Rime al rivoluzionario in croce
Cosa c'entra con Roma? C'entra che quest'uomo nacque, visse e morì sotto Roma, non respirò altro, non conobbe altro, nel lasso di tempo che fu uomo. Sebbene, per chi crede, ci sia sempre stato fin dal principio, presso e con il Principio. Ad ogni modo, che si creda o meno, sappiamo tutti che millenni fa si palesò un uomo qualunque di un villaggio qualunque e quell'uomo parlò d'amore, sconvolgendo la Storia, giacché sono sempre coloro che sollevano all'attenzione collettiva le cose più semplici - quelle minime, piccole cose su cui chiunque ci potrebbe riflettere cinque minuti, ma che, appunto per questo, tutti danno per scontate - a sconvolgere la Storia e l'universo.
Dedicato - per quanto poco me la cavi con le rime - a quell'uomo, al suo indomito coraggio, al messaggio d'amore universale.
Disse che sarebbe rimasto con noi fino alla fine del mondo.
Beh, in una maniera o nell'altra, c'è riuscito.
È dura immaginarti
Alto e solenne Figlio di Dio
Ma amico di tutti
Fratello anche mio
Uomo dei secoli
Ancora non ti capisco
E forse mai ci riuscirò
So solo che la tua rivoluzione
Fu il coraggio di andare fino in fondo
Fu un audace morire per amore
E dove stai ora, dimmi
Nel legno intagliato e rigido?
Nei contorti spasmi d'un'agonia?
O nell'uomo perso
Nel bambino infreddolito
Nella puttana che si vende per la via
In questa sbandata umanità
Ubriaca d'orgoglio
Intontita di potere
Che dimentica che l'umanità non ha colore o cifra
E che alla cenere ritorna così come viene?
Oh non mi definisco migliore
Tu sai, se lo sai, quanto avrei da scontare
Ma mi trattiene il pensiero
O forse la paura
Che tu sia lì a giudicare
Sì, esatto: mi spaventi
Con tutte queste profezie e minacce
Di penitenza ardua e castighi divini
A mistici, santi e veggenti sibillini
Non sembri lo stesso, te lo dico
Non sembra il tuo amore
È vero che un padre corregge
Ma così alimenti in me terrore
Preferisco vederti per le strade, se ci sei
Derelitto drogato sui marciapiedi
Preferisco che tu stia nell'amore arcobaleno
Piuttosto che nella recita di un matrimonio che non sta in piedi
Ti immagino Dio dell'imperfezione, delle risate, del caos giocoso
Un Dio sporco e urlante e denudato
Un Dio che esorta "ama, ama a qualsiasi costo", divertente, estroso
"Ama e guarda al cuore
Perché quando, se e come a me giungerai
Non conteranno le messe ascoltate, il rispettoso ubbidire
Guarderò l'amore che hai dato a chiunque"
E allora, forse, ti potrò capire
Urlano di famiglia tradizionale
Ma tu nascesti in una speciale
Cacciano la donna, l'uomo, il bambino
Ma tu emigrasti clandestino
Fosti ribelle, sobillatore, attivo
Scomodo, girovago, abusivo
Criminale
Ma mica quelli come te dovremmo amare?
Allora perché... ce li insegnano ad odiare?
Forse perché prima d'essere cristiano
Dovrei imparare, ricordarmi, come essere umano.
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