21. Memento audere semper

Sono passati due giorni, la Russia ha attaccato all'alba e New York è sconvolta.
L

a gente tenta inutilmente di portarsi dietro bagagli con dentro l'indispensabile ma a nessuno viene permesso di partire. La città è blindata e chi si nasconde al suo interno, con gli occhi incollati sui televisori per essere aggiornati in tempo reale sugli eventi, non può uscire.
Rebeckah è all'interno dell'Arché, mentre tenta di camuffarsi con un berretto calato sulla fronte e un camice di due taglie più grande. Sgattaiola lungo quei corridoi che conosce da sempre e sta ben attenta a non incrociare gli occhi di nessuno, in particolare le sue stesse iridi scure che vagano disperate in quell'istituto enorme in cui credono tutti di essere al sicuro. Beck si nasconde dietro un bancone, sentendo dei passi concitati uscire dalle ampie porte dell'edificio. Fa sporgere di poco la testa nascosta dal cappello e scorge Ander uscire fuori con la sua scorta di guardie del corpo, pronto a rilasciare un comunicato. Beck ricorda perfettamente quel giorno, anche se le sembra sia passata una vita. I viaggi del tempo, d'altronde, ti confondono e ti fanno sembrare eventi vicini lontani un secolo. Scorge Ander sparire in mezzo alla gente e ne approfitta per imboccare i corridoi e dirigersi verso il suo studio. Supera la sua stanza, attraversa a passi lunghi il corridoio e nota la porta chiusa. Bussa per certezza, dopodiché abbassa la maniglia, entra e si chiude la porta dietro. La stanza è in subbuglio, come se Ander avesse cercato disperatamente qualcosa. Con mani tremanti inizia a guardarsi intorno, cercando di imprimere nella sua testa ogni angolo, ogni mensola di quello studio che ha frequentato così tante volte che le sembra assurdo doverci trovare qualcosa di così nefasto per il suo mondo. Sul fondo della stanza la seconda porta in legno è chiusa e a sorvegliarla c'è Stuart, il robot privato di Ander.
"Rebeckah" dice, immobilizzando la ragazza. Il suo respiro è affannoso e i brividi le corrono lungo la schiena. Solleva gli occhi e incontra quelli realistici dell'androide che piega di poco la testa, non capendo. "Cosa ci fai qui?"
"Stuart, ti prego" dice lei, sollevando di poco il berretto sulla fronte. "Ho bisogno di te."
"Sai che non posso fare molto."
"Invece, se mi ascolterai, potrai fare moltissimo."
Il robot ingoia a vuoto. "Ander sa che sei qui?"
Beck guarda i occhi e scuote lentamente la testa. "E' per questo che ho bisogno del tuo aiuto."
Stuart inizia a scuotere la testa e a battere le palpebre più frettolosamente. "No" inizia a dire. "Non posso-"
"Sì, ti prego, ascoltami."
"Non sai cosa potrebbe farmi-"
Beck gli appoggia le mani sulle spalle e tiene il suo sguardo inchiodato sul volto pallido del robot. "Lo so perfettamente, ma tu non hai idea di cosa potrebbe fare lui in questi due giorni."
L'androide tiene gli occhi incollati sul viso della ragazza, notando il cappello sollevato sulla fronte e il pallore del suo volto. "C'è qualcosa di strano in te" ammette Stuart, socchiudendo gli occhi. "Sei venuta a parlare con Ander più o meno mezz'ora fa. Cos'altro vuoi?" Ma non le permette di parlare perché le sue palpebre si sbarrano e sembra capire tutta la situazione in un attimo. "Tu sei un'altra Beck." Rebeckah ingoia a vuoto e le mani iniziano a gelarsi. Vorrebbe scappare ma sa non essere la soluzione migliore al momento. L'androide si libera dalla presa della ragazza e fa un passo indietro, addossandosi sulla porta di cui è messo a guardia. "Cosa vuoi da me? Perchè sei qui?" ripete, mordendosi il labbro inferiore.
Beck si lecca le labbra e prende un ampio respiro, sentendo il suo cuore batterle forte nel petto. "Sono qui per evitare che Ander ci faccia del male."
Stuart scuote la testa. "No, non potrebbe mai farlo. Non a noi."
Beck lo guarda. "Invece lo ha fatto, Stuart. Ed io sono tornata per impedirglielo."
Gli occhi dell'androide continuano a guardare il viso pallido della ragazza e cerca di leggere nel suo sguardo. Coglie tristezza, rancore e una paura che le paralizza il respiro seppur cerchi di controllarlo prendendo sempre più aria e respirando più rumorosamente. Inizia a tranquillizzarsi e allunga una mano per stringere quella tremante della ragazza. Afferra le sue dita, continuando a guardarla negli occhi. "D'accordo" dice soltanto. "Cosa vuoi che faccia?"
Beck abbozza un sorriso e vorrebbe abbracciare quel robot che conosce da anni. "Tu conosci il piano di Ander?" domanda a bassa voce. Stuart scuote la testa. "Sai se nasconde qualcosa qui?" chiede ancora. Ma il robot scuote le spalle.
"Nel suo studio non c'è nulla, ma credo che nel laboratorio ci sia quello di cui hai bisogno." Gli occhi di Beck si illuminano mentre il robot si fa di lato per aprire la porta. "Non ho idea di cosa tu stia cercando, ma se Ander nasconde qualcosa, è per forza lì." La lascia passare e la vede superare l'arcata e fermarsi di fronte ad un'altra porta.
Beck la osserva e contrae le sopracciglia. "E questa porta dove conduce?" domanda.
Il robot inizia a socchiudere la porta. "Quella è la sua camera. Il laboratorio è lì, in fondo al corridoio." E quello Beck lo ricorda perfettamente. Annuisce e Stuart chiude la porta. "Hai dieci minuti prima che Ander ritorni qui. Ha un appuntamento con un politico."
Beck prende un ampio respiro e per prima cosa corre verso il laboratorio. Prima di sbucare sulla scena, controlla che nessuno stia prestando attenzione. Nota Richard e Clarisse chini sulle loro scrivanie, gli occhi incollati al pc e le mani che digitano frettolosamente sulle tastiere. Scorre con gli occhi il perimetro di quel laboratorio e nota la cella dai vetri trasparenti entro cui Ander l'aveva chiusa. Vede i tubi a cui è collegata, così si inoltra in quella direzione strisciando contro la parete. Nota i cavi affluire in un armadietto di metallo, così cerca di aprirlo infilando le dita nella fessura. Lo sportello si apre con un scatto e nota la bombola di gas nascosta lì dentro. Beck prende un ampio respiro. Lì c'è una parte di Memento, quella che le farà perdere la memoria fra meno di due giorni ormai. Non può portarla via, altrimenti la sua storia cambierà per sempre e avrà degli esiti sconosciuti. Chiude lo sportello e si abbassa dietro la scrivania, rimanendo nascosta lì per qualche istante. Le tempie iniziano a farle male e la gola è secca. Si stringe le gambe al petto e cerca di calmare i battiti furiosi del suo cuore. I tanti pensieri nella sua testa la costringono a provare emozioni che necessitano di essere messe in disparte perché non le permettono di pensare lucidamente. Ha tante questioni di cui occuparsi, ma quando rimane da sola e in silenzio vorrebbe solo piangere in un angolo per sfogarsi di tutta la rabbia che ha dentro. Purtroppo, però, non ha il tempo per farlo e si chiede quando finalmente potrà sciogliere quel nodo che le opprime il petto da giorni. Si rimette in piedi. C'è un altro posto, adesso, dove andare. Con nonchalance ritorna indietro mentre gli scienziati continuano ad interagire tra loro rimanendo immobili nelle loro postazioni. Lancia un'ultima occhiata ai suoi amici ed imbocca nuovamente il corridoio, fermandosi questa volta di fronte alla stanza di Ander. Gira la maniglia tondeggiante ed entra nella camera, socchiudendo la porta alle sue spalle. C'è un letto sfatto addossato alla parete, il muro è colmo di mensole piene in ogni angolo, un armadio è posto contro la parete frontale e una scrivania vuota è accanto al letto. Beck va subito verso le mensole, arrampicandosi sul letto per vederle più da vicino. Sposta libri, fotografie, oggetti di ogni tipo, rimettendoli subito a posto. Sfila un libro più piccolo e lo afferra tra le dita. La copertina è spoglia, c'è solo un titolo scritto a penna al centro: Memento audere semper. Gira la prima pagina e nota una fotografia incastrata tra la prima e la seconda pagina. Gli occhi le si riempiono di lacrime. Nella foto ci sono i suoi genitori e Ander. Suo padre è tagliato fuori, come se la fotografia fosse stata tagliata con una forbice, per cui si vedono soltando Ander e sua madre abbracciati mentre le braccia dell'uomo sostengono una bambina dai capelli scuri, gli occhi grandi e la bocca sorridente. Beck si riconosce e vede in quella bambina la vita che avrebbe dovuto avere, circondata da persone che le vogliono bene e le permettono di avere una famiglia. Ma quando vede gli occhi azzurri di Ander che guardano l'obiettivo la realtà la schiaffeggia prepotentemente, dandole visione di quello che realmente rappresenta la foto: la vita che Ander avrebbe voluto avere, affiancato unicamente dalla donna che ama e prendendosi cura della piccola Beck. Rebeckah sente le lacrime agli angoli degli occhi, poi gira la fotografia e vede che quello non è un libro normale. La pagine, infatti, sono intagliate al centro, nascondendo una piccola chiavetta usb nascosta nel buco creato dalle pagine. La prende, dopodiché sente la voce di Stuart sbucare dalla fessura appena aperta della porta. "Beck, è ora che tu esca da lì."
Non perde tempo. Stringe la chiavetta fra le dita e rimette il libro a posto. Scende dal letto ed esce dalla stanza, chiudendosi la porta dietro. Stuart la lascia passare ma invece di vederla uscire dallo studio, la vede girare intorno alla scrivania e posizionare la chiavetta usb nel computer acceso di Ander. "Ma cosa stai facendo?!" esclama il robot, sgranando gli occhi. "Se ti scopre, è la fine."
"Devo finire di vedere una cosa, Stuart." Controlla che la chiavetta sia inserita correttamente e nota una piccola E scritta sopra. Ha un déjà-vu.
Fa riprodurre immediatamente il video apparso sulla schermata.
Sua madre Ellen smanetta con la telecamera, poi guarda dritta nell'obiettivo. "Spero funzioni" dice, abbozzando un sorriso. Beck vede in quel sorriso una paura che sua madre cerca di mascherare. La vede stringere le mani tra loro. "Ciao, Beck" dice la donna, inumidendosi le labbra. "Ho poco tempo a disposizione" dice Ellen a bassa voce. Continua a guardarsi indietro, come se si aspettasse che qualcuno potesse entrare all'improvviso. "Non ho idea di cosa succederà ma devi assolutamente sapere tutta la storia prima che sia troppo tardi." Prende un ampio respiro. "Mi auguro solo che questo video prima o poi possa giungere a te, anche se non credo che sarò io a consegnartelo." Una lacrima solca il viso della madre, ma se la asciuga subito. Rebeckah sente il labbro tremarle, poi avvicina una mano allo schermo come per accarezzare quella donna che ha affrontato tutto da sola, senza nessuno al suo fianco. Stuart sbuca accanto a Beck e continua a guardare il video-testimonianza insieme a lei, rimanendo in religioso silenzio. "Ander non è la persona che credi. Avrei voluto dirtelo di persona, ma so che questo è il modo migliore per proteggerti. Per anni abbiamo lavorato in questa struttura e abbiamo affiancato rinomati scienziati che ci hanno aiutato a costruire macchine per facilitarci la vita. Molti di loro, però, sono stati portati via per varie ragioni. Spionaggio, tradimento.. e già da allora avrei dovuto capire quale fosse lo scopo di Ander: vivere in segretezza e condurre il suo piano fino alla fine. Io ci sono finita in mezzo e non ho più via di uscita. Tuo padre-" Un singhiozzo le scuote le spalle. "Tuo padre ha osato sfidarlo e Ander me l'ha portato via." Sente un rumore alle sue spalle, così Ellen si gira a controllare e prende un ampio respiro, riportando poi gli occhi lucidi sulla videocamera. "Non ho più tempo, Beckie, quindi ascoltami bene: la storia è più complicata di quanto tu possa pensare ed io non sarò lì per raccontartela. Ander è sempre stato una parte fondamentale delle nostre vite, prima però che minacciasse la nostra famiglia. C'è un pulsante nel suo laboratorio, precisamente sotto la sedia della sua scrivania. E' nero, dello stesso colore del tessuto. Schiaccia quello e i satelliti si disattiveranno. Solo così Memento non arriverà sulla Terra. Avrei potuto farlo io, ma il nostro piano è andato in fumo. A questo punto ti starai chiedendo perché io non abbia avuto la decenza di dirtelo prima, ma speravo di riuscire a salvarci e solo così posso tenerti al sicuro." Si porta una mano al petto, esattamente nello stesso punto in cui Beck sente il ciondolo della collana accarezzarle la pelle. L'ha subito rimessa al suo posto e istintivamente si afferra la sfera tra le dita, imitando sua madre, come se si stessero sfiorando un'altra volta. Le lacrime le scivolano sulle guance e tiene gli occhi scuri fissi in quelli della donna che inizia a battersi lentamente il petto, come se si stesse lasciando delle piccole pacche confortanti. Beck segue quel movimento e nota Ellen stringere le labbra e chiudere la mano in pugno, quasi volesse tenere qualcosa tra le dita e non lasciarlo scappare. I suoi occhi sono fissi nella videocamera e Rebeckah capisce perfettamente che la madre la sta indicando qualcosa. Quella mano chiusa in un pugno sul petto e lo sguardo pieno di parole non dette la tengono fissa a guardare lo schermo, sperando che le labbra di sua madre possano lasciarle udire le giuste parole. "Quando ti ho parlato poco fa avevi il viso sorridente, gli occhi colmi di spensieratezza e spero che questa serenità possa sempre accompagnarti. Perdonami se non ti ho mai fatto parola di quello che sta realmente accadendo, però spero che capirai il motivo per cui lo sto facendo." Ellen prende un ampio respiro, trattenendo a stento le lacrime. "Uscendo dalla stanza mi hai salutato rapidamente, una mano stretta intorno alla borsa che ti sei portata dietro e l'altra chiusa sul ciondolo sferico della collana che ti abbiamo regalato. Ti prego, non separartene mai." E Beck finalmente capisce il fine di quelle parole. Sua madre non poteva dirlo più chiaramente. Aveva già nascosto l'antidoto nel ciondolo ma non ha potuto dirlo perché sapeva che questo video sarebbe finito nelle mani di Ander. Spiegarlo in ogni dettaglio avrebbe vanificato tutto perché se l'informazione fosse finita erroneamente nelle mani di Ander, tutto il suo lavoro segreto sarebbe stato inutile e adesso non ci sarebbe stato alcun rimedio a Memento. "Spero mi capirai, Beck, perché so quanto tu sia intelligente." Il respiro le si smorza e si intimidisce le labbra. "Ti voglio bene e, qualunque cosa accada, ricordati che te ne vorrò per sempre." La donna inizia a piangere, mostrandosi comunque con il sorriso. Manda un bacio volante, poi sente una porta aprirsi e spegne subito la telecamera. Lo schermo del computer ritorna scuro. Stuart si gira e vede Beck piangere di fronte il monitor spento. Le si avvicina e la stringe tra le sue braccia. "Mi dispiace" dice l'androide. "Io non lo sapevo."
La ragazza scuote la testa, dopodiché stacca la chiavetta usb e la lascia dove sa che la sua versione passata la troverà. Apre il secondo cassetto e nota tantissime altre usb lasciate lì dentro alla rinfusa. La getta lì in mezzo, poi lo richiude ed esce frettolosamente dallo studio. Si gira a guardare Stuart e gli sorride. "Grazie" dice. L'androide ricambia, poi ritorna alla sua postazione di guardia. Beck abbandona lo studio di Ander ed esce frettolosamente dall'edificio, camminando a testa bassa e con il cuore più pesante.

Quando rientra in albergo, vede David steso sul letto della stanza, le caviglie accavallate, un braccio dietro la testa e l'altra mano che mantiente il telecomando con cui fa zapping in tv. Nella stanza si sentono i notiziari che tengono gli spettatori aggiornati sulle condizioni dell'attacco russo. Quando la nota entrare nella camera, David si gira immeditamente verso di lei, si mette dritto e lascia il telecomando sul materasso del letto. Beck si chiude la porta dietro, incontra gli occhi chiari del ragazzo e poi gli corre incontro, gettandosi sul letto. Scoppia a piangere e si aggrappa al petto di David, inspirando il suo profumo. David le sfila il berretto dalla testa, liberando i suoi capelli scuri, poi ricambia la stretta, appoggiando il mento sulla sua fronte. Percepisce i suoi singhiozzi e la stringe per tutto il tempo di cui Beck ha bisogno. Si morde il labbro inferiore, respirando lentamente affinché anche Beck, a stretto contatto, possa calmarsi a sua volta.
"Quando sarai pronta, mi dirai cosa è successo. Per adesso, posso dirti che sono felice che tu sia tornata qui da me, sana e salva" le sussurra, mentre in televisione appare il viso di Ander che parla con la giornalista. Beck si stacca da David, prende il telecomando e lo scaraventa contro il televisore, facendolo spegnere di colpo. David rimane immobile di fronte quello scatto d'ira. "Ok, pagherò il danno."
"E' tutta colpa di quello stronzo" dice Beck, accucciandosi contro il petto del ragazzo. Lentamente entrambi si stendono sul letto, rimanendo abbracciati. Beck ha smesso di piangere, ma rimane comunque aggrappata al petto muscoloso di David. Percepisce il battito del suo cuore sotto la mano appoggiata sulla maglietta e cerca di cullarsi su quel suono costante, ignorando che tra due giorni cambierà ogni cosa e tutti gli scheletri dell'armadio incontreranno la luce del sole. A sua volta, David respira il profumo dei suoi capelli e le lascia delle leggere carezze lungo il braccio fasciato da un camice bianco enorme, sentendo la pressione aumentare ogni giorno che passa.

N/A
Ciao a tutti ed ecco qui un nuovo capitolo! Spero vi piaccia e se si va lasciatemi qualche voto/commento. La frase scritta sul libro nella camera di Ander (Memento audere semper) è una frase latina che significa "Ricorda di osare sempre". Ci vediamo al prossimo aggiornamento ❤

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top