「 04/05/1864」

3.

Il luogo dove si erano rifugiati, i due coinquilini, era abbastanza gradevole, seppur ghermito di persone il cui passatempo preferito era ciarlare con la loro fastidiosa ed alta voce. Il candelabro, che pendeva dal soffitto, era impolverato e d'antica ferraglia, e l'antico rendeva il luogo illuminato molto più raffinato e di alto calibro. I tavolini circolari, ammassati alle pareti, raggruppavano quella parte dell'alta società che Jungkook detestava con tutto se stesso, tuttavia era costretto a non rigurgitare per non sembrare scortese e poco a modo. Come se non bastasse, lì accanto a loro c'erano tre inglesi che giocavano a carte con i loro sghignazzi: li detestava, così come detestava l'anglomania.

«Monsieur Boyer! Quale piacere rivederla!»
«Perché quel tale sta salutando nella nostra direzione?» chiese confuso Namjoon all'orecchio di Jungkook, del quale però non riuscì a capire il repentino cambio di umore, dato che il ragazzo si era congelato sul posto.
E senza che potesse replicare, Jungkook mise una mano sulla bocca di Namjoon intimandogli con gli occhi di fargli silenzio: più che minaccia, però, era uno sguardo di supplica.
Dunque Namjoon annuì, ancora confuso, e i due si girarono nella direzione del ragazzo bassino dai capelli biondi.

«Monsieur Park!» esclamò Jungkook, alzando una mano imbarazzato nella sua direzione «Un vero piacere rivederla, sono d'accordo!»
Consapevole che fosse il sorriso più falso che avesse mai indossato, sopportò Park che giunse da loro nella convinzione che fosse un ritrovo piacevole. Per fortuna non avrebbe di certo passato tutta la serata con loro e a  Namjoon sarebbero giunte solo misere motivazioni per cui già si conoscevano.

«Il ragazzo che gli sta accanto, bassino anche lui e corvino, è Min Yoongi; suppongo che quella sia la sua conoscenza molto stretta all'editore.» gli mormorò Namjoon, ignorando la sua richiesta. Quale ironia! Chi è il burattinaio che aveva messo su un tale teatrino?
«Ricordati, Namjoon» replicò seriamente «Sono Jungkook Boyer. Non fare domande e fai come ti dico.»
L'altro annuì, seppur ancora perplesso. Il chiacchiericcio lì attorno si era fatto più forte e un uomo al centro della sala aveva anche iniziato a ballare. Solitamente, nelle taverne che frequentava lo scrittore fallito, accadeva che gli uomini ubriachi si scatenassero sul tavolo e che facessero cadere per terra le luci. Una volta accadde che un matto infuocò così un tavolino in legno e scarsa fattura: infatti l'uomo coi mustacchi era corso verso il danno, per evitare conseguenze ancor più gravi.

«Che piacere!» esclamò poi Jungkook, correndo dalla parte di Park e Min, che avevano già in mano quello che sembrava essere del Whiskey, già finito per metà. «Sono Jungkook Boyer, Namjoon mi ha parlato di te- cioè, voi.»
Kook allungò la mano cordiale verso il cosiddetto Yoongi, ragazzo dagli occhi sottili il quale lo stava squadrando da capo a piedi senza rivolgergli alcuna espressione; il suo vestiario era semplice, di certo non poteva scambiarlo per un pianista così come lo aveva descritto Namjoon. Piuttosto, aveva una caratteristica carnagione bianco lattea, d'origine nordica.
Yoongi strinse la mano di Jungkook con una presa ferrea, per poi ritirarsi con la sedia verso il suo bicchiere che riprese in mano con l'intento di finire tutto d'un sorso.

«Io sono Park Jimin, ovviamente mi conoscete già. E voi siete...» alzò la punta del mento per scontrare il proprio sguardo con quello del più alto di tutti e quattro. «Voi siete Namjoon, l'amico di Yoongi! Yoongi mi ha parlato molto di lei!»
Quale ironia, aveva quella vita! Neanche organizzava ritrovi interessanti, infatti, dopo circa un'oretta, Jungkook posò la testa sul mento e cercò di trattenere uno sbadiglio, ma così facendo delle lacrime cominciarono a formarsi sulle ciglia inferiori dell'occhio. Quei tre stavano colloquiando riguardo le stesse opinioni da almeno tre quarti d'ora. Aveva soltanto udito, sconnesse le una dalle altre, le parole "Napoleone III, Impero, Rivoluzione Francese, rivolte in Italia", tanto che decise di dissociarsi dalla conversazione. Non che li trovasse argomenti di poco conto, anzi: piuttosto, erano ragionamenti da affrontare in altre sedi, come in qualche salotto letterario, davanti ad una tazza di caffè. Si concentrò di nascosto su quell'uomo inglese dalle spalle larghe che, ubriaco com'era, aveva iniziato a ridere senza sosta e a prendere in giro i compagni dello stesso tavolo tramite parole poco da gentleman. Ma, dopo che se ne andò assieme a tutti gli altri, Jungkook non ebbe più metodo per svagarsi.

«E voi, Jungkook, che ne dite?»
«Non stavo ascoltando.»
«Che dite dei canti d'amore che trattano di un tradimento? Come quello di Lancillotto e Ginevra o come la storia di Paolo e Francesca.» ripeté Park. Bene, avevano cambiato argomento, eppure non comprendeva il nesso con il precedente né il motivo per cui servisse un suo parere.

«Niente di particolare per la letteratura. I colossi sono altri.»
«E delle storie o poesie dedicate all'amat-»

«Enormi frottole.» rispose prontamente, prendendo il bicchiere con del liquido verde e poi portandoselo alle labbra, finendo finalmente le ultime gocce che ne erano rimaste. «Nominatemi anche una sola volta che qualche disperato abbia scritto delle poesie d'amore senza che la sua donna lo facesse ammattire e patire follemente. Circolo vizioso, ci sono testimonianze fin dal periodo classico: non parlo né come gallo, né tantomeno da romano o greco, ma come uomo del mio tempo che ha raccolto i consigli di quei poveracci ed è giunto a comprendere che, qualunque cosa accada, ci sarà sempre di mezzo l'adulterio e l'agonia. Perché mai dannarsi l'anima per donne e uomini vili e dedicare a loro fiumi di parole che non si meritano affatto e renderli immortali? L'amore non serve, l'amore è una bugia, nel più dei casi, ed attendere fino a che si trovi l'anima gemella è una perdita di tempo. Sono uomo del mio tempo, è vero, trovo che la passione sia importante e che debba travolgere per dare adeguata ispirazione, ma, avendo studiato gli scritti di chissà quanti autori illuministi, ho compreso che l'unico modo per poter avere certezze è la ragione, la luce dell'intelletto. Dò credito a ciò sia nelle istituzioni statali che alle prime istituzioni, la famiglia. Per cui trovo che l'amore non sia altro che un passatempo, distraendo gli organi dal loro corretto funzionamento, provocando tormento che conduce pian piano al catafascio.»
Namjoon ridacchiò sotto i baffi e Yoongi accennò ad un sorrisetto divertito per la risposta di Jungkook, rivelando un uomo colto nascosto dietro una maschera burbera.

«Quindi, Jungkook, lei cosa fa nella vita?» provò ad intervenire Yoongi, in modo da smuovere la conversazione.
Kook si morse il labbro, posando lo sguardo prima su Yoongi e poi su Jimin. Dire il suo vero lavoro? Che poi, lavoro. "Occupazione del tempo libero che non fruttifica, ma rende ovviamente esperienza."
Monsieur Park era il suo unico appiglio per poter pubblicare qualcosa e non doveva lasciarselo sfuggire.

«Cerco anche io di scrivere qualcosa, ma non ho mai mandato qualche mio libro a nessuno per un'ipotetica pubblicazione. È un passatempo per adesso, ma devo dire che mi sto impegnando per il futuro. Ho ventuno anni, direi che un mio debutto potrà avvenire attorno ai venticinque, se non prima. O anche prima che possa aspettarmelo! D'altronde devo essere pronto ed aver scritto su centinaia di pergamena le mie idee, devo saper conoscere ogni tecnica e saper spaziare nel vocabolario di lingua francese.»

Namjoon comprese che non poteva non mentire, per cui tenne il capo basso sul tavolino.
In tutta la risposta, Jimin aprì la bocca sorpreso ed alzò le sopracciglia. «Come voi ben sapete, io sono il primo aiutante di Kim Seokjin. Se mai voleste rivolgervi a me, il vostro romanzo sarà sicuramente letto ed analizzato nei contenuti, nella bravura dello scrittore e nella ricchezza della trama.»

Non riusciva a crederci: addirittura con una semplice conversazione era arrivato già a questo traguardo? Chissà cosa poteva ottenere con una profonda amicizia, magari la pubblicazione di tutti i libri precedentemente scartati. Ma adesso lui era Jungkook Boyer, non Jeon: la sua unica pecca.

«E di Taehyung, il ragazzo che ho trovato fuori all'orario di apertura, che mi dici? Scrittore anche lui, no? Da quanto lo conosci?» chiese, nascondendo sia il formale che l'acidità delle sue parole. Il suo coinquilino la notò senza neanche faticare troppo, conoscendo il carattere del suo migliore amico, e tentò di nascondere un altro sghignazzo dietro al suo bicchiere, sporcandosi poi le labbra di un denso liquido color oro.

«Ci siamo conosciuti circa un anno fa in giro, si è rivelato essere una buona compagnia.» rispose prontamente Jimin, ma le parole furono mal interpretate, non comprendendo cosa significasse "una buona compagnia".
Si voltò prima verso Yoongi, sperando di ricevere una qualsiasi informazione con lo sguardo che però, ovviamente, non ottenne, perché essere buoni amici non significa di certo sapere tutto dell'altro.

«Credo che si sia fatto tardi.» esordì poi Namjoon sorridendo verso di loro e poggiando le mani una sulla spalla di Jimin e l'altra su quella dell'amico amico. «Ci vediamo a casa, Jungkook. Hoseok ha detto che non tornava, lo stesso per Minsoo, mi pare che oggi lui sarebbe uscito con la sua donna.» ridacchiò leggermente «Io invece porto Yoongi a casa sua, poiché abita letteralmente dall'altra parte della città.»

«Magari rimango io con Jungkook, per fargli compagnia e per conoscerci meglio.» sorrise solare Jimin, mentre Jungkook esultò mentalmente. Per quanto gli desse sui nervi, più diventavano amici, più i suoi contatti con l'editore si rendevano certi. Più questo avveniva, più aveva probabilità della pubblicazione del libro. E se riusciva ad ottenere questo, finalmente poteva avere dei soldi per la sua nuova vita, ripagare i ricatti del padre e scappare via da quel tormento!
L'avrebbe usato come un fazzoletto da gettare nella spazzatura senza neanche risentimento, ma non gli importava più di tanto. Aveva già espresso la sua concezione sull'amore e dunque gli era lecito; poteva farcela e la sua esistenza sarebbe tramutata in meravigliosa. Magari avrebbe anche cambiato nome completamente e si sarebbe dimenticato cosa fosse la miseria.
Anzi, sarebbe stato come se non l'avesse mai conosciuta. E poi che cosa se ne sarebbe fatto dell'arte, quella che tanto cercava? Nulla, sarebbe ritornato ad essere un sacco vuoto, ma cosa gli importava? Non era così importante. L'arte serviva a chi non riusciva a riempirsi la pancia.

«Per me va benissimo.» sorrise Jungkook.

Quando Namjoon e Yoongi se ne andarono, Jimin mise su una triste espressione che Jungkook non poté affatto evitare, voltandosi verso di lui confuso ed aggrottando le sopracciglia.
«Qualcosa non va?»

Jimin scosse il capo, incerto se parlare o meno. Non conosceva neanche abbastanza Jungkook tanto da potersi fidare del dire una cosa del genere. Eppure sapevano entrambi di quella sorta di relazione tra Yoongi e Namjoon ed il bruno sembrava non disgustarsi per nulla, sebbene egli fosse anche in grado di celare i sentimenti del suo volto a riguardo.

«Yoongi.» disse solamente. Confidarsi, forse, era la cosa migliore e Jungkook aprì le orecchie, attento ed incuriosito.
«Con Yoongi è accaduta una discussione e neanche troppo tempo fa, quindi vederlo con un altro ragazzo mi dà un po' fastidio. Nel senso, non fastidio, ma fa strano.»
Strano che si stesse confessando a qualcuno che aveva conosciuto da poco, come se fosse un prete in un confessionale.

«Sai, siamo amici da sempre, ma un paio di mesi fa mi disse che gli piacevo e che avrebbe fatto di tutto per me. Non ho detto che era lui a non piacermi, ma il fatto di avere paura. La sodomia non è più reato da anni, ma il giudizio delle altre persone, il timore di essere picchiato e additato mi ha frenato. Yoongi sembra non averne paura però, neanche Namjoon a quanto vedo. Sono felice per loro, spero vada avanti.»
Jimin aveva un'aria mesta sul volto.

«Ti piace Yoongi?» chiese stranito Jungkook. Come mai improvvisamente si era trovato in mezzo a degli omosessuali e lui solo sembrava essere normale? Però no, certo che no, non lo avrebbe giudicato, perché Park gli serviva più dell'aria.

«Un po'. Vorrei pensare ad altro a volte. Mi concentro più di prima sui libri da analizzare, da correggere: insomma, sul mio lavoro, ma Yoongi mi ha reso un po' triste. Quel tipo di tristezza nella quale sei comunque felice perché lui c'è e ringrazi infinitamente qualunque entità sopra le nostre teste. Ringrazio anche perché Yoongi mi ha chiesto di rimanere amici: onestamente io non ne avrei avuto il coraggio. Era strana ed imbarazzante quella situazione, eppure quando quella richiesta uscì dalle sue labbra io annuii freneticamente, perché non volevo rimanere senza di lui e non lo voglio tutt'ora. Voglio dimenticarmi di lui ma non voglio.»

Un altro triste sospiro. Bingo! Che essere viscido potrebbe essere una forma d'arte? Eppure lui, Jungkook, era convinto di essere sia la tempesta sia l'arte, anche quando diversi pensieri si insediarono nella sua mente: se a Jimin piacevano gli uomini e lui voleva dimenticarsi di Yoongi, allora aveva utilizzato Taehyung come una buona compagnia. Non era stata una casualità, che proprio allora, da quando si erano conosciuti, Taehyung era stato in grado di pubblicare qualcosa! Ma se Jimin era di nuovo triste e voleva dimenticarsi di Yoongi, Taehyung era stato solamente passeggero e quindi lui poteva approfittarsi dell'assistente dell'editore. Quella situazione faceva proprio al caso suo: pubblicare come era accaduto per V! Chiaramente, aveva mal interpretato ogni prova che gli era pervenuta, ma proseguì imperterrito nell'edificazione del suo piano perfetto.

Jungkook si girò nella sua direzione, lasciando il bicchiere sul tavolino in legno, producendo il tipico suono sordo del vetro. Jimin rimase a guardarlo confuso, perché Kook non proferiva più parola, ma osservava e basta, quasi fosse un treno appena fermato sulle rotaie dopo una lunga corsa.
Si avvertivano solo i suoi respiri, dimenticatisi degli schiamazzi della gente.

Quel treno ripartì non appena le labbra di Jungkook si schiusero. «Posso farti dimenticare io, se tanto ci tieni.»
Le guance del biondo si tinsero di rosso, mentre Jungkook si chiese se quella sera sarebbe stata la più lunga e tediosa della sua vita oppure anche un minimo piacevole.

L'imbarazzo fu tastabile nell'aria, contando che, dopo la proposta, Park gli aveva offerto di accompagnarlo a casa e camminarono fianco a fianco per le strade di Parigi verso l'abitazione di Jungkook senza dire neanche una parola riguardo quello che gli aveva suggerito il minore.
Neanche era stato un invito esplicito, ma il modo in cui l'aveva posto e il fatto che non avesse tentato di far smettere alle sue guance di diventare rosse, rendeva di più di una risposta a voce. Invece, lo scrittore si diede centinaia di sberle immaginarie, ripetendosi di quanto fosse stato avventato e che probabilmente adesso aveva perso la sua occasione di poter entrare più in confidenza.

Forse anche le sue guance si colorarono di rosso, per cui sospirò guardando davanti mentre passava sotto l'arcata che portava all'appartamento, fino a giungere alla porta. La strada era illuminata da delle semplici luci calde accese manualmente un paio di ore prima: la zona del portone di casa era poco illuminata e ci fu un po' di difficoltà ad inserire la chiave nella serratura giusta. Jungkook deglutì, deciso finalmente a parlare.

«Non vuoi proprio salire allora? È un po'... è un po' pericoloso adesso andare in giro da soli, quando mi hai offerto di accompagnarmi non abbiamo pensato al tuo ritorno.»

Jimin scosse il capo, portando le mani in avanti e scuotendole in segno di negazione per le parole tanto cordiali di Jungkook.
«Stai tranquillo, posso benissimo andare in giro da solo. Non sono molti gli uomini pronti a fare del male a un altro uomo per la strada senza alcun motivo. Piuttosto, pensavo ad un'altra cosa...»
Jimin abbassò il capo nuovamente guardandosi i piedi, perché sì, forse era davvero giunto il momento di parlarne e Kook capi subito a cosa si stesse riferendo, dunque socchiuse il portone e si girò nuovamente verso il biondo.

«L'offerta è ancora valida. Davvero.» gli disse, cercando di usare il tono più tranquillo e dolce possibile.

Il ragazzo bassino scosse il capo freneticamente «Non voglio che sia per pietà o simile.»
L'ultima cosa di tutte era la pietà.
«Jimin,» lo chiamò per il suo nome, come se fossero in confidenza «se fosse per pietà non l'avrei neanche proposto, poiché ti farebbe solo sentire peggio. Staremmo bene entrambi così.» gli sussurrò, avvicinandosi sempre più all'altro, ma dovette abbassare leggermente il capo per poterlo guardare bene negli occhi.
Erano uno di fronte all'altro e i loro vestiti si sfioravano. Jimin si leccò il labbro prima di distogliere lo sguardo dagli occhi scuri e profondi di Jungkook, ma questo lo fermò, mettendo una mano sulla sua guancia e facendolo tornare a guardarlo.

«Hai delle belle labbra.»
Era vero: le labbra di Jimin erano carnose e lucide di natura, per cui anche tremendamente appetitose.
Anche se il bruno preferiva senza dubbio le donne, dubitava che non sarebbe stato piacevole mordere quelle labbra così belle. Rosee e dalla forma del sorriso accattivante. Anche l'aspetto che assumevano quando si piegavano assieme ad un'espressione corrucciata, dischiuse.

«Lo dicono quando vogliono baciarmi.» sussurrò l'altro a sua volta, spostando i propri occhi sulle labbra di Jungkook che si avvicinavano sempre di più. Non si stupiva che glielo avessero detto così tante volte. Lo stava facendo per raggiungere il proprio intento, solo per quello! Lui avrebbe baciato un uomo ma gli sarebbero continuate a piacere le donne.
Perché per quanto avesse carattere e concezioni deplorevoli, avrebbe seguito il senso e la ragione e non avrebbe ripetutamente commesso sodomia.

«Non ho mai detto di non volerlo fare.» rispose con voce roca e graffiata, avvicinando il proprio viso a quello di Jimin, facendo scontrare le loro labbra le une sulle altre e spostando la propria mano sulla camicia dell'altro a stringerla. Entrambi avevano chiuso gli occhi e si stavano ormai baciando con foga, forse senza neanche avere il tempo di comprendere la situazione.
Le labbra di Jimin erano un vero paradiso: morbide e, adesso che le stava mordendo con gusto, poteva assaporarle di più. Leccò il labbro inferiore mentre portava il suo braccio destro attorno al collo del biondo tra quelli che cominciarono ad essere ansimi uniti agli schiocchi.

Uno di essi, più rumoroso degli altri, pose fine al loro bacio e si staccarono, mentre un rivolo di bava teneva ancora attaccate le labbra di entrambi. I due si guardarono dritti negli occhi con il fiatone e cercarono di tornare a respirare regolarmente. Il primo bacio omosessuale di Jungkook.

«Jimin, andiamo di sopra, Namjoon tornerà tra non meno di un'ora, se non due.» propose velocemente, spingendo il portone con la schiena e camminando all'indietro per assicurarsi di non perdere il biondo durante il tragitto.

«Jungkook, sei sicuro?»

«Sicurissimo.» si impuntò, aspettando che Jimin chiudesse il portone per potersi girare e cominciare a salire le scale fino al primo piano, dove c'era il tanto atteso traguardo. Una volta dentro casa, Jungkook si leccò le labbra e prese un bel respiro, avanzando lentamente verso il più basso fino a spingerlo contro il muro e facendo riscontrare le loro labbra in un bacio più lento e passionale, dove entrambe le lingue si riunirono nuovamente, ma questa volta fecero lo stesso le mani dei due, dato il fatto che Jimin le portò al muro vicino alle orecchie e Jungkook fece lo stesso, poggiando le proprie sopra.
Nuovamente, Jungkook si staccò per poter guardare negli occhi l'altro e notare quell'espressione che ancora non aveva nulla di quella scintilla di lussuria che di solito c'è se si sa di star per intraprendere un rapporto di quel calibro.

Jungkook avrebbe dovuto saperlo fare, perché se lo avesse trattato come una donna non sarebbe stato molto difficile, sebbene la maestria la si impari sul campo e il bruno non si fosse mai esercitato con qualcuno del suo stesso sesso.
I loro visi erano vicini, il calore di Jimin era estremamente piacevole così come lo era quello delle sue piccole e paffute mani che adesso aveva tra le proprie.
Che diamine, stava già sentendo caldo soltanto a ritornare a guardare la bava che separava entrambe le labbra e soltanto a ripensare al lungo bacio che si erano appena dati. Respirò irregolarmente, lasciando le mani, portando le proprie verso il basso e passandole sotto ai glutei, prendendo in braccio Jimin.

In men che non si dica arrivarono nella stanza da letto, quella di Minsoo, il quale era l'unico con un letto matrimoniale, poiché erano molteplici le volte in cui Yuqi, la sua fidanzata, rimaneva a dormire a casa loro. Promise che avrebbe cambiato le lenzuola una volta che avessero finito. Lasciò cadere il maggiore sul letto: non smetteva di osservarlo, ed egli fino ad allora non aveva detto ancora alcuna parola e soltanto emesso degli ansimi di piacere.

Si erano baciati e sapevano entrambi di star per andare oltre, eppure quando Jungkook portò una mano alla propria camicia per sbottonarla, Jimin arrossì come aveva fatto prima al locale e l'altro non poté più sottrarsi per cambiare idea.
Lanciò la camicia alla punta del letto, poi si tolse velocemente le scarpe e i pantaloni, lasciandolo cadere per terra senza minimamente curarsi di raccogliere tutti gli indumenti e piegarli accuratamente com'è giusto che sia. Quando rimase soltanto in brache, poggiò le proprie ginocchia sul letto, semi divaricate e tornò ad osservare Jimin, che stava soltanto con una mano sopra il primo bottone della camicia. Evidentemente era troppo distratto per poter continuare, per cui Jungkook non perse tempo a dargli una mano, fino a quando rimase a torso nudo davanti a lui.

Per non parlare del petto di Jungkook e del suo addome. Il suo addome. Probabilmente Jimin era distratto da quello. Seppure l'altro stesse passando un cupo periodo tra l'alcol, non sembrava affatto un bevitore, poiché il suo fisico tonico ne era intoccato. Entrambi si cimentarono a sfilare i calzoni di Jimin e non c'è da nascondere che, quando le mani del bruno passarono sopra il suo membro, sentì una stretta al basso ventre.
Entrambi ansimarono e Jungkook non smise minimamente di farlo mentre gli afferrava le cosce riprendendo a baciarlo con foga. Per l'ennesima volta si staccarono e il minore  rimase a guardarlo per qualche secondo coi capelli scompigliati e con la bocca dischiusa a causa degli ansimi. Il respiro irregolare era implacabile, soprattutto adesso che aveva davanti il ragazzo dalla bellezza ammaliante di cui si rese conto di esserne attratto.

E solo perché era un uomo. Un uomo di bell'aspetto.

Si rifiondò su Jimin, ricominciando a baciarlo e stringendogli i capelli, aumentando l'intensità e quel pizzico di desiderio malizioso che aveva in sé. Ansimò sulle sue labbra mentre gli morse quello inferiore, socchiudendo le palpebre per osservare gli occhi di Jimin, finalmente, con pura lussuria e desiderio. Egli poggiò la mano sul suo membro senza preavviso, cominciando a muovere frenetico. Doveva cercare di conquistarlo, doveva farcela per il suo futuro. Nel mentre muoveva la mano, le gambe di Jimin si aprirono maggiormente e i suoi occhi si socchiusero a causa delle scariche di piacere che stava sentendo. Anche la sua bocca rimase dischiusa e portò la testa all'indietro.

Jungkook si avvicinò con le ginocchia a lui senza smettere di muovere per tutta la sua lunghezza e il più piccolo abbassò il capo verso il petto di Jimin, ansimando notevolmente per far aumentare  l'eccitazione che sentiva maggiore ogni secondo di più. Poggiò le proprie labbra sul petto di Jimin che arricciò il naso in una smorfia di infastidito piacere. Se prima lasciava solo dei timidi schiocchi sulla pelle, adesso Kook non perse tempo a usare finalmente i denti, cominciando a lavorare un lembo di pelle per farlo diventare viola e con il segno dei suoi denti. Passò sotto e poi sopra, poi a sinistra e poi a destra fino ad avere un quadro davanti ai suoi occhi. Forse era portato per fare il pittore e usare i denti come pennello, non lo scrittore.

In meno di qualche secondo Jungkook sfilò via anche le proprie calze, per rimanere completamente nudo davanti a colui che era steso sul letto, sotto la sua figura ancora poggiata con le ginocchia. Quella posizione era adatta per poter andare avanti nel suo operato che, mai avrebbe pensato di fare, ovvero quello di abbassare la testa verso l'intimità di un uomo e di prenderla in bocca senza alcun preavviso, tanto che Jimin squittì dalla sorpresa e strinse il lenzuolo con tutta la forza che poteva e gemendo rumorosamente. Siccome si stava muovendo, per tenerlo fermo portò entrambe le mani ai glutei del biondo, che notò essere estremamente sodi, ed intanto alzò gli occhi verso di lui sperando di incrociare il suo sguardo e in questo modo aumentare la malizia del gesto, per quanto già non fosse a livelli stellari.

Il primo assistente dell'editore abbassò finalmente il capo, sentendo una forte scossa per tutto il suo corpo quando incrociò gli occhi di Jungkook proprio nel momento in cui lo stava stuzzicando con destrezza. Gli ansimi e i gemiti aumentarono, mentre Jimin esclamò il nome del bruno stringendo i denti.

Quando Jungkook finì di lavorare in basso, lasciò il suo sesso cercando di non tossire per quello che era disgusto, sebbene intrigato dalla delizia delle loro effusioni, forse perché l'uomo con cui era finito a letto aveva uno sguardo eccitante. Tuttavia non riusciva a spiegarsi perché l'eccitazione aumentò quando il proprio membro si scontrò con quello di Jimin, al quale nel frattempo cercava di arrivare con tre dita, che l'altro inglobò completamente, leccandole e succhiandole, bagnandole.
Il bruno portò la sua mano sinistra ad accarezzare i capelli biondi dell'altro e, quando ritornò a baciarlo con foga, portò l'altra sua mano verso il più basso ed infilò due dita nella sua apertura, mentre Jimin gemeva e si manteneva alle sue spalle. Continuò a baciarlo fino a far diventare debole la sua presa e a quel punto, con le dita impegnate, iniziò a lavorare di destrezza, mentre con l'altra mano lo strinse ancora per la nuca, cercando di usare meno forza possibile per non fargli del male e allo stesso tempo procurargli piacere.

Gli morse il labbro e mise entrambe le gambe del biondo sulle proprie spalle per avere una posizione più comoda per entrambi e si preparò a sostituire le dita con il proprio fallo, entrando in lui con una mossa fugace che però gli fece emettere un forte gemito senza pudore, che soffocò sulle labbra di monsieur Park. Mosse il bacino contro il suo, spostando le sue labbra sulla mandibola e lasciando libidinosi schiocchi fino alla giunzione del collo. Abbassò la mano adesso libera sui suoi glutei che riprese a tastare con estro e diletto.

Jimin allungò la mano e strinse i capelli di Jungkook, in questo modo tirando il capo nella sua direzione e facendo scontrare nuovamente le loro labbra, adesso mordendogli lui il labbro inferiore, gemendo ancor più per cercare di fargli gustare la situazione così come i suoi sensi ne stavano appagando.
E merda, Jimin non doveva affatto gemere con quella sua voce di velluto, tanto che il calore nel corpo del ragazzo incrementò e diverse stille di sudore caddero dalla sua fronte e per tutto il volto, rendendolo ancora più eccitante agli occhi del più grande.
Quest'ultimo si aggrappò completamente a lui con entrambe le mani, graffiando la sua schiena perché non c'era nessun'altro appiglio per sentirlo di più.

Jungkook aumentò le spinte, capendo la richiesta non verbale di Jimin, ma dettata dal suo corpo e dall'espressione di beatitudine. Ovviamente voleva dargli di più e allo stesso tempo trattarlo nel miglior modo possibile.
Riportò la mano attorno al sesso dell'altro quando si accorse che Jimin la stava portando lui stesso debolmente. Riprese a sollecitare la sua lunghezza con le dita affusolate e Jimin si morse il labbro, cercando di reprimere forti gemiti, ma non riuscendoci.

«Jungkook-» ansimò con tutta la forza che poteva dato il respiro irregolare, per cui l'interpellato cercò di stuzzicare con le falangi mentre continuava a baciare la mandibola fino ad arrivare al suo orecchio, vicino al quale ansimò.
Dopo neanche qualche secondo Jimin raggiunse il culmine, ed il coito sprizzò sull'addome di entrambi.
Con l'espressione che fece Jimin proprio durante quell'atto, Kook non riuscì a trattenersi, seguendolo subito dopo essere uscito da dentro di lui, imbrattando le lenzuola.
Si stese sul letto, esausto per la pratica sfiancante e guardando il soffitto, mentre cercava di riprendere fiato.
Era stato così eccitante: non riusciva a credere che aveva appena fatto una di quelle cose per cui la società definiva gli uomini "anormali".
Aveva appena fatto sesso con un uomo e avrebbe volentieri continuato.

«Wow.» disse soltanto mentre il suo petto faceva su e giù, mentre un leggero sorrisetto si faceva largo sul suo volto.

«È stato...»

«...Bello» concluse per lui Jungkook, girandosi dalla sua parte e incontrando gli occhi di Jimin, che stava pian piano riprendendo fiato.
«Il ragazzo che dorme in questo letto non tornerà prima di domani.» riprese dopo qualche secondo di silenzio passato a guardarsi. «Puoi addormentarti con me.»

L'interpellato non poté sottrarsi all'arrossire di nuovo, perché si aspettava ㅡ anzi, era più che certoㅡ che l'avrebbe cacciato via, perché il suo favore glielo aveva fatto ed era stato veramente meraviglioso non pensare a Yoongi per tutto quel tempo. Si leccò il labbro, indeciso sul fargli o meno una richiesta. Jungkook sembrava d'indole buona però, per cui dubitava avrebbe rifiutato.

«Posso poggiarmi sul tuo petto?» chiese timidamente, ricevendo in risposta un mugugno d'assenso.

«Prendi la coperta e vieni qui.» gli ordinò in tono alquanto dolce, motivo per cui Jimin fece come detto e chiuse le palpebre, sistemandosi sopra di lui.
Le sue guance arrossirono ancora di più quando le labbra di Jungkook si posarono sul suo capo, schioccandogli un bacio.
«Buonanotte.»

Aveva appena fatto sesso con un uomo e gli era piaciuto.
Era appena andato contro la morale, ma sapeva che era necessario da fare: Jimin si sarebbe stretto a lui come aveva fatto con Taehyung e, così come era accaduto a quel V, sarebbe riuscito a pubblicare il suo libro. Semplice.

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