11. "Se fosse possibile tornare indietro, lo faresti?"

"Tanti auguri a Rebeckah!" esultano i ragazzi intorno al tavolo. Un applauso avvolge Beck mentre soffia sulle candeline poste sulla torta, guardando quell'accumulo di panna.
"Grazie a tutti" dice Beck, guardando i ragazzi che le sorridono e se ne vanno, lasciandosi scappare solo un "Vogliamo comunque un pezzo di torta!"

David fa un cenno ai ragazzi che ritornano ciascuno al proprio tavolo. Nè lui, nè Beck li conoscono, sono solo dei tipi particolari che si sono avvicinati al loro tavolo mentre un cameriere portava la torta a Beck."Agli italiani piace fare un bel po' di rumore" dice David, sorridendole. Solleva il bicchiere di spumante e guarda l'amica. "Buon compleanno, Beck."

Rebeckah lo ringrazia, sollevando a sua volta il bicchiere e facendolo tintinnare con quello di David. Sono in Italia da cinque mesi ormai e neanche per un istante hanno sentito la mancanza di casa. Grazie al generoso stipendio dell'Archè hanno potuto viaggiare anche per l'Europa, approfittando della loro permanenza nel 1910. I loro abiti sono un po' sgualciti e i microfoni sapientemente nascosti all'interno del colletto delle camicie. Ormai ci hanno fatto l'abitudine. Viaggiano nel tempo da circa un anno e mezzo e la loro capacità di mimetizzarsi al contesto è ottima. Beck sorseggia lo spumante, percependo le bollicine sul palato. "I miei diciotto anni li ho festeggiati al dormitorio, circondata da te e da Clarisse e Richard. I miei finti diciannove qui in Italia. Chissà dove saremo la prossima volta?"
"Ovunque Ander ci farà sparire." David solleva il suo orologio, facendo scorrere i polpastrelli sul quadrante. "Per la cronaca, fra esattamente dieci minuti torneremo a New York."
Beck lascia il bicchiere sul tavolo e taglia finalmente un pezzo di torta. Chiede al cameriere di portarlo anche agli altri ragazzi, poi pagano il conto ed escono lungo le vie di Roma. Beck si stringe nelle spalle, sollevando gli occhi verso il cielo stellato. Cammina accanto a David e percepisce il suo braccio allungarsi sulle sue spalle magre. "Sai" dice lei, continuando a guardare quelle stelle che le sembrano più luminose che mai. "Siamo passati da qui tantissime volte."
"Già."
"Eppure adesso, mentre cammino lungo questa strada silenziosa, non posso che percepire la nostalgia. Stiamo tornando a casa, questo sì, però guardare questo cielo stasera è completamente diverso da tutte le altre volte in cui l'ho fatto."
David le lascia un bacio sulla testa, fermandosi insieme a lei a guardare le stelle. "E' sempre così. Quando arrivi in un posto e sai di doverci stare per un bel po' ti sembra tutto molto scontato, come se ormai ti fossi abituato a questo nuovo ritmo e a questa nuova realtà. Ma appena devi ripartire, ti rendi conto che forse non hai visto tutto benissimo." La prende per mano e imbocca una via traversa, uscendo sulla loro vista panoramica preferita. La terrazza si affaccia direttamente davanti al Colosseo, reso scuro dalla notte e dalla fioca illuminazione stradale. Beck si appoggia con i gomiti ad osservare ogni rifinitura di quell'opera d'arte e David rimane con le braccia tese a sorreggere il proprio corpo. "Sono felice di essere venuta qui." I loro orologi ricevono simultaneamente una notifica, dopodiché i due viaggiatori si guardano negli occhi e sorridono, prima di inserire le coordinate sul display e sparire in un istante.

Quando rientrano in sede sono passati solo cinque secondi da quando se ne sono andati. Ander è ancora lì dietro il bancone e sorride ai due ragazzi, raggiungendo subito Beck e stringendola in un abbraccio. "Ottimo lavoro" dice, staccandosi e guardandoli entrambi negli occhi. "Ho visto il materiale che avete raccolto e credo proprio che, a piccoli passi, riusciremo a cambiare la Storia senza compromettere la nostra esistenza. Siete indubbiamente i migliori del corso." Gira nuovamente intorno al bancone e affianca gli altri scienziati che stanno rielaborando tutte le informazioni che hanno raccolto dal viaggio di Beck e David mentre i due si premono i palmi delle mani contro le tempie a causa della smaterializzazione. "Credo, però, che adesso sia arrivato per voi il momento di una bella dormita."
Beck non ricorda altro. Probabilmente si sarà trascinata fino alla sua stanza, cadendo sul suo letto che - in fin dei conti - le è mancato, mentre David - nonostante avrà arrancato fino alla porta della sua camera - ha avuto il tempo di accumulare i nuovi documenti che teneva nella tasca interna della camicia.

*****

Rebeckah chiude finalmente il manoscritto, accarezzando il foglio che gli fa da copertina. Si rende conto di aver appena terminato una storia struggente. Certo, ci ha messo un po' di tempo a concluderlo a causa degli impegni in casa e al lavoro, ma ora che ha letto l'ultima frase non può fare a meno di ripercorrerlo all'interno della sua mente. La caratterizzazione dei personaggi era molto limitata, non è riuscita ad immedesimarsi in loro, e la descrizione del paesaggio circostante molto vaga. Prende il cellulare e compone un messaggio per David che, tra l'altro, ancora non è tornato a lavoro.
Davvero il libro finisce così?
Appoggia il cellulare in grembo mentre con gli occhi risfoglia quelle pagine consumate dal tempo - o almeno così crede.
Già, riceve come risposta.
Ma Beatrice deve ricordarsi di tutto! Come può aver perso la memoria? E perché?
David digita frettolosamente il messaggio. Perché l'autore ha deciso di lasciare i lettori con un finale aperto.
Beck preme rapidamente i polpastrelli sullo schermo. Ma non è giusto. Beatrice e Damien meritano di avere delle risposte, di conoscere la verità!!!
David sorride mentre rientra in casa e lancia pesantemente la valigia per terra. Si siede sul letto, lasciandosi andare ad un sospiro di stanchezza. E' rimasto in Russia più tempo del previsto e si tiene ben stretto cosa ha visto e chi ha incontrato, le conversazioni che ha avuto. Legge il messaggio di Beck ma aspetta a risponderle, deve prima fare una cosa.
Si gira, cercando di capire se Andrej debba entrare nella stanza o ha ancora qualche minuto libero. Così dà le spalle alla porta e apre la sua valigia. Ancor prima di sistemare i suoi vestiti prende l'oggetto che gli ha tolto il sonno e gli ha fatto spendere interi pomeriggi nel laboratorio di chimica e fisica dell'università. Guarda l'orologio dei viaggi nel tempo che mantiene tra le mani e che è riuscito a ricostruire studiando gli ingranaggi del proprio e se lo porta al cuore, sperando che Beck possa rimetterselo al polso nel più breve tempo possibile. Lo mette nell'ultimo cassetto dei suoi abiti, seppellendolo al di sotto dei suoi maglioni, poi finalmente le risponde. E' un po' come la vita. Non si può conoscere tutto.
Beck scuote la testa dall'altra parte del dispositivo. No. David, ascolta. Chiunque abbia scritto questo libro - che sì, per carità, è molto carino ma scritto male, come se avesse fretta di concluderlo - merita una denuncia. I libri devono dare speranza, non privare i lettori e i personaggi del loro finale. Abbiamo già la vita che è complicata di suo, se anche i libri ne divengono un riflesso spontaneo, allora siamo spacciati.
David vorrebbe tanto dirle di più, ma deve aspettare. Ti va di vederci? Sono appena tornato!
Beck sorride. Certo.
Allora ti passo a prendere - anche se sono a piedi.

Quando esce finalmente in strada e vede i suoi occhi chiari, Beck si sente meglio. Non conosce bene quel ragazzo, ma le trasmette quella fiducia che fatica ad attribuire alla gente che la circonda. Vederlo lì sul marciapiede, con le mani in tasca e il sorriso in viso, le riscalda il cuore perché si sente attirata da lui. Ancora non riesce a spiegarsi il perché, ma quando gli è vicino si sente al sicuro perché lui è l'unico che la conosce realmente e sa più cose di quante lei stessa sappia. David si trascina dietro un'aura protettiva, è il custode della loro storia e Beck farebbe di tutto per condividere i suoi stessi ricordi. "Ciao!" esclama, sorridendogli e mettendosi al suo fianco. Gli dà una leggera spinta sulla spalla perché sì, David può averle anche detto che sono migliori amici, ma non in quel momento. Beck è frastornata da se stessa perché da una parte vorrebbe abbracciarlo, ma dall'altra è consapevole di oltrepassare un limite che non le è ancora concesso di varcare. La sua memoria mancante è l'ostacolo più alto con cui abbia mai avuto a che fare ed è il freno inesorabile delle sue azioni. "Come è andato il viaggio?"
"Benissimo. La Russia è splendida." Beck nota un velo di tristezza nei suoi occhi, ma non osa fargli domande.
"Posso solo immaginare."
Lui la guarda, abbozzando un sorriso. "Tu ci sei stata parecchie volte e posso assicurarti che piace molto anche a te."
"Me ne ricorderò, lo giuro." Beck unisce le sue mani, stringendole agitata. Guarda David negli occhi e abbozza un sorriso. "Sai che assomigli molto al Damien del libro?"
"Sul serio?" chiede David, seppur Beck non riesca a cogliere l'ironia che si nasconde dietro le sue parole.
"Sì, parla proprio come parleresti tu. In alcuni punti del libro sembrava che io e Beatrice vivessimo la stessa storia. Ma è impossibile, giusto? Cioè, quel libro è molto vecchio e non potrebbe mai parlare di me."
"E' per questo che te l'ho consigliato" dice David. "Perché quando ti ho rivista, mi è sembrato di vivere la storia di Damien e Beatrice."
Beck guarda il marciapiede sotto i suoi piedi, cullandosi del loro calpestio. Scendono alla stazione della metro e aspettano che arrivi il mezzo. "E' una storia molto triste" dice lei, mentre il treno si accosta alla banchina colma di gente. Salgono e rimangono in piedi, mantenendosi in equilibrio per tutta la durata della corsa. Scendono solo quando arrivano alla stazione di Westmister. Il Big Ben si staglia davanti ai loro occhi, chiuso però nella sua impalcatura. Iniziano a camminare lungo la via, passando accanto all'infinità di turisti che riempiono le strade. Si siedono sulla distesa d'erba che si trova dietro il palazzo del Parlamento, sentendo il prato umidiccio sotto i loro pantaloni. Beck incrocia le gambe. "Io non voglio che la mia storia finisca come quella di Beatrice e Damien. So che lui farà di tutto per lei, ma io non voglio rimanere senza ricordi. Non voglio perderli per sempre come è successo a Beatrice nel libro. Ha vissuto così tante avventure, affrontato così tanto da non poter finire così. Si meritano molto di più."
David la guarda, annuendo. "Lei e Damien hanno collezionato tanti ricordi, è vero."
"Hanno viaggiato per il mondo! E lei non ricorda nulla." Beck si porta le mani ai capelli, stringendoseli in due pugni chiusi. "Prima mi hai detto che anche io ho viaggiato molto e, proprio come Beatrice, non ne ho memoria. Le uniche cose che ho visto fino ad ora sono state l'ospadale, il ristorante, casa di Benedict e questa città. Sono in prigione, David. Non sai che farei per poter avere quei dannati orologi che hanno Beatrice e Damien e tornare indietro nel tempo. Vorrei solo riavvolgere il nastro e riprendere da dove ho interrotto."
"E se fosse possibile?" sussurra David. "Se fosse possibile tornare indietro, lo faresti?"
Beck si porta una mano al collo e stringe il suo ciondolo. "Senza esitare un momento. Ma forse lo dico perché so che non può succedere."
David separa le labbra per parlare ma la conversazione subisce una brusca e improvvisa deviazione. "Ma quindi gli Avengers sono davvero così famosi?!" sbotta Beck, indirizzando il suo sguardo scuro su un autobus rosso. Sulla fiancata del mezzo è incollato un poster del film ancora nelle sale cinematografiche. David si lascia andare ad un sospiro di sollievo. Non si era accorto di aver trattenuto il respiro.
"Certo, altrimenti non ne parlerebbero."
"Allora voglio vederli anche io" dice Beck, stringendosi ancora la sua collana. David ha capito che ha voluto cambiare discorso per non iniziare a piangere e la sola cosa che vorrebbe fare è abbracciarla. "Hai detto che quando programmammo di venire a Londra, con l'occasione avrei visto questo film. Per questo motivo, la prossima volta me lo fai vedere."
Lui annuisce, stringendosi le mani intorno alle ginocchia. I capelli di Beck sono lasciati sciolti sulla schiena, il suo profilo è definito e le sopracciglia corrugate. David percepisce i pensieri che le annebbiano la mente e vorrebbe tanto soffiarli via, darle tutto quello di cui ha bisogno. Vede il ciondolo che continua a stringere tra le dita affusolate e nota la forma sferica, circondato da un anello di argento. Assottiglia lo sguardo, poi si sporge in avanti e afferra le dita di Rebeckah, facendole perdere la presa sul ciondolo. David glielo ha sempre visto al collo, praticamente da quando si sono conosciuti, ma ora solo un pensiero gli passa per la mente. Beck è arrivata a Londra senza niente, solo con quella collana. Perché?
"Questa è la collana di tua madre."
Beck abbassa lo sguardo sul ciondolo, annuendo. "Sì, me lo hai già detto quella volta che siamo andati da Starbucks."
"Posso vederla da vicino?"
La ragazza annuisce, portando le mani dietro il collo per staccarla. La lascia sul palmo di David, osservandolo mentre si avvicina il ciondolo agli occhi, quasi come se volesse esaminarlo. "Sei anche un gioielliere, adesso?" dice, abbozzando un sorriso. David scuote la testa, sovrappensiero. Si gira tra le dita quel ciondolo sferico. Perché è l'unica cosa che le è rimasta?
"No, certo che no." Lascia che il ciondolo oscilli tra di loro, smosso dal vento. "Posso tenerlo con me per qualche giorno?"
Beck drizza il collo, sollevando un sopracciglio. "A cosa dovrebbe servirti? Sentiamo."
David si schiarisce la gola. "Il mio coinquilino" inizia a dire, abbassando il braccio e tenendo il ciondolo sul palmo, "sta tenendo lezioni in università sulle varie tipologie di metallo.."
"David" lo richiama Beck, incrociando le braccia contro il petto. "Lo so che stai mentendo in questo momento."
Il ragazzo prende un ampio respiro. "Okay, va bene. Vorrei portare questo ciondolo in laboratorio. Puoi venire con me, se vuoi."
"A fare cosa, esattamente?"
"Vederlo con la lente di ingrandimento."
Beck scuote la testa, riprendendosi il ciondolo e indossandolo intorno al collo. "Questa richiesta è un po' strana."
"E' solo perché voglio capire" dice David, puntando i suoi occhi in quelli scuri della ragazza. "Perché sei qui solo con quel ciondolo?"
Beck lo guarda per qualche secondo in silenzio, alzandosi in piedi e ripulendosi il jeans dai fili d'erba che sono rimasti attaccati al tessuto. "Forse perché è un regalo apprezzato."
"E se fosse di più?"
"David" la ragazza lo guarda pietosamente. "Un ciondolo non potrà magicamente restituirmi i ricordi."
Il ragazzo si alza in piedi a sua volta. "No, certo che no."
"Forse mi hanno derubata di tutto il resto e il ciondolo è l'unica cosa che non sono riusciti a strapparmi via." Beck si scuote i capelli, leccandosi il labbro inferiore. "Devo tornare a casa, adesso."
David annuisce mentre il sole viene oscurato da nuvole che minacciano pioggia. "Va bene."
Beck alza una mano per bloccarlo. "Posso andarci da sola."
"Ma-"
"Abito a tre fermate di metro da qui. Puoi stare tranquillo." Si sistema la borsa che ha in vita e tira fuori il manoscritto sgualcito. "Questo è tuo, comunque. Grazie per avermelo prestato."
David afferra il manoscritto con entrambe le mani, guardando il testo che ha scritto in un tempo da record. Il solo scopo per cui ha messo quella storia per iscritto era farle tornare un barlume di lucidità e una consapevolezza maggiore, sperando che vedesse se stessa in Beatrice. Ma non è successo. Dovrà parlargliene personalmente, deve solo cercare le parole giuste. "Grazie."
"Allora.." Beck si sistema la tracolla. "Ci vediamo presto. Magari a lavoro."
"Sì, devo ritornarci, purtroppo."
"Ah, e dobbiamo vederci il film. Ricordalo!" Beck sorride, poi gli dà finalmente le spalle. Quando lei è troppo distante per vederlo, David sbatte il piede per terra, frustrato. Un gruppo di ragazzi gli passa accanto proprio in quel momento. "Non demordere, amico. Al prossimo appuntamento andrà meglio."
David lancia loro un'occhiataccia, dopodiché si dirige verso la fermata della metro.

Quando Beck ritorna a casa, lascia le chiavi nell'ingresso e sente delle voci provenire dal salone. Si affaccia per vedere chi sia presente e vede Benedict seduto sul divano affiancato dal dottor Rump. Entrambi si girano, notando la presenza della ragazza. "Ciao, Rebeckah!" dice Benedict, sorridendo. "Non ti ho sentita entrare." E' un po' pallido e la sua pelle è lucida. "Il dottore Rump è venuto qualche minuto fa."
"Tranquillo. Buonasera, dottore."
"Salve, signorina Smithers. Tutto bene?"
"Diciamo di sì."
Lo psicologo la guarda negli occhi, abbozzando un sorriso, dopodiché Rebeckah si dirige verso la sua stanza. Chiude la porta e si stende sul letto, maneggiando il cellulare. Ripercorre la sua chat con David e ritrova la loro foto, perdendosi ad osservarla. Nota la serenità di quell'istante e si chiede se mai tornerà ad essere così. Nota gli orologi simili che hanno al polso e la collana che le circonda il collo teso. Istintivamente si porta le dita al ciondolo e lo solleva, guardandolo lentamente. Si mette seduta e si sfila il gioiello, rigirandoselo tra pollice ed indice. Chissà perché David le ha avanzato quella strana proposta. Cosa potrebbe mai nascondere un ciondolo sferico?
Beck lo stringe leggermente, notando il filo argentato che divide in due la sfera. Scuote il ciondolo vicino l'orecchio per sentire qualche suono, ma niente. Non succede niente. Così sfiora con le altre dita il contorno del filo, quando all'improvviso un'irruzione nella sua stanza le fa cadere il ciondolo di mano, facendolo finire a terra. Il dottor Rump si mantiene allo stipite della porta spalancata, mentre l'altra mano sorregge il telefono attaccato all'orecchio. "Sto chiamando l'ambulanza" dice, "Benedict non sta bene."
Rebeckah corre subito nel salone, non accorgendosi del ciondolo che, finito a terra, si è aperto in due.

N/A
Ciao a tutti! Ecco qui un nuovo capitolo. David è sempre più impaziente di raccontare a Beck tutta la verità ma lei non è ancora pronta e il ragazzo non sa nemmeno quando lo sarà!
Approfitto di questo spazio autrice per augurarvi una serena Pasqua nonostante il periodo stiamo affrontando. Mi raccomando, restate a casa per il bene di tutti!
Inoltre, se vi va, lasciatemi qualche voto/commento. Un bacio e al prossimo aggiornamento

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