La storia di Yuri Petrov
Capitolo 5
<<Sono nato e vissuto fino a vent'anni a Krasnoyarsk, città meravigliosa. Ogni notte prima di addormentarmi ripenso alle luci che si riflettono sul fiume. Adoravo la vita di città, ero bravo a scuola e anche piuttosto popolare quindi avevo anche molti amici. La mia famiglia invece aveva diversi nemici, per farla breve erano invischiati con affari illegali ma mio padre cercò sempre di tenermene fuori. Sapeva che le cose che faceva erano sbagliate e non voleva che intraprendessi la stessa strada. Promise a mia madre che un giorno, dopo aver messo da parte abbastanza soldi, avrebbe mollato tutto per fare una nuova vita con noi.>> fece una breve pausa strizzandosi gli occhi con aria stanca.
<<Purtroppo non ci riuscì. Una gelida notte invernale qualcuno suonò al campanello di casa e quando andai ad aprire non trovai nessuno, vidi solo messo ai piedi dell'ingresso la testa di mio padre in una busta di plastica. Urlai e crollai piangendo. Non riuscii a credere ai miei occhi. Incollato alla busta c'era un piccolo biglietto con su scritto "presto toccherà anche a voi, scappate pure se volete ma noi vi daremo comunque la caccia" e una volta letto il sangue nelle mie vene si gelò. Quando mia madre venne alla porta si concesse un minuto di pianto per poi riprendersi e dirmi con aria decisa che saremmo dovuti partire immediatamente. Sembrò spaventata ma non sorpresa, forse in cuor suo era da anni che si chiedeva quando quel giorno sarebbe arrivato. Ebbi pochissimo tempo per prepararmi uno zaino con un cambio e lasciammo tutto senza poter dire addio a nessuno. L'unica soluzione fu diventare come dei fantasmi.>>
Yuri tirò fuori dalla tasca destra del pantalone una minuscola bottiglia di Vodka, la offrì ai ragazzi che però rifiutarono responsabilmente. Dopo essersi bevuto tutta la bottiglia come fosse uno shot si asciugò i baffi inumiditi e continuò a raccontare:
<<Andammo a vivere in una casa dispersa nel bosco fuori Yesulovo, che qualche anno prima mio padre comprò da un loro vecchio cuoco di metanfetamina. Fu un nuovo inizio inaspettato e agli inizi fu decisamente dura. Per il nostro bene andammo raramente in città e grazie ai soldi che avevamo messo da parte riuscimmo a vivere di rendita per tutto l'inverno e la primavera. D'estate aiutai un pescivendolo a pescare pesce fresco dal fiume così da avere sia cibo che qualche soldo e dato che ero un ragazzo molto magro e debole, sopratutto però senza documenti per poter fare colloqui di lavoro o seguire corsi, quello era il massimo a cui potei aspirare. A me andava bene così, in qualche modo ero felice di quella vita e divenne molto più bella quando iniziai frequentare Masha, la figlia del pescatore. Era bellissima con capelli biondo scuro, occhi verdi come degli smeraldi e delle curve da far venire le vertigini. Fin da piccola lei lavorò per suo padre e non andò quasi mai a scuola e non ebbe mai occasione di vedere il mondo all'infuori di Yesulovo quindi non aveva molte cose di cui parlare ma mi andava bene.>>
Il viso di Yuri, solitamente imbronciato, divenne sorridente a ripensare a quella ragazza.
<<Sapete, credo che delle volte quando qualcuno sta veramente bene con una persona non serva necessariamente dover parlare. Ci si può anche godere il silenzio, è una delle cose più intime che si possano fare.>>
<<Vi siete sposati poi?>> chiese timidamente Lucas
<<Si, è stata l'unica vera donna che possa dire di aver amato. Prima di lei ne ebbi altre ma nessuna come lei, non so come spiegartelo ma con lei mi sentivo completo e sempre felice. Andammo in luna di miele per due settimane a Mosca e fu meraviglioso, la cosa più bella fu che dopo essere tornati dal viaggio scoprimmo che Masha era incinta da tre mesi. Aspettavamo una bambina! Mi sembrava di vivere in una favola ma è proprio quando abbassi la guardia che la vita ti colpisce. Mia madre quasi due mesi dopo morì a causa di un ictus improvviso e da lì a poco morì anche mio suocero scivolando nel fiume e morendo d'ipotermia. Lo trovai piuttosto insolito, era un veterano della pesca non poteva aver fatto un errore sciocco. Le cose non migliorarono di certo quando un gruppo di imprenditori arrivò in città facendo un'offerta per il negozio che ormai stava gestendo mia moglie. Ci servivano i soldi per la piccola che doveva nascere quindi, anche se non a cuor leggero, lasciammo la nostra attività. Fortunatamente fui abbastanza scaltro da far lasciare i soldi della vendita nel conto di Masha che risultava ancora residente in città così da guadagnare tempo.>>
<<Tempo per cosa?>> chiese questa volta Lara, ormai presa anch'essa dalla storia per quanto cercasse di non farlo notare.
<<Per far nascere la mia dolce piccola Dana. Quelle persone erano parte del gruppo criminale che uccise mio padre, alla fine mi avevano trovato ma non potevo permettergli di far della male alla donna che amo e a mia figlia. Vivemmo per gli ultimi due mesi di gravidanza nella casa nel bosco per non attirare attenzione. Andai a Yesulovo poche volte per fare spesa ed ogni volta cambiai spesso strada per eventualmente depistarli. Ci accordammo perfino con un medico, amico di vecchia data di mio suocero, affinché venisse da noi per far nascere Dana ma non ne ebbe occasione perché a soli quattro giorni prima della data prevista del parto, in piena notte, quei criminali ci trovarono.>>
Yuri tossì e chiese un sorso d'acqua, Lara prese una bottiglia d'acqua ancora chiusa e la aprì versandone un po' in un bicchiere che successivamente offrì all'omone.
<<Se non vuole proseguire non si preoccupi, posso solo immaginare cosa sia successo.>> disse apprensivamente Lucas ma Yuri subito dopo aver bevuto disse:
<<Hai ragione ragazzo... puoi solo immaginare.>> dopodiché rimase zitto per qualche istante.
Per lui era sempre un'impresa parlare essendo un tipo particolarmente taciturno, era però ancora più complesso parlare di quell'accaduto. Una parte di lui desiderò andarsene e chiudersi nel proprio alloggio a tracannare alcolici fino a collassare. Un'altra invece sentì che la cosa giusta da fare sarebbe stat continuare a raccontare poiché finalmente giunse alla parte che avrebbe potuto far cambiare idea ai due ragazzi.
<<Buttarono giù la porta e corsero immediatamente al piano superiore. Sfondarono poi tutte le porte cercando la camera da letto. Né io né Masha avemmo modo di reagire in tempo, furono incredibilmente rapidi. Qualunque cosa gli avesse fatto mio padre direi che era grave perché erano parecchio incazzati. Entrarono nella nostra stanza e spararono a freddo a mia moglie, scaricandole due caricatori di SIG-Sauer P220 addosso. Dai fori nel suo corpo schizzò fuori sangue come fosse acqua nebulizzata imbrattando di rosso le pareti, il corpo era completamente dilaniato dai proiettili e quell'immagine non me la toglierò mai dalla testa...> si interruppe per qualche istante cercando la forza di andare avanti <quello che fecero a me non fu meno brutale, solo che con me vollero assicurarsi di farmi soffrire come un cane. Non gli bastava aver reso mia moglie, e quindi anche mia figlia, degli scolapasta sanguinanti. Mi trascinarono di peso giù dal letto e uno di loro mi sparò nel ginocchio destro, poi mi trascinarono e lanciarono giù dalle scale. Vedendo che stavo comunque ancora respirando mi spararono a bruciapelo alla spalla sinistra e quando fui a terra ormai in fin di vita, senza più energie per cercare di rialzarmi, iniziarono anche a prendermi a calci sia sul costato che sulla schiena. Ritenutesi poi finalmente soddisfatti del loro lavoro trascinarono il mio corpo, prossimo ad esalare l'ultimo respiro, leggermente fuori dalla porta di casa e mi lasciarono lì al freddo.>>
Un brivido corse lungo tutto il corpo di Yuri ripensando al suo incontro con l'Infinito, chiese quindi un ulteriore sorso d'acqua nel tentativo di non far notare la paura che per un istante si insinuò nella sua mente dopo tanto tempo. Finito di bere proseguì:
<<Fu proprio quando pensai che per me fosse tutto finito che arrivò l'Infinito, non so perché e nemmeno il come ma era lì. Vidi un varco oscuro aprirsi davanti a me e riuscì ad intravedere solamente una sagoma che non riuscirei a descrivere. Si avvicinò a me offrendomi un modo per continuare a vivere. L'accordo era piuttosto semplice: avrebbe esaudito i miei desideri consentendomi di poter lottare contro quei criminali ma una volta finito sarei dovuto andare altrove per poterlo servire.>>
<<E cosa successe? Sopratutto a tua figlia e tua moglie?>> chiese Lucas.
<<Loro non facevano parte dell'accordo iniziale però chiesi di salvarle, sfortunatamente mi concesse di tenerne in vita solo una. Scelsi Dana e lui mi promise che avrebbe trovato il modo di farla nascere ed affidarla ad una famiglia normale.>>
<<Perché non scelse sua moglie? Come ha potuto fidarsi di quell'essere misterioso?>> chiese Lara confusa dalla scelta compiuta dal russo.
<<È semplice, non avrei potuto sopportare il fatto di andarmene via senza poter salutare la mia amata Masha consapevole che si sarebbe salvata. Perdipiù non sarei potuto vivere con l'idea che magari lei si sposasse con un altro uomo. Probabilmente è molto egoistico da parte mia, me ne rendo conto. Fatto sta che in definitiva preferii dare la precedenza a Dana. Sentii che almeno in quel caso avrei avuto un minimo di controllo.>>
L'espressione di Yuri divenne incredibilmente malinconica ripensando a ciò.
<<Io non credo che sia poi così egoistico come gesto, credo sia invece colmo d'amore. Probabilmente senza accorgersene amava già sua figlia come sua moglie, ancora prima che nascesse quindi scelse semplicemente di proteggerla e consentirle di vivere.>>
Lara dopo queste parole di Lucas gli gettò un'occhiataccia, lei non era dello stesso parere infatti disse: <<Ma l'hai sentito bene fratello? Ha detto che non avrebbe sopportato l'idea che lei magari si facesse una nuova vita con un altro uomo.>>
<<Silenzio!>> esclamò Yuri per richiamare l'attenzione <<Statemi bene a sentire, non mi sono messo qua a raccontarvi la mia storia per essere giudicato da voi ragazzini. Quello che è successo è solo perché lo ritenni giusto va bene? Avrei anche potuto scegliere di morire lì come una bestia ma ho deciso di lottare. Per quanto non avessi la minima idea di chi o cosa fosse quella sagoma compresi che se avessi voluto continuare a vivere avrei per forza dovuto accettare quell'accordo ed è proprio ciò decisi di fare. Curò le mie ferite ed il mio corpo cambiò e passò dall'essere pelle ed ossa ad avere dei muscoli d'acciaio. Quel cambiamento fu doloroso per me ma focalizzai tutti i miei pensieri su come uccidere quei bastardi. Fortunatamente non erano ancora riusciti ad andarsene così li inseguì, ero molto più veloce di quanto fossi prima, afferrai uno di loro e lo scaraventai a terra cercando di bloccargli il braccio destro ma usai troppa forza e glielo staccai. Le urla strazianti di quell'uomo furono musica per le mie orecchie, non vi mentirò. Gli altri cinque uomini rimasero shockati da ciò che videro, due di loro cercarono di scappare subito andando in una delle due auto. Io mi avvicinai correndo verso uno di loro che cerò di tirare fuori la pistola per spararmi, non fece in tempo e una volta sfilatagliela dalla mano la usai per sparare alla gamba di un'altro di loro che stava quasi per spararmi. Cadde a terra dolorante senza riuscire a premere il grilletto, il che mi fece guadagnare tempo. Impugnai la pistola dalla parte della canna e diedi un colpo con forza nella fronte dell'uomo che disarmai, il calcio gli spaccò il cranio rimanendo bloccato mentre dalla frattura scese sangue denso facendolo sembrare come un ruscello ed il corpo cadde senza vita. L'ultimo di quei tre fu talmente stupido da avere eccessiva fiducia di se stesso quindi cercò uno scontro corpo a corpo contro di me. Dopo avergli assestato subito un bel colpo alla bocca dello stomaco si piegò in ginocchio, così con una mano gli infilzai le dita sotto la mascella e con tra forza tirai il braccio verso l'alto fino a strappargli via il cranio ed una parte della spina dorsale.>>
<<No dai è impossibile, nessun uomo può avere una forza o una brutalità simile.>>
commentò la scettica Lara al che Yuri rispose con: <<Vuoi provare?>>
Lucas intervenne nuovamente per sedare la continua ostilità della sorella, chiedendo poi a Yuri di continuare con la sua storia.
<<Decisi di lasciar morire agonizzante l'uomo al quale sparai ma non ero ancora soddisfatto, quindi gli spaccai le ginocchia con delle pedate ben piazzate. Era quello che sembrò più compiaciuto di vedermi morire quindi decisi che mi avrebbe dato più soddisfazione vederlo strisciare come un verme. Gli ultimi due riuscirono a scappare in tempo ma il fatto di aver visto la paura nel profondo dei loro occhi per me era già abbastanza soddisfacente. L'Infinito si avvicinò nuovamente a me dicendomi che si era già occupato di Dora, mi disse anche dove sarebbe andata a vivere assicurandomi che era una famiglia che si sarebbe presa cura di lei. Io gli risposi che poteva anche non dirmelo, forse avrei preferito non saperlo, però lui mi disse che tanto io avrei fatto tutto il possibile per trovarla. Probabilmente sarebbe stato così ma con tutta l'adrenalina che avevo in corpo in quel momento non pensavo a niente ad eccezione di quanto mi sentissi bene. Fa schifo dirlo ma provai un'enorme soddisfazione ad ucciderli con le mie mani, mi piace pensare che sia riuscito in qualche modo a dare una lezione a quei criminali.>>
<<Cosa successe dopo?>> chiese Lucas sempre più incuriosito.
<<Mi disse era il mio momento di rispettare la mia parte dell'accordo. L'oscurità ci avvolse e mi ritrovai davanti a Caronte che era con i suoi circensi a Vladivostok per esibirsi. Sarò sincero con voi ragazzi, i primi tempi furono molto difficili, sopratutto dover stare ad ascoltare il capo. Non lo sopportavo...>> poi disse a bassa voce: <<delle volte non lo sopporto nemmeno ora ma non diteglielo.>> facendo sorridere i due ragazzi.
<<Esattamente come successe a voi persi tutto in breve tempo, non capì esattamente cosa mi fosse successo e men che meno compresi come fossi potuto finire a Vladivostok. Quindi quello che sto cercando di dirvi è che vi capisco. Chiunque qui vi capisce. Abbiamo tutti delle storie orribili alle spalle e ognuno di noi voleva andarsene però nel bene o nel male qui siamo tutti liberi. Abbiamo la possibilità di essere ciò che siamo veramente, possiamo dare spazio ai nostri desideri ed esprimerci liberamente. Certo ha un prezzo come ogni cosa ma è l'unico posto sicuro per quelli come noi.>>
Si diede una spinta con le mani sulla ginocchia e si alzò per poi dire:
<<Spero che voi decidiate di restare. Mi sembrate svegli e, per quanto ancora non abbia pienamente capito chi o cosa sia questo Infinito, sento che mi posso fidare. Siete qua per un motivo.>>
Nella sua mente si insinuò l'oscuro dubbio che se avessero deciso di andarsene probabilmente sarebbe tutto finito anche per lui. Era consapevole del fatto che gli ultimi spettacoli non erano andati come ci si auspicava e aveva notato quanto Caronte fosse stato male a causa di ciò quindi sperava che il suo discorso li avesse motivati.
<<Ci dormiremo sopra, domani ne parleremo con Caronte credo. Comunque grazie della compagnia e di aver condiviso la sua storia con noi signor...?>>
<<>Mi chiamo Yuri Petrov, perdonatemi se non mi sono presentato a dovere prima.>>
Dopo essersi salutati il signor Petrov uscì e andò nel suo alloggio a cuor leggero, in parte anche felice di aver raccontato tutta la sua storia per una volta, così dopo anni riuscì ad addormentarsi senza essere necessariamente stremato dallo sforzo o con l'aiuto di alcolici. I due ragazzi si misero ognuno nel proprio letto e caddero in un sonno profondo, le ultime parole che gli disse Yuri li fece sentire al sicuro nonostante tutta la tensione.
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