Capitolo 48

Raggiungiamo il centro in tram questa volta, il cielo si scurisce secondo dopo secondo sempre di più e ogni attimo sembra quello giusto perché cominci a piovere.
Andrea si è rivelato essere un ottimo compagno di viaggio anche oggi, non ha smesso di parlare un momento soltanto, era evidente che cercasse in tutti modi di non farmi perdere nei brutti pensieri. Ha tenuto in piedi una conversazione rilassante e allo stesso tempo divertente in completa autonomia, non potrò mai ringraziarlo abbastanza, devo dire che è riuscito perfettamente nel suo intento di farmi staccare il cervello dalla situazione pesante di poco fa, è estremamente piacevole ascoltarlo parlare.
Decido di portarlo a bere qualcosa al Revolution, così colgo l'occasione per dare un saluto alle ragazze, prendo due piccioni con una fava, come si usa dire. Lo raggiungiamo a piedi in una decina di minuti, visto che non è proprio vicinissimo alla piazza, ossia a dove ci ha lasciati il tram, si è fatta quasi l'ora dell'aperitivo ormai ridendo e scherzando, quindi è pieno di gente.
Saluto le ragazze tutte super indaffarate con un cenno della mano, accompagno Andrea a uno dei tavolini che nel frattempo si libera e ci accomodiamo entrambi.
Forse non è stata una grande idea venire qui a quest'ora, c'è una confusione incredibile, si fatica a scambiare due parole.

-Cosa prendi?- chiedo, quasi urlando per far sentire la mia voce.

-Ho deciso di mantenermi anch'io sull'analcolico- risponde, anche lui alzando a dismisura la voce -Credo che darò un'occhiata a questi frullati di frutta che vedo nel listino!- aggiunge poi, immergendosi con gli occhi nel menù.

-Sono favolosi, buonissimi e rinfrescanti- gongolo io, dilettandomi a mia volta nella lettura dei vari abbinamenti di frutta, nonostante conosca il listino a memoria -Credo proprio che ci darò di melone, ananas, limone e papaya al profumo di cannella- ammicco un sorriso -Tu?-

-Considerando che a quanto hai detto lavoravi qui, non posso che cogliere la tua scelta come un consiglio, quindi prenderò la stessa combinazione che prendi tu- conclude, sorridendo.

-Ottima scelta!- lo rassicuro io.

-A proposito, come mai non lavori più qui, se non sono troppo indiscreto nel chiedertelo?-

Merda. E adesso che gli dico?

-Ecco, diciamo che... Non è proprio che non lavoro più qua, mi sono dovuta prendere... Una pausa, se così si può chiamare- sospiro. Mi sono messa in trappola da sola, potevo semplicemente glissare alla sua domanda con tutta l'eleganza possibile, così facendo, invece, mi sono vincolata a rispondere.

Grande Melissa!

-A causa di alcuni problemi di salute, se così si possono chiamare- ecco, grandioso, ora sì che gli avrò messo in testa un'infinità di domande.

Andrea mi guarda perplesso, difatti. È evidente che vorrebbe chiedermi qualcosa, ma si trattiene, perché è estremamente educato e soprattutto particolarmente attento a non andare mai oltre.

-Spero nulla di grave- mormora quindi, incupendosi di colpo.

Il pensiero di lui che va quotidianamente a trovare non si sa bene chi all'ospedale mi balena come un lampo nella testa. Non dev'essere un tasto semplice da toccare per lui, quello delle malattie, mi sento profondamente in colpa nel lasciarlo appeso ad un filo immaginandomi affetta da chissà quale strana patologia invalidante, grave al punto da non permettermi di continuare a lavorare. Glielo si legge negli occhi lo sgomento, è diventato inquieto, così, all'improvviso.

-La verità è che sono incinta- sbotto poi, di punto in bianco, rendendomi conto solo dopo di averlo detto veramente. Mi è venuto naturale uscirmene con questa affermazione, l'ho fatto d'istinto, senza rifletterci minimamente -E quelli contro cui stavo urlando prima erano il mio ex e la sua nuova fiamma- deglutisco -Ossia colei che è stata da sempre la mia migliore amica- non riesco a girare lo sguardo verso di lui, ma so che mi sta guardando sconvolto, lo scorgo con la con la coda dell'occhio -Ho scoperto di aspettare un bambino da qualche settimana, lui se n'era già andato e, ad essere sincera, non volevo nemmeno dirglielo- respiro piano, e continuo -non ne vedevo il senso. Poi però si è reso necessario, ho dovuto chiedergli di fare degli esami per accertarmi che fosse tutto a posto e così volente o nolente mi è toccato rivelarglielo- sospiro.

-E quindi si sono presentati a casa tua entrambi? A quale scopo?- è serio, estremamente serio.

Soffio fuori l'aria forte con il naso per poi far sfociare le labbra in un sorrisetto sarcastico -Oh, non erano soli, si sono presentati assieme alla mia ex suocera e a mia madre- sghignazzo esasperata -perché erano tutti estremamente preoccupati per me, sai com'è non rispondevo loro al telefono da qualche giorno! Ai due fedifraghi per ovvi motivi, a quella pazzoide di mia madre perché si è permessa di andare a parlare della mia gravidanza con la mamma di lui senza che la cosa trovasse il minimo senso e, soprattutto, il mio consenso...- sibilo -Attento, ti è caduta la mandibola!- esclamo dunque sarcastica, alla vista della sua faccia sconvolta.

-Sono senza parole- sussurra -In primo luogo per tua madre, Melissa, onestamente parlando è quella che per natura avrebbe dovuto avere più tatto ed impedire loro di venire- strabuzza gli occhi, non l'avevo mai visto così provato -Non capisco poi con quale coraggio si sia presentata pure la stronza della tua 'amica', passami il termine- fa un ghigno sarcastico -Il termine amica intendo, sia chiaro, non stronza- ha un'espressione disgustata.

-Sai com'è, ora credo che lei e lui siano diventati una cosa sola, non si muovono l'uno senza l'altra, dopotutto stanno per diventare genitori, sono una famiglia ormai- bene, con questa l'ho scioccato del tutto, la sua faccia parla per lui.

Mi aspettavo un suo commento melodrammatico invece, senza che io in un primo momento possa averne chiaro il motivo, scoppia fragorosamente a ridere.
Lo guardo perplessa.

-Si, è una situazione a dir poco comica, lo so- dico quindi, cambiando a mia volta espressione, per dare un consenso alla sua reazione.

-No, scusa, non volevo riderti in faccia, non è come credi- biascica, cercando maldestramente di ricomporsi -È solo che è raro trovare una persona che abbia una situazione comune alla mia, per quanto è assurda- riprende un tono un minimo serio -Vedi, io sono stato mollato dalla mia ex perché è rimasta incinta del mio migliore amico, e sai quando me l'ha detto che mi avrebbe piantato in tronco di lì a subito? Il giorno stesso delle nostre nozze, s'intende, quando ormai parenti ed invitati già se ne stavano beatamente riuniti ad attenderci... Certo, io non ero incinto a mia volta, a differenza tua, ma è stata comunque una situazione paradossale, giuro, soprattutto la parte in cui mi ha confessato di essere pure in dolce attesa, non so come ho evitato il collasso cardiaco- ridacchia, ma è evidente che è nervoso -Non bastasse, è toccato a me avvisare tutti del misfatto, sai com'è, lei era seriamente provata. Lei.- ride -Ma va bene, non facciamoci domande-

Poi si fa serio tutto su un momento, si perde con lo sguardo in chissà che tetro pensiero per qualche attimo, e continua -Sono passati cinque anni da quel giorno ormai, comunque. Il rancore che portavo si è completamente trasformato, pure io posso dire di essere una persona diversa oggi- respira piano. È teso, molto -Laura, che è il suo nome, dopo avermi mollato all'altare, si è fidanzata ufficialmente con Stefano, quello che fino ad allora era stato, appunto, quasi un fratello per me... Sono rimasti assieme fino a poche settimane dopo il parto, poi lui si è reso conto che i doveri e le incombenze erano troppe e se l'è data a gambe...- tira su forte l'aria con il naso. Ha il fuoco negli occhi -lasciandola sola con Riccardo- continua, dopo un attimo dì défaillance -il loro figlio, che oggi ha poco più di quattro anni- sorride rischiarandosi il viso impercettibilmente, nel nominarlo.

Io sono in perfetto silenzio, lo ascolto con attenzione non perdendomi nemmeno una  singola espressione che gli si disegna sul viso.

-E ora arriviamo al motivo per cui sono qui- afferma poi, rivolgendomi nuovamente gli occhi più vivi che mai, facendomi sobbalzare leggermente dalla sedia per la veemenza presente nel suo sguardo e caricandomi di una curiosità inspiegabile.

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