4.
*Rebeka's pov*
Mi risvegliai di botto a causa di un rumore come di sterzata intorno a me. Dovetti sbattere più volte le palpebre per mettere a fuoco quello che stavo vedendo: ero su un sedile di plastica blu, circondata da almeno trenta ragazzi nella mia stessa situazione, tutti avevamo le mani legate sopra la testa con delle catene argentee leggermente abrase.
Mi voltai verso il ragazzo accanto a me, aveva il viso scavato e l'aria di uno che non dormiva da settimane, eppure aveva qualcosa di familiare.
"R-Rebeka?" domandò quasi incredulo squadrandomi.
Lo riconobbi, era Aris.
"Dio Aris che ci fai qui?" esclamai quasi sollevata di vederlo.
"Durante l'ultimo scontro con la WCKD degli scienziati mi hanno preso, esattamente come è successo a te e Minho" sospirò guardando verso il basso.
Minho.
Mi guardai intorno, ma di lui nessuna traccia.
"Non è qui" mi precedette il ragazzo tornando a guardarmi negli occhi.
"Hai sentito qualche conversazione? Sai dove siamo diretti?" chiesi provando incessantemente a liberarmi almeno le mani.
"Zero assoluto, mi dispiace" rispose sconsolato.
"Tranquillo" feci per ribattere tanto affranta quanto lui, quando all'improvviso mi ricordai del bisturi datomi da Teresa e iniziai a muovere le maniche della giacca con la testa, fino a sentirlo e prenderlo con l'indice e il pollice "Ho un'idea" sorrisi iniziando ad armeggiare con le catene.
Lui mi guardò e gli si illuminarono gli occhi, però rimase zitto mentre cercavo di concentrarmi.
Presi un respiro profondo e ce la misi tutta per non tagliarmi un dito. Fortunatamente poi non successe e mi ritrovai con le braccia libere.
Iniziai a massaggiarmi i polsi e raccolsi con il piede il bisturi caduto a terra, prima di mettermi davanti a tutti.
"Ragazzi adesso ho bisogno della vostra completa e assoluta attenzione, so come usciremo da qui" dissi vedendo una piccola scintilla di speranza accendersi negli occhi di tutti.
Sorrisi e mi misi al lavoro, ognuno di loro continuava a mormorare dei deboli 'grazie' mentre armeggiavo con le catene, attenta però a qualsiasi cosa ci accadesse intorno.
Vidi che anche Harriet era insieme a noi su quel vagone, alzai la testa in saluto e mi precipitai al suo fianco per aiutarla.
Avevo già liberato almeno quattro ragazzi quando iniziammo a sentire un bussare incessante alla porta. 'Merda' fu l'unica cosa che riuscii a pensare.
Corsi davanti alla porta e tenni stretto il bisturi, in altre circostanze avrei fatto ridere, però era l'unica cosa che potevo potenzialmente usare per difendermi.
Notai che il bussare partiva dal fondo del vagone e, secondo dopo secondo, si faceva strada verso il davanti, dove c'eravamo io e la porta insomma.
I ragazzi che avevo già liberato mi affiancarono e si misero dietro di me, sull'attenti, pronti a qualsiasi evenienza.
Qualsiasi, certo, ma non ero sicura che un bisturi mal conciato avrebbe fatto paura agli uomini armati di WCKD, soprattutto a Janson e i suoi maledetti fucili hi-tech.
Intanto il bussare si faceva sempre più vicino, sovrastato da una voce, troppo ovattata però perché la sentissimo chiaramente.
Alzai il bisturi e tenni salda la presa quando il rumore si fermò esattamente davanti alla porta.
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