuoto. "Avrei dovuto avvisarti, lo so. Ma era l'unico modo affinché funzionasse" sussurra.
"Cosa, David?" esclama. "Cosa avrebbe dovuto funzionare? Io non posso credere di star parlando con te in questo momento, non dopo aver pianto per la tua morte!"
"Lo so, Beck. Mi dispiace, te lo giuro." Le prende le mani, sentendole ghiacciate. "Ti avevo detto di fidarti, però."
"Fidarmi?" sbotta lei, ritraendosi dalla sua presa. All'improvviso ricorda quegli attimi, quando David aveva schiuso le labbra per parlarle. Stringe i denti. "Perché mai avrei dovuto dare peso a quella parolina detta con il tuo ultimo fiato quando i tuoi occhi si stavano chiudendo per sempre davanti ai miei?!"
"Era tutto calcolato."
"Col cazzo" sbotta lei, staccandosi da lui e addossandosi alla testiera del letto, portandosi le gambe al petto e stringendole per crearsi un guscio protettivo. "Avevi calcolato tutto il dolore che avrei provato?" Nasconde la testa tra le sue gambe. "Ti ho anche organizzato il funerale."
"E di questo ti ringrazio-" Ma David ammutolisce di colpo quando riceve un'occhiata fulminante dalla ragazza. Allora prende un ampio respiro, guardandosi le mani.
"Dammi la possibilità di spiegare tutto." Beck non replica. Rimane in silenzio e i suoi occhi gli fanno capire quanto veramente l'abbia fatta soffrire. Così David prende un ampio respiro ed inizia a raccontare. "E' inutile anche che io faccia un giro di parole, ma la verità è questa: tu mi hai visto morire, a quanto pare, ma quel ragazzo morto non sono io...io."
Beck solleva un sopracciglio. David smorza un sorrisetto che la ragazza vorrebbe solo strappargli da quel viso così vivo. "Sapevo cosa sarebbe successo. Era tutto chiaro nella mia testa. Ho solo voluto darmi una seconda possibilità."
"Come?" sbotta lei.
"Andando nel passato, Beck. Ma non un passato troppo lontano. Sono andato indietro giusto di qualche ora e mi sono portato dietro un altro David che portasse a compimento la missione al posto mio." Beck spalanca la bocca ma non dice niente. David si morde le labbra, sollevando le mani in segno di resa. "Ancora prima che tu possa aggiungere qualcosa-"
"Hai rovinato tutto. Hai incasinato la tua linea temporale." Lo guarda, scuotendo la testa. "Sei un codardo" dice lei.
David abbassa il capo, sconsolato. "Non lo sono" risponde. "Ma sono un viaggiatore del tempo e per una volta ho voluto fare le cose come dico io. Ho sbirciato da lontano come le cose sarebbero andate senza intervenire e ho capito che per me l'attacco ad Ander sarebbe stato un suicidio. L'ho sempre saputo perché mai e poi mai avrei lasciato che tu ci andassi di mezzo. Non avevo paura. Ero pronto ad ogni evenienza, ma poi mi sono fermato a pensare alle conseguenze. Ho fatto questo scambio solo perché mi sentivo in colpa per delle cose che ho fatto e.. non volevo lasciarti da sola."
Beck si lecca le labbra, prendendo un ampio respiro. "Tu sai cosa è successo veramente lì dentro?"
David scuote la testa. "Io e l'altro David avevamo un accordo. Sarei tornato in scena solo se lui fosse morto. In caso contrario, lo avrei riportato indietro."
La ragazza sospira pesantemente. "In quel laboratorio tu hai rivelato chi sei veramente."
David abbassa lo sguardo, annuendo. "Immagino. Riesco anche a percepire quanto tu sia arrabbiata e delusa da me."
Beck scuote la testa. "No. Non sono arrabbiata. Ne sei stupito?" David la guarda, non dicendo niente. "David è morto perché sono intervenuti gli americani. Quando mi hai rivelato chi sei, io ero già a conoscenza di tutto perché i tuoi documenti in bagno hanno parlato molto chiaramente. E' bastato fare qualche ricerca e puf, ecco tutta la verità su David Copper. Questo vantaggio mi ha dato chiaramente la possibilità di organizzare un contrattacco. Avevo pensato "Ma se David è un russo, significa che i russi organizzeranno un'imboscata" e così mi sono messa preventivamente in contatto con alcuni soldati americani che hanno ben apprezzato l'informazione. Organizzare il resto è stato semplice. L'attacco ad Ander sarebbe stata l'occasione perfetta. Dovevo solo schiacchiare un tasto sul mio orologio e sarebbero arrivati." Beck si inumidisce le labbra. "Tu sei morto soltanto dopo, perché i soldati russi non avevano controllato per bene Ander e non si erano accorti avesse una fottuta pistola nei pantaloni. Pensa un po' se fossi morta io, allora. Il proiettile ti ha colpito solo perché mi sono fatta da parte e non puoi neanche capire quanto mi sia pentita di quel gesto. Mi ha perseguitato in ogni momento. Ma ora, vedendoti qui davanti a me, cosa sarebbe successo se effettivamente il proiettile avesse colpito me, come programmato? Saresti tornato indietro a prendere un'altra Beck che sostituisse la tua, morta?"
"No."
"Allora non pensare che io riesca ad accettare tutto questo."
"Però sarei tornato indietro nel tempo e forse sarei venuto a trovarti o, ancora meglio, sarei rimasto nel passato insieme a te, non avendo nessun'altra casa."
"E avresti cambiato il corso degli eventi per ritagliarti un altro po' di tempo con me?" Beck solleva un sopracciglio, ironica.
"Perché sicuramente quegli istanti mi avrebbero permesso di essere più felice." David la guarda, cercando di cogliere nei suoi occhi un segno di comprensione.
Ma Beck scuote la testa. "Per rincuorarti del fatto che, anche da morta, avresti potuto passare del tempo con me, cambiando inesorabilmente il mio destino in quella linea temporale?"
David prende un ampio respiro per risponderle e le parole gli escono prima che possa controllarle. "Perché io non posso immaginare la mia vita senza di te, Beck." Entrambi si guardano, prendendo ampi respiri. David si morde il labbro superiore, scuotendo la testa. Fa un sorrisetto triste. "Già. Che stupido ad averlo pensato, eh?" Si alza in piedi, girando intorno al letto per andarsene dalla stanza d'albergo. "Credevo che questo mio piano potesse farti piacere. Non temevo affatto il mio destino e, conoscendomi, sapresti che è vero. Non l'ho fatto per egoismo, ma solo per te, per non renderti triste. Non volevo diventare un altro tassello mancante della tua vita in un mondo che ti ha già tolto parecchio." Si avvicina alla porta della camera, appoggiando la mano alla maniglia.
"E perché lo hai creduto, David?" Beck sente le lacrime pizzicarle gli occhi lucidi.
Lui si gira a guardarla. Una lacrima solca all'improvviso la sua guancia e subito provvede ad asciugarsela con il dorso della mano. "Perché io ti amo, Rebeckah. E forse mi sono illuso che tu potessi ricambiare, in qualche modo."
L'aria nella stanza si fa improvvisamente più rarefatta. Beck rimane immobile, con le labbra schiuse e gli occhi fissi su David. Lui, però, dopo averla guardata a lungo, scuote la testa e abbassa la maniglia, uscendo dalla stanza e lasciandosi dietro un vuoto che Beck sente persino tra le dita.
Lascia la camera soltanto il giorno dopo. Stuart e Leyla le fanno compagnia, portandole eventualmente del cibo da consumare su quel letto che Beck non ha osato abbandonare. Le parole di David le risuonano ancora nelle orecchie e la morsa allo stomaco non intende allentarsi. Rimane raggomitolata sulle coperte rimboccate, gli occhi fissi sulla finestra aperta e le pesanti tende spostate dal vento che circola nella stanza. Si mette seduta, poi va verso le imposte spalancate e guarda la città in pieno fermento lungo le strade. Ragazzi che vanno a scuola, adulti che corrono a lavorare e taxi che superano a gran velocità l'asfalto che ricopre tutte le strade. Prende un ampio respiro, continuando a guardare fuori dalla finestra.
David la ama e ha cambiato il suo passato per non abbandonarla.
David la ama.
Quelle tre paroline le riempiono completamente la testa e non riesce a pensare a nient'altro. Non può ignorare, però, quanto abbiano lavorato velocemente i battiti del suo cuore quando quelle tre parole hanno abbandonato la sua bocca, quasi come se le avesse - inconsciamente - aspettate. Nella sua mente ripercorre tutti i loro viaggi, tutte le emozioni che hanno provato e che li legheranno per sempre, tutte le storie che hanno solcato e i discorsi che hanno riempito le loro orecchie.
Beck ha sempre contato su di lui, si è sempre affidata a David pur sapendo di riuscire a fare le cose da sola. Lo ha sempre aspettato e si è fidata di lui anche quando non ricordava nemmeno chi fosse. Si porta una mano tra i capelli, dopodiché va a farsi una lunga doccia rigenerante mentre Stuart e Leyla guardano il notiziario.
Quando esce dal bagno in una nuvola di vapore e il corpo avvolto da un accappatoio bianco, gli occhi di Beck vanno dritti verso lo schermo del televisore. Un giornalista parla davanti l'ingresso dell'Arché e annuncia le novità.
L'intera struttura è stata perquisita e gli unici indizi sulla colpevolezza del direttore Ander Sharman sono stati rinvenuti all'interno della sua stanza. Gli appunti erano tutti contenuti in un libro scritto probabilmente dal direttore dal titolo "Memento audere semper". Probabilmente una traccia di quello che avrebbe fatto era contenuta all'interno del titolo stesso, mentre nell'opera erano elencati schemi e schizzi di laboratorio che scienziati esperti stanno cercando di studiare a fondo per coglierne l'efficacia. Quello che possiamo dire, però, è che New York è stata salvata da un'arma di cui nessuno era a conoscenza. Ci resta ora da domandarci cosa ne sarà di quest'immenso edificio e che fine faranno i nostri scienziati sempre pronti a lavorare per noi.
Beck si libera i capelli bagnati dall'asciugamano, scuotendo la testa. "Sono tutti così ingenui" dice, catturando l'attenzione degli androidi.
"Ma è vero, Beck. Non potrebbero mai immaginare cosa si nasconda lì dentro."
"Ti riferisci ai viaggi nel tempo, Leyla?"
"Sì."
"Probabilmente resteranno un ricordo lontano di chi ne ha preso parte."
"E' un peccato però" dice Stuart facendo schioccare la lingua. "Sono uno strumento efficace."
Beck rientra in bagno per asciugarsi i capelli con il phon, rimanendo in accappatoio ed indossando le ciabatte morbide. Quando lo spegne e rientra in stanza, vede entrambi gli androidi osservarla. "Che c'è?"
"Che farai, adesso?" domanda Leyla. "Non possiamo rimanere in albergo per sempre. I soldi non basterebbero."
"Troverò qualcosa da fare. D'altronde ho esperienza in un ristorante. Facevo le pulizie" dice, abbozzando un sorriso.
"E con David?" domanda Stuart. "Non parlerai più con lui?"
Il cuore di Beck fa un balzo nel petto quando sente il suo nome. "Ho paura di sentirmi in imbarazzo" ammette, sospirando.
"Ma perché?" domanda Leyla. "È sempre David. Non è cambiato."
"Ma le cose tra noi sì. Sì che sono cambiate. Sono stata troppo severa con lui ma in quel momento ho pensato solo allo sbaglio commesso, non all'intento con cui ha voluto farlo."
"Io non credo" dice Stuart, abbozzando un sorriso. Entrambi gli androidi si girano dall'altra parte quando Beck si riveste rapidamente.
"Perché lo pensi?"
"Perché ti conosciamo, Beckie" dice Leyla. "Sono più di otto anni che viviamo al tuo fianco. Quindi sì, credo che ti conosciamo abbastanza bene per dire che le cose tra di voi non sono cambiate. Semplicemente, uno di voi due ha fatto chiarezza per primo."
"Per primo?" dice Beck, sollevando un sopracciglio. "Credete che io debba rivedere quello che provo per lui?" Alza gli occhi al cielo.
Entrambi gli androidi sollevano le mani. "Sarebbe una tua decisione, eventualmente."
Beck si lascia andare ad un lungo sospiro, scuotendo la testa. "Non ne ho bisogno." Eppure i pensieri nella sua testa premono sempre più forte affinché lei li ascolti veramente. E se fosse vero? E se quello che ha sempre provato per lui fosse davvero qualcosa di così profondo?
È davvero possibile che il bene che prova nei suoi confronti sia cresciuto di intensità con il passare degli anni, trasformandosi?
E poi, perché continua a sentire quella morsa fastidiosa allo stomaco che non le permette di mangiare quanto vorrebbe?
Prende le chiavi della stanza, avvicinandosi alla porta. "Vado a fare due passi" dice.
I due androidi annuiscono, sorridendo. Poi si guardano reciprocamente. "Chissà se.." inizia Leyla a dire, ma Stuart la zittisce subito.
"Non parliamo prima del previsto."
Entrambi nascondono una risata.
N/A
Ciaooo a tutti, ecco qui un nuovo capitolo nel quale David racconta come siano andate realmente le cose. In più, rivela di essere innamorato di Beck. Sorpresi? 😂
Se vi va lasciatemi qualche voto/commento e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un bacio e al prossimo aggiornamento ❤
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