Augusto & Ottavia - big sister, baby brother
Giuro che sto scrivendo i nuovi capitoli della storia su Augusto, non vi mento. So che ci sto mettendo delle eoni😭perdonatemi con questa!
Marcello è morto.
Roma lo piange e, quando Roma piange un suo figlio perso, lo fa in grande stile. Ad opera di suo fratello, che di Roma adesso è voce, padrone, imperatore.
Sfilate di gemiti e lamenti nelle strade, la promessa di un teatro consacrato alla sua memoria, il primo membro della famiglia a inaugurare quel concentrico mastodonte di mura, cipressi e statue, quel mausoleo, edificato dallo zio. Non sarebbe dovuto toccare a lui, non prima di molto, moltissimo tempo. Ma l'Ade l'ha preteso, le Parche reciso il suo filo e la lucente, gaia giovinezza del suo unico maschio è sfiorita come una rosa in rigido inverno.
Marcello è morto.
E Ottavia, nell'intimità tenebrosa delle sue stanze, capisce sua madre.
Forse aveva già capito da tempo la maternità assillante di Azia, quando la sua pira s'era sbriciolata in un tripudio di fuoco e fiamme e le aveva lasciato un fratello combina guai - un fratello non più fratello, insignito del nome di Cesare - a cui badare. Morta una madre, Ottaviano ne aveva trovata una seconda in Ottavia.
Triumvirati e matrimoni combinati, unioni puramente politiche, uomini scaldanti letti di meretrici egiziane e altri figli presi a carico. Bambini, bambini soprattutto.
Ottavia si è occupata di tutto questo, è sopravvissuta a tutto questo. Un tira e molla tra suo fratello e suo marito e lei in mezzo, paciere e ambasciatrice tra i litiganti, come sempre. Ha visto. Ha protetto. Accudito e alleviato, non maledetto, perché le maledizioni non si cancellano ne' dal mandante ne' dal maledetto.
La Storia l'è scorsa davanti agli occhi.
Dove stava scritto che dovesse patirne il peso anche il suo adorato figlio?
Marcello è morto.
«Sorella.»
Cominciava a domandarsi se si sarebbe mai degnato di apparire, scendere dal suo imperiale, alto piedistallo. Ottavia incrocia un Augusto mesto, curvo, come se il dolore a lungo represso l'abbia spezzato dentro. È triste per il nipote spirato o per il vuoto irrisolto nella successione?
Il cuore o il dovere?
«Le mie...» Gli si incrina la voce. Incredibile: l'autocontrollo del princeps viene meno. «Le mie più sentite condoglianze.»
Condoglianze. Ottavia vorrebbe ridergli in faccia. Condoglianze direttamente dal signore del mondo. Non le ridaranno suo figlio, non salveranno Marcello dall'oblio.
La febbre, un mostro di sudore e brividi, speculare al male ghermente Augusto a inizio anno, se l'è già preso.
«Sai che me ne faccio delle tue condoglianze.»
Sai che me ne faccio della maschera inamovibile e austera dell'imperatore. Voglio mio fratello, il mio fratellino. Voglio Ottaviano, che Augusto se ne stia lontano per un giorno.
«Non sei in te, lo capisco. Tornerò quando-»
«Tu non te ne andrai!»
Lo agguanta per la toga, l'azzurro affilato di suo fratello si spalanca esterrefatto.
«Resta qui.» implora in ampi respiri, stremata, stremata dal mondo, dalla morte, dalla sua distanza. «Ti prego. Ho bisogno di te.»
Di te.
Lui acconsente silenzioso, sedendosi sul triclinio invaso da cuscini, la testa tra le ginocchia e un sospiro stanco sfuggente dalle labbra.
«M-Marcello era...» Rialza il viso, scintillante di lacrime. Il masso di ghiaccio si squaglia. «... e-era un bravo ragazzo.»
Un encomiabile erede, il futuro si profilava radioso con lui al comando. Un magnifico continuatore dell'età aurea auspicata da suo fratello. Ideale marito per Giulia,
Cenere e polvere, non ne rimane che cenere e polvere e scenari da sogni.
«Hai nominato Agrippa tuo successore... vero?»
L'anello simbolo del potere l'aveva passato a lui, altro che a Marcello, in quei foschi giorni di malattia. Pensava che fosse giunta la sua ora. La morte ha avuto un ripensamento e Ottaviano permane vivo e in salute tra di loro.
Una mossa provvisoria, l'ha motivata poi l'imperatore. Non ero lucido, Agrippa è più esperto, avrebbe saputo guidarlo.
Ottavia ci crede a metà. Considerava suo figlio non ancora pronto, ecco la verità alla base. Al fine di scongiurare rivalità e fazioni Agrippa è stato, ufficialmente, impegnato in Siria. Un ufficialmente fasullo. Gli uomini e le loro menzogne.
«O lui o nessun altro. Mecenate ha pienamente ragione. L'ho elevato a un punto tale che o me ne sbarazzo o gli do in moglie qualcuno della famiglia.»
Qualcuno come Giulia, vestente il nero del lutto. Tra poco abbaglierà nel contrasto bianco e rosso della sposa, inghirlandato di verbena e mirto.
Troppo presto, giudica Ottavia.
«È il tuo migliore amico.» crocchia, tirando su con il naso. «Non riusciresti mai a eliminarlo neanche se lo volessi.»
Suo fratello si rinchiude in un temporaneo bozzolo di silenzio e pensieri.
«No.» dice poi, fissando il pavimento. «Non ci riuscirei.»
Tensione fitta e tetra, meglio alleggerire.
«Come sta Giulia?»
«Prova a metabolizzare, come tutti noi. È conscia di cosa l'aspetta.» Un marito di venticinque anni più anziano, scelto dal padre. «Ammirevole il suo contegno alla cerimonia funebre.»
«È tua figlia, non poteva essere diversamente.»
Ottavia rilascia un sospiro, sul cuore un macigno che non si dissolverà mai. Piombato con la morte e solo la morte lo rimuoverà. Lei, la virtuosa, casta, magnifica Ottavia. Soccorso degli orfani, porta sempre aperta. Una torre. Un faro. Per suo fratello e per gli altri. Materna, dolce Ottavia.
L'è stata per così tanto, Dei, così tanto.
Non regge più, non crede di reggere. Non con Marcello ritornato alla terra prima di lei. Non con le sue figlie ancora in vita e in lizza per un marito. Non con Selene a un passo dall'altare, nozze reali con Giuba di Mauritania.
Riposa la testa sulla spalla di Augusto - no, Ottaviano, oggi è il suo Ottaviano - cerca un appiglio, un aggrappo a qualcosa, qualsiasi cosa.
Calore. Lo scruta stupita, ripetendo il gesto ormai consueto di tastargli fronte e guance. Il suo cagionevole fratellino.
Febbre, innegabile. Lui la negherà di sicuro, l'imperatore non può ammalarsi. Sua sorella, però, può curarlo. Prende la prima coperta a portata di mano e gliela cala intorno alle spalle.
«Sorellona...»
Resuscita in lei la voglia di sorridere. Questo, questo le mancava.
«Fratellino...» sussurra baciandolo in fronte, un torrente di lacrime.
Marcello è morto, sì, lo è, ma loro sono vivi. Il suo fratellino è al suo fianco.
Il mondo può riprendere a girare.
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