Capitolo 53

Il weekend è trascorso, tutto sommato, in maniera abbastanza tranquilla.
Dopo aver rimuginato a lungo su Michele, sulle rose, su Filippo e il signore magico è arrivato un momento in cui mi sono sentita perfettamente svuotata.
Si, svuotata, e così è successo che dentro la mia testa non ho trovato più mostri da lasciar urlare. Avevano esaurito le loro forze, pure quelli.
Ho passato quasi tutto il sabato distesa a letto per dire la verità, la nausea si era fatta sentire forte e il solo alzarmi seduta riusciva a provocarmi uno scompenso fisico tale da costringermi stesa con lo sguardo rivolto al soffitto.
Quando è arrivata la sera, forse per via della temperatura che è scesa leggermente, sono riuscita a spostarmi fino allo sgabello sistemato in terrazzo, e dopo qualche minuto che me ne stavo in silenzio ad osservare le macchine sfrecciare giù in strada Andrea ha richiamato irriverente la mia attenzione. Ho alzato la testa coprendomi sempre gli occhi per il riflesso. Lui se ne stava appollaiato nel suo terrazzo, al piano di sopra, sempre con la testa a penzoloni rivolta verso di me, e così è finita che ci siamo intrattenuti per un paio d'ore a parlare di tutto e di niente. Non gli ho raccontato dei fiori, mi sembrava inutile allarmarlo per la seconda volta, però devo ammettere che mi ha tranquillizzata molto parlare con lui, nonostante il forte disagio che mi provocano i suoi occhi devo dire che riesce sempre a trasmettermi una serenità inspiegabile. Forse sarebbe un valido sostegno per me riguardo questo dilemma dell'uomo misterioso, perlomeno a livello morale... Ma credo abbia già abbastanza problemi a cui pensare, non mi sembra giusto caricarlo pure dei miei, già sta facendo abbastanza, pur non agendo in chissà che modo particolare.
La domenica è trascorsa più velocemente, direi che è stata una giornata decisamente migliore. Sono uscita di buon'ora a fare una passeggiata, solleticata da una piacevole brezza e dal debole e non troppo caldo sole mattutino, ho fatto colazione in pasticceria da Silvia, dilettandomi nell'assaggio di una nuova brioche su pasta integrale con un ripieno di marmellata di ribes nero che era a dir poco favoloso e poi ho proseguito senza fretta fino al parco, dove ho incontrato magicamente la signora Urti che accompagnava Filippo e Alberto.
Mi sono fermata a parlarle, come mi ero ripromessa, ma non è andata esattamente come mi aspettavo. A quanto pare lei non sapeva niente di questa storia dell'uomo delle rose. Sì, si era accorta che i figli avevano fatto un sacco di sporco in garage e li aveva anche ben sgridati, ma non si era preoccupata di chiedere loro da dove venissero tutti quei petali. Dopo aver ascoltato le mie ragioni, ha strimpellato per richiamare l'attenzione dei due che, ovviamente, hanno finto di non sapere di cosa si stesse parlando e hanno glissato il discorso asserendo sommessamente di averli trovati i petali, in tutte le occasioni. Non è mai esistito nessun signore magico delle rose quindi, se lo sarebbe inventato Filippo per giustificare il ritardo.

Che poi, a me lo doveva giustificare il ritardo? Boh.

Me ne sono tornata a casa così, con più dubbi di quando sono uscita.
Sono arrivata al cancello del condominio stremata, non bastava il caldo, mi si stava pure fondendo il cervello, in balia di ogni più assurda associazione.
È stata Cristina Malli, paradossalmente, a migliorarmi la giornata.
L'ho incrociata proprio alla fine della rampa che conduce al primo piano, stava uscendo dalla porta di casa per andare a trovare il signor Giordano all'ospedale.
Non avrei mai creduto di esserne capace, ma le ho chiesto se potevo unirmi a lei e così è stato, alla fine. Ne sono stata felice.
Ernesto Giordano si è decisamente rimesso, mi ha fatto un immenso piacere scoprirlo decisamente in forma, bello rampante e arzillo, ero parecchio in pensiero per lui. So che è stato contento di vedermi, non l'ha detto chiaramente, ma l'ho percepito dal suo sguardo, sembrava un bambino quando scopre i regali sotto l'albero la mattina di Natale, l'espressione commossa era la stessa. Mi ha scaldato il cuore leggere la gratitudine nel suo sguardo.
Al ritorno abbiamo fatto una camminata, parecchio lunga in effetti, in tutto ad arrivare a casa ci avremo messo due ore andando con estrema calma, e devo dire che Cristina Malli si è rivelata essere meno pessima di come la immaginavo.
Abbiamo chiacchierato un bel po', e così è andata a finire che ho scoperto cose di lei che non avrei neanche lontanamente sognato, come ad esempio il fatto che ha una relazione a distanza da quasi sette anni con una ragazza torinese e che, a breve, prevede di lasciare il suo appartamento per trasferirsi da quelle parti, con lei.
Ho scoperto anche che è orfana dall'età di cinque anni, ed è cresciuta in un collegio disperso sui monti gestito unicamente dalle suore. È una ragazza simpatica e anche molto intelligente, si è svelata una persona davvero piacevole e io mi sono resa conto di aver erroneamente giudicato il libro dalla copertina, come spesso accade.
Prima di salutarci, una volta giunte qua sotto, ci siamo pure scambiate il numero di telefono. Credo proprio che la chiamerò, è stata di buona compagnia.

Oggi è lunedì, e ho la famosa visita con il dottor Lodi.
Sono ora in attesa del solito autobus numero 20, il sole scotta e l'aria non sembra abitare questo pianeta.
Il vecchio trabiccolo scassinato mi recupera alla fermata dopo ben dieci minuti, monto ormai allo stremo delle forze e mi lascio cadere su uno dei posti che trovo, fortunatamente libero.
Il lungo vialone, dopo un viaggio che a me sembra più lungo del solito, finalmente appare. Mi alzo con quel poco equilibrio che mi è rimasto e mi avvio all'uscita, rischiando di finire con il culo per terra per ben tre volte, in ultima battuta davanti alle porte, con l'inchiodata finale.
Raggiungo l'edificio Europa con grande sforzo, sono quasi le undici e il sole ha cominciato a battere ancora più prepotente sull'asfalto della strada.
Quando arrivo davanti al grande portone specchiato e suono finalmente il terzo campanello a destra partendo dal'alto, sto quasi esalando l'ultimo respiro.
L'enorme specchio si apre nel completo silenzio, come sempre.
Percorro tentennando il lungo corridoio di marmo quindi, una volta raggiunto l'ascensore, proseguo verso le scale sconsolata, pure stavolta. È fuori servizio, oggi è scritto anche l'avviso su di un cartello, oltre ad esserci la solita luce rossa che borda l'enorme pulsante con su riportato il numero zero.
Salgo imprecando e ansimando fino al quarto piano arrivandoci allo stremo delle forze. Suono all'enorme porta blindata dello studio medico ed entro finalmente nella moderna sala d'aspetto, rivolgendo poi di conseguenza lo sguardo all'esile segretaria che già mi aspetta in piedi dietro la sua scrivania raggiante.

-Buongiorno signora Greco!- esclama esaltata.

-Buongiorno!- ribatto, accennando un sorriso.

-Prego- squitta, mostrandomi le comode sedie -Si accomodi!- sorride -Oggi sarà una grande giornata!- aggiunge poi, caricandomi d'impazienza e curiosità.

Raggiungo il primo posto libero con un nuovo passo, le gambe si muovono leggere, il cuore batte feroce.
Sono davvero pronta a scoprire ciò che cresce in me, ora posso dirlo a gran voce.
Sono pronta a rendermi conto di quanto l'amore possa nascere veloce. Anche quello per qualcuno che ancora non si conosce.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top