🎨ME,MYSELF & RM🎨


Con un gesto meccanico mi porto la tazza di Starbucks alle labbra e assaporo un lungo sorso di caffè, facendo attenzione a non sporcare nemmeno con una goccia la giacca del mio tailleur bianco.
Lui sarà qui a momenti e devo essere impeccabile. Professionale, decisa e impeccabile. Non una sbavatura nel trucco, non una macchia sul vestito, non un ciuffo fuori posto. Ineccepibile. Perfetta.
Trattengo uno sbadiglio e sbatto velocemente le palpebre per non lacrimare. Maledizione, ho talmente tanto sonno che dormirei in piedi, ma non posso crollare. Non adesso. Non quando sono ad un passo dall'ottenere quello per cui sono venuta in Corea. 

«Fa che accetti» mormoro bevendo l'ennesimo sorso di Americano, sperando che il caffè faccia funzionare le mie sinapsi almeno fino alla fine di quell'incontro.
Le lancette dell'orologio sopra la porta di ingresso segnano le due e mezza e quasi avesse aspettato appositamente quell'istante, le porte automatiche si aprono e lui fa il suo ingresso.
Il viso è completamente coperto da una mascherina nera e il corpo è nascosto all'interno di un lungo trench grigio fumo ma gli occhi, quegli occhi da drago, sono inconfondibili. 

Kim Namjoon, il leader dei BTS, uno tra i più grandi mecenati della Corea del Sud, fa il suo ingresso in tutto il suo splendore e io, per un istante, mi perdo ad osservarlo.
La sua camminata è ipnotica, anzi tutta la sua figura è ipnotica. Si avvicina con passo sicuro, con un portamento fiero. È affascinante e io mi sento come una falena, una falena che ha appena posato il suo sguardo sulla luce più abbagliante e intensa di tutta la città.

Con un gesto rapido lo vedo togliersi la mascherina e quando mi sorride cordiale, guardo rapita le fossette che si formano sulle sue guance.
Quel dettaglio mi colpisce più del dovuto.
Lui si schiarisce la voce e quando è a pochi passi da me si presenta.

«Piacere, sono Kim Namjoon, sono il possessore dell'opera che sta cercando» il giovane uomo allunga la mano e io la osservo per un istante, completamente immobile.
Maledizione, dalle foto in internet non sembrava così bello. 

«Piacere io sono Swan, Jessica Swan. Solo la curatrice del MoMA di New York» riesco magicamente a dire prima di stringere la sua mano calda. Maledettamente calda. E grande.
Lui mi sorride cordiale 

«Mi dispiace averle dato appuntamento a quest'ora, ma purtroppo sono molto occupato in questo periodo e i miei impegni lavorativi mi obbligano a lavorare fino a tarda notte».

«Non si preoccupi signor Kim»

«Namjoon la prego, mi chiami solo Namjoon» 

«Jessica allora» 

Lui sorride ancora ma questa volta sono preparata e non mi lascio incantare. O quasi.
«Jessica» ripete e il tono della sua voce si abbassa mentre pronuncia il mio nome «Devo ammettere che mi ha sorpreso riceve la sua richiesta di incontro, per non parlare della proposta di trovarci proprio qui, al Leeum».

«Ne sono felice» sorrido cordiale «Vede, non mi piace parlare di affari importanti rimanendo seduta dietro ad una scrivania. Se fossimo stati a New York le avrei fatto sicuramente fare una visita all'interno del MoMA, ma visto che siamo a Seoul ho chiesto al mio caro amico Moon-Hyung se potevo usufruire del suo museo».
Lui mi guarda attentamente e i suoi occhi neri per un istante brillano.
«Per cui la prego, mi segua da questa parte e iniziamo la nostra chiacchierata» continuo «Non voglio rubarle troppo tempo».
Lo invito con un lento movimento e lui, dopo essersi tolto il trench ed essere rimasto con un elegante completo total black, mi si affianca.
«Come le dicevo nella nostra telefonata, sarei interessata ad un pezzo della sua collezione» serro la presa sulla tazza di cartone che tengo ancora in mano. Sono nervosa, molto nervosa. Quello che lui possiede è un pezzo molto importante, l'opera d'arte che darebbe lustro e fama al mio progetto. Devo provare il tutto per tutto pur di averlo. 

«Lei è interessata a "Horse", l'opera di Kwon Jin Kyu»

«Esattamente» affermo «Come ben sa, Horse, è tra le opere di maggior spicco di Kwon».
Lui annuisce, prima di fermarsi ad osservare un quadro di Josef Albers.

«La mia intenzione, come le ho già accennato, sarebbe quella di creare una Personale dedicata proprio a questo famoso artista coreano nel mio museo. Per far conoscere le sue opere anche all'esterno e per portare ulteriore spicco alla vostra nazione che negli ultimi anni sta suscitando sempre maggior curiosità a livello internazionale». 

«Un'idea davvero interessante» mormora lui riprendendo a camminare «E mi dica quante opere le mancano per completare la monografia di Kwon?»

«Solamente la sua» rispondo, non riuscendo a camuffare la fierezza nella mia voce.
Lui alza il sopracciglio sinistro e mi fissa.

«Davvero?» 

«Io e i miei collaboratori siamo riusciti ad ottenere tutte le opere che ci siamo prefissati, manca solo la sua. Quella che più rappresenta l'artista. Quella che ha dato il via al suo periodo artistico da noi trattato. Quella che verrebbe messa sui volantini. Quella per cui verrebbe creata una stanza apposita. Quella su cui verrebbe incentrata l'intera mostra».

«Per questo è venuta lei, la direttrice»

«Per "Horse" non poteva essere diversamente».
Sul volto del ragazzo si forma un timido sorriso.

«Per cui l'opera in mio possesso sarebbe quella più importante» constata. 

«Esattamente» stringo la tazza del caffè ancora più forte. Non devo dimostrargli quanto sono tesa.
"Maledizione Jessica, devi giocare tutte le tue carte questa notte e convincerlo in tutti i modi a cederti quella dannata - »

«Allora accetto»

Mi fermo e mi volto. Fissandolo attonita.
«Lei... »

«Accetto» ripete «Le manca solo l'opera che posseggo per completare il suo lavoro, per quale motivo dovrei rifiutarmi?»

«Io...»
"Jessica cazzo riprenditi! Fallo subito" .
«Io la ringrazio» rispondo inchinandomi profondamente «E mi scuso per il comportamento che ho avuto poco fa. Pensavo di non riuscire a convincerla così facilmente».
Lui sorride.

«Devo ammettere che mi aveva già convinto al telefono» confessa Namjoon e nonostante le luci tenue che ci circondarono riesco ugualmente a notare le sue orecchie che cambiano lievemente colore «Ma non potevo rifiutare una visita notturna al museo».

«Mi sembra giusto».
Tra di noi cala il silenzio, e io e il giovane uomo rimaniamo a fissarci. L'aria tra di noi diventa quasi elettrica.
«Che ne dice quindi Namjoon, finiamo la nostra passeggiata e saliamo al piano superiore per firmare i documenti?».

«Molto volentieri».

Sorrido e riprendo a camminare, pensando che presto potrò tornare nel caldo letto del mio hotel. Tuttavia, un'ora dopo, nel momento in cui assieme a Namjoon supero la soglia dell'ufficio di Moon-Hyung, capisco che la nottata potrebbe andare diversamente.
Namjoon, infatti, durante la nostra camminata al piano inferiore mi ha raccontato di come si sia avvicinato al mondo dell'arte e quella storia mi ha colpita nel profondo.
E la stessa cosa è accaduta anche a lui.
Quando mi sono ritrovata a parlare di come sia riuscita a diventare, a soli trent'anni, la direttrice di uno dei musei più famosi di New York negli occhi dell'artista è comparso un lampo di curiosità che non si è più spento.

«Per cui anche tu sei riuscita a far diventare la tua passione il tuo lavoro» commenta non appena estraggo i documenti dalla mia ventiquattrore. 

«Sì, c'è voluto tanto sudore, tante lacrime e tante notti insonni, ma ci sono riuscita» gli porgo una penna e lui dopo avermi sorriso un'altra volta inizia a leggere la plica di fogli.
Gli spiego ogni cosa: da come mi occuperò personalmente dell'imballaggio, della spedizione e della successiva presa in carico. Di come avverrà la pubblicità della mostra, di quanto durerà, di dove verrà posizionata la sua opera e del tipo di assicurazione di cui disponiamo.
Lui mi ascolta attentamente, fa domande, si informa di ogni cosa e solamente quando gli ho spiegato ogni minima postilla pone la sua firma, e io pongo la mia. È fatta!
«E ora che la parte burocratica è stata sbrigata che ne dice di festeggiare?» propongo «Le piace il Bourbon?» aggiungo dirigendomi verso il piccolo frigobar che ho precedentemente riempito di alcolici proprio per l'occasione. 

«Assolutamente» le sue fossette si mostrano di nuovo e io sorrido accondiscendente, prima di piegarmi in avanti.

Lo so che mi sta guardando il culo. Lo ha fatto anche prima, diverse volte, quando pensava di non essere visto, ma sinceramente non mi dispiace. Durante la nostra chiacchierata infatti mi sono accorta di non disdegnare le sue attenzioni. Anche perché chi disdegnerebbe le attenzioni di un uomo così sexy?
Afferro la bottiglia di High West American Prairie Bourbon, che ho portato appositamente da New York e mi rialzo, afferro in una mano due piccoli bicchieri e torno verso Namjoon, che mi sta fissando con uno sguardo solo fintamente innocente.
«Un brindisi allora, alla sua grande gentilezza e disponibilità» affermo, prima di versare il liquido ambrato nei nostri bicchieri. 

«E alla sua mostra, che sia stupefacente» i vetri tintinnano tra loro e sia io che l'artista beviamo con gusto quel primo sorso di liquore, che scivola lungo le nostre gole e ci rende più rilassati. Sempre più rilassati.
A quel primo brindisi infatti ne segue un altro, e poi un altro, e poi un altro ancora, finché perdiamo il conto di quanti bicchieri abbiamo bevuto e di quanti centimetri ci sperano.
Gli occhi di Namjoon sono pericolosamente vicino ai miei e il suo respiro caldo mi sfiora le labbra.

«Forse abbiamo bevuto un po' troppo» mormora, scostandomi un ciuffo di capelli dal viso.

«Forse sì» gli faccio eco.

Una manciata di secondi più tardi sono seduta sulle sue cosce. Sono seduta sulle sue cosce e lo sto baciando con foga.
O forse è lui che bacia me con foga?
La sua lingua infatti cerca di insinuarsi profondamente nella mia bocca e io sento la testa che gira. Ma non a causa dell'alcool.
Le sue mani mi stanno stringendo le natiche, sicure, forti, decise. E il suo membro, già teso sotto i pantaloni, si sta strusciando con foga contro il tessuto delle mie mutandine.
Trattengo un gemito di piacere e inizio a sbottonargli la camicia.
La sensazione del suo petto liscio sotto i polpastrelli mi eccita ancora di più e quando arrivo a sfilare anche l'ultima asola di tessuto mi stacco dalla sua bocca e mi fiondo sulla sua pelle.
Gli mordo il collo facendolo ansimare e nel frattempo con le mani mi porto sui suoi pantaloni.
Lui non mi ferma, anzi. Le sue mani si insinuano sotto la mia camicia e, dopo aver accarezzato sensuali i miei fianchi, afferrano il tessuto bianco e lo tirano verso l'alto.
Lo assecondo. Faccio cadere la giacca del tailleur praticamente ai suoi piedi e poi con un rapido movimento di dita mi sbottono i primi centimetri della camicia. Lui però non mi lascia continuare. Ne afferra l'orlo e la porta verso l'alto, spogliandomi in un unico gesto.
Poi mi osserva.
Il suo sguardo si posa sul mio viso e lentamente scende sul mio busto.
Sorride. 

«Intimo bianco... è il mio preferito» commenta alzando il sopracciglio e umettandosi le labbra.
Sorrido a mia volta, portandomi le mani dietro la schiena.

«Davvero?» afferro il gancetto del reggiseno e lo osservo.
Lui annuisce, mentre i suoi occhi da drago tornano a fissarsi nei miei.

«La scelta di un intimo bianco rimanda al candore e alla purezza, e denota spesso un animo dolce e genuino».
Questa volta è il mio turno di alzare il sopracciglio.
«Mi sto sbagliando?» chiede «Non hai un animo dolce e genuino?».

«Tu cosa ne pensi?» con un movimento rapido slaccio il reggiseno e lo sguardo di Namjoon cade inevitabilmente sui miei seni.
Con una movenza lenta mi tolgo entrambe le spalline e dopo aver allungato il braccio alla mia destra faccio cadere l'indumento al nostro fianco.
Nei suoi occhi scuri si accende una scintilla predatoria.

«Forse non sei così candida e pura» mormora roco.

«No, non lo sono» sussurro, portandomi a pochi centimetri dalle sue labbra e iniziando a tracciare una lenta discesa sul suo petto con le mani «Anche perché devi sapere che quando non devo indossare questi completi per lavoro...» le mie dita arrivano sui suoi addominali e lui trattiene il respiro, in attesa delle mie parole.
«Quando non sono al lavoro mi piace indossare intimo rosso».
A quelle parole il suo membro guizza tra le mie gambe e con un rapido movimento gli slaccio i pantaloni, infilando la mano nelle sue mutande.
Namjoon geme non appena sente le mie dita scivolare sulla sua lunghezza e io non riesco a trattenere un'esclamazione di sorpresa quando mi rendo conto delle dimensioni non indifferenti del suo pene.
"Per fortuna i coreani dovrebbero averlo piccolo, questo ha un boa tra le gambe" penso un attimo prima di iniziare a masturbarlo.
Le mie falangi si chiudono alla base del suo membro e poi inizio a pompare, mentre il giovane uomo piega la testa all'indietro e libera un gemito mascolino.
È bello. Con le palpebre frementi, la bocca semi dischiusa e il petto ansante è davvero bello.
Mi prendo qualche secondo per contemplare la sua figura e poi come un'aquila torno a banchettare con la sua bocca.
Le mie labbra si premono contro le sue e la mia lingua si insinua come un serpente oltre i suoi denti, scontrandosi con la gemella e iniziando una danza lussuriosa.

«Jessica» ansima nel momento in cui con le dita gli stimolo la punta sensibile.
«Jessica» ripete, quando in un impeto di godimento gli mordo il labbro inferiore tirandolo verso di me.
Fremo tra le sue braccia e lui con la mano risale la mia colonna vertebrale fino ad afferrarmi la nuca con forza, facendomi allontanare dalla sua bocca.

Protesto.

«Calmati tigre» mi deride «Non posso permettermi di andare al lavoro domani con un labbro gonfio» continua piegandomi la testa all'indietro.
Gemo il suo nome ma continuo a pomparlo, sebbene la frequenza dei miei movimenti si riduca.

«È un vero peccato» commento mentre sento la sua bocca scivolare lungo il mio collo «Le tue labbra sembrano essere state create apposta per essere morse».
Lo sento ridacchiare contro la mia pelle bollente. 

«Anche il tuo corpo».
Un secondo più tardi i suoi denti affondano nella mia carne e io mi inarco contro di lui.
«Lasciati mordere, mangiare, leccare» soffia quelle parole come un animale, mentre le sue dita scivolando lungo la mia schiena.

La mia femminilità pulsa e i miei umori colano sul tessuto delle mie mutandine, rendendole umide.

«Vuoi farti divorare da me?» chiede fissandomi bramoso.
Un brivido mi attraversa la schiena, facendomi contrarre le cosce e dopo aver dato un'ultima vigorosa pompata al suo pene gli rispondo.

«Divorami signor Kim» mormoro direttamente nella sua bocca.
Le mie dita si sporcano con una goccia di liquido trasparente.
«Divorami e gusta il mio sapore con queste labbra perfette» continuo, prima di alzarmi e posarmi contro la scrivania.

Con un movimento sensuale sollevo un lato della gonna e afferro l'orlo dei miei slip. Poi faccio scivolare il tessuto bianco lungo le gambe.
Lui si morde l'interno della guancia e fissa quella scena con uno sguardo di fuoco, il membro ben teso contro il ventre.
Le mutandine scivolano oltre il tacco della scarpa destra e, un secondo più tardi, allargo le gambe. Gli occhi del ragazzo risalgono le mie cosce e si puntano come falchi tra le mie pieghe bagnate. Bagnate e invitanti.
Mi godo il momento in cui il suo istinto prende il sopravvento sulla ragione e mentre mi piego all'indietro, poso le mani contro la superficie liscia del tavolo.
Lui si lecca le labbra e un secondo più tardi è già in piedi. Fa cadere la camicia alle sue spalle e si avvicina. 

Sembra un predatore. 

I suoi muscoli guizzano e io non riesco a non fissare il suo membro, chiedendomi come farò a prendere tutta quella carne dentro di me.

«Non ti preoccupare...sarò gentile» mormora, intuendo i miei pensieri «E ti preparerò per bene» aggiunge prima di posizionarsi tra le mie cosce e inginocchiarsi.
Con una mano mi afferra la caviglia e mi alza la gamba verso l'alto. Dopodiché si volta e inizia a baciare la mia pelle, in una lenta e sensuale salita. Quella vista mi fa eccitare più del dovuto.

Osservo la sua bocca compiere quella strada peccaminosa senza scostarsi nemmeno un secondo dal mio corpo, creando innumerevoli piccoli brividi che si concentrano rapidamente nel mio ventre. Il mio respiro accelera e mi mordo le labbra, mentre cerco di controllare il fuoco che ormai ha iniziato a incendiare le mie vene. Namjoon sa fin troppo bene come far crescere l'attesa.
La sua bocca, infatti, si sposta con movimenti lenti, controllati, perfetti e quando il suo respiro arriva a lambire il mio inguine io sono già completamente fradicia.
Il cantante alza lo sguardo e, senza staccare gli occhi dai miei, estrae la lingua, prima di affondare tra le mie gambe.
Non appena lo sento leccarmi un gemito si libera dalla mia gola, non appena mi rendo conto della precisione con cui lambisce la mia femminilità capisco che non durerò molto.
Namjoon, dopo avermi assaporata con una prima lappata, non attende. Affonda tra le mie pareti con dei rapidi movimenti circolari e inizia a divorarmi.
Il busto mi si inarca all'indietro e chiudo gli occhi, mentre lui mi afferra saldamente con le mani e trascina il mio bacino contro il suo volto. Ora mi stimola anche con il naso. Ha letteralmente tutto il volto premuto contro il mio corpo. Mi sta mangiando. E io impazzisco.
Una esplosione di fuoco si libera tra le mie gambe e mi ritrovo a gemere il suo nome, la schiena completamente distesa sulla scrivania, i fogli del nostro contratto sparsi tutto intorno.

Nessuno mi aveva mai assaporata in quel modo. Nessuno era mai riuscito a stimolarmi in quel modo. 

I miei umori iniziano a colare copiosi verso il basso e quando Namjoon inserisce senza preavviso due lunghe dita dentro di me, inizio a urlare. Lui però non si ferma.
Le sue labbra si serrano attorno al mio clitoride mentre inizia ad allargarmi con foga.
I rumori della mia femminilità cominciano a mescolarsi assieme ai suoni dei suoi risucchi e quando percepisco il calore dell'orgasmo addensarsi stendo i piedi.
Lui, sentendo le mie pareti contrarsi attorno alle sue dita, sorride, prima di aggiungere un terzo dito.
Ora sono larga, larga e bagnata. Perfettamente pronta per lui.

«Prendimi» gemo, strusciando il bacino contro il suo viso.
Lui però mi ignora.

La sua lingua picchietta il mio clitoride e io torno a contorcermi a causa delle sue attenzioni.
Il mare dell'orgasmo sta ormai per tracimare e, sempre più vogliosa ed eccitata, inizio a passare le mani sul mio corpo. Mi accarezzo i seni, il ventre e affondo le dita tra i suoi capelli mentre sto ormai per raggiungere il punto di non ritorno.
Namjoon ringhia tra le mie cosce e, continuando a stimolarmi con bocca e dita, mi fa venire.
L'orgasmo esplode e io mi curvo verso l'alto, liberando i miei umori direttamente contro il petto del ragazzo che, per nulla sorpreso, si lascia bagnare con gioia, mentre prolunga quel godimento per altri lunghissimi secondi. 

«Vieni per me. Jessica, vieni per me» ordina continuando ad allargarmi, mentre si rialza con un movimento sinuoso.

La vista mi si appanna e i miei arti si tendono, come le corde di un arco.
Namjoon nel frattempo si piega sul mio corpo e, con ancora le onde dell'orgasmo che sconquassano le mie membra, mi morde un seno.
I suoi denti affondando nella mia pelle e il dolore che provo si mescola al piacere, portandomi ad urlare più forte e facendo schizzare nuovamente i miei umori sul pavimento.
Affondo le dita nei suoi bicipiti e mi contraggo spasmodicamente mentre quel secondo orgasmo inaspettato mi priva di qualsiasi facoltà mentale.
Il suono del mio cuore mi martella le tempie e quando Namjoon si sfila dalla mia femminilità rimango senza fiato. Senza fiato ma ancora più vogliosa. 

«Penso tu sia abbastanza larga per poterlo prendere ora, che ne dici?» le parole del cantante scivolano sulle mie labbra, dense come caramello e con il respiro affannato rispondo.

«Fottimi Namjoon. Fottimi su questa scrivania e concludiamo il nostro accordo con una meravigliosa scopata».

A quelle parole il giovane uomo sorride eccitato e un istante più tardi mi ritrovo con il busto premuto contro la scrivania, una sua mano stretta attorno al collo e una natica rossa e dolente.
Il suono dello schiaffo che ho appena ricevuto rimbomba ancora nelle mie orecchie e si mescola alla sua voce bassa e roca.

«Lo vuoi?» mi chiede, premendo la punta del suo pene contro la mia femminilità.
Non rispondo. Alzo il fondoschiena verso l'alto, in un tacito invito ma, un secondo più tardi una seconda potente sberla si abbatte sul mio fondoschiena e io mi dimeno contro la scrivania, i seni nudi che scivolano sul legno laccato.
«Allora lo vuoi Jessica?» il modo in cui ripete il mio nome mentre si preme tra le mie gambe mi fa fremere e allargo le gambe.
«Non ti ho chiesto di allargare le cosce ma di dirmi se lo vuoi» la sua voce si fa greve e la voglia che ho di lui cola sempre più copiosa tra le mie gambe.

«Si» rispondo « Lo voglio...ti voglio » gemo muovendo il bacino contro di lui, dimostrandogli quanto sono impaziente. Le dita con cui mi sta stringendo il collo si contraggono impercettibilmente e un'altra potente sculacciata risuona nella stanza. 

Un secondo più tardi, mi penetra. 

La sua carne dura si fa strada tra le mie pareti e nonostante gli appaganti preliminari ne percepisco ogni singolo centimetro. Per fortuna il dolore alla natica mitiga quello della sua penetrazione.
Namjoon ringhia come un animale mentre si spinge in profondità e quando il suo bacino si scontra con il mio fondoschiena mi afferra il fianco. Nonostante il tessuto arricciato della gonna le sue dita affondano nella mia pelle e, dopo aver toccato il fondo della mia femminilità, inizia a muoversi.

Lui si muove e io smetto di respirare.

Quando percepisco la sua carne sfregare a ritroso contro le mie pareti il godimento che provo è così intenso che mi sembra di non aver mai scopato in tutta la mia vita. La mia femminilità si stringe, pervasa da potenti spasmi, e lui geme sonoramente. 

«Shibal» impreca «Come fai a essere ancora così stretta nonostante tutto quello che ti ho fatto?» domanda, ma in realtà non vuole una risposta.
Le sue dita mi spingono con ancora più forza contro la scrivania e lui inizia a montarmi come una bestia, mentre mi ritrovo a urlare il suo nome senza riserbo. L'aria nei miei polmoni inizia a ridursi.
Provo a puntare le mani e a spingermi verso l'alto, per poter anche solo respirare con più libertà, ma Namjoon me lo impedisce. Si curva sulla mia schiena e il suo respiro ansante si infrange fra i miei capelli.
«Cos'è vuoi per caso alzarti?» chiede continuando ad affondare con insistenza dentro di me. Chiudo gli occhi e ansimo, incapace di articolare una risposta.
Il cantante mi fa impazzire con i suoi movimenti perfetti, mirati, vigorosi, e senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo ad artigliare la superficie liscia del tavolo con le unghie.
«Oh si, così piccola» ringhia roco mentre le mie pareti lo stringono con forza.
Mi percuote di nuovo e ormai sono un groviglio di ansimi e lussuria.
Un istante più tardi la presa sul mio collo si allenta e inclino ancora di più il bacino, pronta ad accogliere il suo orgasmo. Ma mi sbaglio. 

Le sue dita scivolano tra i miei capelli e, dopo aver effettuato un rapido movimento con il polso, le mie ciocche si ritrovano strette in una improvvisata coda di cavallo. Namjoon non sta per venire. Non ancora. Vuole darci dentro. Più forte, più intenso, più brutale.
Con uno scatto mi fa piegare la testa verso l'alto e gemo, mentre il cuoio capelluto protesta per quel movimento improvviso.
Provo a rialzarmi un'altra volta ma lui me lo impedisce.
«Oh no piccola, rimani così...piegata a novanta e vogliosa» la sua mano libera si posa al centro della mia schiena e mi fa tenere il busto premuto contro il legno.

«Namjoon» uggiolo, mentre il cantante riprende a scoparmi con foga. 

«Mi hai chiesto di fotterti Jessica» sussurra nel mio orecchio, la voce roca e il respiro ansante «Ed è proprio quello che ho intenzione di fare. Voglio fotterti e voglio farti urlare il mio nome, mentre la tua figa stretta mi stringe come in questo momento».
A quelle parole un brivido di puro piacere mi fa inarcare il bacino verso l'alto e le mie pareti si contraggono di riflesso.
«Esattamente così, piccola, esattamente così» rantola prima di rialzarsi.
La sua schiena torna completamente dritta e io fremo a causa di quel cambio di angolazione. Ora Namjoon mi può davvero far impazzire. Con il bacino così ruotato, il busto così inarcato e la testa così piegata sono alla sua completa mercé e quella sensazione di assoluta sottomissione mi da alla testa.
I miei umori colano copiosi tra le gambe e lui non attende un secondo in più.

Rinforza la presa attorno ai miei capelli, affonda le dita al centro della mia schiena e poi torna a penetrarmi.
Il suo membro entra ed esce dal mio corpo una, due, tre,quattro, cinque, sei volte e io ad ogni suo affondo gemo. Gemo e mi lascio scopare. Esattamente come desidera, esattamente come desidero.
Il suono della mia femminilità fradicia ormai accompagna ogni suo movimento e quando il ragazzo grugnisce a causa di un affondo più profondo il suo membro preme contro il mio punto di massimo piacere e l'orgasmo torna a farsi strada nel mio corpo.

«Oh sì, Namjoon» sospiro, come una gatta in calore.
«Più forte» lo incito tendendomi contro di lui.
«Di più». 

Il giovane uomo ascolta le mie preghiere lascive e comincia a pompare furioso. Il mio corpo viene scosso da potenti spasmi e il mio busto scivola contro la superficie liscia del tavolo, allontanandomi dal suo bacino.
Non è quello che voglio.
Con l'ultimo sprazzo di lucidità allungo le braccia in avanti fino a premere con le dita il piccolo bordo di legno che circonda la scrivania e mi puntello.
I miei seni scivolando all'indietro e Namjoon libera un gemito roco mentre il mio bacino torna a premere contro il suo. 

«Jen-jang» con quell'imprecazione Namjoon sposta la mano dalla mia schiena e torna a stringermi il fianco. Questa volta sento le unghie affondare profondamente nella pelle, domani avrò sicuramente cinque mezzelune ma non mi interessa. L'ennesimo orgasmo mi fa appannare completamente la vista e il suo membro, che continua a stimolarmi anche in quel momento di massimo piacere, viene stretto da potenti onde circolari. E quello è troppo anche per lui.
Il suo corpo si tende. Con tre ultime potenti spinte si riversa dentro il mio corpo, chiamando il mio nome e poi crolla esausto contro la mia schiena.

Per alcuni secondi rimaniamo così. Fermi immobili, ansimanti, con gli occhi ancora languidi di piacere e le menti completamente vuote.
Rimaniamo lì, in quel limbo che segue l'orgasmo e che per pochi istanti ci fa credere di essere eterei, completamente slegati dal tempo e dalla realtà, finché il giovane uomo non inizia ad accarezzare il mio fianco con dei lenti movimenti circolari.

«È davvero un piacere fare affari con lei Signorina Swan» sussurra prima di alzarsi e fuoriuscire dal mio corpo.
Sorrido mentre mi rialzo in piedi.

«Anche per me Signor Kim. La terrò sicuramente in considerazione per il futuro sa, ho intenzione di creare una Personale anche su Lee Daewon in primavera e mi risulta che lei sia in possesso di un suo quadro»
Lui annuisce e i suoi occhi tornano a fissarmi bramosi mentre si rialza i pantaloni in vita.

«La prossima volta mi piacerebbe visitare il MoMA di New York» commenta con un sorriso spavaldo.

«Sarà davvero un piacere accompagnarlo in una visita privata presso il mio museo» rispondo divertita ed entrambi ci fissiamo, pregustando già il nostro prossimo incontro.





-NOTA AUTRICE-

E anche il 12 Settembre è arrivato in Italia ed eccomi arrivata puntuale con la One shot dedicata al nostro grandissimo Presidente!
È la prima volta che pubblico una smut con Namjoon come protagonista, che ne pensate? Joon stan (e non solo) ditemi sono riuscita a rendere bene anche lui?
Siate sincer* per favore.
Ammetto che è stata una vera sfida scrivere di lui perchè per me RM è praticamente un grande e bellissimo panda asessuato, ma spero comunque di aver fatto un buon lavoro.

Augurando quindi tanti auguri al grandissimo leader dei Bangtan vi saluto.
Ci vediamo il 13 Ottobre con il prossimo aggiornamento!

Apobangpo


A.

ps: l'opera citata in questa oneshot esiste veramente e fa davvero parte della collezione personale di Namjoon. Eccola qui.

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