Quindi anche tu sei capace di arrabbiarti, eh?
Lui mi guardò tornare verso di se, attonito di fronte alla scena a cui aveva appena assistito.
Non mi aveva mai visto così. Così arrabbiato, così furioso.
Ed era vero. Perché neanche io lo ero mai stato così arrabbiato. Anzi, quella fu la prima e unica volta in cui mi arrabbiai.
Avevano toccato uno dei miei più cari amici al tempo.
Ero nel torto e lo sapevo bene, comunque ero disposto a farlo. A lasciarmi andare per una volta. Nonostante la situazione si fosse poi risolta come un incidente, io lo ricorderò come la mia prima e reale decisione. Solo con la mia testa.
Avevo volutamente rinunciato alla mia eterna maschera di sopportazione, per un amico. Me ne sarei pentito in futuro.
Ma almeno, per una volta ho deciso che fossi Tu a prendere il controllo.
Mi dispiace averti nascosto per così tanto, me stesso.
Il mio respiro non era più in controllo dopotutto. Le pupille dilatate avevano reso la situazione decisamente più chiara. La ragazza, quale mi aveva deriso a lungo, ripetendo che mi atteggiassi da debole, ora non era più così sicura di volermi prendere le redini della situazione.
Il sentirsi delle urla mentre "l'esecuzione" era iniziata si sparse per la piazza vuota.
Un pugno. Quello era bastato per scaricare la mia pressione su di lei.
Eravamo piccoli. Eravamo troppo stupidi per capire che le azioni portavano a conseguenze più grandi di noi. Sia io che lei.
Quando accorsero i due ragazzi del suo gruppo mi guardarono come mai era accaduto.
Nei loro sguardi c'era preoccupazione.
Non avevo mai pensato che una cosa del genere potesse mai farmi sentire bene. E ora me ne pento amaramente.
Non c'ero io, li davanti a loro.
Era come se ci fosse qualcosa dentro di me. E da allora quel qualcosa alle volte mi dona forza, alle volte mi tormenta.
È come guardarsi allo specchio vedendo il proprio riflesso diverso da come si vede se stessi.
A volte ci ripenso e mi sale il voltastomaco, tuttavia vorrei sentirmi nuovamente in grado di liberare la rabbia che tengo dentro da quasi 6 anni ormai. Ogni singola goccia dentro al mio corpo. Non ne sono capace. Non era mai capitato.
Ricordo ancora le loro voci anche se confuse.
《Perché lo hai fatto? Non ti senti in colpa per averla picchiata?》
Ricordo il mio respiro irregolare, più forte di quanto mai fosse capitato.
Strinsi i denti e decisi di sfogarmi sulla cosa più vicina a me.
Un povero albero.
Con tutta la forza che avevo in corpo ne colpì la corteccia sotto gli occhi spaventati di tutti. Il sangue iniziò ad uscire dal mio pugno macchiando il tronco di rosso.
《Come dovrei sentirmi secondo voi?》
Loro sapevano che anche lei era stata manesca, persino più di me.
Al tempo ero il più grosso di tutti fisicamente. Nonostante avessi a malapena 12 anni ero quasi un metro e ottanta di altezza e di lì a poco avrei smesso di crescere superando di poco quella cifra tonda.
Rimasero zitti, mentre quelle mie parole uscirono di risposta alle loro, capendo che non avessi bisogno di una risposta. Mi girai e me ne andai.
"Quindi sei anche tu in grado di arrabbiarti eh?"
Pensai in quel momento.
Il mio migliore amico era sconvolto.
Prese un fazzoletto e me lo porse in modo da legarmelo attorno alla mano, cercando di fermare le gocce di sangue, che avevano inesorabilmente macchiato la piazza in fronte alla chiesetta.
Non avrei mai pensato che quel segno potesse rimanere con me. A quanto pare lo avevo tirato più forte di quanto avesso voluto. Una cicatrice si inserì sulla mia pelle da allora, portando sul mio pugno destro la prima e ultima volta che mi arrabbiai con qualcuno.
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