NON AVREI SAPUTO DIRLO MEGLIO


MARY

Era ormai da un po' che morivo dal desiderio smanioso di aprire la porta e vedere cosa stesse succedendo, assicurarmi che Midari non stesse facendo nulla di male alla vicepresidente, ma non potevo, non ne avevo il diritto né l'autorità, erano entrambe molto più in alto di me secondo la gerarchia della scuola e sarei potuta essere punita per un'infrazione del genere.

Mi appoggiai con la schiena al muro annoiata,  in quel momento la porta al mio fianco si aprí di botto e Midari ne uscí irata, mi guardò di sbieco e se ne andò a grandi passi.  Alzai il sopracciglio guardandola strano e alzai le spalle indifferente "Non può curare la sua mentalità instabile lontano da qui?" commentai tornando in classe con una smorfia. "A quanto pare no" mi rispose la vicepresidente guardando verso di me mentre rimetteva a posto dei documenti.

"Ah, quindi avete lavorato veramente?" "Diciamo". Mi avvicinai al tavolo con calma osservando i suoi comportamenti, mi sarebbe piaciuto che continuasse a parlare ma era anche vero che mi aveva già raccontato molto fino a quel momento. "Non c'è molto altro da dire" disse risedendosi mentre si massaggiava la fronte con aria stanca. "Vuole continuare a raccontare?" Sospirò provata "No" rispose "Come ho già detto non c'è molto altro da dire e la partita di cui ho parlato prima… non l'avrei raccontata in qualsiasi caso, quindi tutto il resto è irrilevante"

"D'accordo…allora immagino che abbiamo tempo per fare lezione" dissi delusa, dopotutto avevo aspettato per darle la possibilità di parlare ancora… anzi, no, avevo aspettato per lei in generale, non perché volessi ascoltare altro, mi corressi. Sorrisi "Non c'è alcun problema se non vuole raccontare più, comunque mi ha detto molto più di quanto mi aspettassi e la prego di non preoccuparsi che lo vada a dire a qualcuno" Annuí "Di nulla… ma preferirei comunque terminare qui la lezione perché non credo di poter prestare  attenzione a qualsiasi cosa d'altro".





Guardai i miei libri pensierosa "Se non deve andare da nessun'altra parte, può semplicemente rimanere a farmi compagnia mentre scrivo per conto mio". Alzò il mento con gli occhi semichiusi "Certo" rispose appoggiando la nuca al poggiatesta della sedia, nonostante fosse sottile e scomodo come poche altre cose. Esultai silenziosamente e mi sedetti accanto a lei tirando fuori il libro e un foglio con la penna.

Iniziai subito con gli esercizi che erano stati dati dalla prof il giorno corrente, già molto avanti con il programma, anche se il giorno prima eravamo partite da quelli al principio del libro per farmi raggiungere tutti i prerequisiti. Lei non ci fece caso, altrimenti probabilmente mi avrebbe impedito di farlo e non le avrei potuto dimostrare che la notte prima li avevo fatti tutti autonomamente.

Mentre scrivevo sbirciai con la coda dell'occhio nella sua direzione, senza che se ne accorgesse, solo per controllare come stesse. Sentii una stretta al cuore quando la vidi guardare in alto nel vuoto con gli occhi lucidi; i ricordi scaturiti dal racconto dovevano averla stremata. Ero sul punto di fermarmi e offrirle conforto ma aveva detto di voler stare da sola prima di acconsentire a rimanere, chiaramente non voleva conversare.

Ripresi a scrivere con aria abbattuta, mi faceva male vederla in quello stato ma non mi veniva in mente nulla che potessi fare per lei senza forzarla; avrei potuto tentare di dirottare la sua attenzione su qualcosa di diverso, ma se poi avessi fallito avrei solo causato ancor più confusione…

Sospirai appoggiando il mento alle braccia mentre continuavo a ricopiare caratteri dopo caratteri formando frasi di senso compiuto. Mi immersi tanto nella scrittura che non mi accorsi quando mi poggiò una mano sulla spalla complimentandosi con me e non appena mi girai nella sua direzione e la trovai china su di me a questione di centimetri dal mio viso mi spaventai.

"Mi dispiace" si scusò lei vedendomi ritrarre in maniera istantanea "Non era mia intenzione spaventarti, volevo solo porgerti i miei complimenti, stai facendo un lavoro impeccabile…non mi aspettavo passi così da gigante in un così corto lasso di tempo, avevo ragione dicendo che hai un talento nato per l'apprendimento veloce".

Rimasiper un momento senza parole ma mi risvegliai subito dopo "Lei pensava questo di me? Che fossi in grado di imparare velocemente?". Annuì "Ne ero certa, o almeno quasi, e ora tu me ne hai data la conferma… sono fiera di te"

Sorrisi istantaneamente "Grazie vicepresidente. La guardai riconoscente e lei rispose con un mezzo sorriso ma percepivo ancora l'amarezza nel suo sguardo, nonostante fosse innegabile che il suo complimento fosse sincero. Esitai un momento, uno solo, poi lasciai cadere sul tavolo la penna e la strinsi forte in un abbraccio che lei ricambiò subito, con più entusiasmo di me, ma era un entusiasmo disperato, uno ferito.

Sentii le sue dita aggrapparsi alla mia divisa stringendola tra le mani e le sue braccia stringere le mie nel trattenermi sempre più stretta. Appoggiò la fronte alla mia spalla e la sentii mormorare qualcosa a singhiozzo "Ehi" esclamai piano cercando di allontanarla per guardarla negli occhi, ma lei fece resistenza impedendomi di sciogliermi dalla presa. "Ririka, va tutto bene, sono qui" sussurrai piano senza sapere bene se fossi la persona giusta per poterle dedicare quelle parole. "No, non va tutto bene" la sento mugugnare "Non va niente bene…menomale che sei qui"

Sgranai gli occhi interdetta, l'ultima cosa che mi aspettavo era una rivelazione del genere. Quel "Menomale che sei qui" riecheggiò nelle mie orecchie rimbalzando nella mia mente di secondo in secondo, propagandosi e occultando ogni possibile altro pensiero e spegnendo ovviamente ogni altra funzione. Mi si sciolsero le gambe per la sorpresa inconcepibile e ringraziai il cielo di essere seduta altrimenti non avrei stretto neanche lei "An- andrà bene… piano piano" balbettai confusa.

Infossò il volto nella mia giacca "Scusami" disse debolmente "Per cosa?" "Perché mi sto aggrappando a te…" "Non mi sta facendo male" la rassicurai "Non intendo adesso… intendo fidandomi di te, confidandomi, aprendomi con te e riversandoti addosso una parte della mia sofferenza, non sto facendo altro che addossarti responsabilità che non vuoi e pesi ulteriori, come se non avessi anche tu i tuoi grattacapi e i tuoi demoni da combattere. Il peso delle mie emozioni sono già in grado di sopraffare me che dovrei essere ormai abituata ad esse, figurati te che non…"





"Ririka" la presi per le spalle "Sono qui perché voglio esserci, non perché tu mi stai costringendo… devi credermi quando te lo dico perché ormai sta diventando una prassi" scherzai "E poi mi stai sottovalutando" finsi di offendermi "Prima o poi sarà troppo anche per te Mary, non sei infrangibile" affermò con aria funesta. "E ho sempre più l'impressione che, se non mi sbrigo al più presto… non sarò più in grado di mandarti via poi, non potrò più fare a meno di mantenerti accanto a me, tu che sei sempre pronta ad offrirmi l'aiuto che necessito, ma sarebbe terribilmente ingiusto ed egoista e io so per certo che, pur volendo il tuo bene, non sarei in grado di pensare ad altro che al mio e finirei per agire a tuo discapito.

Non voglio essere la causa della tua difficoltà o di ulteriore sofferenza, non voglio esserti d'impaccio o seccarti… io lo avevo detto che non ti saresti dovuta preoccupare per me ma tu non mi hai voluta ascoltare e adesso" "Adesso cosa?" la interruppi posandole una mano sul viso per portarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Che?" mi guardò improvvisamente spaesata "Adesso cosa?" ripetei "Adesso non… adesso non posso più tornare indietro" esclamò ovvia.

"E perché dovrebbe tornare indietro? E soprattutto… a cosa vorrebbe tornare?" domandai pacata osservando la curvatura delle sue labbra serrate e livide per i morsi dell'ansia. La sentii abbandonarsi nuovamente "Non lo so neanche io" disse socchiudendo anche gli occhi, come se si fosse svuotata di ogni energia "La verità è che in realtà non vuoi tornare indietro e non lo voglio neanche io… quanto tempo è passato dall'ultima volta in cui hai sentito di poterti realmente fidare di qualcuno prima di ora?"

"Troppo per ricordarmene, la mia fiducia è stata tradita talmente tante volte che non so se mi sono mai potuta fidare spassionatamente di qualcuno senza rimpianti" "E adesso non sente anche lei di star provando di nuovo a fidarsi? Quasi come se contro la sua volontà, contro la sua coscienza, il suo istinto di preservazione, si stesse affidando a me… come se non fosse neanche più lei a poter decidere delle sue decisioni ma ci fosse un'enorme forza che la spinge nella mia direzione.

Scusami se sto esagerando o se ti sembro una visionaria ma ultimamente sto impazzendo proprio per questa ragione, non riesco a sentire niente di diverso da sentimenti positivi verso di te, anche se non ci conosciamo bene, anzi non ci conosciamo quasi perché al di fuori dei rispettivi problemi non abbiamo confidato niente di "meno personale" siamo saltate direttamente al centro" sorrisi pensandoci e lei mi osservò perplessa realizzando che era vero.

"È impensabile, non pensa anche lei?" chiesi "Prima ancora di dirci quale fosse il nostro colore preferito ci siamo rivelate cose nettamente più profonde e non ci siamo neanche accorte di aver parlato di questo prima del resto… non so cosa ne pensa al riguardo, io posso solo dirle che non sento suonare alcun campanello d'allarme che mi dica che non dovrei farlo. Adesso come ora potrebbe farmi qualsiasi domanda, chiedermi di fare qualsiasi cosa e mi verrebbe naturale dirle solo ed esclusivamente la verità e obbedire ciecamente alla sua richiesta"

Mi fissò immobile negli occhi e io rimasi a guardarla fino a quando non parlò , il che successe un bel po' dopo quello che mi sarei aspettata "Non lo avresti potuto descrivere in modo migliore" sussurrò. Sorrisi. "Quindi ha ancora così tanta  voglia di tornare a com'era prima?" le guardai impercettibilmente le labbra per vederle pronunciare il no per poi tornare sui suoi occhi. "No, no hai ragione, va bene così… e se poi dovesse succedere qualcosa" "Magari meglio non pensarci" "Sì lo so, ma se dovesse succedere… ne sarà comunque valsa la pena un'ultima volta"

"Non avrebbe potuto dirlo meglio"







RIRIKA

Uscimmo dalla stanza non appena lei finí di scrivere e ci salutammo prima di imboccare come sempre corridoi diversi.
Ripresi a respirare quando non potei più vederla camminare, dopo aver smesso alla fine del suo discorso quando eravamo ancora abbracciate.

"Oddio" sospirai incredula lasciandomi cadere con la schiena addossata alla parete, chiudendo gli occhi. In un istante rivissi il momento in cui avevo pensato che fosse sul punto di baciarmi e mi coprii gli occhi già chiusi con le mani. Come se in realtà non volessi impedire a me stessa di vedere il resto ma al resto di vedere me. "Che diavolo" pensai interdetta scivolando seduta a terra abbracciandomi le ginocchia.

Se qualcuno, chiunque, fosse passato in quel momento avrebbe pensato che stessi passando attraverso un crollo o un attacco di panico, in realtà era senza ombra di dubbio un altro tipo di panico ma io ancora non ci ero arrivata.

"Che intenzioni aveva" pensai ancora, rimanendo impietrita nella stessa posizione di prima. Non sapevo cosa pensare, dopotutto quanto era passato dal primo giorno in cui ci eravamo incontrate? Una settimana, due… più o meno. Mi ero persa nella monotonia delle lezioni tutte uguali e nel frattempo era passato più tempo di quanto pensassi, sembravano tre giorni invece ci eravamo viste tutti i giorni per più di due settimane"

Espirai infreddolita, o accaldata, non sapevo più cosa percepissi, ero indecisa tra il togliermi la giacca o aggiungere la felpa agli altri indumenti che già avevo indosso, alla fine optai per alzarmi e camminare per schiarirmi le idee.

In un'altra situazione mi sarei concentrata sul discorso e sulle parole che aveva confessato ma non riuscivo a pensare ad altro diverso dal fatto che avevo indubbiamente, intensamente, incommensurabilmente desiderato di avvicinarmi a lei ancora di più nel momento in cui c'era stato il picco di tensione. Non di certo per baciarla,per vedere come avrebbe reagito, ma poi se avesse reagito positivamente come sarebbe andata avanti?

Mi fermai nel bel mezzo del corridoio indossando la maschera e guardandomi intorno perplessa, come se le risposte alle mie domande silenziose si trovassero nei muri. Non era stato proprio oggi il giorno in cui mi ero chiesta se facessi bene ad abbassare la guardia con lei? Beh, avevo senz'altro avuto la conferma della mia ipotesi, ormai non importava più la risposta perché ormai quello che era stato fatto era già lì scritto nella biografia del nostro progresso insieme.

Alzai le spalle, non avevo niente di cui lamentarmi per una volta.

Non appena uscii dalla scuola vidi che anche gli inservienti e il personale stavano per avviarsi verso i rispettivi veicoli e poi dritti a casa e controllai che ore fossero. Era tardissimo rispetto al solito, infatti la luce era già praticamente scomparsa dal cielo, eppure ero sicura che mia sorella mi avesse comunicato quella mattina che avrebbe fatto tardi, possibile che potesse rimanere a lavorare ancor più a lungo di tutto il  resto del personale.

Alzai la testa per vedere se la luce del suo ufficio fosse accesa e lo era… la osservai per un attimo. Forse avrei dovuto aspettare, fingere di aver finito in concomitanza con lei e approfittare del passaggio a casa che avrei avuto il tal caso ma non avevo niente da fare e chi sapeva quanto ci avrebbe impiegato Kirari prima di uscire da quello stanzone spoglio e tetro.

Guardai la strada buia di fronte a me e mi infilai la felpa e poi la giacca, ora sì che si percepiva per bene il clima rigido  dell'inverno che si avvicinava sempre di più. Mi strinsi nelle spalle, avevo molta strada da fare e tanti pensieri da smaltire, se non altro mi avrebbero fatto compagnia delle sensazioni ancora positive da quel pomeriggio poco prima quando la mia relazione con Mary si era portata al livello successivo.

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