Capitolo 67

Bevo un sorso d'acqua, che risulta essere decisamente rigenerante e lascio scivolare lentamente il capo sulla testiera del divano.
Vedo doppio.
Lo schermo al plasma e tutto ciò che è appoggiato sul mobile di fronte a me ha sei contorni anziché uno, le fitte alle tempie scavano malevole sulla mia scatola cranica, mi risulta difficile catturare e riordinare i pensieri.
Andrea continua a coccolarmi con lo sguardo paziente e carico di comprensione, esiste una particolare armonia in ogni suo gesto, in ogni piega del suo viso.
Mi rendo conto che la sua presenza qui, ora, significa tanto per me. Non finirò mai di ringraziarlo per essere corso in mio aiuto, inconsapevolmente è riuscito a trarmi in salvo da una situazione che stava diventando secondo dopo secondo sempre più angusta, terrificante, pericolosa.
Lascio che l'aria entri ed esca lentamente, ad ogni respiro un pezzo dell'angoscia che mi tiene in ostaggio pare staccarsi e lasciarmi finalmente stare, conficco le unghie sulle cosce nel tentativo di fargli prendere uno slancio più potente, nella speranza di riuscire finalmente a parlare.

-Mel...- si è fatto improvvisamente serio -Io non ho dimenticato ciò che mi hai raccontato riguardo i presunti scherzi che qualcuno ti starebbe facendo... È forse dovuto a questo il tuo sconvolgimento? È successo qualcos'altro?- mi sta guardando preoccupato, ha anche aggrottato le sopracciglia.

Abbasso leggermente la testa.

-Si- riesco a fare uscire la risposta con un soffio. Inspiro piano e mi impongo di riuscire a parlare, il mio sguardo vaga ancora nel vuoto -V..vedi, come ti ho già spiegato è da un po' che qualcuno, ad intervalli di tempo irregolari, mi fa trovare rose rosse qua e là in prossimità di casa...- schiarisco la voce, faccio ancora una fatica tremenda anche solo a muovere la lingua -Però, a dire il vero, non è cominciata così- giro la testa e lo fisso, cominciando anche dentro me stessa a sistemare le cose -È..è iniziato tutto da una coperta-

-Una coperta?-

-Anzi no!- stringo le unghie sulle cosce ancora più forte -Per essere ancora più precisa, la signora Meli, del secondo piano, già mi aveva detto alcuni giorni prima di aver notato uno strano individuo girare per il condominio- strabuzzo gli occhi, come se avessi avuto un'illuminazione.

Fabrizio già mi spiava da tempo, da molto prima di cominciare a mandarmi segnali con le rose. Chissà da quanto tempo.
La notte che mi sono chiusa fuori dev'essere stato qui, mi è stato vicino, dev'essere stato lui a mettermi la coperta. Rossa.
Rossa come le rose che da quel momento in poi hanno cominciato via via ad apparire...
Un brivido sale arrogante.
Andrea mi guarda assorto, pare diventare sempre più teso.

-In un primo momento non ci ho dato peso, sai com'è, la signora Meli è un po' la romanziera del palazzo, capita che oltre a ricamare con ago e filo a volte si spinga a far orli e merletti anche su qualche stupidaggine, ingigantendola e cambiandola di forma- sospiro. Devo ricambiare l'aria -Quando è successo il fatto della coperta poi, mi sono convinta in un primo momento che fosse stata la signora Tommasi a metterla...-

-Aspetta, aspetta- m'interrompe -Mi sono perso. Io ero rimasto alle rose, ok lo sconosciuto che si aggirava da un po' per il palazzo, ma la coperta? Cioè, ti ha regalato una coperta?- mi guarda alquanto perplesso.

Mi rendo conto di aver corso forse troppo, saltando parti fondamentali, in effetti non trova il senso la coperta messa lì così, sul discorso.

-Giusto- mi correggo -Mi sono dimenticata di dirti che, una notte, sono stata così cretina da chiudermi fuori di casa, scendendo a prendere le sigarette-

-Le sigarette? Ma scusa, di quanto tempo fa stiamo parlando, considerato che sei incinta e presumendo quindi che, almeno da un po', non fumi?-

Eh. Ha pure ragione

-È passato poco più di un mese... Già ero incinta- riabbasso la testa per l'imbarazzo -È stato un momento un po' così, diciamo, ma è una storia lunga, magari te la racconto la prossima volta- sorrido, per storpiare il disagio -Comunque ne ho fumata una, in tre tirate, se l'è mangiata interamente il nervoso- socchiudo le palpebre, al ricordo di quel giorno -Il pacchetto poi l'ho buttato, praticamente pieno. Immediatamente- gli rivolgo nuovamente gli occhi, vittoriosa.

-Comunque- continuo, rifacendomi involontariamente seria -Dopo essermi resa conto di aver lasciato le chiavi dentro, dato che era ormai mezzanotte passata, mi son sistemata a dormire sul pianerottolo- mi guarda stralunato, noto che sta soffocando una risata e questo la fa scappare a me.

-E..e quando al mattino mi son svegliata- riprendo, tornando seria -mi son trovata addosso una coperta... Una coperta rossa- mi sale l'amaro in bocca.

Andrea sta trattenendo il respiro, a quanto pare sta incamerando e riordinando la informazioni a sua volta.

-Da lì hanno cominciato a comparire pure la rose. Se non sbaglio la prima rosa l'ho trovata proprio la sera dopo- la gravità della situazione sta prendendo via via sempre più forma nella mia mente, vederla nel suo disegno fa crescere a dismisura la paura.

-E finora non hai ancora pensato di prendere provvedimenti? Ti sei davvero convinta che fosse uno scherzo?- mi guarda con rimprovero, gli occhi gli si son fatti scuri. Stropiccia con rabbia l'angolo del cuscino del divano - A me tutta questa storia fa venire i brividi... È inquietante...- abbassa fugacemente lo sguardo per poi riportarlo a me, ancora più grave -Che è successo prima?-

Mi prende un lieve capogiro, nonostante sia seduta la stanza ha cominciato impavida a ballare.

-È stato qui- dico, con un filo di voce.

-Chi?- Andrea mi afferra la mano -Chi è stato qui, Melissa? Ti hanno fatto del male?- c'è una guerra nucleare nei suoi occhi.

-No- sto tremando -Per fortuna no- mi correggo, riflettendo su ciò che sarebbe potuto succedere se Andrea non avesse aperto la porta facendo rumore, se nessuno mi avesse sentita -Però credo che ci sia mancato poco- stringo la sua mano a mia volta -Davvero molto poco...- mi perdo di nuovo.

-Che significa Melissa? Me lo vuoi dire che è successo?- è sinceramente turbato -Mi si sta fondendo il cervello, non ci sto capendo nulla, così non riesco a capire come ti posso aiutare- il suo respiro si è fatto affannato.

-D..dopo che ci siamo salutati, poco fa- ci riprovo, con fatica -qualcuno ha bussato alla porta. Credevo fossi tu, erano passati al massimo due minuti da quando il blindato mi si è richiuso alle spalle- respiro a fondo -I..invece, quando ho aperto, mi son trovata davanti questa persona, che fino a quel momento nella mia testa non aveva un volto. C..con il mazzo di rose in mano- mi fermo per un istante, mi scuote anche solo raccontare quello che è successo.

Salve a tutti ❤️
Non sono solita a lasciare le note autrice alla fine del capitolo, mi dà un senso di confusione, però effettivamente a volte si fa necessario per me comunicare con voi, e dedicare un capitolo a questo (considerando che sono limitati e ancora non so quanti me ne serviranno per finire la storia), diventa complicato.
Ho pensato di dividere il capitolo in due parti, per non farlo risultare troppo pesante e ho pensato che d'ora in avanti mi comporterò così, davanti alle parti più corpose. Che ne pensate? Meglio? Ci sono capitoli che vi sono sembrati troppo pesanti?

Un saluto caloroso a tutti
@FightingForMyFreedom
Giulia

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