Io che guardo le malattie di gente morta 2000 anni fa

Ho trovato un interessante articolo-studio sull'epilessia e altri malanni nella dinastia Giulio-Claudio e mi sembrava carino condividere con voi alcuni passaggi. Nello specifico si concentra su afflitti come Cesare, Caligola, Britannico e Claudio. Ma su Cesare e i suoi attacchi epilettici hanno già versato fiumi d'inchiostro, perciò tenderò a mostrarvi altri aspetti trattati🌝

Nota: naturalmente l'articolo non mi appartiene, ho solo voluto riportarlo per interesse e... vale l'istruzione? Non lo so😂

Primo: alcuni punti sulla trasmissione dell'epilessia.

«Dallo studio biologico della famiglia Giulio-Claudia risulta che l'epilessia ha potuto essere trasmessa attraverso sei percorsi diversi; la nozione di trasmissione ereditaria è dunque indiscutibile.

Giulio Cesare non potè essere il primo in famiglia ad essere colpito da questo male; in effetti, poiché non ebbe discendenti diretti, l'eredità passò non attraverso lui, ma attraverso Giulia, sua sorella. Ma dal momento che abbiamo pochissime informazioni sugli antenati di Cesare, non è certo possibile precisare a quale generazione l'epilessia si sarebbe manifestata per la prima volta.

Questa epilessia ereditaria presenta una trasmissione recessiva, le cui manifestazioni talvolta scompaiono. L'epilessia si è certamente manifestata in altri membri della famiglia Giulio-Claudia, oltre a Caligola e a Britannico, ma noi non ne sappiamo niente, perché non conosciamo questi suoi parenti dal punto di vista bionosologico. Non è dunque possibile determinare chi ne fu colpito e chi non lo fu.
Augusto fu colpito dall'epilessia? Egli figura nel primo percorso di trasmissione perché la madre Azia era figlia di Giulia, sorella del dittatore, attraverso la quale la malattia si sarebbe dovuta necessariamente trasmettere. E' certo che Augusto ne fu immune. Di fatto, nel gran numero d'informazioni che ci sono pervenute sulle malattie di Augusto, un solo passo di Svetonio (Aug., 16, 3) parla di un malessere che si potrebbe, con una certa difficoltà peraltro, apparentare all'epilessia. La scena si svolge un po' prima della battaglia di Nauloco, in Sicilia, contro Sesto Pompeo, il 3 settembre del 36 a. C.
  
Svetonio descrive il malessere in questo modo: "Poco prima del combattimento era stato colto a un tratto da un sì duro sonno, che dovette essere svegliato dagli amici per dare il segnale". Lo storico non dà altre precisazioni sul piano patologico; segnala che Antonio rimproverà al rivale "che egli non valse a neppur guardare con diritti occhi le flotte schierate, ma era giaciuto supino guardando stupidamente il cielo, e non si era levato e non era venuto in presenza delle truppe, se non quando Marco Agrippa ebbe volte in fuga le navi dei nemici" (ibid., 16,4).

Questa specie di assopimento potrebbe certo essere una forma di "piccolo male", ma l'ipotesi è davvero debole perché è inverosimile che, nella lunga vita di Augusto, soggetto a tanti malanni, l'epilessia si sia limitata a questo unico malessere che Svetonio riporta, d'altronde, senza apparentarlo a una qualunque malattia. A. Esser, alla fine dell'appendice allegata, rifiuta di interpretare questo sonno pesante come una manifestazione, sia pure minore, del comitialis morbus e ritiene che la trasmissione sia piuttosto avvenuta attraverso Ottavia (moglie di Marco Antonio) e Antonia Minore (moglie di Druso I), la nonna di Caligola e di Britannico.»

Della serie: sempre noi donne trasmettiamo cose🌝

Secondo me comunque Augusto ha avuto un normalissimo colpo di sonno😂🤣oh capita. Poi Antonio può avere condito il racconto come suo solito, quindi prendiamolo con le pinze.

Ora a Caligola!

«L'epilessia di Caligola pone un problema, non per la sua identificazione (A. Esser ha efficacemente dimostrato che l'eredità recessiva spiega la presenza della malattia in Britannico e Caligola), ma perché si manifestò durante l'infanzia, e forse nell'adolescenza, in forma minore. Svetonio (Caligula, 50, 4 e 7, 8) la limita all'infanzia, pur parlando dei disturbi successivi:

"Fanciullo fu afflitto da mal caduco; e giovinetto sopportava sì poco le fatiche da potere spesso a stento, per improvviso mancamento, camminare, stare in piedi, ricomporsi, sostenersi. (.....) Soprattutto lo tormentava l'insonnia, giacchè non dormiva nella notte più di tre ore, e neppur esse tranquille, ma paurose di strane visioni (.....). E perciò durante gran parte della notte, per tedio del vegliare e del giacere, soleva o star seduto sul letto o andar vagando per i lunghissimi portici invocando spesso e aspettando l'alba."

La malattia è chiaramente identificata come epilessia (comitiali morbo vexatus), ma limitata ai quindici anni primi (puer). Oltre questa età non si tratta più del gran male. Tutt'al più la debolezza improvvisa, quando si trattava di camminare e di stare in piedi, può richiamare "il piccolo male miotonico". Seneca, Flavio Giuseppe, Filone, Dione Cassio e Aurelio Vittore non fanno d'altronde la minima allusione alla presenza di questo male in Caligola e si può pensare che, se anche ne restavano i postumi, questi non alteravano più il comportamento generale del principe quando arrivò al potere. Questa scomparsa non ha di fatto niente di sorprendente perché, fin dall'antichità, Celso notava (II, 8, 11) che le crisi epilettiche comparse prima della pubertà sparivano rapidamente nella maggior parte dei casi, soprattutto se i primi sintomi si manifestavano alle estremità e non alla testa.

Se si vuole spingere più in là la diagnosi a proposito dei disturbi dell'adolescenza, si può pensare che questa patologia del movimento e della posizione fosse una cataplessia, forma minore della malattia epilettica, che non comporta perdita di coscienza e che ha attacchi di breve durata, caratterizzati semplicemente da una perdita di tono muscolare. Quanto ai disturbi più accentuati dell'infanzia, essi si avvicinerebbero a quello della picnolepsia, che compare tra i quattro e i dodici anni, e si manifestano con crisi dominate da amnesie, convulsioni oculari, fissità dello sguardo (che è stata segnalata nel secondo capitolo sull'aspetto fisico) e lievi spasmi. Queste crisi non alterano, d'altronde, lo sviluppo del bambino. La picnolepsia, che implica generalmente ascendenti epilettici, è caratterizzata da una grande ripetitività delle crisi, fatto che può giustificare il participio vexatus utilizzato da Svetonio.

Caligola avrebbe dunque sofferto di forme di una malattia epilettica meno classiche di quelle osservate in Britannico, e soprattutto non ne fu colpito in età adulta. E' dunque evidente che non si possono spiegare certe aberrazioni di questo imperatore con l'epilessia.»

Secondo: Claudio e i suoi mali.

Lui rappresenta una matassa più ardua da sbrogliare. In principio l'autore propone una tesi, salvo poi confutarla e abbandonarla quando il suo collega gli avanza un'altra ipotesi.

«Mi ero fermato a questa diagnosi relativamente generica, quando il professor Grmek mi ha segnalato una patologia neurologica, che comprende l'insieme dei sintomi rilevati in Claudio: il morbo di Little.

(...)

L'affezione neurologica, che appartiene alla famiglia delle encefalopatie permanenti, si manifesta nei primi mesi di vita in certi lattanti nati da un parto difficile. Durante il parto si è verificata un'anosso-ischemia, cioè una caduta del flusso sanguigno, la quale ha provocato lesioni cerebrali più o meno estese, e queste determinano l'ampiezza dell'infermità motrice cerebrale. La malattia è caratterizzata da una paraplegia spastica, che causa disturbi nell'andatura, movimenti incontrollati e, abbastanza spesso, disturbi nel linguaggio, in particolar modo la voce a scatti, mentre l'intelligenza rimane indenne.

Il sintomo tipico, che si può osservare nella totalità dei casi, è una contrazione anormale delle gambe, che determina anomalie nell'andatura. Le gambe hanno la tendenza ad avvicinarsi, di qui "un'andatura a forbice", un po' incerta. Questo modo di camminare asimmetrico porta il soggetto a inciampare, soprattutto se cerca di correre. Svetonio segnala proprio questa andatura a due riprese (Claud., 21, 13 e 30, 1). I disturbi secondari descritti dagli specialisti di questa malattia corrispondono anch'essi a quelli segnalati in Claudio: tremiti dovuti a un'alterazione del tono muscolare, movimenti e contrazioni incontrollati del viso e delle membra superiori, dovuti alla lesione di arterie sottilissime; facies normale in situazione di riposo, ma che si modifica in maniera anomala con produzione di smorfie, quando si comunica con il malato, contrattura dei muscoli peribuccali che determina una salivazione continua. In certi casi si registrano disturbi della parola, dovuti alla lesione dei muscoli della fonazione; la voce può essere rauca, sgradevole per una paralisi laringea e la risata è spasmodica. Questi disturbi secondari aumentano nelle condizioni di turbamento o con il freddo e il chiasso. Si osservano anche alcuni deficit sensoriali: strabismo e leggera sordità, che è una forma di ipoacusia predominante sui suoni acuti. Infine l'intelligenza, nell'80% dei casi, è normale o superiore alla media, mentre i pazienti sono sospettati d'imbecillità a causa del loro aspetto esteriore.

Quest'ultima osservazione permette di comprendere meglio perché l'ambiente familiare nascondesse il giovane Claudio, soprattutto nelle circostanze ufficiali, come si può vedere in questo passo di Svetonio (Claud., 2, 5): "Per questa sua malferma salute, in uno spettacolo gladiatorio da lui dato insieme col fratello in onore della memoria del padre, presiedette, contro l'usanza, con un cappuccio in testa, e nel giorno della toga virile fu portato in lettiga al Campidoglio verso la mezzanotte, senza solenne accompagnamento".

D'altro canto è probabile che le malattie della prima infanzia (n.a: le ha precedentemente elencate per fornire un quadro generale della situazione di Claudio) esistessero davvero, ma che si allegasse questo motivo, secondo i casi, per evitare di far comparire Claudio in pubblico.»

E niente, la morale della favola è che a livello genetico questi erano messi veramente male😂

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