ANDIAMO?
RIRIKA
Non avevo avuto scelta, di nuovo, ed ero stanca di continuare a trovarmi all'angolo del ring. Quello da cui era impossibile liberarsi. Ero stufa di dover continuamente prendere decisioni perché ero costretta a farlo, perché era meglio così, perché non c'era nient'altro da fare.
Strinsi i pugni mentre vedevo Mary indietreggiare per poi scomparire tra gli altri studenti, spintonata qua e là fino al bivio del corridoio. Per un attimo ebbi l'impulso di correrle dietro come lei aveva fatto con me e dirle che non era stata una mia decisione quella di dirle di starmi lontana, che quella mattina ero stata praticamente torchiata fino a quando non avevo promesso che l'avrei tenuta a distanza di sicurezza ,come se anche lei fosse un segreto dal quale dipendeva la mia vita. Come lo stesso di cui proprio lei ora era a conoscenza.
Ovviamente non lo feci; ciò che le avevo detto seguiva la scia della frase che avevo pronunciato il giorno prima in preda al panico quando eravamo sedute sui divanetti della sala comune, poco prima che se ne andasse indignata e già il giorno prima le avevo chiesto scusa per come le avevo parlato per poi rifare la stessa cosa il giorno dopo. Senza ombra di dubbio pensava fossi un'incoerente di proporzioni indefinibili ma non potevo farci niente al momento.
Non potevo né dovevo tornare nuovamente sulle mie parole perché a quel punto non sarei stata l'unica confusa sul da farsi; mi ero già contraddetta troppe volte.
Entrai in classe per prima nonostante fossi passata a controllare di aver lasciato alcuni documenti nel cassetto per mia sorella, fosse mai che facevo l'ennesimo passo falso che mi costava il secondo confronto nel giro di due giorni. Guardai distrattamente fuori dalla finestra e non notai quello che volevo vedere perciò mi appoggiai al banco e misi giù la testa.
Nessuna delle due l'avrebbe mai saputo ma nel momento in cui ci eravamo affacciate alle vetrate stavamo cercando la stessa cosa e nessuna delle due l'aveva trovata nonostante si trovasse di fronte a noi, entrambe troppo arrancanti dietro i nostri grattacapi.
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"Una nuova giornata tutta da vivere" avevo sentito questa mattina in radio eppure avevo già voglia di tornare a dormire.
Preferibilmente un sonno senza sogni, uno di quelli per cui, immaginare qualsiasi cosa e sperare di poterla rivedere mentre si dorme, è inutile.
Sbuffai desiderando di poter togliere la maschera per stropicciarmi gli occhi annacquati di spossatezza mattutina. Tutto era partito in maniera sospetta quella mattina, mi ero svegliata meno attanagliata dai sensi di colpa del solito, mi ero vestita lentamente, ero scesa in cucina e ci avevo trovato Kirari.
Inizialmente non l'avevo neanche notata perché ero abituata ad essere sempre la prima a scendere in cucina per la colazione quindi ero entrata leggendo un libro per nulla interessata alla stanza, mi ero avvicinata alla credenza per prendere i biscotti e quando non l'avevo trovata con la mano mi ero girata verso il tavolo e avevo lasciato cadere il libro a terra.
Kirari era seduta al mio posto con i capelli slegati e una maschera simile alla mia in volto, l'unica cosa che cambiava era il sorriso, piegato all'ingiú al contrario del mio. L'avevo fissata con gli occhi fuori dalle orbite sia che per lo spavento che per l'inquietudine. Lei non aveva proferito parola e io, dopo averla squadrata a lungo mentre il mio respiro tornava a quello che sembrava il livello più vicino alla regolarità, mi ero avviata dove di solito si sedeva lei con titubanza.
Tutto quello mi aveva disorientata, non sapevo se sedermi oppure no; d'altronde lei poteva farlo, cambiare le regole a suo piacimento ma io dovevo solo adattarmi e anche in quel caso, dovevo stare attenta a come decidevo di adattarmi quindi non sapevo cosa fare. Ero rimasta a fissare la sedia vuota con il cuscino incorporato che sembrava quasi invitarmi a non sedermi, come se anche lei sapesse che si sarebbe rivelato l'errore sbagliato da commettere.
Ero rimasta in piedi immobile con lei seduta dall'altra parte fino a quando il mio stomaco non aveva brontolato, a quel punto avevo rischiato il tutto per tutto. Avevo preso dal tavolo dei biscotti e una tazza di tè e avevo varcato la porta della cucina aspettandomi di essere richiamata a tavola, mi ero persino fermata sull'uscio della porta, ma nessuno aveva detto niente. Avevo scosso la testa, abbassato il mento e salito gli scalini uno ad uno in modo da poter sentire anche una piccola frase detta a bassa voce apposta perché non facessi in tempo ad udirla ma potesse comunque rinfacciarmela ma neanche quello.
Mi erano venuti i crampi alle dita a forza di stringerle attorno al corrimano della scala per poter tendere l'orecchio il più vicino alla cucina in basso, niente. "Questo è decisamente peggio di qualsiasi incubo notturno" avevo mugugnato mentre masticavo il primo biscotto. Delizioso. Per un attimo il cibo aveva insabbiato le mie preoccupazioni e il mio sguardo era corso al piattino con le altre leccornie per accertarmi che ce ne fossero abbastanza per sfamare la mia golosità ma non era sembrato potessero bastare.
Avevo sentito di già le voci nella mia testa "Meglio così, l'ingordigia fa male" e le avevo zittite stizzita e delusa. Avevo finito la mia colazione in camera mia, in silenzio e all'ora prestabilita mi ero presentata di fronte alla porta per uscire come tutte le mattine, mia sorella mi aveva raggiunta e avevamo varcato la porta per arrivare alla macchina. Avevo aperto la portiera ma prima che fossi potuta salire mi ero resa conto che Kirari era rimasta ferma di fronte alla porta e guardava un orologio sul polso continuamente.
Ero tornata da lei e l'avevo fissata impassibile "Non andiamo?" mi ero azzardata a dire dopo un po'. "Ma certo" aveva risposto lei sorridendo "Aspettavo giusto che tornassi per poterti parlare prima di salire" Mi si era gelato il sangue nelle vene ma avevo continuato ad ascoltare senza battere ciglio "Volevo porti una sola domanda, me la sono posta anch'io ma… guarda caso non sono riuscita a trovare risposta, di certo con una mente brillante come la tua riuscirai a togliermi questo dubbio" aveva cominciato. "Il dubbio è… perché mai Mary - Saotome, da sempre nel top ranking della scuola, una delle alunne con più possibilità e capacità di soverchiare il consiglio non solo grazie alla bravura ma anche alla furia e all'odio cieco provato… dovrebbe mai fidarsi della vicepresidente?"
Ero rimasta interdetta e scioccata e la mia espressione sotto lo schermo era certamente stata simile a quella che aveva leggermente ostentato prima Mary. Non ero stata in grado di risponderle o meglio non ci ho neanche provato, ho trascorso l'intero viaggio in macchina a pensarci provando a sviluppare un discorso nella mia mente che stesse in piedi ma la strada era stata traditrice e si era consumata prima che potessi aprire bocca. Eravamo scese e Mary era proprio di fronte a noi, da sola, anzi, se ne stava andando, entrando dalla porta principale.
Sospirai senza accorgermi che mia sorella mi stava guardando, errore imperdonabile. Mentre ci avvicinavamo alla porta girevole mi aveva comunicato la notizia della giornata che me l'aveva rovinata "Ti dovrà stare il più lontana possibile durante tutto il tempo, che siate insieme oppure no. Nessun tipo di contatto fisico neanche se vi trovate a passarvi materiale e in nessun modo dovrà mai scoprire la tua identità" si era raccomandata "Meno persone sapranno ciò che dovete fare meglio sarà" Poi eravamo entrate.
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Mi stropicciai gli occhi appoggiando la fronte al banco con aria sconsolata. Se ci fosse stata lei accanto a me mi avrebbe sicuramente guardata con disappunto e mi avrebbe insultata per essere ancora così debole, come quando ancora frequentavamo le lezioni insieme. Mi avrebbe detto che non meritavo di soffrire così ma anche che ero anche io stessa a farmi soffrire rifiutandomi di ribellarmi alla mia stessa accondiscendenza.
Alzai la testa lentamente e tornai a guardare nel vuoto, sorpresa dai miei stessi pensieri. Era da tantissimo tempo che non ci pensavo ormai più, ero stata malissimo in quel periodo e tutto era peggiorato quando avevo iniziato ad incontrare lei. Era sempre più brava di me, riusciva sempre a battermi e per questo venivo denigrato dalla famiglia, si accanivano contro di me per colpa sua e per questo la odiavo ma poi lei aveva visto, aveva visto le conseguenze della sua bravura su di me e mi aveva graziata.
Aveva iniziato a perdere volontariamente, ad insegnarmi come ripetere le sue mosse, insegnarmi come vincere. Faceva tutto parte dell'ennesimo segreto di cui lei però era entrata a far parte. Lei era compresa nella preparazione incontro a cui ero dovuta andare prima di poter affrontare mia sorella prima della scelta definitiva che ha segnato entrambe le nostre vite creando una voragine tra esse.
Chiusi gli occhi. Non avevo voglia di ricordare proprio quel periodo, probabilmente il più oscuro della mia infanzia, proprio in quel giorno. Ma mi mancavano le sue parole, la sua voce era l'unica in grado di spronarmi veramente, erano perlopiù umiliazioni le sue ma erano intenzionalmente atte ad aiutarmi e quando l'ho capito hanno iniziato ad avere ancor più effetto.
Feci una smorfia malinconica ma disgustata e mi riadagiai sul banco definitivamente. L'avrei dovuto capire fin da quando ero piccola che c'era qualcosa che non andava, non solo dopo aver indossato la maschera e poi "Vicepresidente?" Sbuffai colta nel bel mezzo di un discorso con me stessa muto ma importante. "Che c'è?" sibilai poco amichevolmente voltando la testa. "I-io…"
Alzai subito la testa verso la voce balbettante e mi ritrovai di fronte Kichi con le lacrime agli occhi e il tremolio alla mano. "Oddio" "Io… ionon volevo disturbarla vicepresidente ma pensavo si sentisse male vis- visto che rimaneva accasciata sul banco e non rispondeva quando la chiamavo" si giustificò mortificata.
Mi alzai e le presi la mano "Scusami, scusami tanto Kichi… non volevo rivolgermi a te in maniera così rude" "N-non si preoccupi… ma si sente bene?" "Sí assolutamente, mi stavo rilassando in solitudine prima dell'arrivo dell'insegnante" risposi. "Se vuole la lascio di nuovo sola" fece per tornare sui suoi passi.
Volevo quasi sbuffare di nuovo, oggi non avevo né pazienza né voglia di avere a che fare con… scossi la testa senza starci troppo a pensare "No… siediti pure qui, hai avuto difficoltà con i compiti per oggi?" "Purtroppo sì" "Vuoi che ti aiuti?" mi offri "Lo farebbe davvero?" "Ma certo" sorrisi. Iniziò a tirare fuori i libri e io guardai per un ultima volta fuori dalla finestra prima di prendere i miei.
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MARY
Tornai in sala comune e un gran numero dei ragazzi presenti mi guardò invadente, osservando come tornavo al mio posto. Mi risedetti lentamente sotto le occhiate vigili dei miei amici che non osavano ancora proferire parola e incrociai le braccia sul tavolo in silenzio. L'unica cosa che avrei fatto se non avessi saputo che stavo per essere sommersa di domande inquisitorie sarebbe stato borbottare tra me e me commentando piccata il comportamento alquanto insensato della mia tutor, ma ovviamente non ebbi il tempo di farlo.
"Che diavolo è appena successo" esclamò Itsuki quasi saltando dalla sedia "Già" esclamarono sia Yumeko che Ryota insieme. "Niente" sbuffai "Come niente… è già la seconda volta che parli con la vicepresidente e questa volta c'era persino la presidente insieme, cosa diavolo hai fatto" La fulminai intimandole di abbassare la voce; ci mancava solo che tutta la scuola venisse a sapere prima del tempo delle lezioni che a quanto pare dovevo tenere segrete.
"Nulla di serio" temporeggiai aspettando che i ragazzi impiccioni nei nostri paraggi desistessero dall'idea di origliare la nostra conversazione. "Vado male in scrittura perciò la professoressa Inoue ha chiesto alla vicepresidente di farmi da tutor e stamattina mi hanno ricordato entrambe che devo incontrarmi nel pomeriggio con la vicepresidente per stilare il programma settimanale dei prossimi mesi" Rimasero tutti a fissarmi interdetti "Mesi?" chiese sorpresa Yumeko. "Hai bisogno di così tanto aiuto Mary?" domandò innocuo Suzui che però si becco un'occhiata rovente che gli fece abbassare lo sguardo spaventato.
"Non so di quanto tempo ho bisogno, so solo che sarà lei ad aiutarmi impiccioni" sibilai. Mi guardarono ancora a lungo "Ma… la vicepresidente è molto vicina alla presidente e tu odi la presidente" fece notare Sumeragi. Ma perché il primo pensiero di tutti era quello… "E allora?" chiesi sbrigativa. "Non è che vuoi usare ma vicepresidente per scoprire…" iniziò Ryota ma lo interruppi. "L'unica in grado di usare qualcuno qui è la vicepresidente" dissi con tono dolorosamente offeso. Mi squadrarono sentendo che avevo preso sul personale qualcosa di cui erano all'oscuro.
"Quando pensavi di dircelo?" "Me l'hanno confermato 5 minuti fa, non avete visto?" "In che senso confermato?" Mi stavo già stancando; alzai gli occhi al cielo. "La vicepresidente non ha solo me a cui badare, certamente ha moltissimo altro da fare quindi dovevano assicurarmi che lei potesse avere tempo" "Ed era necessaria la presidente per comunicartelo?" chiese ancora Ryota. Mi voltai lentamente verso di lui.
"Ti prego di spiegarmi come dovrei fare io a saperlo" dissi a denti stretti. "Scusa…" Sospirai "Possiamo andare a lezione?" "Ma è prestissimo" replicò Itsuki guardando l'orologio "Bene, allora rimanete pure qui". Mi alzai dal tavolo ed uscii di nuovo, da un'altra porta però, per evitare chissà mai di incappare nell'unica persona che dovevo sia incontrare che evitare.
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RIRIKA
Le ore scorsero lente e monotone una dopo l'altra fino alla pausa pranzo. Dopo la prima ora mi ero recata in sala riunioni per discutere con Yuriko alcuni dettagli dell'idea delle elezioni perché Midari si era categoricamente rifiutata di presentarsi se io non ero presente, e nonostante fossi andata lì non era venuta.
Non era successo nient'altro durante tutto il resto della mattinata, nulla di nulla se non il mio pensiero che ricorreva sempre solo al fatto che durante la pausa pranzo avrei dovuto prelevare Mary dalla mensa per portarla in un'aula vuota della scuola e spiegarle la presunta idea per gli incontri che avevo sviluppato ieri sotto stress.
Mentre camminavo verso la sala, già udibilmente chiassosa da un intero corridoio di distanza, cercai di prepararmi a ciò che mi aspettava. Dovevo entrare e chiamare Mary, uscire, dirigermi all'aula ed era fatta. Conciso, preciso, un piano perfetto, veloce e indolore… se non fosse stato per la parte uno, entrare. Dovevo entrare e salutare il consiglio al suo tavolo prima di cercare la mia alunna e a quel tavolo ci sarebbe stata mia sorella.
Buttai indietro il collo, ero stufa, stufa più che mai, ed ero stanca anche di sentire di non poter fare niente ma di fatto non c'era nulla che potessi fare. Varcai la porta e mi ritrovai nella ressa.
"Buongiorno vicepresidente" salutarono cortesemente i membri del consiglio quando mi sedetti con loro "Buongiorno a voi" risposi. "Quando pensi di iniziare il primo incontro?" mi fece subito pressione Kirari. La guardai e poi tornai a guardare la stanza per cercare chi di dovere "Non appena l'avrò trovata" dissi distrattamente prima di incontrarla finalmente e guarda caso stava già guardando nella mia direzione.
Ci scambiammo degli sguardi fugaci ma nessuna delle due sembrava intenzionata ad avvicinarsi all'altra seppur fosse proprio quello che anche mia sorella si aspettava da noi, nonostante l'avesse anche vietato. Mi voltai verso di lei impercettibilmente ed era proprio come pensavo, la guardava esattamente come la guardavo io e aspettava che mi muovessi. Strinsi i denti irrigidendomi perché, seppur ci avessi già parlato quella mattina non volevo rifarlo di nuovo di fronte a tutti perlopiù portandola via questa volta, avrebbero tutti pensato che avesse fatto chissà cosa di gravissimo e in un attimo mille voci sarebbero iniziate a circolare per la scuola su di lei.
In qualsiasi caso non contava nulla, avevo un orario da rispettare perciò non potevo aspettare che la stanza si svuotasse per raggiungerla ma al contempo non volevo attirare su di lei più attenzioni di quante non ne avesse avute questa mattina. Avrei chinato la testa e l'avrei infossata tra le mani se avessi potuto ma non era così.
Guardai Mary, si era seduta con il suo gruppo e in questo momento stava giusto parlando con un ragazzo in piedi di fronte al suo tavolo. Sembravano in rapporti amichevoli e pacati ma la sua espressione era la stessa che faceva ogni volta che voleva chiudere una conversazione prima di averla terminata. "So che l'hai vista, cosa aspetti a raggiungerla, non penserai certo di poterla salvare dai curiosi" mi sussurrò all'orecchio maligna. Chiusi gli occhi. Cercare di prevedere le azioni di mia sorella mi stava corrodendo il cervello e rimaneva ad essere infruttuoso. Mi alzai, la priorità alla fine dovrebbe rispettare gli impegni posti no? Allora non c'era altro modo.
Presi la borsa con i volumi e salutai l'intero tavolo del consiglio studentesco che mi guardava confuso. Andare allo scoperto proprio così di fronte a tutti era l'ultima cosa che avrei fatto se lei non mi stesse costringendo ma ormai dovevo già essermi abituata al fatto che non avevo potere su quello che decideva.
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Camminai più o meno decisa verso il tavolo dove si trovava lei mentre tutti si scansavano e smettevano all'istante di correre se incappavano nello stesso passaggio che stavo usando per attraversare la stanza. Chiunque mi vedesse passargli accanto smetteva immediatamente di parlare e abbassava lo sguardo inchinandosi. Sentii talmente tanti "Buongiorno vicepresidente" che quando mi trovai davanti al tavolo, al posto di chiamarla per nome stavo per dire anch'io "Buongiorno vicepresidente".
Prima che parlassi lei alzò lo sguardo e scattò in piedi "Buongiorno vicepresidente" "B… buongiorno Saotome-san" risposi con i nervi a fior di pelle sentendo il suo sguardo sulla mia schiena. "Se preferisce terminare il pranzo possiamo scalare l'incontro più tardi ma potrebbe trovarsi troppo vicino alla fine della pausa pranzo e quindi all'inizio delle lezioni pomeridiane" "No assolutamente, possiamo andare subito tanto ho già spizzicato prima di venire qui, mi basterà portarmi via un panino e sarò a posto per tutto il pomeriggio fino alla prossima pausa" annunciò sollevando su una spalla lo zaino e rimettendo a posto la sedia. "Bene allora" dissi non sapendo come andare avanti. Lei capí al volo e mise a posto la sedia "Ci vediamo in classe più tardi" disse congedandosi dal gruppo.
"Ma come in classe Mary?" chiese confusa Itsuki. Yumeko, che si era appena seduta, ci guardò e mi rivolse subito uno dei suoi sorrisi più amichevoli. "Buongiorno vicepresidente" salutò "E anche a te Mary ovviamente" La ragazza alla mia sinistra annuí rispondendo al saluto "Dove andate?" chiese Suzui a voce alta. Entrambe ci irrigidimmo, quel ragazzo non sapeva neanche cosa fosse la discrezione, provai un immediato senso di avversione nei suoi confronti e vidi Mary stringere un pugno, pronta a rompergli il naso probabilmente. La precedetti.
"Io e la signorina Saotome-san dobbiamo dare inizio alla serie di incontri a scopo didattico che la professoressa Inoue ci ha assegnato l'altro giorno" Tutti mi guardarono confusi per un istante "Andiamo a studiare" tradusse Mary "Ah" alzarono le mani al cielo loro. Inarcai le sopracciglia, possibile che non avessero capito? "Quindi…" fece per dire Yumeko "Ci vediamo in classe" la interruppe Mary con lo sguardo di chi non aveva alcuna intenzione di sentirsi chiedere ulteriori spiegazioni in quel preciso momento. Tutti si zittirono.
Mary si girò verso di me "Prego, mi guidi pure". Arrossii senza motivo ma salutai tutti un'ultima volta, mi mossi e lei mi seguí silenziosamente.
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