FORSE È MEGLIO SE TORNO A CASA

MARY

"Wow" pensai aprendo la porta e trovandomi di fronte praticamente un paesaggio primaverile. I mobili, eleganti e chiari, adornavano la stanza rendendola se possibile ancor più grande di quanto in realtà fosse, cosa che non sarebbe dovuta essere fisicamente possibile.

La rendevano fresca, pulita, ordinata, impeccabile.

C'era un profumo dolce nell'aria nonostante i lucernari fossero chiusi e la porta fosse stata serrata fino a quel momento; era lo stesso profumo della vicepresidente ma intensificato, mi impregnava le narici inebriandomi i sensi piacevolmente, come se avessi bevuto dell'alcol.

Rimirai la testata intagliata del letto, era decorata con ghirigori e volute morbide che si intrecciavano in prospettiva creando intarsi minuscoli e precisi al dettaglio

"Ti piace il mio letto?" sentii una voce dietro di me. Mi voltai con la mano ancora appoggiata al legno "Molto" risposi guardandola mentre chiudeva la porta e si avvicinava.

"Puoi sedertici se vuoi, non stare in piedi" Obbedii "Comodo?" domandò sedendosi dall'altra parte mentre io ero di spalle.

Mi lasciai cadere su di esso di schiena finendo con il volto accanto alla sua gamba "Molto, deve dormire sonni stipendi tra queste nuvole" replicai guardandola dal basso. "... già" disse piano alzandosi e allontanandosi in imbarazzo per poi rimanere in piedi.


"Guardiamo gli esercizi?" propose. Girai su me stessa rotolando sul suo letto per arrivare a pancia in giù e feci una smorfia "Vuole davvero fare i compiti?" chiesi socchiudendo le palpebre.

Scosse la testa indicandomi la porta "È per questo che sei qui no?" si riportò vicino a me posizionandosi al mio fianco "Sussurra se dici qualcosa che non dovrebbero essere sentito da altri all'infuori di me" mi bisbigliò all'orecchio

"Ai suoi ordini  vicepresidente" feci la stessa cosa accostandomi alla stessa maniera.




Quando mi allontanai feci in tempo a vedere la punta del suo orecchio destro violentemente arrossata "Anche senza avvicinarti ogni volta, ti sento comunque" mi rimproverò debolmente. Sogghignai

"Certamente, era solo perché era vicina e volevo comunicarle il mio assenso… non fa caldo qua dentro?" la pungolai "Tantissimo" mi diede ragione

"Perché non toglie la maschera allora?" bisbigliai con un sorrisetto complice "Non posso rischiare che entri e mi trovi senza, qui non ci sono chiavi, o almeno, non so dove si trovino quindi non posso serrare nulla"


La guardai pensosa "Se vuole le blocco il meccanismo di apertura dall'interno, non si potrebbe più aprire la porta da fuori quindi nessuno potrebbe entrare ma noi volendo potremmo uscire, poi chiaramente prima di andarmene lo sbloccherei di nuovo" proposi.

Guardò me e poi la porta "Se ne accorgerà, molto probabilmente è qui fuori… troverà un modo" disse preoccupata, con una punta di terrore nel tono

"È impossibile, non c'è niente che possa sbloccare questa mossa ad eccezione di una fortissima pressione in un punto interno, mi creda, quando mi è stata insegnata da mio nonno sono rimasta cinque giorni chiusa in camera mia impossibilitata ad uscire prima di essere in grado di liberarmi… " "D'accordo" mormorò "Prova".



Mi avvicinai alla porta e infilai un piccolo perno in rame nella fessura della chiave, spostando il marchingegno all'interno; provai ad aprire la porta anche forzandola, impossibile come pensavo, anche dall'interno era impossibile se non prima rimettendo tutto com'era.

"Fatto" esultai voltandomi, lei era ancora sdraiata sul letto, sorreggendosi con i gomiti mentre dondolava i piedi a pochi centimetri da terra.

La raggiunsi in pochi passi e la aiutai a togliere la maschera appoggiandomi al materasso nello spazio tra le sue ginocchia. "Tutto bene vicepresidente?" la sollecitai a voce bassa, vedendola rossa in viso e tendendo istintivamente una mano verso di lei

"Sto bene grazie" mi rassicurò afferrandomi il palmo con entrambi i suoi. "Allora a posto" scivolai indietro lasciandole spazio per sedersi.





Lei si lasciò cadere sul materasso a braccia aperte "Sto bene" ripeté a sé stessa in preda all'imbarazzo, coprendosi il viso con le mani.

Aprii il libro dei compiti e lo appoggiai al centro del letto tra noi, per simulare una parvenza di lavoro "Che fai?" chiese tendendo il collo verso di me.

Fingo di non voler fare altro diverso dai compiti qui dentro in questa camera, pensai sconsolata.

Mi sedetti a gambe incrociate "L'ultimo compito per domani che devo completare" "Hai già finito tutto il resto?" "Devo ancora ripetere letteratura" "Di che lingua?" "Inglese… però posso darlo anche domani" "Non procrastinare" "Più che altro ci metterei più tempo e…" "Allora inizia subito" si mise nella mia stessa posizione fissandomi.

"Se lo dice lei…" iniziai a scrivere seguendo le consegne e terminai persino più velocemente del previsto. Presi il libro di letteratura.

"The enlightenment" lessi il titolo "Illuminismo" Annuii "Devo parlare delle circulating libraries, means for the new cultural debate, spread of journalism, Daniel Defoe's life compared to the riveting masterpiece he wrote conveying the most unrealistic ideology of man I've ever read about" mi lamentai prima ancora di iniziare, lei mi guardò meravigliata. "He mirrored the society he aimed to belong to"

"So he took for granted it had already reached" domandai polemica "He was the spokesman of the middle budding class, he wanted to push them" alzò un sopracciglio "As far as I'm concerned, and I feel anything but involved, he was deceiving everybody making them think they could be like an unreachable utopian model"

"The prose narrative was loosely based on Alexander Selkirk's life, it was real" "He was rescued just after 5 years" mi alzai in ginocchio irritata "Doesn't matter how long he stayed"

"Ah no?" esclamai "There's a huge difference between 28 and 5 years after being shipwrecked, don't you think so?" "They basically did the same things" replicò piantandosi di fronte a me, intenzionata a vincere il dibattito "You don't know that, there's no certainty they had the same life expectancy not having the same goods" Socchiuse gli occhi piccata

"They both built a shelter and I doubt they used anything other than ropes and fences" "So you were there, perché altrimenti non mi spiego proprio come può attestarlo" "It's obvious" "Prove it" alzò gli occhi al cielo  "It'd have been unbearable without it… do you even know hol long it's 5 years?" "Of course I do, what do you take me for?" + "You must agree then" "Partially"

"D'accordo" sbuffò stufa "Anything else?" "La prima parte" sogghignai. Lei sospirò con aria afflitta "Parla dai, questa volta non mi intrometterò" Alzai un sopracciglio scettica "Non mettere in dubbio me in discussione ciò che ho appena detto" tornò seria. Abbassai le spalle

"Scusi…" "Prego" mi incitò "So…and that's why Daniel Defoe and Robinson Crusoe can be swapped without modifying the role of the enlightened colonizer, hero of the novel"




Alzò la testa dal cuscino "Brava" disse stanca "Thanks" risi annoiata stendendomi al suo fianco "Finito tutto?" domandò stropicciandosi gli occhi "Sì" "Bene" sbadigliò.

Rimasi in silenzio a guardarla senza sapere se alzarmi o meno mentre lei si stiracchiava beatamente senza fare caso a me "Vuoi rimanere ancora un po' oppure ti riaccompagno?" si spostò leggermente più lontano.

La osservai delusa "Forse… è meglio se torno a casa" percepii un certo distacco nella sua voce e in qualsiasi caso ero quasi in ritardo per riuscire ad arrivare e lavarmi prima che rincasasse mia madre.

Mi alzai e reindossai le scarpe prendendo poi la cartella e sbloccando la porta, lei mi seguí giù dalle scale dopo aver preso la felpa e mi accompagnò fino alla porta, lì si mise un paio di mocassini e aprí il battente.





"Torno tra poco" annunciò a sua sorella, poi mi lasciò passare e chiuse. Fino a quando non fummo di fronte alla macchina, ancora senza autista, non fiatò. "Era lì" sussurrò. La squadrai "È per questo che mi ha appena sbattuto fuori?"

"Non ti avrei trattenuta ulteriormente in qualunque caso" si guardò intorno. Mi adombrai "Abert arriverà a momenti" disse appoggiandosi di schiena alla portiera.

In quel momento fece capolino da dietro il muretto un uomo alto e ingessato, con un andamento meccanico e rigido che ricordava quello di un automa.

"Prego signorina, signorina Momobami" fece un cenno con la testa abbassando il sguardo per poi aprire entrambe le nostre portiere e salire dalla parte del guidatore. Salimmo entrambe.

Il viaggio fu davvero più veloce di quanto pensassi e quando ci fermammo inizialmente pensai che stessimo aspettando il verde di un semaforo e ci volle un cenno di Ririka per farmene accorgere.

"Ringrazio infinitamente per la cena e l'aiuto vicepresidente" dissi educatamente "Non preoccuparti, buona serata" rimase formale e rigida "A domani" "A domani".

Scesi dal veicolo e mi richiusi la portiera alle spalle senza sbatterla, poi controllai che la macchina di mia madre non ci fosse; non la vedevo, ero ancora in tempo.


Scusate per la parte in lingua ma mi sembrava carino renderla in originale senza fare trasformazioni in italiano questa volta.


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