💰ME, MYSELF & JIMIN 💰

Sospiro, chiudendo la cassaforte in cui ho appena posato manette e pistola.
Le gocce di pioggia si infrangono contro il vetro del soggiorno e il rumore del treno in lontananza si confonde con quello di un tuono.
«Lo sapevo che iniziava a piovere»
Mi avvicino al divano e prendo il telecomando, sono sicura che ne stanno già parlando tutti i telegiornali della sera.

«...Artemis anche questa volta è riuscito a compiere l'ennesimo furto. La Polizia di Seoul non sembra essere in grado di catturarlo, nemmeno quando annuncia i suoi colpi. Come possiamo pensare di essere al sicuro?» lo sguardo dell'uomo intervistato fissa la telecamera.

«Quindi lei crede che la Polizia della nostra città sia incompetente?» il giornalista lo sta chiaramente aizzando.

«Ormai è lampante! Se sapessero fare il loro lavoro quel ladro sareb-» spengo la TV infastidita.

«Coglione» mormoro, camminando verso la camera da letto.

Accendo la luce dello stretto corridoio e con un rapido movimento mi tolgo l'elastico dai capelli. L'alta coda si scioglie e le mie ciocche, nere come l'ebano, scivolano lungo la schiena. Le ravvivo con le dita, prima di superare l'entrata della stanza. Che strano, Nun la mia gatta bianca come la neve, non si è ancora fatta vedere.
«Non è che l'ho chiusa ancora una volta nell'armadio?» sussurro avvicinandomi alle ante chiare. Tuttavia, proprio quando sto per afferrare la maniglia di metallo lei compare dal corridoio.
«Dove ti eri cacciata?» le chiedo «Sono stata di là fino ad adesso e non ti ho vista».

Mi piego in avanti e le accarezzo la testolina pelosa. Lei mi fissa con i suoi occhi gialli che brillano nella semioscurità e miagola, prima di tornare da dove è venuta.

«Non serve che fai l'offesa! Ti avevo detto che sarei stata via tutto il giorno» le urlo «Dai torna indietro!».

Lei mi ignora.

«Nun! Nun!» sbuffo quando non la vedo arrivare «Antipatica».
Mi afferro l'orlo della maglia nera e la tiro verso l'alto. Il tessuto elasticizzato mi scivola sulla pelle e un brivido mi attraversa il corpo quando l'aria fredda mi accarezza.
«Quasi quasi mi faccio una doccia calda» guardo il mio riflesso alla finestra.
Dal soggiorno proviene un suono sordo, ma non mi preoccupo, sicuramente sarà Nun che come suo solito mi dimostra tutto il suo risentimento lanciando a terra tutto quello che trova sul ripiano della cucina.
«Nun...» la chiamo ancora una volta ma nell'esatto momento in cui decido di andare a vedere cosa sta facendo, un lampo squarcia il cielo e sul vetro compare un'ombra scura. Mi irrigidisco mentre il cuore inizia a battere all'impazzata e l'adrenalina si riversa nelle mie vene.

Mi volto, pronta a dover affrontare chiunque si sia intrufolato nel mio appartamento ma quando focalizzo la maschera nera con le sembianze di cervo, perdo la concentrazione. Il respiro mi si azzera, le gambe tremano e lui ne approfitta.
Con un agile movimento mi raggiunge e un secondo più tardi la mia schiena viene premuta contro l'anta dell'armadio.

«Agente Kim Yujin...è un piacere rincontrarti» la sua voce, con quella lieve inflessione tipica di Busan, mi fa palpitare.

«C-cosa diavolo ci fai qui?» domando, osservando le sue labbra carnose a pochi centimetri dal mio volto.

Sorride.

«Avevo voglia di rivederti. Il nostro incontro di oggi è stato troppo breve...e poi avevo una domanda da porti...» la sua mano scivola sul mio fianco e mi mordo la guancia. Il cuoio che gli ricopre le dita mi lambisce la pelle rendendo quella dolce carezza più ruvida di quanto dovrebbe essere, ma nello stesso istante anche più eccitante. Cerco di ignorare la piacevole sensazione che il suo tocco mi provoca, ma lui sorride sornione e poi la sua lingua compie un lento movimento ipnotico.
Trattengo il respiro.
Le labbra carnose iniziano a risplendere a causa della saliva e le mie cosce si tendono, mentre mi domando se quel frutto proibito sia davvero morbido come appare.

"Non puoi pensare a queste cose Yujin! Non puoi"

Devo ritornare in me. Immediatamente.
«La violazione di domicilio è punita con una reclusione da sei mesi fino a tre anni» la voce mi esce più roca del previsto, ma riesco a fissarlo dritta negli occhi, superba.
Le sue iridi, nere come la notte, risplendono dietro la maschera e come ogni volta in cui incrociamo lo sguardo, quella strana sensazione che mi torce la bocca dello stomaco torna a farsi sentire.

«Buono a sapersi» sembra quasi divertito «Ma non era questo che volevo chiederti» posa l'altra mano contro la mia guancia. Con un movimento sensuale fa scivolare il cuoio fino alle mie labbra e mi ritrovo ancora una volta a trattenere il respiro.
«Perché mi hai lasciato andare?» il suo sguardo si fa intenso e il suo respiro si mescola con il mio. Ora è vicino, maledettamente vicino. Troppo vicino.

«Non so di cosa tu stia parlando» mento, ma lui non si lascia ingannare.

«La falsa testimonianza è punita con una reclusione da due a sei anni» i suoi occhi brillano pronunciando quella frase «Quindi non mentirmi Yujin...perché mi hai lasciato andare?».
Il suo corpo si tende contro il mio e la mano che fino a quel momento mi accarezzava il fianco si stringe contro la mia carne. Le mie palpebre fremono.

«Artemis»

«Mi avevi in pugno. Ti bastava colpirmi alla spalla e non sarei stato in grado di afferrare quella balaustra... Perché non lo hai fatto?»
Rimango in silenzio.
«Perché?» i suoi occhi assumono una sfumatura più cupa, più sensuale.

«Non potevo spararti»

«Stronzate! Potevi farlo. Il tuo superiore ti aveva ordinato di catturarmi usando qualsiasi mezzo»

«Adesso spii anche le conversazioni della polizia?»

«Non cambiare argomento Yujin» questa volta sussurra il mio nome sensuale, mentre si preme un altro po' contro di me.
Percepisco il calore del suo corpo attraverso il tessuto del dolcevita e mi ritrovo a pensare a come sarebbe bello sfiorare il sottile strato di pelle che spunta all'inizio del suo petto.
Abbasso lo sguardo, non voglio che capisca quello che sto provando.
«Perché non hai premuto il grilletto? Se mi avessi catturato questa notte, avresti ottenuto la promozione che tanto desideri...quindi perché non lo hai fatto?» le sue dita premono contro il mio mento e il famoso ladro di Seoul mi obbliga ad alzare il volto.

«E tu perché mi hai aspettata?» quando gli rivolgo quella domanda i suoi occhi si allargano istantaneamente e le sopracciglia spariscono dietro la maschera «Avevi almeno sei metri di vantaggio quando hai svoltato quell'angolo. Non avrei dovuto trovarti là...invece c'eri...quindi dimmi Artemis: volevi farti catturare?» quando gli porgo quella domanda mi allungo verso l'alto ma prima che le nostre labbra entrino a contatto lui si scosta.
L'aria fredda torna a circondare il mio corpo e senza il suo calore a riscaldarmi mi ricopro di brividi. Ma torno a respirare.
«Dimmi Artemis: volevi farti catturare da me questa sera» faccio un passo in avanti, ritrovando la fermezza che pensavo di aver abbandonato nell'esatto momento in cui lo avevo visto comparire nella mia stanza.

«Io non...»

«Volevi farti catturare?» lo incalzo.

«Non...» stringe le mani.

«Volevi farti catturare?» insisto, voglio che ceda, deve essere lui quello che cede.
«Allora Artemis? Volevi che ti -»

«Sì!» un brivido mi attraversa la colonna vertebrale quando ringhia quella parola, ma non faccio nemmeno in tempo a chiedergli il perché che lui lancia la maschera sul pavimento e annulla completamente le distanze tra noi. Le sue braccia si stringono attorno al mio busto, le sue mani affondano tra i miei capelli e i nostri corpi si tendono. Il ladro mi obbliga ad alzare il volto verso l'alto e io rimango completamente ammaliata nel vedere per la prima volta il suo viso.

È bellissimo.

I capelli corvini scendono in perfette onde scure, simmetriche, che gli incorniciano gli zigomi pronunciati. Gli occhi, neri e profondi, sembrano riflettere la lieve luce che proviene dal corridoio e le labbra carnose mi stanno invitando con le loro curve pronunciate ad essere assaporate.

«Volevo che mi prendessi Yujin, che mi catturassi e che riuscissi finalmente ad esaudire il tuo desiderio»

«Il mio desiderio?» il cuore mi batte all'impazzata nel petto, mentre il suo respiro caldo si infrange contro la mia bocca. Lo voglio baciare. Lo voglio baciare con tutta me stessa.

Ma non posso farlo.
Non devo farlo.

«Ormai è un anno che millanti di voler ricoprire il ruolo di Ispettore. Di voler migliorare il tuo stato sociale, di poter avere finalmente un appartamento degno di essere chiamato tale, di poter uscire a mangiare una cena in quel locale a Mapo-gu in cui andavi con i tuoi genitori» si blocca un istante e il suo sguardo diventa ancora più serio «Te lo voglio donare Yujin. Voglio donarti tutto quello che desideri. Voglio trasformarmi da Aladdin a genio della lampada. Voglio poter esaudire il tuo desiderio...fammi esaudire il tuo desiderio...la prossima volta catturami».

«No»
Il battito del cuore mi rimbomba come un tamburo nelle orecchie, mentre lui inclina appena la testa, osservandomi confuso.

«Ma è quello che vuoi e io-»

«Non è più quello che voglio» lo interrompo mentre un incendio si propaga nelle mie vene. Devo essere impazzita, non c'è altra spiegazione.
Poso le mani sul suo petto e lui chiude impercettibilmente le palpebre. Anche il suo cuore sta battendo impazzito sotto il mio palmo.
«Non è più quello che voglio» continuo e con le dita afferro il tessuto attillato.

«E cosa vuoi adesso? Dimmelo Yujin...dimmi cosa vuoi e la prenderò per te, lo ruberò per te. Sono disposto a fare qualsiasi cosa per te, quindi dimmi: cosa vuoi?»

«Voglio te Artemis... voglio te» con un rapido movimento mi alzo di qualche centimetro e finalmente le mie labbra si premono contro le sue. Erano mesi che desideravo farlo.
Inseguendolo per le strade di Seoul, studiando le sue mosse, progettando i piani d'azione, provando ad entrare nella sua mente; senza rendermene conto, mi sono lentamente innamorata di lui. Della sua sagacia, della sua abilità, della sua bravura.
Una bomba mi esplode nel petto e le gambe iniziano a tremare. Probabilmente mi allontanerà. Sicuramente mi allontanerà.

Ma non lo fa.

Il ladro serra la presa sul mio corpo e poi affonda la lingua nella mia bocca.
Mi manca il respiro, mentre lo sento gustarmi, divorarmi, eccitarmi. Mi bacia senza riserbo, spingendomi ancora una volta contro l'armadio e iniziando a strusciarsi voglioso contro di me. La sua mano sinistra vaga su tutto il mio busto e il cuoio preme contro la mia pelle, lasciando delle piccole scie rossastre lungo il cammino. Gemo. Quando le sua dita si strizzano attorno al mio seno, gemo, e inconsciamente mi ritrovo a portare le mani verso l'alto.
Gli afferro le ciocche corvine, tirandole verso il basso e il suo ringhio roco mi manda in estasi. La mia femminilità pulsa e le mie mutandine si bagnano mentre l'unica cosa a cui riesco a pensare è il suo cazzo contro il mio ventre.

«Yujin» rantola il mio nome, prima di scendere lungo la mandibola.
Le sue labbra sono morbide, seducenti, stimolanti.
Chiudo gli occhi e piego la testa all'indietro, lasciando che la sua bocca disegni una scia di puro piacere sul mio collo.

«Artemis» mormoro quando lo sento lambirmi la pelle e succhiare.
Una scarica di puro desiderio parte da quel piccolo punto e mi fa contrarre ogni fibra.
«Artemis» ripeto completamente in estasi.
«Artemis»

«Jimin» confida, prima di tornare verso la mia bocca «Mi chiamo Jimin».
Il suo respiro torna ad accarezzarmi le labbra e io dischiudo le palpebre. Lo fisso per un istante.

«Jimin» ripeto e il suo nome sembra perfetto tra le mie labbra.
Lui è perfetto tra le mie labbra.
«Jimin...» arriccio le ciocche dei suoi capelli attorno alle mie dita.
«Jimin...» lo attiro verso di me e quando torniamo a baciarci quello strano sentimento che ci unisce si incendia.

Mi premo contro il suo corpo, vogliosa, ansante, pronta. Con i denti gli afferro il labbro inferiore e lo tiro. Affondo i denti e tiro. Lo vorrei mangiare. Vorrei mangiare quella bocca perfetta, quelle labbra succose come ciliegie mature. E non solo.
Mentre lui si toglie i guanti con un rapido movimento porto le mani verso il basso. Gli afferro la maglia attillata e la tiro verso l'alto, facendola uscire dai pantaloni di pelle. Dopodiché continuo. Con le dita cerco la cerniera dei pantaloni ma non appena sfioro il suo membro lui sfila anche il secondo guanto, che cade a terra al nostro fianco. Poi con uno scatto felino si abbassa, mi afferra per le cosce e mi alza. La schiena struscia contro l'anta alle mie spalle, i piedi perdono il contatto con il pavimento e istintivamente gli cingo il collo con le braccia, mentre sorregge il mio peso senza fatica.

In quella posizione ovviamente perdo la presa sui suoi pantaloni ma non appena lo osservo un brivido mi attraversa la colonna vertebrale e un secondo più tardi gli sfilo la maglia. Il tessuto nero scivola sul suo busto, mostrandomi la pelle, chiara come la luna, e il tatuaggio che gli solca il torace: Nevermind.
Con i polpastrelli gli accarezzo la scritta.

«Un giorno ti spiegherò il suo significato» mormora.

Annuisco e non appena l'ennesimo lampo ci illumina mi fiondo sulle sue labbra. Con irruenza gli faccio dischiudere la bocca e poi infilo la lingua dentro di lui, che ansima e inizia a strusciare il suo cazzo tra le mie gambe aperte.
Impazzirò, sono sicura che impazzirò.
Anzi, sono già impazzita.
Mentre lo divoro, facendogli capire che ormai quei baci non sono più abbastanza, mi tolgo il reggiseno e come una gatta inizio a strusciare il busto nudo contro il suo. Quando le nostre pelli entrano a contatto e i miei capezzoli turgidi si premono contro i suoi pettorali le sue unghie affondano nei miei glutei. Lui rantola il mio nome.

«Ti voglio Yujin... sono mesi che ti voglio...» le sue palpebre fremono e la sua voce si fa profonda, sensuale, ipnotica.

«Anche io Artemis...anche io sono mesi che ti desidero» a quelle parole lui affonda il volto nel mio collo e morde. Morde la mia carne e io mi inarco contro di lui. Con le unghie gli graffio i bicipiti, mentre una scarica di puro piacere mi fa sciogliere tra le sue braccia e lui mi scosta dall'armadio. Con dei passi felpati percorre il breve spazio che ci divide dal mio letto e dopo pochi secondi siamo entrambi distesi. Distesi e aggrovigliati, tra le lenzuola bianche che profumano di lavanda.
Con le dita gli accarezzo i muscoli della schiena, beandomi del suo corpo snello ma muscoloso e lui non è da meno. Le sue dita scivolano sui miei fianchi, come seta. e quando lo sento conficcarsi con forza tra le mie cosce mi inarco.
«Spogliati» gli ordino mentre sento le sue labbra iniziare a scendere lungo il mio torace.
«Spogliati» rantolo, quando quelle stesse labbra si serrano attorno al mio capezzolo destro.
Artemis, o meglio Jimin, inizia a succhiare. Lambisce quel piccolo punto scuro con la lingua e succhia, lo lambisce e succhia e io allargo le gambe, le allargo solo per lui, e gli afferro i capelli, tirandoli a ritmo con i miei gemiti. Le sue dita si serrano attorno ai miei fianchi e nell'esatto momento in cui affonda i denti nel mio seno porta il tessuto dei jeans verso il basso.
Alzo il bacino, in un tacito invito a continuare, e lui sorride contro la mia pelle bollente. Con la bocca si porta sensuale verso il basso e nel frattempo fa la stessa cosa con i miei pantaloni. Poi, quando il suo respiro caldo si infrange contro il tessuto fradicio delle mie mutandine, mi guarda. Alza lo sguardo e punta gli occhi nei miei.

Smetto di respirare.

Il modo in cui mi fissa, ferale, magnetico, profondo, mi fa completamente immobilizzare e lì capisco. Lui non è un cervo, non è una preda. Lui è un predatore, un leopardo. E mi ha appena catturata.
Le mie cosce si tendono e lui sorride, leccandosi le labbra.
Un secondo più tardi affonda la faccia tra le mie gambe e io non solo smetto di respirare, smetto anche di ragionare.
Quando il suo volto preme contro la mia femminilità, quando i suoi denti mordono il tessuto delle mie mutandine, quando le sue mani afferrano le mie cosce e mi spingono verso di lui, la mia mente si spegne.

«Artemis» rantolo mentre, nonostante il tessuto delle mutandine che ancora impedisce alle sue labbra di baciare le mie, lo sento divorarmi.
«Artemis» mi inarco, sollevando la schiena dal materasso e lasciando la presa sui suoi capelli.
«Artemis» afferro il cuscino che mi sorregge la testa e affondo le unghie nella gommapiuma, sperando in qualche modo di riuscire a contenere il fuoco che mi sta facendo grondare contro il suo volto.
«Jimin!» quando urlo il suo vero nome il ladro smette di stimolarmi e si scosta.
Nonostante il tessuto delle mie mutandine, le sue labbra luccicano per colpa dei miei umori e, ansante, lo osservo rapita.

«Il tuo gusto è delizioso...ma questo assaggio non mi basta...ti voglio gustare come si deve» mentre dice quelle parole la sua lingua guizza attorno alla sua bocca e un secondo più tardi i suoi denti afferrano il tessuto dei miei slip, portandoli verso il basso.
Mi mordo la guancia, mentre osservo il bellissimo ladro levarmi anche quell'ultimo indumento, e quando si distende tra le mie cosce, fissandomi con il suo sguardo ferino, il tempo mi sembra rallentare.
La sua lingua risale sensuale all'interno della mia coscia, la sua saliva bagna la mia pelle e, quando si ferma con il volto a pochi centimetri dalle mie pieghe gonfie, inspira. Chiude gli occhi e inspira il mio odore e per un istante lo immagino fare le fusa, come un grosso gatto nero.
«Il tuo profumo mi sta dando alla testa» mormora in satori e la sua voce fa contrarre le mie pareti che riversano ancora una volta i loro liquidi all'esterno. Gemo, anche se non mi ha nemmeno sfiorata e nei suoi occhi leggo il bagliore oscuro del predatore. Lo ha capito che mi ha in pugno, lo ha capito quello che desidero, ma rimane immobile. Rimane fermo immobile e continua ad annusare.
Inspira ed espira. Una, due, tre volte e ogni volta in cui contrae i polmoni l'aria calda che esce dalla sua bocca mi accarezza, facendomi fremere come una gatta in calore e portando la mia lussuria alle stelle. Lui per tutto il tempo sorride sornione, mentre con l'indice traccia dei piccoli cerchi sulla mia pelle. Si sta divertendo a vedermi così: eccitata e lasciva.

Decido quindi di resistere, di concentrarmi e di provare a resistere a quella piccola tortura ma, nel momento in cui penso di farcela, lui scatta. Apre la bocca, estrae la lingua e si infila nella mia femminilità. Si infila veramente. La sua lingua, molto più lunga e mobile rispetto a quanto immaginassi, preme contro la mia apertura e, mentre con le mani mi allarga le pieghe grondanti, la supera.
Un'esplosione di sensazioni mi pervade il corpo e senza nemmeno rendermene conto inizio a gemere il suo nome, mentre mi dimeno stravolta dal piacere.
Artemis è bravo, maledettamente bravo. Mi lecca, mi succhia, mi penetra. Si muove in un modo che mai avrei potuto immaginare e quando rigira la lingua accarezzandomi completamente le pareti, l'orgasmo inizia a montare dentro di me.

«Io...non.... » rantolo, mentre il ladro trova la combinazione perfetta per il mio piacere.
Mai nessuno mi aveva assaporata in quel modo. Mai nessuno mi aveva fatto provare quello che mi stava facendo percepire lui. Mai nessuno era riuscito a fottermi non solo il corpo, ma anche la mente, fino a diventare una vera e propria ossessione.
Con una lunga lappata il ladro mi assapora e nel momento in cui abbandona le mie pareti, per dedicarsi al mio clitoride, mi sciolgo in un mare di lussuria.
Le sue labbra si serrano attorno a quel punto sensibile e dopo che inizia a succhiarlo e a picchiettarlo con esperienza, tendo le gambe, spingendo il bacino contro la sua faccia.
Lui mi divora con passione, continuando a tenere le mie pieghe allargate con i pollici finché, colto dalla bramosia del momento, non affonda le altre unghie nelle mie natiche. Quel connubio di dolore e piacere diventa l'ascensore per il mio orgasmo.
Il calore si addensa come melassa tra le mie cosce, pronto a tracimare ma, proprio quando sento tutto il corpo contrarsi, lui smette. Si scosta con un movimento brusco e mi morde l'inguine.
Urlo.

«Mia dolce Yujin...non pensi davvero che ti faccia venire così facilmente» il ladro torna a sovrastarmi e struscia il suo corpo contro il mio. Il suo cazzo, ancora confinato nei pantaloni preme contro le mie pieghe grondanti ma quella frizione non è abbastanza.
Muovo il bacino avanti e indietro, sperando di riuscire ad eccitarmi da sola, sporcando il cuoio nero con i miei umori, afferrandogli le natiche e premendolo vogliosa contro il mio centro, ma non è abbastanza e nel momento in cui con i polpastrelli tasto il contorno di un oggetto tondo e duro mi fermo.

"Ma cosa..." non faccio nemmeno in tempo a finire la frase nella mia mente che Artemis mi afferra la mano, la porta verso l'alto e con una velocità degna della sua fama, estrae il piccolo oggetto che avevo percepito e lo serra attorno al mio polso.
Merda, sono manette. Le mie manette!

«Quando le hai prese?» domando in uno squittio.

«Un ladro non svela mai i suoi segreti» sorride, a pochi centimetri dal mio volto e mi tira il braccio verso l'alto.
Provo a liberarmi, dimenandomi, ma è tutto inutile, la sua forza è maggiore della mia. Ridacchiando sensuale mi preme contro il materasso e, nel momento in cui riesce a far passare la seconda manetta oltre la sbarra di metallo del letto, i suoi occhi si illuminano.
«Prometto che ciò che otterrai da me questa notte sarà solo piacere...denso e caldo piacere...ma ora lasciati catturare bellissima poliziotta» mi afferra anche l'altro polso e con una contrazione dei bicipiti lo porta verso l'alto. Pochi secondi più tardi mi immobilizza.

Provo a divincolarmi, a tirare le manette verso la mia testa, sperando stupidamente che i piccoli ganci di metallo saltino, ma non funziona. Ovvio, che non funziona. Stupida io a provarci.
Lo fulmino con lo sguardo e lui ghigna, prima di afferrarmi il mento, bloccarmi la testa e tornare a baciarmi.
Percepisco il mio gusto sulle sue labbra e per una manciata di secondi provo in tutti modi a sottrarmi da quel bacio rude, a liberarmi da quella costrizione non voluta ma poi, quando il suo corpo torna a premere contro il mio e la sua pelle torna a scaldarmi, mi sciolgo.
Rilasso le braccia, libero un sospiro che non mi ero nemmeno resa conto di aver trattenuto e mi lascio completamente asservire da lui, che mi bacia, mi accarezza, mi tasta, mi morde, e continua a ringhiare il mio nome completamente in estasi.

«Yujin...» geme prima di affondare il volto nel mio collo e strizzarmi il seno destro.

«Spogliati Jimin» lo imploro muovendo il bacino contro quel rigonfiamento duro che non vedo l'ora di avere dentro di me.

«Non ancora» le sue dita si portano sul mio ventre e il suo corpo si sposta di lato «Prima voglio farti provare "la mano lesta di Artemis"» ridacchia nel pronunciare il titolo dell'ultimo articolo pubblicato su di lui.

«Cosa vuoi -» le parole mi muoiono in gola, le dita del ladro si portano oltre il mio monte di Venere e poi affondano nella mia femminilità.
Ansimo e tiro le braccia ma le manette si conficcano profondamente nella mia pelle e mi obbligano a fermarmi.

Io mi fermo, lui invece continua.

«Da quanto tempo non fai sesso Yujin?» con dei movimenti rudi entra ed esce dalle mie gambe e il suono della mia femminilità fradicia si mescola a quello della pioggia che ora scende incessante fuori dalla finestra.

«Non -» una scarica di piacere mi toglie il fiato e sento l'orgasmo tornare a farsi strada nel mio ventre.

«Da quanto tempo?» si curva su di me sorridendo, ma non smettendo nemmeno un secondo di darmi piacere «Quando è stata l'ultima volta che qualcuno ti ha toccata in questo modo?» con un perfetto movimento strofina il mio punto più sensibile e le mie pareti si contraggono attorno alle sue falangi.
L'orgasmo è vicino, maledettamente vicino.

«Jimin» gemo chiudendo gli occhi e spingendo il bacino contro le sue dita.
Voglio lasciarmi andare. Voglio liberare il mio orgasmo.

«Rispondi» la vista mi si appanna e il corpo si inarca.
Basta un altro movimento, un altro rapido affondo, un'altra spinta perfetta.
Completamente sopraffatta dal piacere mi premo verso di lui, usando tutto il corpo ma, anche questa volta, poco prima di raggiungere l'apice, lui si ferma. Le sue dita scivolano al di fuori della mia femminilità, il vuoto si impossessa del mio ventre e io mi ritrovo a tirare le braccia, frustrata.
«Non hai risposto alla mia domanda poliziotta» mi deride, intanto che che mi accarezza le pieghe gonfie con movimenti pigri «Da quanto tempo non scopi?».
Mi mordo le labbra, lo fulmino con lo sguardo e provo a muovere il bacino. Lui però intercetta ogni mio ondeggiamento, impedendomi di concludere da sola quella tortura che sta continuando da troppo tempo.
«Non otterrai nulla con il silenzio» sussurra quelle parole direttamente nel mio orecchio, provocandomi un potente brivido che si conficca nel mio ventre e mi fa mugolare.

«Ti prego» miagolo.

«Rispondi al mio piccolo interrogatorio poliziotta...rispondi ad ogni domanda che ti farò e giuro che otterrai la libertà che tanto aneli» le sue labbra mi sfiorano il lobo, il suo alito caldo mi infiamma «Da quanto tempo non fai sesso?».

«Quattro mesi» le sue dita si fermano.

«Con chi è stato?» quelle parole gli escono roche e dal tono che usa riesco a percepire una certa rabbia repressa.

«Sei geloso Artemis?» lo sfido, ma nell'esatto momento in cui incrocio il suo sguardo me ne pento.

«Chi ha sfiorato il tuo meraviglioso corpo Yujin? A chi ti sei concessa prima di me?» i suoi occhi sono due profondi pozzi neri e io tremo sotto il suo sguardo «Chi è stato?».
«Chi ha baciato le tue labbra» posa i polpastrelli ancora umidi sulla mia bocca.
«Chi ha morso il tuo collo» scende lento lungo la mia giugulare.
«Chi ha succhiato i tuoi seni» percorre con un rapido movimento il contorno del mio capezzolo.
«Chi ha sfiorato il tuo ventre?» le sue dita scendono lungo i miei addominali.
«Chi è stato tra le tue gambe?» a quell'ultima domanda torna ad affondare tra le mie pieghe e io mi sciolgo. Mi sciolgo come ghiaccio a contatto con il suo fuoco.
«Chi è stato?» la sua voce è graffiante «Chi? Chi ? Chi?».

«Jimin...» lo imploro percependo ancora una volta l'orgasmo latente «Jimin... » continuo.

«Se mi dirai che è stato giuro che non mi fermerò...te lo giuro Yujin...ti farò venire...ma prima dimmi il suo nome... dimmelo»

«Taehyung... » ansimo «È stato Taehyung».

«Il tuo collega?»

«Sì...sì...lui...»

«Come...come hai potuto andare con quel borios-... aspetta... quattro mesi fa...è stato dopo il mio colpo da Dior?» sul suo volto si forma un sorriso compiaciuto.
Annuisco, il respiro corto, le pareti che tornano a stringersi attorno alle sue dita.
«Eri quasi riuscita a fermarmi quella sera...quasi...» continua a parlare mentre mi penetra con sempre più vigore.

«Quasi...» ansimo, ricordandomi fin troppo bene il bacio che mi aveva mandato quando era riuscito a liberarsi dalle manette, la rabbia bruciante che avevo provato nel momento in cui lo avevo visto fuggire dalla finestra e il gusto dolce dell'alcool che mi era stato offerto dal barista tatuato.
«Quasi...» la voce mi muore in gola quando il ladro inizia ad accarezzarmi con il pollice il clitoride. Mi dimeno. Mi dimeno in mezzo alle coperte mentre sento la mia femminilità contrarsi in spasmi sempre più rapidi.
«Non ce la faccio più Jimin...non ce la faccio più»riapro gli occhi e lo fisso con sguardo languido, agognante, supplichevole. Lui mi ignora.

«Era la prima volta che andavi con lui?»

«Sì...la prima e l'ultima...la prima e l'ultima»

«Come mai?» il suo sopracciglio destro si alza verso l'alto, sparendo dietro un ciuffo corvino «Non è stato abbastanza bravo?»

«No...è stato bravo è solo che -» gemo.

«È solo che?» mi incalza.

«Pensavo a te» ansimo «Mentre mi scopava su quel sedile pensavo a te...ho sempre pensato a te...in questi mesi non ho fatto altro. Sei stato il mio chiodo fisso. Eri sempre nella mia mente...quando mi svegliavo...quando andavo a dormire... quando mi toccavo...pensavo sempre e solo a te...».

«Ti toccavi pensando a me?» si sorprende.

«Sì...Sì Jimin...Sì...sei diventato la mia ossessione» gli confesso e il suo sguardo torna ferino.

«Anche tu...anche tu sei diventata la mia ossessione» un secondo più tardi mi bacia. Preme le sue labbra contro le mie e infila un terzo dito tra le mie pieghe bollenti. Quella stimolazione mi porta oltre. Il respiro mi si ferma, le cosce si allargano con uno scatto e io mi libero. Libero finalmente il mio piacere tra le mie cosce, sulle due dita, sopra le lenzuola e lui contiene i miei gemiti lascivi nella sua bocca, finché non rimango inerte sul materasso, completamente stravolta.
«Non toccarti mai più Yujin...d'ora in avanti ci penseranno le mie dita a te...la mia bocca...e il mio corpo»

Annuisco, non fidandomi della mia voce. La gola sta bruciando e i polmoni si espandono rapidi, in cerca di ossigeno.
Con lo sguardo ancora offuscato dall'orgasmo che mi ha appena fatto provare lo osservo.
Jimin si muove come un gatto, agile, senza fare rumore e si porta tra le mie gambe, si mette in ginocchio, e abbassa la zip dei pantaloni.
Le mie pareti si contraggono nell'esatto momento in cui punto lo sguardo sul rigonfiamento che fino a quel momento ho solo sentito premere contro il mio ventre e, quando si abbassa anche i boxer, fremo.
«Fammi tua...fammi tua come nelle mie fantasie» allargo le cosce e ruoto il bacino verso l'alto, mostrando le mie pieghe umide e invitanti «Possiedimi, scopami, amami...fai tutto quello che hai immaginato...ma esaudisci il mio desiderio».

«Con molto piacere!» scalcia i pantaloni e i boxer ai piedi del letto e poi mi è addosso. Il suo corpo nudo è addosso al mio e io maledico le manette che mi impediscono di toccarlo.
«Non tirare Yujin...fidati di me...o domani ti ritroverai con i polsi viola» ridacchia prima di tornare a baciarmi.

Mi bacia e le sue dita scivolano sul mio corpo, così come la sua pelle, e la sua virilità.
La sento.
Sento la sua punta gonfia che preme contro le mie pieghe, che chiede il permesso di entrare, di deliziarmi, di colmarmi.
La sento.
E davvero non desidero altro.

Quando Jimin si afferra la base del membro e lo direziona verso il basso, trattengo il respiro, finché non affonda.
Con un lento movimento del bacino supera la mia entrata e un istante più tardi è dentro di me. Ci incastriamo alla perfezione, come una chiave con la sua serratura. Lui affonda e io gemo il suo nome, mentre le mie pareti lo accolgono, stringendolo.
E anche lui non riesce a trattenere il piacere che quella sensazione gli provoca.
Chiama il mio nome e chiude gli occhi, mentre il petto inizia ad alzarsi e ad abbassarsi e il suo corpo si tende sopra al mio.

«Maledizione Yujin...maledizione» ringhia prima di iniziare a muoversi e nel momento in cui il suo bacino ondeggia io perdo completamente il senno.
Inizio a gemere, a strusciarmi, ad inarcarmi. Gli allaccio le gambe alla base della schiena e lo accompagno nelle sue spinte, che diventano sempre più frequenti, sempre più rudi.
Lui mi bacia, geme il mio nome e mi bacia. Mi accarezza, mi morde, mi graffia, mi penetra.

Come nei miei sogni. Meglio dei miei sogni.

Il suo respiro affannoso si infrange contro le mie labbra, contro il mio collo, contro i miei capelli che ormai sono sparpagliati in un ammasso uniforme attorno alla mia figura e il suo membro entra ed esce dalle mie gambe, provocandomi ad ogni ondeggiamento delle contrazioni involontarie, che non fanno altro se non aumentare la sua eccitazione.

«Yujin...io...io...» la sua mano destra affonda le unghie nel mio fianco e con la sinistra mi solleva la testa. Il suo respiro è sempre più affannato, il suo corpo sempre più teso.

«Non riesco più... » quelle parole gli escono in un rantolo scomposto e un secondo più tardi mi bacia. Fa scontrare le nostre bocche, fa incontrare le nostre lingue, fa mescolare le nostre salive e mi bacia ancora una volta, finché anche lui raggiunge il limite. Il suo corpo si irrigidisce, il suo respiro si azzera e il suo bacino cozza contro il mio mentre riversa il suo orgasmo tra le mie gambe, con un ringhio animalesco. Sento le sue dita affondare nella mia pelle e quando la sua fronte si posa sulla mia sorrido. I nostri respiri che si confondono.
«Yujin...» affannato pronuncia il mio nome, mentre delicato mi accarezza il fianco.
Lascio scivolare le gambe sulle sue cosce ascoltandolo parlare.
«Spero di aver esaudito il tuo desiderio»

«Decisamente...» ansimo.

Rimaniamo in silenzio per alcuni secondi, il suono della pioggia che ci allieta con il suo ticchettio rilassante.

«Quindi adesso cosa succederà?» sbatte le palpebre, allontanandosi di qualche centimetro in modo da potermi mettere a fuoco.

«Adesso sarà tutto un casino...» un brivido mi attraversa le membra quando lui si sfila dalla mia intimità.

«Potremmo essere alleati...pensaci» con un movimento felino scivola fino al bordo del letto e si rimette in piedi «Potremmo dividere i bottini dei miei colpi: sessanta io e quaranta te».

«Stai scherzando, vero?» lo fisso mentre si piega a terra e raccoglie i suoi vestiti.

«Se mi impegno, in poco meno di un mese, potresti cambiare casa... e in meno di un anno arriveresti persino a svegliarti la mattina guardando il fiume Han attraverso le finestre di un lussuoso appartamento a Gangnam»

«Non potrei mai farlo...mai»

«Perché no?»

«Sono una poliziotta ...ho scelto questo lavoro perché ci credo veramente. Credo veramente che si debbano seguire le regole e che si debba vivere onestamente. Non posso accettare la tua offerta» a quelle parole lui fa una smorfia molto fanciullesca.

«Quindi siamo diventati amanti, ma rimaniamo nemici?»
Non rispondo. Non serve rispondere.
«Il tuo silenzio è una conferma» il ladro si chiude la zip dei pantaloni e mi fissa.

«Smetti di rubare Jimin. Smetti di indossare quella maschera e inizia a vivere onestamente»

«Non posso accettare la tua offerta» mi canzona «Ho deciso di essere un ladro. Mi piace il brivido che provo ogni volta che indosso i panni di Artemis. Non me ne priverò...non ancora» si piega un'altra volta per raccogliere la maglia nera e, per la prima volta, mi accorgo del tatuaggio sulla sua colonna vertebrale. Cinque lune che descrivono ogni fase del pianeta associato proprio ad Artemide.
«Per cui mia bellissima poliziotta...direi che al di fuori di questo piccolo appartamento, noi continuiamo ad essere avversari» lui sorride, prima di calarsi il tessuto scuro sul busto «Sarà divertente rincontrarci la prossima volta».

Lo guardo fare un passo verso la porta.

«Hey Jimin cosa stai facendo? Non puoi lasciarmi ammanettata al letto»

«No?» chiede sornione.
Lo fulmino con lo sguardo.
«Dolce poliziotta direi proprio che quella catturata questa sera sei stata tu e non il famoso Artemis» dopo quelle parole ride e mentre la sua voce calda e cristallina riecheggia tra le mura della mia piccola stanza, cammina verso la porta.

«Jimin torna subito indietro» muovo le braccia «Liberami».

«Le chiavi sono posate sul comodino accanto al letto...con un po' di ingegno dovresti riuscire ad arrivarci...comunque non temere, se anche non dovessi riuscire a liberarti, domani mattina farò in modo di chiamare il tuo caro collega. Mal che vada ti libererà lui, anche se poi dovrai spiegargli il motivo per cui ti troverà nuda e ammanettata» e così dicendo se ne va dalla stanza.

«Jimin!» sbraito.

«Jimin!»

La sua risata cristallina riecheggia nel corridoio e lo sento salutare Nun.
«Ciao piccolina, vai a controllare la tua padrona. Noi ci rivedremo presto»

«Jimin!» urlo.

«Fra tre giorni ho sentito che nel negozio di Tiffany arriverà un prezioso collier di diamanti che vorrei vedere sul tuo collo la prossima volta che facciamo l'amore» dopo quelle parole percepisco la porta d'entrata chiudersi e un brivido mi attraversa la colonna vertebrale, questa volta però il piacere non c'entra nulla.

«Artemis!» strillo, ma quello stesso nome viene subito coperto dal fragore assordante di un tuono.
«La prossima volta ti catturerò...costi quel che costi ti catturerò!» con quella promessa che ancora aleggia attorno a me fisso la piccola chiave di metallo che il ladro ha posato sul mobiletto grigio e lo maledico.





-NOTA AUTRICE-

E come promesso eccomi tornata con la one shot dedicata a Jimin.Allora vi è piaciuto il nostro ladro?

Ammetto che su di lui avevo molte idee in mente ma alla fine quella di Artemis ha vinto su tutte.
Mi piaceva l'idea di descriverlo come un sexy Lupin che si è innamorato della poliziotta che gli dà la caccia. E a voi è piaciuta questa smut?

Avete colto le citazioni alla mitologia greca e del "Jimin reale"?

Ci tenevo a dirvi che vi ringrazio tantissimo per tutto l'affetto che mi state dimostrando in questi giorni, soprattutto dopo che ho annunciato l'arrivo a NOVEMBRE del cartaceo di LUNAR ECLIPSE (la mia fanfiction a tema fantasy).
Spero davvero di essere all'altezza delle vostre aspettative.

Con questa raccolta di racconti ci rivediamo a Dicembre, nel frattempo lasciatemi i vostri pareri e se volete seguirmi o scrivermi vi ricordo il mio account Instagram : white_cat.00

Apobangpo

A.

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