「17/01/1866」

33.

Amici miei,
posso ancora chiamarvi in tale modo o non è più il caso? Avrei dovuto scrivervi mesi e mesi fa, almeno per comunicarvi che fine io abbia fatto, ma non ne ho mai avuto il coraggio, sul serio. Ero davvero arrabbiato per ciò che in quel giorno lontano, di quasi due anni fa, Jungkook mi disse con anche troppa cattiveria in voce: Kook, se è tra di voi, si ricorderà delle parole che mi ha rivolto, parole sprezzanti che io non sono stato in grado di dimenticare. Il mio migliore amico ha avuto da disprezzare le mie "tendenze", io volevo solamente dargli una mano e qualche consiglio, poiché credevo che tra lui e Jimin, quell'altro ragazzo appena conosciuto, stesse per nascere qualcosa. Ho sbagliato a prendermela così tanto, mi dispiace. Ho agito nell'ombra della rabbia e della paura, credevo che, sebbene tutti gli anni passati l'uno al fianco dell'altro, potesse provare ribrezzo. Ho preferito fuggire assieme a Yoongi e non scrivervi più nulla, devo farvi le mie scuse più sincere. Non so se Jungkook abbia mai provato dei sensi di colpa a riguardo, ma io sì e spero che siano passati nella mente di entrambi e ci abbiano poi fatto capire di aver sbagliato. Forse dovrei chiudere qui questa questione, è una lettera rivolta a tutti quanti. È ormai passato all'incirca un anno da quando ho messo per la prima volta piede in una cittadina di campagna in Baviera, posta tra le montagne: appena arrivato mi sono sentito deliziato dal vestiario tradizionale del villaggio, dalle gonne lunghe strette attraverso grembiuli e i capelli raccolti in trecce il più delle volte rosse e dorate; gli uomini dai grandi pancioni e dai folti baffi a manubrio che passano le loro giornate dentro qualche pub a bere enormi boccali di birra e si divertono nel farlo.
All'inizio ho trovato difficoltà ad imparare la lingua e a relazionarmi con gli altri, ma dopo tanto tempo ci sono riuscito e adesso sono fiero di me, so anche scrivere tante frasi di senso compiuto ed ho acquisito una buona pronuncia, molti miei conoscenti di ora sono scettici delle mie origini neolatine.
Yoongi ed io ci siamo divertiti a comprendere tutte quelle parole strane, l'abbiamo reso davvero un gioco e poi, una volta scoperto quell'unico, antico e abbandonato deposito di  strumenti musicali, durante ogni tramonto di ogni giornata, lui riprendeva a suonare su quel pianoforte a coda che era originariamente pieno di polvere, la quale mai è stata in grado di sovrastare la passione di Yoongi.

Lo scorso dicembre, Yoon ha ricevuto una lettera da Parigi: me l'ha mostrata e io ho condiviso il mio pensiero, era meglio per lui e per la sua famiglia se per un po' di tempo fosse tornato a casa, dato che sua madre non stava bene. Non avremmo passato il Natale assieme come l'anno prima, ma non faceva nulla: lo faremo la prossima volta. Tuttavia, Yoongi non è a casa da più di un mese nel momento in cui io vi scrivo questo messaggio. Forse quando vi arriverà, lui sarà già tornato, ma adesso comincio davvero a preoccuparmi di quale fine abbia fatto. Ho scritto a voi poiché mi nutro di quella minima speranza che sia potuto tornare tra le strade di Parigi e le abbia percorse più volte, tale che voi abbiate potuto incontrarlo, vederlo, qualsiasi cosa. Vivere qui da solo, sebbene la cittadina sia così bella e siano tutti così cordiali con me, pare un inferno: mi sento perso senza colui che è stato affianco a me per tutto il tempo. L'avete dunque visto? Anche se Parigi è grande, in questo mese o anche più potrebbe esservi passato davanti, oppure potete aver visto qualcuno che ve lo ricordava e non credevate fosse lui. Se così fosse, scrivetemi, fatemi tranquillizzare.
Adesso che ho il calamaio al mio fianco, ne approfitto per chiedervi anche come state. Ripeto, ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti e che ci siamo scambiati delle parole, ma giuro che con voi altri non sono offeso: solamente con Kook ho quell'affare in sospeso. Niente che in futuro non si possa risolvere, ne abbiamo già parlato. Hoseok, spero che a te vada tutto bene, alla fine sei riuscito ad entrare all'Opéra? Giuro, se ce l'hai fatta, vengo a Parigi il prima possibile per vederti esibire, amico mio. Oppure ti stai ancora allenando? Sei già bravissimo, chiunque ti prenderebbe senza pensarci un attimo in più e chi non lo fa è guidato o dall'ignoranza o dall'invidia. Minsoo, e a te come va con il lavoro? Va ancora tutto bene, non è vero? Yuqi come sta? Spero non sia allontanata da voi, è una brava ragazza, se è lì con voi salutatemi anche lei. E, Jungkook, veniamo a te: come va con il tuo libro? Sei riuscito alla fine a farti chiamare dalla Mabillon, amico mio? Sei talentuoso, scrivi davvero bene, meriti sul serio di essere preso, poiché sei in grado di descrivere tante situazioni e sentimenti in maniera davvero sublime. Avrei voluto leggere qualcosa di più del tuo materiale, ma non me l'hai mai lasciato fare. Sai che ogni tanto corro a comprare il giornale in qualche città più grande solo per leggere i titoli dei libri emergenti anche fuori dal Regno di Baviera? Un giorno forse vedrò scritto il tuo nome, oppure hai pubblicato con uno pseudonimo. Fammi sapere tutto, sono pur sempre stato il tuo migliore amico. Mi manca passare le serate con te a correre tra le strade di Parigi e poi a trovare bar in cui concludere la giornata, vorrei tanto che riprendessimo a farlo e che ritornassimo ad essere come lo eravamo un tempo.
Perché allora non torno a Parigi? Non lo so, mi sento così bene qui, con Yoongi.
Se non ritornerà, nella peggiore ipotesi e che più di tutte mi spezzerebbe il cuore, tornerò da voi e continueremo da dove ci eravamo interrotti.
Certo, voi tutti non state affatto aspettando me per proseguire la vostra vita, sono solamente io che spero di non essermi perso niente, quando invece due anni sono realmente tanti e potrei anche essermi perso tutto.
Mi conviene chiudere qui la lettera, altrimenti potrei prendere chissà quanti altri fogli di pergamena da imbrattare, in più ho già sporcato il mio viso di inchiostro almeno una decina di volte, ne sento l'odore e la sensazione che corrode la pelle.

Ad un futuro migliore per me e i miei vecchi e mai dimenticati amici,

Namjoon

«Hobi, quando ci è arrivata questa lettera?»
Quasi due settimane dopo che Nam spedì la busta, Minsoo si presentò davanti alla porta di casa loro con essa, abbastanza pesante nella quale dentro erano state messe delle diverse pergamene. La guardò attentamente, da una parte e dall'altra, con sguardo corrucciato. Poi chiuse la porta di casa, appena tornato da un cliente di lavoro e ancora con le preoccupazioni di tutto quello che gli aveva ordinato di fare, per cui si sedette al tavolo della cucina ancora stressato e stanco.

«Quale lettera?» il ragazzo dai capelli rossicci fece capolino nella stanza, ancora con i vestiti e la fronte sudati a causa di tutto l'allenamento che aveva fatto durante il pomeriggio. Si avvicinò alla brocca d'acqua posta sul tavolo e la versò con un po' di tremolio alle braccia a causa dei muscoli indolenziti dalla fatica, poi si tolse il sudore dalla fronte, avvicinandosi all'amico.
«Di chi è?» chiese ancora, ma non ricevette nessuna risposta immediata, per cui cercò di smuoverlo per le spalle, invano.
Minsoo aveva gli occhi sgranati, ma non riusciva proprio a capire perché e neanche gli lasciava vedere il nome del mittente.

«Sono arrivata, ragazzi!» esclamò una voce femminile che si avvicinava a quella stanza. «Un aiutino, per cortesia?» chiese quasi li stesse supplicando, mentre teneva sulle spalle una damigiana colma di acqua che pochi minuti prima scorreva ancora tranquilla nella Senna.
«Ah, brava Yuqi, hai portato altra acqua. Mi riempi il bicchiere?» chiese distrattamente Hoseok mentre cercava di afferrare quel foglio di carta, che Minsoo cercava di tenersi per sé.

Yuqi arricciò il naso indignata e alzò il mento colma di risentimento per ciò che l'amico gli aveva chiesto di fare, ignorandola.
«Avevamo dato delle regole sul rispetto qui in casa.»
Almeno in casa sua — perché sì, era diventata anche la sua dimora, quella, alla fine — sperava che l'avrebbero trattata meglio di uno straccio, anche se con le donne si era sempre finiti a fare così. Era una cosa normale considerarle inferiori, eppure questo la faceva sentire così male, avrebbe tanto desiderato gli stessi diritti degli uomini, almeno un briciolo di rispetto in più, magari come si faceva nei romanzi della letteratura cavalleresca, oppure nelle poesie cortesi dell'antica cultura italiana. Non avrebbe rinunciato alla sua femminilità, certo che no, ma sperava che almeno le persone con cui viveva, tra cui il suo fidanzato, avrebbero capito.
Non serviva essere indignata in quella situazione, però, si accorse più tardi che Hobi era distratto da Minsoo e non si era neanche reso conto di ciò che aveva detto.
«Cosa state facendo?»

«Chiedilo al tuo ragazzo. Mi sta facendo rimanere sulle spine.» sottolineò il rosso, scuotendo le spalle del più grande. «Cosa è successo! Perché non ce lo dici?» piagnucolò esasperato dalla curiosità e forse anche da un briciolo di preoccupazione a causa del suo sguardo ormai perso nel vuoto.

«Se avesse aspettato un altro paio di mesi avrei finito per dimenticarlo, ne sono sicuro.» sussurrò, passando la lettera ad Hoseok, che appena lesse il mittente rimase anche lui con occhi sgranati e bocca spalancata, che però era più propensa a diventare un grande sorriso.
«Non ci credo. Se ne ricorda solamente adesso di scriverci?»

«Cosa? Cosa! Di chi parlate, fatemi sapere!» la ragazza dai capelli raccolti in un paio di trecce cercò di allungare le mani per afferrare il foglio di carta, ma Hoseok fu più scattante e riuscì a nasconderlo dietro la schiena per allontanarlo dalla sua presa.
«Secondo te? Chi potrebbe essere?»
«Non lo so... non vi leggo nella mente!» mise un broncio e poi incrociò le braccia, in un'espressione scocciata, che però non era affatto rassegnata, dato che adesso la curiosità stava assalendo anche lei.
«Il primo che ci ha abbandonato si è fatto sentire.» concluse Hobi con un sorrisetto, quasi volesse spettegolare la notizia e non comunicarla con grande stupore.

«Non ci credo, Namjoon si è fatto sentire?» esclamò con entusiasmo Yuqi, correndo al fianco dei due ragazzi, cercando dunque di farsi spazio tra i due per poter leggere quella lettera assieme a loro, finendo quasi per far cadere Minsoo per terra a causa della forte spinta che non era intenzionata a dargli. Ridacchiò imbarazzata, rivolgendogli delle impercettibili e sussurrate scuse, per poi tornare con gli occhi sulla pergamena. «Oh dio, che fine aveva fatto? Quasi quasi cominciavo a pensare fosse morto. Sembrava essersi volatilizzato nel nulla!»

«E se Jungkook fosse stato qui forse avrebbe provato chissà quanti altri sensi di colpa in quel caso...» commentò Hoseok, portandosi una mano sul fianco, leggendo le prime righe della lettera e capendo dove si fosse collocato il loro amico. «Del resto se ne era andato a causa sua. Namjoon ha cambiato vita per andarsene via da colui che lo aveva offeso!»

«Poi che c'è di male se gli piacciono gli uomini... credo che sia normalissimo amare qualcuno-» continuò Hobi, indicando poi alcune righe del testo «Guarda come ne parla, ne è così innamorato! Che idiota che è stato Jungkook...»

«A mio parere idiota è stato anche Namjoon che si è lasciato ferire senza far nulla. Insomma, se Hobi mi dicesse mai una grande offesa, tanto da destabilizzarmi l'animo in tale maniera, io non gli permetterei mai di avere ragione, proverei almeno un minimo a controbattere e a dirgli di avere torto. Ovviamente parliamo di me, quindi nel mio caso avrei dato un pugno sul naso ad Hoseok e sarebbe finita la storia,»  ridacchiò a quell' "Ehy!" confuso e spaventato del suo amico «ma il punto è Namjoon non ci ha neanche provato, si è lasciato colpire dal pensiero del suo migliore amico come se stesse dicendo dei versi della Bibbia e dovesse per forza avere ragione. Potevano discutere civilmente senza ferirsi e fare i bambini! Sono sicuro che sarebbe finita in maniera migliore, Namjoon sarebbe rimasto qui con noi e Jungkook avrebbe avuto un motivo più concreto per restare.»

Hobi deglutì. Non gli aveva mai detto che era stato lui a cacciare Jungkook, ma l'aveva fatto per una giusta causa. Si affrettò a proseguire il discorso.
«Sono stati idioti entrambi, va bene? Abbiamo degli amici che non sanno calibrare le parole e non si rendono conto quando devono chiedersi scusa. Namjoon ha scritto una lettera di scuse dopo due anni. Due anni, rendiamoci conto. Se io fossi a lite con Minsoo non gli terrei il broncio neanche per due settimane.»
«Soprattutto perché tu per più di due settimane senza il pollo preparato alla mia maniera non puoi stare.»
«Mai sentita una cosa più corretta di questa.» rispose ridacchiando. «Oltre questo, sono davvero infantili. Inoltre, Namjoon ha chiesto scusa solamente perché sperava che noi avessimo visto Yoongi qui in giro a Parigi, sperando che ci ricordassimo come è fatto, quindi ha semplicemente approfittato delle sue conoscenze qui per sapere che fine avesse fatto. Non sa neanche che Jungkook non abita più qui con noi.»

«È vero che bisogna essere innamorati, ma sembra essere pazzo di Yoongi. L'avrò visto una singola volta neanche chiaramente quando ancora lavoravo alla taverna qui vicino: un bel ragazzo, devo ammetterlo, ma non riesco a capire cos'è che l'abbia davvero stregato.» disse Yuqi.
Non era neanche l'unico che aveva stregato e aveva fatto diventare pazzo.
«Quindi se Yoongi fosse rimasto con lui, non avrebbe mai chiesto scusa?» concluse la ragazza, guardando con malinconia le ultime righe di quella lettera, che Hobi teneva ancora tra le sue dita.

«Credo di no. Avrebbero continuato a vivere in eterno in quella cittadina, lontano da tutti, in mezzo a persone del luogo e sarebbe diventato parte di loro; si sarebbe dimenticato delle sue origini e un giorno avrebbe detto ai suoi figli di essere nato tra quelle montagne.»
Terminò Minsoo, scatenando delle risate dagli altri due ragazzi. «Che c'è?» chiese loro, proprio non capendo cosa non andasse nella previsione che aveva proposto, che ingenuamente aveva immaginato degli ipotetici figli.

«Lasciamo perdere, Soo, piuttosto, come dobbiamo fare con questa questione?» intervenne Yuqi, guardando i due ragazzi con sguardo greve e poggiando le mani sulle spalle di entrambi, spostando il capo per poter guardare prima negli occhi nell'uno poi dell'altro.

Il maggiore scosse il capo e strinse le braccia al petto, aggrottando la fronte e le sopracciglia, pensoso. «E che dovremmo fare? Yoongi è a Parigi, da quel che ci ha riferito Namjoon. Forse è già partito, ma lui è stato un nostro amico in passato e sfido chiunque a dire che non lo sia ancora adesso. Per cui dovremmo rispettare la sua richiesta e fare come ci ha gentilmente chiesto, ovvero avvisarlo se nel caso dovessimo vederlo gironzolare per queste strade. Una persona non svanisce nel nulla, certamente.»
«Tranne nel caso essa dovesse morire.» commentò la ragazza grattandosi il mento, con l'intenzione di non farsi sentire così tanto da entrambi.

«Spero che non sia morto. Perché dovrebbe essere morto? È sua madre a stare male.» chiese Hobi, grattandosi il capo.
«Magari è venuto a sapere della sua morte e anche lui si è tolto la vita. Che ne sappiamo, potrebbe essere successo di tutto, sappiamo solamente che due settimane fa Namjoon stava da solo a casa a chiedere disperatamente a qualcuno un aiuto per trovare il suo bel fidanzatino.»

«Ragazzi.» intervenne poi Minsoo, che rimase per tutto il tempo con una smorfia pensosa, riflettendo. «Non vi sembra strano però che Namjoon abbia chiesto scusa a Jungkook solamente adesso? Insomma, sembra come si stesse prostrando ai suoi piedi cercando il perdono.»

«Magari era davvero pentito.» azzardò il ballerino.
«No, no. Lo conosciamo, Namjoon. A volte sa essere davvero permaloso, se la prende così tanto, ma è anche tanto orgoglioso. Anche Jungkook è molto orgoglioso e di certo Nam sapeva che se lui avesse chiesto scusa sarebbero ritornati ad essere amici come prima, forse anche di più, poiché Jungkook avrebbe avuto la soddisfazione di averla vinta. Ma anche Namjoon, voleva averla vinta a tutti i costi, perché cambiare proprio adesso? Solo per Yoongi? Perché concentrarsi sulle scuse verso Jungkook?
Ha cominciato la lettera proprio incentrandosi su quello, solo successivamente si è spostato a parlare di non vedere Yoongi per troppo tempo e poi è ritornato ancora sull'argomento, più che mai.»
Il suo ragionamento filava, ma poteva essere anche una semplice coincidenza tutto quello e una grandissima giostra mentale che stavano costruendo pezzo per pezzo.

«Hai ragione, Minsoo. E quale sarebbe il perché, allora? Senza un perché non possiamo dire che tutto questo sia stato fatto apposta.»
«Pensaci, Hoseok. Quel giorno in cui Jungkook ha conosciuto Yoongi, te lo ricordi? Credo che Namjoon avesse semplicemente deciso di portarlo fuori dalla sua stanza, dato che era rinchiuso lì dentro da giorni e giorni. Ti ha detto qualcosa a riguardo?»
«In che senso? Di cosa stai parlando?»
«Non ti ricordi? Ci aveva accennato che inizialmente dovevano uscire solo lui e Yoongi, ma prima che tirasse Jungkook fuori dalla sua stanza, lui gli aveva chiesto se ci sarebbe stato anche qualcun altro e tu stavi proprio accanto a me, davanti alla porta, ad origliare.»
«Come diamine fai a ricordarti di qualcosa avvenuto mesi e mesi fa?» chiese ad occhi sgranati.

«Sono bravo a ricordare le cose importanti. Ricordati, Hoseok,» si alzò in piedi dalla sedia e scosse il suo amico per le spalle, sforzandolo di fare mente locale, anche se poteva essere un po' impossibile riuscirci.
«Ma se lo sai perché non me lo dici!»
«Perché potrei sbagliare ed inventarmi la scena. C'eri anche tu, proprio accanto a me, Hobi, accanto a me! Abbiamo ridacchiato assieme ignari di quel che voleva dire Kook, perché abbiamo sentito il suo tono sconsolato e Nam che si comportava come un dittatore nei suoi confronti: ricordati!»

«Ha detto che...» sussurrò, cercando di ricordarsi il meglio che poteva, anche se era certissimo di quanto non ne fosse in grado.
«Che?»
«Ha chiesto se ci fosse anche...»
«Anche chi, chi, Hobi!» gli strinse gli avambracci con forza tenendo ancora gli occhi sgranati.
«Fanculo, se lo sai dimmelo, non serve che mi fai male!»
Allentò la presa, scuotendo il capo. «Ti condizionerei.»
Hoseok sospirò, digrignando i denti e facendo pressione sulle tempie, determinato a ricordare, poiché altrimenti l'amico avrebbe continuato a chiedere sempre la stessa cosa fino a tormentarlo in eterno; poi sgranò gli occhi, quasi illuminato da ciò che il suo cervello era stato in grado di capire.
«Jimin. Jimin è l'amico di Yoongi, me lo ricordo, me lo ricordo! Jungkook ha chiesto di lui subito dopo che Nam gli ha detto che sarebbero usciti in tre!»

Minsoo annuì, con un sorrisetto sulle labbra.

«Cortesemente, potete spiegare anche a me, una povera mortale?»
Si girarono entrambi verso Yuqi, troppo scossi per rivolgerle una spiegazione e allora lei alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo. Ci avrebbero messo parecchio, ma sperava che alla fine si sarebbero ripresi. Rimase poggiata al muro attendendo che uscissero da quello stato di trance momentanea con quegli sguardi da ebeti.

«Namjoon è il fidanzato di Yoongi.» cominciò Hobi.
«E questo lo so.»
«Namjoon, Yoongi e Jungkook sono usciti una sera.» continuò Minsoo.
«A questo ci sono arrivata.»
«Jungkook ha chiesto se Jimin sarebbe andato assieme.» fu il turno di Hoseok.
«E il nesso tra Jimin e la vostra idea del piano ben congeniato di Namjoon?»

«Santo cielo, amore mio, hai letto la lettera?» chiese esasperato il maggiore, togliendola dalle mani del rosso e porgendola alla sua ragazza, indicandole una delle prime righe.
«Qua Namjoon intende che Jungkook e Jimin, lo stesso Jimin amico di Yoongi, stessero diventando stretti l'uno all'altro, ma ciò non è accaduto, o meglio, non sa se è mai avvenuto.»

«E quindi...» alzò gli occhi verso di lui, annuendo.
«Un attimo, ragazzi. Secondo il nostro – vostro – ragionamento, Namjoon con quella lettera sperava che Jungkook fosse qui per rispondere a lui e dirgli che fine avesse fatto Yoongi, magari proprio da Jimin che è amico di Yoongi?»

Minsoo scosse il capo, togliendo la pergamena dalle mani della ragazza. «Per me qua dietro c'è tutta una serie di tradimenti e robe varie. A mio parere, Namjoon spera che Yoongi non sia tornato indietro a Parigi e non sia rimasto con Jimin: chiedendo a Jungkook di Jimin, avrebbe avuto conferma se loro due stessero assieme oppure no. Se fossero stati una coppia si sarebbe tolto un grande peso e probabilmente avrebbe avuto la sicurezza che Yoongi era davvero andato a trovare sua madre. Caso contrario, avrebbe avuto un dubbio in più, temendo che Yoongi sia ritornato da Jimin.»
Yuqi sbatté le palpebre ripetutamente, incredula da questo ragionamento che, per essere campato per aria, aveva davvero senso.
Insomma, non doveva essere tutto necessariamente basato sui tradimenti omosessuali, ma pareva che i punti si stessero ricongiungendo poco alla volta.

«Quindi... quel ragazzo che quella sera Jungkook stava per baciare...»
«Quella volta in cui tu lo fermasti in tempo, fortunatamente, esatto...» annuì il fidanzato.
«Quello era Jimin!»

«Abbiamo un amico la cui ipocrisia raggiunge fino alle stelle. Fa andare via Namjoon dicendogli che gli fanno schifo gli uomini a cui piacciono altri uomini, però nel frattempo stava con questo Jimin.» Hoseok scosse il capo, quasi avesse davanti proprio Jungkook e lo stesse rimproverando come se fosse una nonna indignata del suo nipotino.
«Fila tutto! Potremmo avere anche ragione, ragazzi!» esclamò lei entusiasta.

«Scusate se vi interrompo...» sussurrò una voce flebile, comparendo poco fuori la porta della cucina dove erano posti tutti quanti, mentre si stropicciava l'occhio destro con un pugno, segno che si era appena alzata dal letto nel quale aveva fatto un riposino. La ragazzina dai capelli neri come la pece fece qualche passettino in avanti, con vari mugugni di stanchezza, e poi si sedette sulla sedia più vicina.

«Mathilde! Ciao piccina! Ti sei appena svegliata a quanto vedo!» esclamò Hoseok incamminandosi verso di lei e accovacciandosi con le mani sulle ginocchia, per finire con gli occhi alla sua altezza. «Oggi hai saltato l'allenamento. Ma fa niente, domani cercheremo di dare il meglio, so che ne sarai capace. Torna a sdraiarti e riposati un altro po', tra poco ti chiamiamo per la cena, va bene?» le accarezzò i capelli nel mentre le parlava con un tono dolce ed apprensivo, come se lui fosse il suo fratello maggiore.
Forse era meglio di un fratello maggiore, Hobi: era un compagno, un istruttore, il migliore istruttore di ballo che potesse mai avere, forse il migliore di tutti quanti, dato che che la trattava sempre in maniera così dolce fin dal primo momento che era comparsa davanti alla porta di casa loro.
Aveva raccontato la storia della sua famiglia in maniera molto lieve, aveva accennato di avere un fratello, ma non che era stato proprio lui a spingerla a lasciare la sua vecchia abitazione e a spingerla verso un estraneo che in comune a lei aveva solamente la passione per la danza.

«Hobi, stai tranquillo, non ho più tanto sonno. Mi ritornerà quando andrò di nuovo a dormire, vorrei rimanere con voi adesso.»
«Ma Mathilde...»
«Tanto ho già sentito quello di cui state parlando, ho capito tutto.» abbassò il capo, sentendosi arrossire sulle guance per l'imbarazzo. «Non sono più così tanto bambina. Un paio di cose le capisco.»  si riferiva al fatto che stessero parlando di uomini che si amavano fra di loro e del fatto che in mezzo ci fossero molto probabilmente dei tradimenti che intricavano la trama di quella storia interessante.
Hoseok aveva tanto da ridire sul fatto che lei non fosse più una bambina, poiché si comportava davvero come tale e l'unica parola che era in grado di descriverla era proprio quella. Aveva superato i quattordici anni, si avvicinava ai quindici, ma era pura come se fosse una bambina che doveva ancora compierne sette, meravigliata da ogni angolo del mondo.

«Fammi rimanere con voi. Voglio ascoltare. Posso darvi una mano.»

«E in cosa vorresti aiutare?» chiese impulsivamente Minsoo, che era l'unico che non aveva ancora accettato l'arrivo di quella ragazzina che pareva provenire da chissà quale altro pianeta.
Lei si aggiustò le pieghe sgualcite del vestitino azzurro sporco alla sua base, dato che era troppo lungo per lei e che strisciava per terra, quell'unico abito che possedeva.
«State sbagliando su una cosa importante.»
Il suo tono era serio, rispetto a quello che utilizzava spesso, che non era più tanto il suo solito infantile.
«Ovvero?» chiese Minsoo, girandosi verso di lei con freddezza.
Hoseok gli aveva più volte chiesto di accettare la sua presenza, ma i patti rimanevano tali solamente se lei rimaneva dove stava e se non si intrometteva nelle faccende dei più grandi.

«Jungkook non ha baciato Jimin quella sera.»
Ecco, come in questa maniera. Sapeva che voleva depistarli tutti quanti con questo suo modo di dire cose senza alcun senso. Cioè, sarebbe anche potuto essere, ma cosa ne sapeva lei e di che sera stavano parlando? Cosa voleva una mocciosa, che ancora doveva compierli i quindici anni, da loro, specialmente da lui che aveva il doppio della sua età?

«Non sono cose che ti riguardano, potresti tornare nella tua stanza? Depisteresti tutto quello che fino ad ora abbiamo intuito spremendoci le meningi, per cui vai via, grazie.»
Hobi sospirò: avevano discusso già diverse volte sul modo in cui la trattava, ma ormai non ci poteva fare niente. Mathilde gli aveva più detto che non faceva nulla se Minsoo la trattava male, gli bastava lui a farla sentire bene.
«Mathilde... ascolta ciò che dice Minsoo, io ti raggiungo più tardi. Mangiamo in cameretta, va bene?» chiese con dolcezza, rivolgendosi alla ragazzina.

«È una questione importante, è giunto il momento di tirarla fuori.»
«Non ti riguarda questo discorso.»
«Certo che mi riguarda! So qualcosa che voi non sapete.»

«Ragazzina, di che diamine stai parlando?» chiese Minsoo adesso con una curiosità mascherata dallo sdegno.  «Non sai chi sia Jungkook, né tanto meno Namjoon. Non capisco ancora perché tu sia in casa nostra, per la verità.»

«Minsoo!» ringhiò Hoseok verso di lui ad occhi stretti «Mathy è qui perché abbiamo deciso di tenerla con noi e perché fin dal primo momento in cui è entrata in casa nostra mi ha chiesto di insegnarle tutto quel che sapeva sul ballo. Le ho promesso di aiutarla e rimarrà con noi.» si avvicinò a lei, mettendole una mano sulla spalla.
«Ah, quindi non è qui perché fa da rimpiazzo a quello scansafatiche sciupa denaro di Jungkook? Alla fine ci consumano la stessa quantità di soldi.»

Gli occhi di Hobi divennero di fuoco, serrando il più forte che poteva il pugno libero, quasi conficcando le unghie nella sua pelle, a causa del tono tanto smorfioso del suo migliore amico.
Quando lo faceva arrabbiare in quella maniera non era proprio in grado di controllarsi, avrebbe tanto desiderato spaccargli la faccia se non ci fosse stata una minore accanto a lui a cui dover dare l'esempio.
«Ragazzi, smettetela di litigare, io-» provò a dire la più piccola, ritornando sull'argomento precedente.

«Smettila di dire queste cazzate, Minsoo, Jungkook era in un periodo difficile. Stava male, non aveva neanche la forza di alzarsi dal letto l'autunno di due anni fa, non riusciva a fare più nulla. Tu stesso hai visto quanto lavorava sodo al suo libro e tu stesso hai visto quel pazzo di suo padre in che modo lo ha attaccato. Ti ha buttato a terra!»

«Forse suo padre aveva ragione, non si impegnava abbastanza. E poi che ha fatto? È rimasto senza lavoro, viveva a nostre spese, io che davvero mi spaccavo e spacco tutt'ora la schiena ogni santo giorno per andare da una parte all'altra di Parigi per qualche moneta. Sono uno scrittore come lui del resto, seppure io scriva delle scenografie e finisca solamente per venderle senza alcun merito, eppure non vado in giro a lamentarmi perché papino mi minaccia di ammazzarmi, cerco di trovare una soluzione! Al posto suo avrei trovato un'altra occupazione, avrei cominciato pian piano. È rimasto nel regno dei sogni credendo che tutto gli sia dovuto e che tutto un giorno sarebbe accorso da lui, come se fosse in una favoletta!»

«Smettila di parlarne tanto male, Jungkook era nostro amico e aveva bisogno di noi! Solo perché tu sei più forte e il più grande non significa che tutti debbano essere come te. Kook non è tanto forte, sebbene si ostini a farlo vedere, ma sappiamo benissimo che aveva bisogno d'aiuto. E noi che abbiamo fatto, l'abbiamo rinchiuso in camera sua per un mese, l'abbiamo fatto marcire lì dentro quasi fosse in una prigione. Solo perché tu, il più grande, eri certo che solamente così avremmo risolto il problema e così Kook sarebbe rimasto con noi. La frase più egoista che tu abbia mai detto, ripensarci mi fa solo confermare quanto tu sia uno stronzo, Minsoo.»
La conversazione era passata alle grida, ormai. Hobi voleva tanto bene a quel ragazzo, ma non riusciva a sopportare quando cominciava ad inveire contro la piccola Mathilde e allora diventava proprio iracondo.

«Tu sai come sono, sai che quella sarebbe stata la mia soluzione! Non avresti dovuto fare la marionetta e seguire alla lettera ciò che avevo proposto.»
«Non sono una marionetta!»

«Ragazzi, per favore-» intervenne allora Yuqi, spaventata dalle loro grida il cui volume aumentava sempre di più.
«E poi cosa avremmo dovuto fare? Proponi, Jung, proponi, cosa ti viene in mente? Quale sarebbe stata la soluzione migliore? Non credi che sarebbe stato meglio salvare un amico quando ancora eravamo in tempo che compiangere il momento in cui l'avrebbero tutti picchiato pubblicamente, oppure quando l'avrebbero esorcizzato o qualsiasi altra cosa gli avrebbero potuto fare?»

Hoseok sgranò gli occhi, bloccandosi di scatto non appena sentì quella  preoccupazione. «Cosa? Cosa intendi dire?» ovvio che aveva capito cosa intendeva dire, desiderava sentirlo pronunciare dalle labbra di quel bastardo.
«Mathy, ti porto in camera, andiamo via...» propose la ragazza dai capelli rossi allungando una mano alla minore, ricevendo una scossa frenetica del capo.
«Prima devo-»

«Intendo dire, Jung Hoseok, che la mia proposta di tenere Jungkook al sicuro era finalizzata al non farlo più avvicinare a quel ragazzo con cui si stava per baciare quella sera, ma grazie a Yuqi non è successo. Cristo santo, non avrei mai voluto un amico in tali condizioni. Hoseok, lo volevo solamente per il suo bene: non intendevo tenerlo lì per evitare che uscisse di nuovo e ci abbandonasse, non era per egoismo. Non è mai stato per egoismo, speravo che così smettesse di fare-»
«Di fare cosa? Di fare cosa, Minsoo?!» il tono di Hobi diventò ancora più colmo d'ira degli attimi precedenti e il suo viso si fece ancora più minaccioso, di colore rosso fuoco sulla fronte e sulle guance.

«Di fare il frocio, va bene?! Di vedersi con degli uomini, che diventasse normale, va bene? Adesso ti è chiaro?! Volevo che vivesse una vita felice. Non dimentichiamoci che ha vent'anni, è nel fiore della sua esistenza, era il piccolo di casa nostra e io dovevo trattarlo come fossi un fratello maggiore, ma l'ho lasciato andare come se nulla fosse e sapere da Yuqi che l'aveva trovato in quelle condizioni mi ha fatto male, davvero tanto male!»
«Mi spieghi che cazzo c'entra baciare un uomo con il vivere una vita normale??»

«Credi che non accada nulla se ti vengono a scoprire?»
«Però vaffanculo, con Namjoon non hai detto niente, perché tutte queste storie le stai facendo con Jungkook?!»
«Perché ci tenevo che almeno lui fosse normale, Namjoon era già andato! Non potevo fare niente e almeno sapevo che lui era abbastanza grande da cavarsela ed era in grado di non farsi scoprire!»

«Che cazzo significa "normale"??»
Gli occhi del rosso diventarono infuocati quanto i suoi capelli, i denti erano digrignati e inspirava ed espirava a pieni polmoni per non esplodere. Si girò verso le ragazze e rivolse delle occhiate algide. «Andate via, è una questione tra me e lui adesso. Chiudi la porta, Yuqi.»

La più grande strattonò il braccio di Mathilde, facendola uscire dalla cucina a forza, mentre tentava di divincolarsi e dire quel che voleva già da diversi minuti, attendendo la fine di quella stupida discussione.
Rimasero solamente loro due, l'uno di fronte all'altro.

«Rispondi, spiegami che cazzo vuol dire essere normale.»
«Avere una donna e avere dei figli. Questo significa essere normale.»
«Non significa proprio un cazzo questo.»
«Avere la testa a posto. Non avere malattie mentali.»
«Smettila di dire che sia una malattia.»
«Può capitare di essere malati. È capitato a Namjoon e a quanto pare a Jungkook. Ma se non avessero saputo di esserlo forse si sarebbero salvati, avrebbero vissuto una fantastica vita, una volta trovato un lavoro decente e dopo che avrebbero deciso di lasciare andare i loro sogni infantili.»

«Quindi credi si baci una persona del proprio sesso a causa di una malattia.» disse sottovoce, mentre indietreggiava di qualche passo, ricevendo dall'altro dei cenni col capo.
«Come altro vorresti chiamarla? Confusione della mente? Un malato mentale non si riesce a curare così facilmente, lo stesso per questa tendenza.»

«Quindi, a tuo parere, se io adesso ti baciassi, sarei un malato mentale.» constatò, tenendo lo sguardo fisso per terra.
Il sangue nelle vene di Minsoo si gelò e sgranò gli occhi.
«Sono fidanzato. Lo sai.»

«Come se non ti piacesse guardare i culi delle donne quando cammini per strada. Adesso intendi essere fedele? No, non è quello il punto. Il punto è che ti sto chiedendo se per un amico tu rimarresti. Se io fossi omosessuale, Minsoo, saresti ancora mio amico o cercheresti di farmi il lavaggio del cervello e per il resto della tua vita mi guarderesti con tutto lo schifo che possiedi? Vorresti ancora fare un pisolino nella tua stanza quando siamo solamente noi due da soli a casa oppure cercheresti di tenere gli occhi aperti, oppure ancora chiuderesti la porta a chiave, sperando che io non ti stupri nel sonno?»
«Cristo santo, Hoseok, mi piacciono le donne, lo sai-»

Dopo questo il minore gli diede un sonoro schiaffo sul viso, lasciandogli un segno del colore di una ciliegia matura, facendolo indietreggiare di qualche passo per il forte dolore. Spalancò la bocca: quell'impatto era stato pari a quello di mille venti messi assieme.
«Ti ho chiesto un'altra cosa, bastardo che non sei altro. Volevo sapere se tu saresti disposto a continuare ad essere mio amico, chiunque io sia, qualunque siano le mie decisioni. Se almeno per me, dato che con gli altri tuoi amici non l'hai fatto, avresti abbandonato degli ideali fatti solamente da un paio di coglioni.»

«No, porca puttana, non ci riesco! Non riuscirei mai a non guardarti senza che tu mi faccia schifo, va bene? Come mi fa schifo Namjoon, Jungkook, Yoongi e quello lì, Jimin. Mi vengono i brividi, è raccapricciante sapere che amici e conoscenti siano tutti malati mentali. Tutti in questa casa, poi! Manca solo che venga a scoprire che Yuqi apra le gambe a delle donne e allora siamo arrivati proprio al colmo.»
«Forse sei tu ad essere quello non normale, che pensa tutto questo.»
«Non sono l'unico a pensarlo, sono solamente nella maggioranza. Poi ci sono tutti i froci e le puttane lesbiche che costituiscono la minoranza.»

«Vaffanculo, stronzo.» concluse Hoseok con tutta l'amarezza che aveva in corpo, volendo così tanto urlargli contro fino a quando il fiato non avrebbe cessato di essere nei suoi polmoni.
«Vattene tu a fanculo, vai anche tu a succhiare qualche cazzo. Porta anche la tua amichetta, magari impara a fare qualcosa e si guadagna da vivere.» ringhiò in tono acido, tornando a sedere sulla sedia mentre l'altro si avvicinava a passi pesanti verso la porta e la aprì, pronto per andare via da lui.

Infine, Hobi si girò verso Minsoo per l'ultima volta, almeno per quella giornata, con viso ancora come il fuoco.
«E per la cronaca, non mi piaci e non avrei mai avuto l'intenzione di baciarti, dato che sei fidanzato. Non mi piacciono gli uomini e per la verità non mi piacciono neanche le donne. Anche così una persona è anormale? Se io non volessi fare sesso con nessuno e non avere né matrimonio né figli, sarei anormale?»
Minsoo deglutì, guardando Hoseok negli occhi.
«E poi, diciamoci la verità: Yuqi è con te solo per pietà, chi cazzo ti amerebbe mai.»

Chiuse la porta producendo un tonfo, le braccia di Minsoo caddero a penzoloni e si poggiò distrutto sullo schienale della sedia, forse avvertendo di aver detto un mare di cazzate senza pensarci. Ormai le aveva dette, però: che poteva più farci? Se Hoseok fosse stato un suo vero amico non si sarebbe aizzato contro lui e avrebbero parlato civilmente, come due adulti.


Mathilde non aveva smesso un secondo di divincolarsi, rabbrividendo inoltre alle urla che provenivano dalla cucina non molto lontana dalla sua stanzetta, quella dove Yuqi l'aveva condotta.

«Perché fanno così? Perché combattono fra di loro?» chiese preoccupata, stringendo il braccio della ragazza, in panico.
«Non lo so, non lo so perché fanno così, vorrei saperlo così tanto, non litigavano così da... non lo so, non credo di averli mai sentiti urlare tanto.»
Sopra la schiena di entrambe c'erano una miriade di brividi e seppure avessero provato a coprirsi le orecchie, sarebbe stato tutto inutile, poiché le loro voci graffiate le avrebbero sentite comunque.
«Non intendevo cominciare una discussione del genere. Non volevo, credimi, Yuqi.»

«Ti credo tesoro, non stanno litigando per te. È su un altro argomento.»
«Ma hanno cominciato ad urlare quando hanno iniziato a parlare di me. Sono stata io il fiammifero, mi dispiace davvero tanto.»

«Non devi dispiacerti. Non è colpa tua se hanno continuato.»

«Yuqi, il punto è che Jungkook non ha baciato Jimin quella sera, come stavate dicendo voi.» ritornò finalmente sull'argomento su cui voleva tanto discutere, guardando la maggiore negli occhi nocciola, che lei strabuzzò confusa.
«E allora chi... e come fai a saperlo poi?»

«Ci sono delle cose che... non ho mai detto a nessuno di voi, neanche a Hobi, riguardano la mia famiglia. Vi ho raccontato di avere un fratello, Taehyung, Kim Taehyung. È lui che mi ha lasciato qui, dato che sapeva che Hobi era un grande ballerino, sperando che io potessi proseguire una vita migliore di quella che lui era destinato a fare, se fosse rimasto qui in Francia.»

«E questo... questo cosa dovrebbe c'entrare con Kook?» chiese Yuqi, sempre più curiosa, stringendole entrambe le mani, impaziente di sapere tutte le rispose, dato che Mathy sembrava così sicura di sé a riguardo.
«Kookie era un suo grande amico, sono andati via da Parigi assieme. Lui e Taehyung erano inseguiti dalla polizia e hanno creduto per tutto il tempo di essere dei ricercati, dato che avevano ucciso un uomo. Ma la polizia non ha mai capito chi fossero quei ragazzi che hanno messo fine alla vita di Jeon Auguste, il padre di Jungkook, all'Opéra, nell'aprile dello scorso anno.»
«Santo cielo, sapevo che era morto un uomo e c'era stata una potente sparatoria, un inseguimento e robe varie... erano loro?!» esclamò ad occhi sgranati, scattando in piedi dalla sorpresa, con le mani che le coprivano la bocca, inorridita.

La ragazzina annuì, ancora seria, e allora Yuqi si rimise a sedere.
«Sono andati via da Parigi, hanno deciso di andare in Austria e Tae mi ha confessato che avevano intenzione di cambiare anche i loro nomi, per evitare di essere presi anche lì.»
«Ma qua non... non li cerca nessuno, potrebbero tornare!»
«Lo so io, lo sai tu, loro non lo sanno. Hanno paura di tornare qui, non li biasimo. E comunque, quella sera di qualche mese prima, quando tu hai sorpreso Jungkook sul punto di baciare un ragazzo, era Taehyung, mio fratello. Me l'ha raccontato proprio lui, erano diventati molto intimi come amici da qualche tempo, Kookie aveva passato qualche settimana nella nostra casa e separarsi è stato un trauma per entrambi, a quanto pare. Se ancora non hanno capito di amarsi, vuol dire che al mondo non esiste l'amore. Negli occhi di mio fratello, quando Jungkook era accanto a lui, vedevo qualcosa che non era mai esistito prima in essi, una fiamma che gli aveva acceso il cuore, una felicità incredibile: ed io avrei fatto qualsiasi cosa affinché lui potesse continuare ad essere felice in quella maniera. Quando Jungkook gli ha detto di portarmi qui, non ho atteso neanche un attimo ad essere d'accordo. Se fossero rimasti assieme, per conto loro, avrebbero capito prima che erano fatti per amarsi.»

«È stato... Jungkook a portarti qui. Tu...» iniziò incredula la ragazza, sebbene considerasse vera ogni singola parola detta da Mathilde. «Tu sei qui perché Kook non ci ha mai dimenticato e non ha mai avuto intenzione di farlo.»
«Vi è sempre stato grato. Ha sempre avuto tante preoccupazioni, tra cui quella di ferire chi gli sta accanto. Parla nel sonno, Jungkook, lo sapete? Una delle notti in cui stette a casa nostra, mia e di Taehyung, gli sentii pronunciare proprio sussurri a questo proposito.»
Yuqi ridacchiò malinconica, «Già, Namjoon lo punzecchiava di parlare nel sonno solo quando era nervoso.» il suo sorriso si trasformò in una smorfia di dolore, nel ricordo di quei vecchi tempi, contenta di averli vissuti seppure non abitasse ancora con loro.

«Jungkook adesso è sicuramente felice con Taehyung, si capiscono a pieno: so che si amano, perché so che TaeTae è felice. Il mio fratellone prova l'amore, io lo so.»
La maggiore le accarezzò i capelli.
«Sei così dolce, piccola Mathilde. Oh Dio, neanche tanto piccola. Crescerai accanto a noi e ciò mi fa sentire responsabile tanto quanto una sorella maggiore: mi sento proprio incaricata di esserti tale. Jungkook e Taehyung, però, prima o poi torneranno qui in Francia, un giorno accadrà, perché è giusto che tornino nel loro paese d'origine dopo essere bruscamente scappati via. Qua stiamo andando a catafascio e l'hai visto con i tuoi occhi, serve Jungkook. Vorrei tanto che tornasse qui anche subito; andrei benissimo in Austria, se potessi, e lo trascinerei qui per mettere pace. Anche se, ripensandoci, non so quanto ne sarebbe in grado: i ragazzi potrebbero benissimo aggredirlo come non mai.»
Sospirò, portandosi le mani tra i capelli e tirandoli all'indietro, esausta da tutte quelle complicazioni, così speranzosa che tutte quante potessero finire il prima possibile.

I suoi occhi si girarono immediatamente verso la porta non appena avvertì una presenza al suo uscio, rendendosi conto che uno dei due era uscito da quell'altra stanza dove stavano discutendo: Yuqi si alzò in piedi, riconoscendo la figura distrutta di Hoseok davanti a lei, con le labbra i cui angoli erano rivolti verso il basso, la cui rabbia era svanita nel nulla, più velocemente di come si era presentata.
«Hobi, cosa succede?» chiese preoccupata, poggiandogli una mano sulle spalle e guardandolo dritto negli occhi, cercando di confortarlo.
I muscoli del ragazzo erano deboli, si vedeva che aveva intenzione di crollare a terra da un momento all'altro.
«Abbiamo litigato.»
«Ho sentito, abbiamo sentito.»

«Pesantemente, Yuqi.» la sorpassò, andando a sedersi accanto a Mathilde, fino ad allora posta sul letto dove dormiva: ironicamente, erano proprio nella stanza di Jungkook, proprio accanto a quella scrivania che era stata un inferno per il povero ragazzo la cui intenzione era quella di pubblicare un dannatissimo libro una volta nella sua vita, almeno per togliersi quella spina nel fianco del genitore.

Hobi abbracciò la ragazzina e lei ricambiò la stretta con dolcezza, beandosi del calore del maggiore, con l'unica intenzione di farlo stare il meglio che poteva.

«Perdonalo, sai com'è...» la rossa si grattò il capo coi sensi di colpa, come se fosse stata lei a trattarlo tanto male, dato che Minsoo era pur sempre del suo ragazzo.
«Lo perdonerò, certo che lo perdonerò. Fra di noi accade sempre così, te l'ho detto prima. Non riesco a stare più di qualche giorno col broncio, davanti a lui.» sospirò, lasciandosi cadere sul letto e chiudendo gli occhi. «Ma non oggi, non lo perdonerò oggi neanche per sogno e neanche domani. Neanche dopodomani, neanche fra tre giorni.»

La ragazza annuì.
Tutta quella rabbia che aveva provato era svanita nel nulla e aveva lasciato solamente un guscio vuoto colmo di tristezza, chissà che si erano detti di tanto orribile per farlo stare così male.
Forse sì, quella casa era realmente maledetta, ma non per la "malattia" che Minsoo aveva nominato: era stata manipolata dalla mente del diavolo per quante ferite dell'anima erano state tranciate là dentro.

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