Cieca speranza


Capitolo 3

Il sole si levò timidamente durante una fredda e umida alba colorando di arancione e rosso vivo il cielo sopra l'accampamento. Tutto era ancora così silenzioso e i circensi stavano ancora dormendo nei loro alloggi, molti di loro erano ancora sfiniti a causa delle prove del giorno precedente. La quiete venne interrotta da uno scoppiettante rumore di un classico taxi londinese che si avvicinò al campo. Udendo quel suono Caronte uscì dalla sua roulotte e con le dita si mosse le labbra verso l'alto e dopo una bella stiracchiata si incamminò verso l'auto con un sorriso smagliante. Dopo essersi fatto un bel bagno caldo a fine giornata ed essendo riuscito a dormire decentemente tornò ad essere vivace come sempre. Per l'occasione indossava il suo abito da showman ed il suo fedele cappello a cilindro, piuttosto logoro come sempre ma comunque con la sua classe.

Il taxi si fermò frenando bruscamente poco lontano da Caronte e quasi istantaneamente scese una donna vestita con un lungo abito bianco candido con delle scarpe, bianche anch'esse, con un piccolo tacco. I suoi lunghi capelli ricci biondo platino aumentarono ancora di più la sua luminosità, facendola sembrare un angelo sceso tra i mortali. L'unica cosa che spezzò quell'immagine perfetta furono degli occhiali da sole a specchio completamente neri, non permisero nemmeno di vedere i suoi occhi.

Dopo essere scesa non disse nulla e strusciò lentamente con una mano lungo le portiere.

<<Vedi di darti una mossa donna!>> disse il tassista irritato <<Non ho tutto il giorno quindi sbrigati a far scendere quegli scherzi della natura!>>

<<Ti avevo chiesto gentilmente di non chiamare così i miei figli.>> rispose lei in tono fermo.

<<Ops indovina un po'? Non me ne frega un cazzo!>> rispose rozzamente l'autista.

A quel punto Caronte si avvicinò all'angelica signora e le disse di lasciar stare e che avrebbe aperto lui lo sportello. Gli altri due passeggeri scesero di corsa dall'auto.

Il tassista senza dire nulla, una volta chiuso la portiera, accelerò prepotentemente alzando un polverone allontanandosi come se fosse in fuga dalla polizia.

<<Wow! Ma guardatevi, siete meravigliosi!>> esclamò sorridendo Caronte dopo essersi voltato verso la signora ed i suoi figli.

<<La ringraziamo per il suo sorriso signore ma non serve fingere. Sappiamo cosa siamo.>>

Disse timidamente la ragazza alla quale seguì immediatamente il commento del ragazzo:

<<Siamo solamente dei mostri.>>

<<No!>> irruppe bruscamente Caronte. I due ragazzi rimasero in silenzio come se fossero appena stati rimproverati da un professore.

<<Voi non lo siete. Smettete di dirvelo da soli, ci pensano già le persone comuni. Facendo così gli date solo che ragione.>> dopo una breve pausa il suo sorriso svanì e disse con tono cupo: 

<<E comunque, ci sono ancora molte cose che non sapete giovani.>>

La ragazza sussurrò all'orecchio della madre:

<<Mamma perché lasci che si rivolga a noi così?>>

<<Perché da oggi dovrete cavarvela da soli. Non ci sarò sempre io a proteggervi... non più.>>

A questa frase il ragazzo reagì chiedendo: <<In che senso mamma? Che succede?>>

<<Figliolo succede solamente ciò che deve succedere. Nulla di più nulla di meno.>> rispose lei per poi sospirare e dire: <<Ora appartenete a lui.>>

I due ragazzi rimasero in silenzio ed osservarono Cartone con sguardo confuso.

<<Inoltre ha ragione... ci sono molte cose che dovete ancora sapere.>> disse la donna dall'abito candido con un tono particolarmente freddo, cercò già di essere distaccata nei loro confronti così da rendere il loro addio meno pesante.

<<Mamma non dire così!>> esclamò la ragazza mentre strinse a se il suo braccio destro <<Noi non volgiamo stare qui, ti prego and...>

<<È questo il posto per voi.>> intervenne nuovamente Caronte <<Dove vorreste andare altrimenti?>> chiese lui lievemente seccato. A quella domanda nessuno dei due rispose.

<<Guardatevi, davvero credete che fuggire sia un opzione? Continuare a vivere derisi da chiunque ed essere emarginati?>> continuò lui <<Credo che sia un ragionamento stupido, so quanto voi abbiate sofferto. Purtroppo è normale, siete decisamente fuori dal comune e questo alle persone fa paura. Possono un ragazzo che sul volto ha tre facce diverse ed una donna lupo realmente trovare un loro spazio nel mondo ordinario?>>

Cadde nuovamente il silenzio.

<<No, non possono.>>

La durezza delle parole di Caronte li ferì profondamente. Per gran parte della loro vita hanno cercato di illudersi di avere qualche speranza provando a vivere come gli altri, mentendo a loro stessi convincendosi che sarebbero potuti essere ragazzi comuni.

Da quando sono nati sono stati sempre maltrattati, sopratutto a scuola sia dai compagni che da alcuni professori - certi di loro si rifiutarono perfino di fare lezione a dei mostri come loro cacciandoli fuori dall'aula o inventandosi punizioni senza senso - finendo poi per isolarsi completamente da chiunque, vivendo solo con loro madre. Nella loro solitudine però finirono quasi per dimenticare la loro diversità quindi, per quanto in fondo ne fossero consapevoli, era da diverso tempo che non pensarono più alla loro natura.

Dopo tutto quel tempo rinchiusi nel loro mondo mentale alternativo dove nessuno ebbe modo ferirli quelle parole di Caronte furono per loro come uno schianto in auto contro un muro. Seppellirono a fondo gran parte dei ricordi negativi ma in quel momento uscirono tutti dalla tomba per tormentarli. Tutto il loro mondo in pochi minuti venne distrutto.

<<Posso comprendere la vostra paura ragazzi ma non serve, qui al Melbury Circus sono sicura che vi tratteranno come si deve.>> disse la donna cercando di consolarli.

<<Hai detto praticamente la stessa cosa in ogni scuola dove siamo stati mamma.>> rispose irritato il ragazzo dalle tre facce.

<<Ho fatto già montare una tenda dove potete stare assieme.>> disse Caronte per poi fare un cenno con una mano e chiamare alcuni dello staff che questa volta non indossavano nessuna maschera, inoltre erano anche in comuni abiti borghesi.

<<Se volete i miei amici dello staff saranno più che lieti di accompagnarvi.>> aggiunse rivolgendosi ai ragazzi con l'ennesimo sorriso a trentadue denti.

I due ragazzi rimasero immobili ma poi accettarono la triste realtà, ossia di non avere altre opzioni. Abbracciarono la loro madre colmi di malinconia, dal volto sinistro del ragazzo si poté notare anche qualche lacrima scendere lentamente.

<<Mamma grazie di tutto. Ti vogliamo bene.>> disse la ragazza lupo.

<<Anche io ve ne voglio ragazzi miei, con tutto il mio cuore.>> replicò la donna per poi allontanarli, poi nel tentativo di motivarli disse:

<<Ora però basta, è giunto il momento di lasciarsi alle spalle tutte le sofferenze del passato ed affrontare le nuove sfide del futuro.>>

<<Penso che non ce la faremo senza di te.>> replicò il ragazzo che poi chiese:  

<<Ci rivedremo vero?>>

<<Forse figli miei.>> rispose lei scoppiando in un pianto disperato. Per quanto avesse provato a resistere probabilmente dopo aver detto ciò arrivò al limite della sopportazione.

Caronte iniziò ad essere piuttosto stanco riguardo quell'addio, lo comprendeva ma iniziò a sentire come se stesse perdendo tempo. Nella sua testa, in quel momento, non ci fu la presenza di comprensione o pietà ma solamente voglia di vedere di cosa potessero essere capaci e pensare al più presto che numero fargli fare.

<<Dai forza, dovete andare. Buona fortuna per tutto.>>

Così i due si allontanarono con i membri dello staff verso la loro nuova casa. Vederli andare vi da lei le spezzò il cuore definitivamente.

Caronte si avvicinò gentilmente a lei e, come un gentiluomo, le tenne il braccio sinistro con il suo destro andando poi a sedersi insieme su una panca vicino all'ingresso.

Inizialmente rimasero in silenzio finché Caronte non chiese come si chiamasse e lei rispose gelidamente: <<Jessica.>>

<<Posso offrirle qualcosa da bere allora signora Jessica?>> chiese gentilmente Caronte.

<<No grazie, non voglio disturbare. Sono stata qui anche fin troppo, molto più di quanto Lui avesse previsto ma suppongo non abbia molto con cui ricattarmi ormai.>>

<<Lei a cosa ha rinunciato per avere ciò che bramava signora?>>

<<Ho dovuto sacrificare la mia vista. Volevo permettermi da vivere grazie al mio aspetto, sentirmi desiderata da chiunque e grazie all'Infinito ci sono riuscita.>> rispose lei con voce stanca e triste <<Trovo piuttosto triste il fatto che non sia però riuscita a vedere la mia bellezza. Sono certa di essere una bella donna praticamente solo per tutti i servizi fotografici che ho fatto nella mia carriera.>>

<<Una storia senz'altro strana se mi permette.>> commentò lui per poi chiederle:

<<Dov'è stata la fregatura? So perfettamente che ce n'è sempre una.>>

<<I miei figli, quella era l'altra faccia della medaglia credo. Non mi fraintenda Caronte, li amo con tutta me stessa, però è stata incredibilmente dura vivere con loro dati i loro...problemi per così dire.>>

<<Posso solo immaginare. L'infinito non mi ha detto molto su di loro, vorrebbe dirmi qualcosa prima di andarsene?>>

<<Ti racconterò come mai sono venuti al mondo ma in cambio tu mi dovrai fare una promessa. Accetti?>> chiese lei in tono fermo.

<<Certamente. Mi dica tutto.>>

<<Come penso saprai lui non è benevolo come si potrebbe pensare. Richiede sempre grandi sacrifici e non dà nulla gratuitamente.>>

<<Si fidi se le dico che lo so bene. Fin troppo bene.>> aggiunse Caronte con la voce colma di malinconia. Quel sorriso e quell'aria allegra che si sforzò di mantenere per sembrare più accogliente sparì piuttosto rapidamente.

<<Le ho già detto il mio primo accordo come è andato ma loro due sono frutto di un secondo patto con lui. Deve sapere che per quanto, credo, di avere ancora un aspetto giovanile ho in realtà ottanta anni. Fa parte del gioco capisce? Il mio desiderio più grande è sempre stato essere bella fino all'ultimo giorno della mia vita. Volevo sentirmi desiderata come nessuna donna lo sia mai stata. È una sensazione fantastica ti fa sentire potente.>> poi si zittì e scosse la testa chiedendogli scusa ma lui insistette sul proseguire il racconto.

<<Era tutto per me, sopratutto quando ero più giovane anche perché certi fotografi, marche e redattori di riviste avrebbero ucciso pur di farmi posare. Onestamente non mi sarei mai aspettata che realmente a qualcuno potesse importare di una modella cieca, insomma spesso dice molto anche lo sguardo che si ha nelle foto, invece mi sbagliavo. Non ho mai potuto vedere il mio corpo da quando ho fatto quell'accordo con lui ma credo che meriti decisamente, anche perché non ho mai faticato a portarmi a letto chiunque, ovunque e quando lo volessi.>>

I due si concessero un momento per riderci sopra.

<<Sa che un tempo non ero minimamente così Caronte? Prima ero una specie di incrocio tra una ragazza ed un ippopotamo. Mi chiamavano proprio in quel modo a scuola i miei compagni. Passai veramente un periodo di merda e feci disperare i miei genitori perché non mangiavo. Sognavo di diventare magra come un chiodo per essere considerata una bella ragazza e potermi trovare un ragazzo. Ogni tanto ci penso e mi rendo conto di quanto fossi stupida. È stato un giorno in cui la mia anoressia mi portò quasi alla morte che vidi l'Infinito che venne ad offrirmi una nuova vita e sinceramente mi ritengo nel complesso abbastanza fortunata sa? Amavo la mia seconda vita. Fu la terza quella più drammatica. Essere sempre desiderata non implica sempre attirare attenzioni gradevoli.>>

<<Cosa le è successo Jessica?>> chiese Caronte apprensivo.

<<Per me è difficile parlarne, come penso lo sia per qualunque donna che abbia dovuto subire una cosa simile. Sono stata violentata da due uomini una sera e non contenti, dopo aver fatto i loro comodi con il mio corpo, mi picchiarono fino a ridurmi in fin di vita.>>

Lui rimase inizialmente in silenzio e poi commentò con: <<Scommetto che sono le classiche persone civili e per bene che le avrebbero dato la colpa a causa della sua sensualità. Inoltre scommetto anche che sarebbero gli stessi che non esiterebbero un istante a definirci "mostri".>> strinse anche i pugni dopo quelle parole colme d'odio.

<<Probabilmente si.>> replicò lei aridamente

<<Successe tutto una delle rare notti in cui girai da sola per Manchester. Al tempo vivevo lì. Mi aspettarono fuori casa, forse mi seguivano già da tempo ma non me ne accorsi. Seguirono ogni mio passo per circa quindici minuti della mia passeggiata ma quando cercai di seminarli attraverso un piccolo parco loro iniziarono a correre e... beh...>>

<<Non serve, purtroppo ho capito>> intervenì Caronte.

<<La ringrazio, ogni volta che ci penso è come se diventasse più brutta di quella precedente, è una cosa orribile. Forse anche più di ciò che successe successivamente. L'Infinito decise di lasciarmi vivere ma in cambio avrei dovuto tenere nel mio grembo quei due ragazzi che ora sono tuoi. Mi disse tutto di come sarebbe andata avanti, che sarei dovuta andare in un posto preciso dove ci sarebbero stati altri maledetti come noi che mi avrebbero protetto. Inoltre mi disse che avrei partorito completamente da sola in un scantinato ma che comunque i bambini sarebbero sopravvissuti. Oltre a ciò mi avvertì che non sarebbero stati mai bambini normali e che forse sarebbero serviti per qualcosa di più grande. Sembrerebbe che si riferì a lei Caronte.>>

Lui non commentò l'ultima frase, era perfettamente consapevole del ruolo del suo circo e quindi sapeva quanto fosse fondamentale per il meccanismo dell'Infinito.

<<Dopo tutti quegli avvertimenti mi sarei aspettata di tutto. A quanto pare però qualunque cosa io avessi mai potuto immaginare non sarebbe comunque stata abbastanza folle rispetto ai i suoi macabri piani. Quando vidi Lucas, con quelle tre facce a momenti svenni. Fu raccapricciante quando si misero a piangere tutte e tre ad intervallo e con toni di voce differente, Mi parve una tortura che non sembrò avere fine. Anche Lara non fu da meno, immaginati di vedere una bambina appena nata con della peluria già lungo tutto il corpo. Trovai tutto così innaturale e senza senso. Lascio a te l'immaginazione di come poi sia stata la nostra vita.>>

La donna si alzò e si mise davanti a Caronte, alle sue spalle venne a crearsi come un portale oscuro che lentamente avanzò creando un'area buia attorno loro.

<<Quindi è così che finisce? Sta morendo?>> chiese Caronte alzando lo sguardo da terra.

<<Si Caronte, proprio così. Ho fatto ciò che andava fatto. Lui ha scelto che fosse meglio prendere la mia anima per risparmiare la tua e per quel che vale lo accetto.>>

<<C'è qualcosa dopo?>> chiese lui bruscamente con voce lievemente tremolante nella quale si potè avvertire della paura.

<<Non credo.>> rispose lei levando le braccia all'altezza delle spalle mentre l'oscurità continuò ad avanzare andando a creare come delle ali dietro di lei.

<<Quindi hai mentito ai tuoi figli. Non ci sarà possibilità che vi rivediate.>>

<<Ho dovuto farlo, non potevo spezzargli ulteriormente il cuore. Ad essere del tutto sincera credo di averlo fatto un po' anche per me perché sentivo di non avere la forza di dirgli addio in questo modo.>> fece poi una breve pausa lasciandosi lentamente avvolgere sia le braccia che le gambe e aggiunse con voce calma, ormai rassegnata: <<Penso che anche lei sia terrorizzato dalla morte quindi mi capisce.>>

<<Non immagina quanto.>> rispose malinconicamente Caronte.

<<Ora però mi deve promettere che si prenderà sempre cura di Lucas e Lara.>> disse lei con aria autoritaria. Caronte si alzò e si tolse il capello per appoggiarlo sul petto e dirle: <<Di ciò può starne certa, non tema per loro. Farò sempre il possibile.>>

L'aria attorno ai due divenne sempre più buia infatti la donna quasi non si riuscì più a vedere. Oltre a scurirsi tutt'attorno a loro l'aria divenne sempre più fredda.

<<Vorrei dirle una cosa prima che se ne vada.>> disse Caronte e lei annuì.

<<Potrebbe sembrarle stupido ma sono certo del fatto che lei fosse bellissima anche prima di tutto questo.>>

Lei sorrise spensieratamente come non fece da anni.

<<Sfortunatamente lei non può vedersi ma le posso confermare che è rimasta bella fino all'ultimo giorno della sua vita come aveva sempre desiderato signora Jessica.>>

L'oscurità la avvolse completamente e poi rapidamente svanì tutto.

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