1.
L'addestramento era stato duro, intenso, a tratti distruttivo ma sia Gwen che Cheryl avevano superato la prova finale, quella che permise ad entrambe, di fare una pausa e dedicarsi a loro stesse.
Gwen segui il suo ragazzo Jay e i suoi fratelli, in un viaggio fantastico nel mondo degli umani. Viaggiando in incognito, senza possibilità per loro, di mostrarsi alle loro famiglie di nascita. Era triste ma anche necessario, nella consapevolezza che loro, per i propri genitori, non erano mai esistiti.
Cheryl era rimasta alla scuola di magia in compagnia di Mark, ad approfondire gli studi alla quale era molto legata e affezionata. Voleva diventare sempre più forte, sempre più attenta e precisa, lei aveva le capacità e la determinazione per farlo.
Mya invece era rimasta alla scuola di addestramento, quello stesso addestramento che per lei non era ancora finito. Il preside Baldric era lì davanti a lei, con lo sguardo scuro e serio, in netto contrasto con il temperamento di Mya; nervoso, impaurito, deluso nei confronti di quel fallimento che ancora, le pesava sulle spalle.
"Io voglio viaggiare!"urlò la ragazza.
Era stata convocata nell'ufficio del preside all'improvviso. Aveva interrotto il suo allenamento con Edric per poterlo raggiungere, e il preside sapeva bene quanto per lei fossero importanti quei momenti di concentrazione; l'unico modo che aveva, per non pensare a Evan, alla confusione che aveva fatto, e alla delusione che provava nei suoi confronti.
Si sarebbe aspettata qualsiasi cosa, ma non quella richiesta così assurda e impensabile.
"Il tuo ruolo qui non è quello di viaggiare, ma salvare questo mondo!"la rimproverò Baldric furioso.
Aveva sempre permesso a Mya di rivolgersi a lui senza utilizzare quei modi convenevoli, che lui stesso odiava. Ma da lei pretendeva comunque il rispetto e rifiutando un compito che le era stato affidato, non era il modo giusto per farlo.
"È da due mesi che non succede più niente. So benissimo qual è il mio compito, ed è tutto sotto controllo, ma io ho una vita e ho il diritto di viverla come stanno facendo Gwen e Cheryl!"ribatté Mya.
Ogni giorno si domandava cosa mancasse, cosa ancora doveva fare, per convincere il consiglio delle sue capacità. Le sue sorelle erano riuscite a superare i loro limiti, si stavano dedicando a loro stesse dopo tanto tempo, mentre lei era intrappolata lì, all'interno di quelle mura che tre anni prima l'avevano accolta, ma che iniziavano a starle strette.
"Loro il loro compito l'hanno già svolto, tu no! Non hai ancora terminato e devi assolutamente ritornare a Namedin!"
Namedin. Amava quel regno e lo odiava allo stesso tempo. Era entusiasta quando le avevano affidato l'incarico, era incredibilmente fiera delle persone che aveva conosciuto, ma quei tempi erano finiti. I suoi amici erano morti, e Evan aveva tradito la sua fiducia. Da un sogno ad un incubo, dalla felicità alla delusione. Non poteva sopportarlo.
"Oh si certo... Tornare a Namedin, una contea da ricostruire, con a capo un re che si è pentito, che si era alleato con il nemico!" puntualizzò Mya sedendosi pesantemente sulla sedia in legno davanti alla scrivania.
"Era vincolato da una maledizione, quante volte te lo devo ripetere!!!"domandò Baldric tentando di mantenere la calma.
Non c'era tempo e nemmeno lo spazio per pensare ai sentimenti che quella ragazza provava. Il regno veniva prima di tutto e la contea di Namedin doveva essere ricostruita; solo lei poteva aiutare Evan nell'impresa.
"Perché io? Perché io che lo odio? Perchè?" domandò quasi supplicando. Sarebbe stata disposta a tutto, a fare qualsiasi cosa, ma non era abbastanza forte per affrontare Evan, non dopo quello che le aveva fatto.
Cerco lo sguardo di Baldric e vide solo determinazione. Non aveva scelta e lei lo sapeva; il regno veniva prima di tutto.
Si alzò raggiungendo la finestra e guardando l'orizzonte. Quello era il suo ruolo e probabilmente lo sarebbe sempre stato, per la prima volta da quando tutto era iniziato, iniziava a pesarle.
"Perché sei l'unica che lo può salvare Mya. Solo tu puoi aiutarlo a ricostruire quella contea"disse Baldric raggiungendola.
Mya chiuse gli occhi, cercando di trovare la forza dentro di sè. Non aveva scelta, doveva solo partire e portare a termine quella stupida missione.
Baldric non l'aveva mai vista così delusa e infastidita prima. Sapeva benissimo il perché; quel ragazzo l'aveva delusa profondamente, ma solo lei poteva salvarli e lui, per quanto le volesse bene, non poteva fare nulla.
Si avvicinò alla ragazza posandole una mano sulla spalla. "Sai anche tu che se ci fosse un'alternativa, non te lo chiederei..."
Mya sospirò. Lo sapeva, ma era comunque tremendamente difficile accettare la realtà. "A quando la partenza?" domandò nervosa.
"Tra una settimana."rispose Baldric.
Mya non aggiunse altro, si voltò e si diresse verso la porta.
"Dove vai?"chiese il preside.
Mya si voltò sorridendo amaramente. "Farò questa cosa, ho detto che eseguirò questo compito. Non ti basta?".
Baldric la guardò severo senza dire nulla. Mya si voltò uscendo dalla porta, sbattendola alle sue spalle.
Non si curò di informare Edric, che l'aspettava fuori dall'ufficio; aveva troppa rabbia dentro di sè e troppa voglia di sparire. Percorse a grandi passi il corridoio, seguita dal ragazzo biondo che la richiamò invano. "Ti vuoi fermare?!" l'ammonì prendendola per un braccio.
Mya continuò a camminare; Edric era il suo più caro amico, ma era certa che lui non avrebbe mai capito. Da sempre aveva una relazione fantastica con Arya, l'istruttrice di cavalleria; non si era mai trovato nella scomoda posizione di collaborare con lei contro il suo volere. Loro erano innamorati e lo sarebbero stati sempre.
"No!"si oppose scendendo le scale.
"E invece sì! Adesso ti fermi e mi dici perché sei così nervosa!"disse Edric mettendosi davanti a lei e bloccandola al muro.
Il biondo non amava ricorrere alle maniere forti, ma con Mya spesso, erano necessarie.
"Ed, lasciami!" lo avvertì Mya dimenandosi.
"Ti lascio solo quando mi dirai qualcosa che non sia: lasciami, o no!" ironizzò Edric.
Mya l'ammonì con lo sguardo. "Non costringermi a liberarmi con la forza, Ed!"
Edric sorrise prendendola per i fianchi e caricandola sulla spalla. Con Mya le maniere forti erano necessarie, soprattutto dal momento che, quando ne ricorreva lei, era impossibile avere la meglio.
"Lasciami! Non sono un giocattolo! Ho detto lasciami!"urlò la ragazza scalciando.
Edric rafforzò la stretta divertito. "Stai ferma!"disse. Imboccò il corridoio sulla sinistra e con un calcio aprì la prima porta che trovò.
Era tutto buio, non riusciva a vedere nulla, ma Edric conosceva abbastanza bene quel castello, da sapere esattamente, dove si trovassero. Appoggiò Mya a terra affrettandosi a chiudere la porta alle sue spalle.
"Finalmente!Ma dove siamo?!"chiese Mya infastidita guardandosi intorno.
Edric non rispose, si limitò a pronunciare un incantesimo e le torce della piccola stanza si illuminarono.
Mya sorrise, scuotendo la testa e avvicinandosi a una pigna di libri sulla quale si sedette.
Erano un vecchio e freddo ripostiglio. "Ed, cosa vuoi dalla mia vita?"domandò sconsolata.
Il biondo sorrise e si appoggiò al muro con le braccia incrociate. "Voglio che mi spieghi perché stavi sbraitando come una matta contro Baldric, e sappi che finché non avrò una spiegazione più che soddisfacente, non ti farò uscire da qui..."
Mya si incupì nuovamente. Per un momento dimenticò il motivo della sua presenza in quella stanza.
"Evan vero?" domandò il biondo notando l'espressione affranta dell'amica.
Mya alzò lo sguardo e fissò il muro davanti a lei. "Ti rendi conto?Mi stanno incaricando di aiutare colui che ha distrutto la stessa contea che governava, che si è alleato con il nemico, che ha distrutto la sua famiglia, che ha ammazzato i suoi fratelli", spiegò ad alta voce.
Si ricordava alla perfezione quel momento. Evan agiva senza remore, sembrava un burattino mosso dai suoi fili. Lei era lì, tentava di fermarlo, ma lui non la ascoltava. Continuava a combattere contro quelle persone che facevano parte della sua famiglia e lei non aveva potuto fare nulla per fermarlo.
"Sai anche tu che era sotto l'effetto di una maledizione." le ricordò Edric.
"Questa non è una giustificazione!"rispose Mya fulminandolo con lo sguardo.
Aveva scoperto la natura di quelle maledizioni quando ormai era troppo tardi per poterle guarire. Sapeva quanto potessero essere potenti, ma Jay ce l'aveva fatta, le aveva sconfitte. Evan invece, si era lasciato semplicemente andare, non aveva nemmeno provato ad opporsi e lei lo odiava per questo.
"Perché per Jay lo è stata invece?"chiese Edric.
Sapeva benissimo che non si trattava solo di una giustificazione, dietro alla rabbia di Mya c'era molto di più. "Jay ha salvato i suoi fratelli, ha saputo combattere contro la sua stessa anima, mentre lui ha ceduto come un bambino!" esclamò Mya con gli occhi lucidi.
"Non puoi davvero pensare tutto questo. Tu gli volevi bene, Mya!"le ricordò Edric.
Mya riportò lo sguardo sul pavimento. Era proprio quello il punto, lei gli voleva incredibilmente bene. Una lacrima solitaria si fece spazio lungo il suo viso candido.
Edric si avvicinò a lei, sedendosi al suo fianco."Ora è tutto più chiaro", disse.
Mya fece un respiro profondo, ammettendo per la prima volta, quale fosse il reale problema. "Mi sento presa in giro, Ed. Mi fidavo di lui e invece è un fallito, è uno stupido ragazzino che probabilmente, non era in lui, nemmeno quando si trattava di me."
"Non è vero, con quel tipo di maledizione le emozioni forti le sai controllare, quelle che ti toccano il cuore rimangono tali", le ricordò Edric.
Mya si passò una mano sulla guancia per asciugare le lacrime appena cadute. "Io lo odio per quello che ha fatto. Non ce la faccio ed è questa la cosa che più mi fa arrabbiare. Non riuscirò mai ad affrontarlo un'altra volta. Probabilmente non si ricorderà nemmeno quello che ha fatto, che ha detto, e io non voglio ricordargli questo sbaglio. Ha ucciso i suoi fratelli, per colpa sua ho dovuto perdere quattro dei miei più cari amici, per non parlare di Carter. Gwen era distrutta quando ha saputo Ed, e tutto è a causa sua!"
Si ricordava perfettamente quel momento. Gwen era sconvolta, in lacrime consolata da Jay. Carter era il suo primo amore, e indipendentemente dalla fine della loro storia, era distrutta, distrutta quanto lei.
Edric strinse i pugni. Odiava vedere Mya in quello stato, ancor di più dal momento che lui era a conoscenza della realtà. Arya l'aveva avvertito, Mya e le ragazze non dovevano sapere nulla, almeno finché la situazione non fosse chiara; ma non poteva sopportare le lacrime della sua migliore amica.
Lei meritava di sapere. "Non li ha uccisi", ammise abbassando lo sguardo.
"Edric non trovare..."disse Mya guardandolo.
Il biondo la interruppe prendendola per mano. "Non sono morti. Vaughan li ha fatti prigionieri"disse Edric.
Vaughan. Ancora lui, l'acerrimo nemico che tutti temevano, ma che lei aveva imparato semplicemente ad odiare. Era lui la causa di tutto, la causa delle migliaia di morti innocenti del regno.
"Dimmi che non è vero Ed! Dimmi che non mi hai mentito per tutto questo tempo!" esclamò Mya alzandosi.
Edric fece lo stesso passandosi nervosamente una mano fra i capelli.
"Adesso mi uccideranno!"disse Edric.
"Chi ti ucciderà?Perché tu lo sai?"chiese Mya alzandosi in piedi.
"Baldric, Sawyer ,Gladwyn e il consiglio ne sono al corrente. Nemmeno io dovrei saperlo, ma Arya me l'ha riferito", spiegò Edric.
Mya si portò una mano sulle labbra sconvolta. Non ci credeva, non voleva crederci. Loro erano le persone più sagge, quelle di cui si fidava ciecamente, non potevano averle mentito.
"Perché noi non ne sappiamo niente?" domandò.
"Perché non siete ancora pronte per affrontarlo e solo voi riuscireste a liberarli. Sapevano che se foste venute a saperlo, sareste partite subito", disse Edric.
Mya si lasciò cadere a terra, scivolando lungo il muro freddo e finendo la sua corsa quando toccò il pavimento. Era sconvolta.
"Ci sono altre cose che non sappiamo?" domandò con un filo di voce.
Edric si inginocchiò davanti a lei preoccupato. "Non che io sappia. Mya dimmi che non farai niente di stupido, ti prego..."
"Non ora, ma appena riuscirò a trovare una soluzione lo farò e non mi fermerà nessuno, Edric. Evan ha fatto un danno enorme e io devo assolutamente rimediare, adesso che posso..."
Edric scosse la testa; non avrebbe mai voluto essere nei panni di Evan in quel momento.
"Non trattarlo male", si raccomandò.
Mya scattò in piedi nervosa. "Sì invece! Pagherà per quello che ha fatto!"
"La vuoi smettere una buona volta, di fare l'orgogliosa? Tu non hai mai sbagliato in vita tua?Sicuramente! Beh anche lui l'ha fatto, ed è giusto che qualcuno gli dia fiducia, ma soprattutto che tu gli dia un'altra possibilità!" l'ammonì Edric.
Mya scosse il capo disgustata dalle parole dell'amico. Edric avrebbe dovuto essere dalla sua parte, non di certo da quella di un traditore come Evan.
"A una delusione come lui non è possibile, mi dispiace", rispose. "Ora, se non ti dispiace, fammi uscire di qui, devo andare da Gwen."
"Non puoi varcare la barriera magica da sola", le ricordò Edric.
Mya lo fulminò con lo sguardo. "Troppe cose non si dovrebbero fare e invece si fanno. Questa non è niente a confronto delle cose sbagliate che ha fatto il consiglio fino ad adesso!" esclamò Mya uscendo dalla porta con gli occhi lucidi.
Edric sospirò. Mya aveva ragione; per quanto potesse sembrare stupido e imprudente quello che stava facendo, aveva dannatamente ragione e forse, era l'unica cosa che avrebbe portato a riscontri positivi.
L'unica che poteva farla ragionare era Gwen; diversa da lei per quanto potesse sembrare, ma abbastanza simile per farle trovare la strada giusta.
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