Capitolo 57
-Per quanto mi riguarda questa conversazione può concludersi qui- sibilo, dopo essermi apparentemente ripresa. Sta nascendo una guerra dentro di me -E considera annullato pure il nostro appuntamento di giovedì, a mio avviso abbiamo già parlato abbastanza!- tuono poi, apprestandomi furente a riagganciare.
-Ma Melissa- si affretta a ribattere lei -io lo sto dicendo per te, non devi prenderla a male...-
-Ah lo stai dicendo per me? Lo stai dicendo per me?!- sto per esplodere, sento la rabbia affluire nelle vene al posto del sangue -E in base a cosa saresti giunta a questa conclusione mamma? Cosa ti avrebbe portata a pensare che per me sarebbe meglio rinunciare a questa bambina, perché è una bambina mamma, sai? Una femmina!- sto gridando con tutto il fiato che ho in corpo -Parli forse per esperienza personale mammina cara?- affondo il coltello -Parli forse perché tu ti sei pentita di avermi tenuta?- tremo.
Non avevo mai avuto il coraggio di dirgliele queste cose, ma ora mi rendo conto che sotto sotto le ho sempre pensate. Sempre. Anche molto prima di trovarmi in questa assurda situazione.
Lei, dall'altra parte della cornetta, rimane muta. Forse sentirsi sputare tutto in faccia una buona volta le ha fatto mancare per un attimo la terra sotto ai piedi.
-Che succede mamma, hai forse perso la parola?- incalzo -Ti ho spiazzata vero?- sghigno isterica -Fa male sentirsi sbattere in faccia la realtà, anh? Pensa che tu con me non ti sei mai risparmiata, non mi hai mai evitato di dover fare i conti con il tuo menefreghismo e la tua immaturità- sto ruggendo -E non ti sei mai preoccupata che il tuo non fare la mamma potesse ferirmi, sei sempre stata troppo concentrata su te stessa per farlo!- so che sto esagerando, ma non riesco a fermarmi.
Lei continua a non dire una parola, ma sono sicura che sta attentamente ascoltando.
-Talmente concentrata su te stessa da non accorgerti neanche che io non ho niente a che vedere con ciò che sei, fra l'altro!- aggiungo -Perché vedi io, a differenza tua, ho abbastanza amore dentro per poter fare pure la mamma!- affermo poi, più per sferrarle il colpo finale che non per reale convinzione di quanto appena detto -Quindi perdonami sai, ma non ritengo necessario nemmeno sentirlo il parere di una donna senza il ben che minimo istinto materno!- con questa devo averla stesa definitivamente -Sei pregata di non chiamare più vista l'inutilità di cui ti sei riconfermata esser padrona. Ti saluto- concludo, con gli occhi fuori dalle orbite.
Detto ciò, senza lasciare tempo alcuno ad una replica che, molto probabilmente, non sarebbe comunque arrivata data la pesantezza delle mie dichiarazioni, sbatto violentemente la cornetta sull'apparecchio chiudendo così, definitivamente, la triste telefonata.
Credevo di averle già delineate tutte le emozioni negative dentro di me, ma ciò che sto provando adesso non riesce a trovare riscontro in nessun dolore finora conosciuto.
Le avevo sempre pensate certe cose da qualche parte, nel profondo, ma non mi ero mai spinta così vicina ad esse al punto da riuscire a definirle davvero, me ne sono sempre tenuta magistralmente alla larga, forse consapevole di quanto avrebbero potuto far male nel momento in cui mi fossi permessa di dar loro una forma.
Mi rendo conto solo ora che l'immagine di mia madre che mi sono dipinta dentro forzatamente negli anni non ha mai rispecchiato la realtà, non ha mai rispecchiato nemmeno le mie reali percezioni. Si è solo adattata a ciò volevo fortemente che fosse, si è adattata a ciò che mi faceva sentir relativamente bene.
L'ho portata avanti così, come fosse un semplice dipinto nella mia mente, quasi dimenticandomi che, invece, rimaneva comunque una persona reale. Con tutti i suoi difetti, con tutte le sue latitanze, con tutte le sue mancanze.
Ho provato a tener caro in me solo il ruolo che rappresentava, senza badare al modo in cui se ne faceva carico, ma così ragionando ho perso di vista ciò che contava davvero, ossia il provare a capirci. A conoscerci veramente. A sfiorarci con la mente.
Non avevo chiaro che era l'unico modo per poter dare al nostro rapporto, finalmente, la giusta collocazione, non avevo capito che fosse quella l'unica soluzione.
Così finisce che ci ritroviamo fottutamente distanti, nonostante entrambe ci abbiamo provato nessuna delle due è stata in grado di avvicinarsi più del superficiale, nessuna delle due è stata capace di prendere il posto nel cuore dell'altra che avrebbe dovuto.
È triste ammetterlo, ma è così.
Mi sono nutrita di rabbia e frustrazione per anni e, per sopravviverci in mezzo, l'ho spavaldamente negato a me stessa. Ho voluto per forza dare un nome diverso alle mie emozioni, pitturarle per come mi apparivano più giuste, non rendendomi conto che questo significava semplicemente scappare dalla realtà.
Una realtà che, a meno che non venga affrontata, non è destinata certo a cambiare.
Il brutto di sfuggire alle cose è che, prima o poi, te le ritrovi tutte schiaffate ignobilmente davanti. Ti danno solo l'illusione di aver seguito la tua volontà di disegnarsi a tuo piacimento, di essere state accantonate su un angolo, loro lo sanno qual è il momento giusto per tornare a bussare mostrandosi nella loro abituale e spaventosa forma.
Quello che è stato capace di scuotermi dentro il triste messaggio che ha voluto passarmi mia madre è impossibile da spiegare.
Il senso di vuoto e smarrimento che sto provando adesso riempie tutti quelli che ho provato finora, nel corso della mia intera vita.
In tutto questo minestrone di dolore c'è uno sguazzo di rabbia che mi tiene prepotentemente in piedi.
L'ho sentito chiaro il ruggito nascere dal profondo del petto quando ha toccato con così poca dolcezza la mia piccola, questo nuovo impulso di protezione che mi sta nascendo nella completa naturalezza mi rinvigorisce nel profondo.
Non mi era mai capitato prima di sentirmi così legata a qualcuno, a qualcuno di cui devo ancora del tutto metabolizzare l'esistenza poi, eppure l'ho sentita quella strana vibrazione che mi partiva dalle viscere, quell'istinto primordiale che, in natura, viene quasi sempre riconosciuto alle mamme. Quella spinta quasi aggressiva che parte spontaneamente quanto avverti il pericolo per il tuo cucciolo.
Un sorriso sfiora timidamente le mie labbra alla luce di questa riflessione.
Non nascondo di averci pensato, non nascondo di aver preso in considerazione anche l'idea di rinunciare a questa bambina, ma l'ho fatto in modo talmente astratto non aver nemmeno mai lasciato esprimere questo pensiero, neppure fra le buie e solitarie stanze della mia mente.
Le paure sono tante, talmente tante che per la maggior parte devo ancora prenderle realmente in considerazione, però ora so che niente può equivalere a questa idilliaca sensazione, manco l'ingestibile terrore per una possibile collisione.
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