Le parole che non ti ho mai detto.

       

Near...

Near...

Near...

Near...

Near!

Tu, la mia ossessione e la mia follia. Tu con quegli occhi così scuri, impenetrabili, così unici. Tu... con quei capelli così candidi, così morbidi, così simili a nuvole perfette, tu... tu con quel corpo così minuscolo, così delicato, così... unico... tu.

La mia ossessione, la mia follia, la mia dannazione. Tu, il mio nemico, la mia passione, il mio amante. Chiudevo gli occhi, posavo la testa sul cuscino, ed ecco che alla mia mente riaffiorava il tuo volto. E lo sai cosa diventava il tuo volto?

Diventava invitante, allettante. Io ti toccavo, e sentivo la tua pelle fremere, il tuo piccolo corpo contorcersi mentre lo leccavo dolcemente, avidamente, le mani che plasmavano quello che consideravo solo mio.

In preda alla passione cercavo di plasmare il mio corpo sul tuo, ed era allora che, con immenso dolore, scoprivo che era solo un sogno.

Ma quanto era vivido quel sogno, Near. Tu non sai neanche quanto...

In quei frangenti, mi ritrovavo a imprecare perché non potevo raggiungerti, e la disperazione era tale da farmi dubitare che fra noi fosse successo qualcosa.

Ma alla Wammy's house, il sogno era diventato reale, lo era diventato veramente!

Te lo ricordi Near, quel giorno caldo, accarezzato dalla primavera?

Tutti erano usciti per fare un picnic all'aria aperta, e noi eravamo rimasti nell'istituto, tu perché fragile, io perché malato.

Un dannato mal di pancia, solo un dannato mal di pancia, ha cambiato il nostro destino quel giorno.

Dopo ore passate in solitudine, mi alzai, annoiato da quel silenzio, e lì, nel corridoio, incrociai il tuo sguardo.

È stato allora, è stato allora che ho provato un brivido immenso...

Il tuo sguardo era fisso su di me.

Solo su di me.

Così impenetrabile.

Io feci un passo avanti, lo sguardo fisso sul tuo, e solo per un istante, solo per il frammento di un secondo, vidi il tuo sguardo illuminarsi, e tanto bastò perché perdessi completamente la testa.

Ti raggiunsi, più veloce di una tempesta, accecato da un fuoco inarrestabile, e catturai le tue labbra con le mie, catturai il tuo corpo e lo sentì fremere mentre lo sbattevo contro il muro, e tremai anch'io.

Inarrestabile.

Le nostre lingue si cercarono.

Ci aggrappammo l'uno al corpo dell'altro.

Oh Near...

Più il nostro bacio diventava passionale e più il mio desiderio aumentava. Sentirti reagire alle mie carezze, sapere che ero io a scatenare quei gemiti e quei fremiti spaventati ed eccitati allo stesso tempo, mi rese pazzo di te.

Così continuai ad accarezzarti e presto le tue mani s'insinuarono sotto la maglietta, e in quel momento, sentirle contro la pelle.... mi fece perdere letteralmente il controllo.

Te lo ricordi, Near?

Ti trascinai nella mia camera, ti strappai ogni lembo di tessuto che celava il tuo corpo, e m'impossessai della tua pelle, riempiendola di avidi baci.

Catturai fra le labbra i tuoi capezzoli rigidi, simili a punte di bacche mature, e li succhiai avidamente, senza ritegno, mordicchiandoli come se ne andasse della mia vita, e lentamente, scesi lungo il tuo piccolo ventre, e tu ti aggrappasti a me.... tu sapevi cosa avrei fatto prima ancora di me, ma io risi, silenziosamente, spavaldamente, leggendo nelle tue mani la supplica di non fermarmi.

Ed io continuai, continuai a tempestarti di baci, mentre mi strappavo i vestiti, incurante di quello che stavo facendo, incurante del fatto che stavo baciando te.

Il mio nemico.

Il mio rivale.

La mia passione proibita.

Te lo ricordi, Near?

Te lo ricordi come divorai nella mia bocca la tua piccola virilità destata? Te lo ricordi come lo succhiai avidamente, e tu ti aggrappasti di nuovo a me così forte da strapparmi i capelli?

Te lo ricordi come stuzzicai la cappella e aumentai il ritmo non appena mi resi conto del potere che avevo su di te?

Te lo ricordi l'attimo sublime in cui avesti il tuo primo orgasmo?

Te lo ricordi come, ansimando, nudo, trionfante e inebriato da quel che era successo, mi sdraiai su di te, insinuai le mani nei tuoi capelli, e ti rubai un altro bacio?

Te lo ricordi come ti ridestai?

Te lo ricordi come la mia lingua lambì le tue gambe sottili, marchiandole come sue, mentre le mie dita s'insinuavano dentro di te?

Te lo ricordi come catturai i tuoi gemiti di dolore nella mia bocca, che subito si trasformarono in piacere e ansiti prepotenti?

Mi spostai, senza nemmeno rendermene conto, e lentamente presi possesso del tuo corpo... Io diventai parte di te, la mia virilità si ritrovò prigioniera del tuo calore, ed io non fui più in grado di fermarmi...

Tu gridasti forte, ma non era piacere, eppure io riuscì a renderlo tale.

Un bacio, due, cento, e le tue labbra cedettero all'assalto delle mie, le tue piccole deliziose mani si strinsero a me, le piccole punte dei tuoi capezzoli si ersero ancora, simili a punte di diamanti, e le tue gambe... si chiusero attorno ai miei fianchi, mentre mi muovevo.

Un solo movimento, uno soltanto, e tanto bastò perché un'ondata di piacere mi travolgesse!

E, più mi muovevo, più ti trascinavo nella danza dei nostri corpi, e più la sete aumentava, mentre il coro delle nostre voci si fondeva, plasmando un suono che si erse infine con forza, all'apice del piacere.

Io non dissi una parola, tu non dicesti una sola parola, perché non c'era nulla da dire. Non in quel momento almeno.

Tu ti alzasti dal letto.

Ti ricopristi coi lembi rimasti dei tuoi abiti, lacerati dalla mia passione, e te ne andasti.

Come se non fosse successo nulla.

Il mondo fuori aveva continuato a vivere, ma le nostre vite erano cambiate per sempre.

Oh Near... dare voci alle sensazioni che provai, quando mi resi conto che avevo fatto l'amore con te, mi spaventò al punto che lo ridussi ad un sogno.

Avevo sognato.

Tu non mi avevi donato la tua verginità, io non ti avevo donato la mia, non ti avevo donato piacere.

Riuscii persino a crederci.

Eppure, nonostante questo, la melodia delle nostre voci unite in quel sublime attimo mi ossessionò per tutta la notte...

Cercai di resistere, cercai di starti lontano.

Passarono i giorni, le settimane, ma la sete di te aumentò, invece di placarsi.

Tu diventasti la mia ossessione, e le persone, povere idiote, pensarono che mi sentissi inferiore a te.

Invece di negare, lasciai che lo pensassero, perché preferivo mille volte che pensassero questo, piuttosto che scoprissero la verità.

Ogni notte, ogni giorno, avevo voglia di te e, più forte diventava il desiderio, più crudele e strafottente diventavo io, finché un giorno, un maledetto meraviglioso giorno, il destino mi punì per la mia arroganza, attraverso te.

Te lo ricordi quel giorno al lago?

Faceva tremendamente caldo, tanto che a fine partita mi diressi come sempre verso il boschetto.

Tutti sapevano che celava un laghetto, ma nessuno ci andava mai, perché Roger ci aveva proibito di avvicinarci, ma a me non importava dei suoi ordini.

Li ignoravo, sempre, e proprio lì, in quel piccolo specchio d'acqua protetto perennemente dai rami rigogliosi degli alberi, trovai te.

Tu, sempre così indifferente a tutto, ti eri tolto i pantaloni, e avevi immerso i piedi nell'acqua.

Quando arrivai, socchiudesti gli occhi, e la brezza del vento fece aderire la camicia al tuo corpo, ed io non riuscii a resistere.

Avrei potuto andarmene, avrei potuto farlo, tu non mi avevi visto. Potevo ignorare tutto, ma eri così bello, Near.

Così incredibilmente seducente...

A lenti passi, con assoluta fierezza, fremendo come un felino davanti alla sua preda, mi avvicinai, togliendo uno a uno tutti i capi che proteggevano il mio corpo.

Il mio sguardo era fisso sul tuo, così calmo, così sicuro, per nulla turbato dalla mia presenza.

Mi sentii come se tu mi stessi aspettando. Quel pensiero mi spinse a circondarti il volto fra le mani e a divorarti di baci.

Tu reagisti ancora, Near.

Gemesti dolcemente mentre la mia lingua ritrovava quel meraviglioso nido segreto che era la tua bocca, e le tue mani, così aggraziate, si liberarono della tua camicia.

Tu ti offristi a me.

Senza alcun pudore.

Nel ritrovare la tua pelle nuda caddi in ginocchio trascinandoti con me, e ti tempestai di febbrili baci.

Com'era bello sentirti rispondere così prontamente. Com'era bello sentire le tue grida di piacere diffondersi ovunque, trasportate dal vento.

Te lo ricordi, Near, con quanta facilità i nostri corpi si ritrovarono?

Lo percepisti il brivido d'emozione che fece tremare la mia anima quando tu mi avvolgesti fra le tue braccia?

Lo percepisti il sussulto del mio cuore quando tornai ad essere un tutt'uno con te?

La mia gioia non conosceva limiti, perché io mi muovevo dentro di te, e tu mi sorridevi, Near. Tu mi stavi guardando, Near.

Tu mi stavi amando, Near.

Silenziosamente, a tuo modo, ma me lo urlasti con le tue dolci carezze, e i baci dal sapore di miele.

Come non rispondere se non con assoluto ardore?

Come potevo non riempirti di baci quando mi stavi facendo sentire amato?

Muovendoci quasi all'unisono, raggiungemmo il piacere insieme, e tu, Near, quando mi sdraiai a terra, ti accucciasti accanto a me, e  affondasti il volto nell'incavo della mia spalla, con un piccolo sorriso dipinto sulle labbra.

Invaso da un'emozione indefinibile, ti strinsi a me, e ci addormentammo.

Diventammo amanti da quel preciso momento.

Te lo ricordi, Near?

Al nostro risveglio le stelle splendevano alte nel cielo, ed alcune, ormai morenti, scesero lentamente, descrivendo strani segni che ci spinsero a rimanere lì fino al sorgere del sole.

Nessuno si era accorto della nostra assenza, nemmeno Roger, perso dietro ai suoi conti, e così questo diventò il nostro piccolo segreto, uno dei tanti, uno dei più belli della mia vita.

E lo sai a cosa cercai di ridurre quel ricordo?

Ad un semplice banalissimo momento, perché faceva male. Faceva paura. Perché non potevo ridurre così il nostro rapporto a solo sesso, e avrei dovuto ammettere di essermi completamente, perdutamente innamorato di te dal primo istante che ti avevo visto.

L'amore è un potere che fa paura, Near.

È lui a dominarti, non il contrario, per questo ignorai tutto.

M'illusi di farcela, ma il trascorrere del tempo mi rese solo più irrequieto.

Finalmente avevo il tuo corpo, ma volevo di più, non sapevo nemmeno io cosa, o meglio, finsi di non saperlo.

Non volevo ammettere che ti amavo, Near. Non volevo ammetterlo.

Più passava il tempo e più avevo bisogno di te. Mi bastava anche solo stringerti a me per sentirmi felice.

A volte, dopo aver fatto l'amore, posavi la testa nell'incavo della mia spalla, ed un sorriso sottile ti curvava le labbra.

Era il tuo modo di dirmi grazie perché ti stavo accanto.

Era il tuo modo di dirmi ti amo.

Ma io ero troppo stupido per rendermene conto, finché una notte non venni a trovarti, e ancora una volta il nostro destino mutò.

Tu avevi l'influenza, e la tosse era così forte che ti lasciava tremante ed esausto ogni volta che si presentava, così mi chiedesti di andarmene per non contagiarmi, ma io rimasi.

M'insinuai sotto le coperte e passammo la notte così, stretti l'uno nelle braccia dell'altro. Non facemmo l'amore, ma fu uno dei momenti più belli della mia vita.

Ed io cercai di ridurre quel gioiello di ricordo ad un banale momento privo d'importanza, solo per non rispondere alla tacita domanda che ossessionava la mia mente: perché? Perché, ogni volta che stavo con te, mi sentivo invadere da una forte emozione?

Al mio risveglio, non riuscii a negarlo: ti amavo da morire.

Ma invece di confessartelo, usai vigliaccamente la morte di L come scusa per andarmene.

Me ne pentii subito, Near. Ma era troppo tardi, Near.

Il mio orgoglio mi spinse ad andare avanti, e per sopportare la tua assenza. Finsi di aver sognato. Finsi che non vi fosse stato nulla fra di noi, finsi di non sentire la tua mancanza e, quando non riuscivo a negarlo, mentivo a me  stesso, affermando che ero sempre stato io a dominarti, ed era quello che mi mancava, non tu.

Near... era l'unico modo per sopravvivere... ma il mio cuore lo sapeva che eri tu a dominare. Ti bastava solo una carezza per farmi perdere completamente il controllo.

Ti odiavo ancora di più per questo... e tu lo sapevi vero? Lo sapevi altrimenti, quando usai la squallida scusa della foto per vederti ancora, mi avresti guardato. Ma tu mi accolsi senza nemmeno degnarti di mostrarmi il tuo volto, perché sapevi che mi sarebbe bastato guardarti per cedere alla tentazione di baciarti.

E tu non volevi. Anche tu eri invaso dall'orgoglio, ma io, nel mio egoismo, non mi resi conto di quanto ti avessi ferito andandomene.

Perdonami amore mio...

Perdonami per essere stato così egoista in vita.

Lo hai compreso, Near? Lo hai compreso che sono morto per amor tuo? Lo hai compreso che preferivo morire io, così avrei potuto starti accanto?

Tu saresti finito in paradiso, Near. Gli angeli come te possono andare solo lì, ed io, come avrei fatto a stare senza di te?

Non ti ho mai detto ti amo, ma lo hai capito che la mia morte significa quello, vero?

Come anima, rifiutato dal paradiso e dall'inferno, ti sono stato accanto ogni momento della tua vita. Ero accanto a te, quando affrontasti Kira. Ero accanto a te mentre ti tormentavi perché non eri L e volevi comportarti come lui, così da non infangare mai il suo ricordo.

Ero accanto a te quando la malattia ti rubò la giovinezza e la vita.

Ero accanto a te quando eri in punto di morte.

Al tuo ultimo respiro, seguì il mio grido.

Ero disperato, Near.

Tu saresti andato in paradiso ed io non ti avrei rivisto mai più. Avrei voluto abbracciarti, avrei voluto stringerti a me, avrei voluto assaporare un tuo bacio almeno una volta, avrei voluto almeno poter piangere...

E proprio quando credevo fosse finita, proprio quando credevo che non avrei rivisto mai più il tuo dolce volto, sentii una mano accarezzarmi. Sentì un calore immenso diffondersi e cullarmi nel suo abbraccio e, quando la luce  che mi accecava si dissolse, mi ritrovai fra le tue braccia, a due passi dal nostro lago.

Mi hai sorriso. Mi hai sussurrato ti amo.

Mi hai sussurrato che ti sono mancato. Che ti sono mancato ogni giorno, ogni minuto, ogni singolo secondo della tua esistenza.

Lo leggo nel tuo sorriso luminoso quanto ti sono mancato.

Lo letto nel tuo sguardo che ora risplende più delle stelle cadenti.

Lo sento da come ti aggrappi a me, quanto ti sono mancato.

Hai bisogno di me, tanto quanto io ho bisogno di te.

Non esiste il paradiso, se tu non sei con me.

Near, ora che so di non essere impazzito, ora che so di essere stato graziato, ora che so che più niente può più dividerci, voglio sussurrarti, per il resto dell'eternità, le parole che non ti ho mai detto.

Ti amo.

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