Capitolo 40

Il Destiny è un locale molto carino.
Appena entri vieni immediatamente avvolto da quell'atmosfera calda e familiare che ti fa sentire quasi a casa. Appartiene agli stessi proprietari da generazioni e ho sempre sentito dire che è gente che ce l'ha nel sangue la passione per quello che fa.
Si mangia molto bene e anche il servizio è dei migliori, difatti veniamo subito accolti da un simpatico ragazzo che con un buffo sorriso e qualche battuta ci accompagna al nostro tavolo. Ci hanno riservato uno dei posti più gradevoli, appartato e poco rumoroso, l'ideale per intrattenere una buona conversazione in santa pace.
Andrea scosta la sedia precedendo il fin troppo intraprendente cameriere che, da quando ci siamo incrociati, non mi ha palesemente mai levato gli occhi di dosso divenendo forse quasi inopportuno, mi fa accomodare sempre accarezzandomi col suo candido sorriso e si accomoda a sua volta.
Non sceglie il posto di fronte, ma mi siede accanto. Insolito direi, ma ora pensandoci lo trovo decisamente più intimo.
Durante le cene con Daniele ci siamo sempre sistemati uno davanti all'altra, ci si guardava negli occhi, vero, ma molto spesso capitava di sentirlo distante, di non riuscire a toccarlo, sfiorarlo, a meno che lui non sporgesse la mano verso di me.
Le vibrazioni che mi sta trasmettendo Andrea in questo momento sono sensazioni nuove, ci stiamo mantenendo a debita distanza ma, allo stesso tempo, posso sentire chiaramente la sua energia che si espande penetrandomi tramite chissà quale strana connessione.

-Qua sembra tutto buonissimo- esclama, dilettandosi nella lettura del menù -Tu hai già qualche idea, visto che a quanto ho capito sei un'esperta di questo posto e relative leccornie?-

-Parli con la persona più indecisa del mondo- rispondo, imbarazzata -solitamente ho sempre lasciato scegliere gli altri al posto mio, perfino al ristorante- potevo risparmiarmela, non ho certo dato un'immagine felice di me.

-Male- mi riprende lui -Molto, molto male- rimarca.

-Ho intenzione di cambiare questo lato di me- mi giustifico -diciamo che ci sto lavorando...- non so se lo sto dicendo a Lui o se lo sto semplicemente ricordando a me stessa.

-È la cosa più difficile lavorare su se stessi, ma anche quella che ti porta più soddisfazioni- afferma, sicuro e ringraziando poi il cameriere che nel frattempo è arrivato con i nostri aperitivi.

-Sono d'accordo- ribatto, alzando il bicchiere per rispondere al suo invito a brindare.

-Alla mia nuova casa, allora- non posso guardarlo negli occhi. Non ci riesco -E alla mia nuova, simpaticissima, vicina- aggiunge, mordendosi impercettibilmente il labbro, di nuovo.

Smettila, ti prego

-Grazie per il simpaticissima- ridacchio imbarazzata

-Avrei voluto aggiungere anche bellissima, ma dopo sarei sceso nel banale e avrei fatto la figura del provolone, però effettivamente è un dato di fatto, inutile nasconderlo-

-Ti prego...- devo essere viola, blu, di tutti i colori.

-Non lo dico per provarci, non è assolutamente mia intenzione, ho solo espresso un parere oggettivo, non metterti subito sulla difensiva- dice, mostrando ancora una volta la sua intramontabile sicurezza.

-Si, lo so...- aiutatemi -è solo che non mi reputo 'bellissima', carina, passabile, guardabile, trombabile come dite spesso voi uomini- ecco, ho detto la cazzata -ma bellissima mi pare davvero esagerato Andrea, ti ringrazio per la spennellata d'autostima che hai cercato di darmi, ma credo sia un tantino eccessiva, ecco- rido. Devo assolutamente smussare la tensione. Almeno un po'.

-Siete incredibili voi donne- fa un verso facendo uscire velocemente l'aria dal naso e dalla bocca, per poi farla sfociare in un sorriso, che scatena in me onde degne di un mare in tempesta -sia mai che accettate un complimento senza avere qualcosa da ribattere-

La piega delle sue labbra è particolare, sorride piegando un solo angolo della bocca, potrebbe somigliare ad un ghigno, ma la dolcezza creata da quelle fossette d'espressione che naturalmente gli compaiono sul viso, donandogli un sacco, spezza subito quest'impressione.

-Non è vero- parto sulla difensiva -io accetto i complimenti, solo che sono realista- sghignazzo. Sono tesissima.

-OK- riporta gli occhi al menù. Grazie a Dio -comunque io credo che prenderò un filetto al pepe verde con patate, è un pezzo che ho la voglia di mangiarlo e, nonostante la vita che faccio ultimamente mi porti quasi sempre a dovermi cibare fuori, non me lo gusto da parecchio- mi sta fissando di nuovo. Non ce la posso fare.

-Ottima scelta- adoro questo momento, con la scusa dell'ordinazione posso tranquillamente spostare gli occhi fuori dalla portata dei suoi con un'ottima motivazione. Credo di non aver mai osservato un listino con tanta attenzione, anche se in realtà non sto riuscendo a leggere niente di ciò che c'è scritto -E credo proprio che ti seguirò!- esclamo quindi, rassegnata all'idea di non essere in grado, al momento, di prendere alcuna decisione in autonomia.

-Allora devo aver fatto un'ottima scelta!- smetti di fissarmi, ti prego -accompagnamo il tutto con una buona bottiglia di vino?-

Cazzo

-V..veramente non bevo- grandissima cazzata, ma non posso certo dire al primo che passa che sono incinta del mio ex che mi ha appena mollata per un'altra.

-Sei astemia?- chiede -Nemmeno un bicchiere?-

-No, non sono astemia, ma non mi è mai piaciuto l'alcool- mento -non a caso ho ordinato un aperitivo alla frutta- aggiungo.

-Vero- mi sfiora involontariamente un dito con il dorso della mano -Fa niente- continua -allora resterò analcolico pure io, stasera! In effetti fa troppo caldo per bere, l'acqua andrà benissimo- ride. Non avevo mai letto delle note in una risata, fino a questo momento.

-Che fai nella vita?- non so dove ho trovato il coraggio per fargli questa domanda.

Lui sembra incupirsi di colpo, tanto da far crescere in me un forte disagio, forse sono stata troppo invadente e precipitosa.

-Fino alla settimana scorsa avevo un'attività- dice, dopo qualche momento di silenzio -nulla di troppo grosso, ma mi occupo da una vita di idraulica e, con fatica, ero riuscito a crearmi un qualcosa di mio- è teso, nervoso -poi però, come già ti ho accennato, il destino mi ha remato contro e, anche se è l'ultima cosa che avrei voluto fare, ho mollato tutto- mi sta fissando. I suoi occhi sono in fermento, sembrano parlare autonomamente -Ora devo ripartire da zero. Ovviamente sto cercando occupazione come dipendente, almeno per il momento, ancora non so bene cosa mi riserverà la vita d'ora in poi- si riperde con lo sguardo nel vuoto -potrei fermarmi qui a lungo, come decidere di partire fra poco e ricominciare altrove. Chi può saperlo!- ride nervosamente.

-Capisco- sussurro, giocherellando nervosamente con la confezione di grissini ormai vuota che mi è capitata fra le mani.

-E tu invece?- m'incalza -apparte essere sola da poco tempo, chi sei?-

Lo sto guardando perplessa. Chi sono. Interessante come domanda, una richiesta banale trasformata in un qualcosa che ti porta ad analizzarti nel profondo. Mi piace.

-Bella domanda!- esclamo, tramutando parte dei miei pensieri in parole -Semplicemente Melissa, credo- rispondo, titubante.

-E cosa c'è di semplice nell'essere Melissa?- adoro questo tipo -Esistono davvero gli animi semplici?- chiede -Io non credo- ridacchia - ognuno di noi è complesso a modo suo- mi prende la mano, non doveva farlo -e speciale, a modo suo-

Dentro di me una serie di emozioni contrastanti si accavallano, solcano l'anima, ingombrano la mente, inspiegabile questa magia trasmessa da due occhi che non conosco per niente, portano a chiedersi dove sia stata persa fino adesso, senza mai domandarmi cosa è nascosto dietro gli sguardi della gente.

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