CAPITOLO 37 I CAN'T RUN


CAPITOLO 37 I CAN'T RUN

ORE PRIMA

01 GENNAIO 2018 MATTINA TARDA

Dashimen tastò il letto verso la sua sinistra, aprì un occhio quanto bastasse per capire che vicino a lui Isabel non c'era.

Sbuffò sul materasso, non aveva voglia di alzarsi, ma sapeva che doveva farlo.

Era stato il rumore dello scorrere dell'acqua della doccia a farlo svegliare, probabilmente era Isabel ad usarla dato che non era più affianco a lui nel comodo e caldo letto, che non voleva lasciare.

Si alzò proprio controvoglia, non avendo per niente voglia di affrontare un'altra giornata devastante.

Appoggiò i piedi sul pavimento ghiacciato e rabbrividì, si sgranchì la schiena, facendo scrocchiare il collo dolorante, si passò una mano sugli occhi, stropicciandoli un po'.

Aveva ancora sonno, ma probabilmente si era permesso di dormire fin troppo, dato la situazione ancora non risolta. Avevano provato a svegliare Ha-rin ma era stato poco loquace quindi avevano deciso di lasciarlo riposare senza sedativi, ma avevano messo di guardia alcune persone fidate di Chin-hae che facevano parte dell'agenzia investigativa, così da poter andare tutti a riposare almeno un paio di ore.

Dashimen prese il telefono dal comodino per controllare l'orario erano le undici passate, probabilmente sarebbe dovuto salire sopra all'ultimo piano per controllare la situazione.

Con passo pesante e stanco si avviò verso la sua piccola cucina, la stanza era immersa dall'odore di caffè fatto da poco, si versò una tazzina stracolma, cominciò a sorseggiarlo piano poiché era ancora parecchio caldo.

Sentì la porta del bagno aprirsi, bevve l'ultimo goccio, posò la sua tazza verde con il coccodrillo e verso del caffè nella tazzina gialla con il pulcino che era sul bancone.

Si riavviò lento in soggiorno.

"Caffè?" disse avvicinandosi alla ragazza in accappatoio e turbante in testa.

"Tu l'hai preso?" chiese lei sorridendo lievemente.

"Si, ma tu hai bisogno di un'altra dose" disse dandole un leggero bacio sulla guancia e porgendole la sua tazzina.

"Ho dormito parecchio, anzi forse troppo." Disse lei afferrando la tazzina e andandosi a sedere sul divano.

"Scusa... ti ho messo delle gocce nell'acqua quando siamo arrivati qui, o non avresti mai chiuso occhio" disse lui non sembrando per nulla pentito.

"Quale farmaco?" chiese lei guardandolo guardinga.

"Il tuo sonnifero.. ho i tuoi farmaci in caso ti servissero." Disse tranquillamente dirigendosi poi verso il bagno.


Lei rimase sul divano a bere il caffè, dopo di che lasciò la tazzina sul tavolino davanti, chiuse gli occhi sembrando impensierita e turbata da qualche pensiero che le vorticava nella testa.

Dashimen tornò da lei si sedette sul divano e le levò l'asciugamano dalla testa, lasciandolo cadere per terra, con una spazzola appena presa cominciò a pettinarle i capelli.

Lei rimase tranquilla, e lo lasciò fare, era un'abitudine che Dashimen aveva preso in passato, quella di pettinarla mentre entrambi stavano in silenzio, a Chicago in quel lungo periodo passato insieme era una cosa che faceva spesso, anche nel periodo in cui erano arrabbiati e lei non gli rivolgeva la parola.

Era una cosa loro.


"Ha-rin?" chiese lei dopo un po' interrompendo il loro silenzio.

"Tolta la sedazione, è sorvegliato da amici di mio zio. Non gli abbiamo parlato, penso che lo faremo appena sarà del tutto recettivo."

"Tu non puoi parlargli." Disse lei voltandosi a guardarlo.

Lui arricciò il naso confuso, guardandola fissa negli occhi.

"Meglio evitare che ti veda... lo sai, mio padre sa di te.. ma non ha mai fatto nulla, vorrei evitare che incominciasse a prendersela anche con te." disse lei sembrando molto preoccupata per lui.

"Che se la prendesse con me. Così ho la scusa per ucciderlo una buona volta."

Lei inclinò la testa e lo guardò crucciata.

"Da dove ti salta fuori questa furia omicida?" chiese turbata dall'espressione agguerrita di Dashimen.

"Vari pensieri. Se lui non ci fosse, sarebbe tutto risolto."

"Non siamo assassini. Tu non lo sei e non lo diventerai mai." Disse lei seria.

"Potremmo commissionare un omicidio?" propose lui.

Lei ridacchiò scuotendo la testa "Conosci assassini professionisti?" chiese ridendo nervosa.

"No, ma forse mio zio potrebbe conoscerli non credi?" continuò a proporre lui, sembrando sempre più agguerrito.

"Dashimen... è la stessa identica cosa... se pago uno per ucciderlo e come se io stessa commetto il reato. Penso di essere scesa molto in basso con il voler acquisire sempre più potere. Persone hanno sofferto a causa mia. Ho il peso di due prostitute morte." Disse lei guardandolo seria.

"Non le hai uccise tu, è stato un incidente." Disse lui stringendo nervoso tra le mani, la spazzola.

"Lo so, ho anche mostrato che la questione mi toccasse poco, ma lo sappiamo non è così, o non avrei fatto tutto quello che ho fatto per salvare Yeona da Han-seo. Mi sono messa a rischio. Anzi... lo sai...." Sospirò lei scuotendo il capo come a voler mandar via qualcosa che la infastidiva fin troppo.

"Se lui morisse, tu saresti libera." Disse con forza.

Lei fece spallucce, si alzò dal divano e raccolse l'asciugamano in silenzio.

"Isabel!" la rimproverò lui per via del silenzio.

"Sai mi chiedevo, come mai ancora non avessi detto nulla contro questo matrimonio" sospirò lei.

"Perché volevo lasciarti libera di scegliere." Disse lui cercando di controllare la rabbia.

Lei si risedette sul divano, posò l'asciugamano sopra le sue ginocchia, e poi si avvicinò a lui prendendoli le mani tra le sue stringendole forti.

"Dashimen... pensavo che fossimo arrivati al punto di aver capito che io non sarò mai libera."

"Chung-hee non va bene"

"Lo so... l'ho sempre saputo in cuor mio, all'inizio lo pensavo perché amavo un altro. Poi però mi ero ricreduta da come aveva reagito alla gravidanza isterica e a ciò che era successo al suo ristorante." Sospirò pesantemente facendo una pausa.

"Poi... io, ho deciso di agire... di intromettermi nelle questioni di Jisoo, per tanti motivi... è inutile elencarli. Lui già dal quel momento ha cominciato a mostrare un altro lato di se stesso. Ossessivo, predominante, autoritario, da fare da padrone." Disse lei sembrando molto turbata da ciò.

"Ora questo lato ossessivo è peggiorato. Isa lo vedi anche tu." Disse lui accarezzandole le mani dolcemente.

"Si... quando mi aveva perso, si era calmato, aveva allentato la presa. Ora il suo volermi controllare sta aumentando... ha una così grande paura di perdermi. Perché infondo, lo sappiamo entrambi io non sarò mai sua."

"Perché amerai sempre Yoongi." disse secco lui.

"No, perché non voglio essere la sottomessa di nessuno. Perché io bramo quella libertà che mi è sempre stata portata via. Quella voglia di libertà è una droga... io la bramo, la voglio, farei di tutto per ottenerla." Disse con gli occhi che sembravano risplendere solo a nominare la parola Libertà.

"Vedi cosa ho fatto... sesso con Dae-hyun e dopo ho picchiato Ha-rin. Mi sono presa due libertà che non avrei dovuto. Per quanto le conseguenze siano terribili. Non rimpiango di avere fatto entrambe le cose." Disse convinta. "Perché né ho bisogno, ho bisogno di fare ciò che voglio nel momento in cui lo voglio, perché ciò è veramente inebriante." Disse quasi persa nel suo discorso.

"Mi sento impazzire, quando mi vietano le cose, quando scendo a compromessi, quando mi sottometto." Lasciò le mani di Dashimen e ne passò una sulla sua fronte sembrando affranta.

"Mi sento di dare di matto, come se fossi chiusa in una piccola stanza con le pareti che mi schiacciano e l'aria non arriva ai polmoni. Chiusa, schiacciata. È terribile quello che provo, e do di matto, per fuggire faccio cose che non dovrei..." disse lei passandosi la mano destra sul petto ripetute volte, strofinando forte e chiudendo gli occhi.

"Come ti salvo?" chiese lui con voce triste.

Lei riaprì gli occhi.

"Non mi salvi... nessuno può."

Sorrise triste. "Mi dispiace se faccio questi disastri. Mi dispiace, tantissimo" disse singhiozzando e buttandosi addosso a Dashimen cercando conforto, cercando qualcuno a cui a grapparsi che l'aiutasse dall'annegare nella sua pazzia.

Dashimen la strinse forte, voleva essere la sua ancora di salvezza.

Voleva salvarla, ma sapeva di non poterlo fare.

Voleva che lei prendesse pace, che finalmente riuscisse ad avere una vita tranquilla, spensierata, senza preoccupazioni.

La voleva libera, ma lei non sarebbe mai stata libera.

Passava da una prigione all'altra, e sembrava che in quella in cui finiva fosse anche peggio di quella antecedente.

Comprendeva perché delle pazzie, comprendeva il perché degli sbagli.

Sapeva perché lei aveva fatto quello che aveva fatto.

Voleva la libertà.


ORA DI PRANZO

Isabel e Dashimen dopo aver parlato e dopo che lei avesse smesso di piangere, si erano preparati, e si erano avviati verso l'ultimo piano dell'hotel che era ancora vuoto da clienti.

Entrambi si recarono nella stanza, dove erano rimaste a dormire le ragazze, trovando all'interno di essa anche Chung-hee con Hae-eun che erano seduti al tavolo come tutti e pranzavano.

"Ciao a tutti" dissero in coro Isabel e Dashimen.

"Chin-hae ha fatto arrivare del cibo per tutti sedetevi e mangiate anche voi" disse Hae-eun dato il silenzio generale.

"Avete riposato un po'?" chiese Yeona rivolgendosi gentile ad entrambi.

"Si, Dashimen mi ha sedato stamattina, per farmi addormentare." Disse Isabel non curante che la sua frase potesse sembrare strana.

"Io sono riuscito a chiudere occhio un paio di ore... mi piacerebbe essere fresco come una rosa, ma so che non sarà così" fece del sarcasmo Dashimen.

Tutte e tre le ragazze si guardarono un po' a disagio non sapendo che altro dire.

"Non c'era bisogno che rimaniate ancora qui, potevate tornare a casa a riposarvi" disse gentile Isabel "Non vi sto cacciando sia chiaro" si corresse immediatamente poiché la sua frase poteva sembrare male.

"Volevamo controllare prima come stavi" disse Bo-ra, "Come stavate un po' tutti" e si voltò a guardare Chung-hee preoccupata dato il silenzio cubo che lo avvolgeva.

Chung-hee alzò lo sguardo su di lei e provò a sorridere, guardò sua cugina che sembrava la più turbata di tutte.

"Oggi risolveremo il pasticcio di stanotte, e poi le cose andranno sicuramente meglio." Provò a essere rassicuramene.

Isabel si voltò a guardarlo cercando di capire se Chung-hee la pensasse realmente così o lo stesse dicendo solo per la cugina, non osò chiedere per non rischiare una tremenda litigata.

"Perfetto... noi andiamo dai ragazzi, se vi serve qualcosa, potete chiamarci" disse Bo-ra, si voltò verso Dashimen "Tu vieni con noi?" chiese.

"Andate prima voi... intanto gli aggiornate, io vi raggiungo appena possibile"

"Dobbiamo dirgli qualcosa?" chiese non sapendo bene quanto raccontare ai bts.

"Che va tutto bene" disse Dashimen "Dì non preoccuparsi." sorrise a disagio.

"Dobbiamo spiegargli di Ha-rin?" chiese Yeona confusa "Loro non sapranno neanche chi sia" disse incerta.

"Loro lo conosco." Disse Isabel, passandosi una mano sul collo a disagio.

"Lo conoscono?" chiese Chung-hee guardandola stranita.

"Si.. Ha-rin mandò Yuri alla big-hit per scoprire di me e Yoongi appunto perché sapeva della sua esistenza si sono conosciuti." Disse lei tranquilla.

"Yuri?" chiese Yeona non sapendo di quella storia.

Isabel guardò prima Yeona e poi Bo-ra "Entrambe non ne sapete nulla?" chiese stranita.

"Io so che entrambe si erano finte a fare le Makeupartist e che So-hee si era fidanzata con Taehyung per quello ha spinto Hye-ri dalle scale" disse Bo-ra guardando Hye-ri in cerca di conferme.

"Mi ha riferito questo..." sussurrò Yeona.

"Oh... beh si è questo ma sono andate alla big-hit per trovare informazioni di me e Yoongi, Yuri ha finto di amare Jin sono stati insieme per un anno intero, lui voleva trasferirsi con lei in un appartamento." Disse Isabel mordendosi il labbro nervosamente.

"Oh..." disse Yeona mettendosi una mano davanti alla bocca.

"I ragazzi non ne parlano molto... forse Namjoon non te l'ha detto perché è un argomento delicato" disse Isabel come a voler giustificare il perché loro non ne sapessero nulla.

"Comprendo, non deve essere stato bello...forse per questo non ne parlano" disse perplessa Bo-ra.

"Si probabilmente.. non ditegli che ve lo detto...per favore" disse Isabel pregandole.

Dashimen si voltò a guardare Isabel a disagio, probabilmente le ragazze non sapevano neanche di lui e di Hoseok.

Isabel guardò Dashimen e rise "Di te lo sanno.. festa di natale ricordi?"

"Oh giusto.. c'erano tutte loro" annuì ricordandosi improvvisamente dell'accaduto.

"Pensi che Taehyung e Yun-hee se lo siano tenuto per loro?" chiese lei ridendo.

"Bene ora la finiamo di parlare dei bts?" chiese Chung-hee innervosito.

"Si scusa..." rispose immediatamente Isabel guardandolo annuendo e scusandosi realmente.

"Tra voi due va tutto bene?" chiese Hye-ri a brucia pelo al cugino.

"Si certo perché non dovrebbe?" chiese tagliente Chung-hee.

"Primo per il tuo modo di rispondere, secondo perché siete seduti lontani e lei è arrivata con Dashimen." Disse piccata.

Isabel prese un bicchiere d'acqua e cominciò a bere a disagio senza guardare nessuno in faccia.

"Hanno litigato... ma risolveranno stai tranquilla" decise di parlare Hae-eun per la coppia litigiosa "Risolvete no?" disse serio guardando Chung-hee.

"Si risolviamo, appena mandiamo via Ha-rin." Disse serio.

"Si.. può capitare di litigare" annuì Isabel però non sembrando molto convinta delle sue parole.

"Bene noi andiamo allora" disse Bo-ra alzandosi a disagio e facendo segno alle amiche di alzarsi con lei.

"Ji-hoo?" chiese Isabel rivolgendosi a Yeona.

"Non risponde ai messaggi, sarà in ufficio... gli passerà" disse lei con una scrollata di spalle.

"Mi spiace avervi causato dei problemi." Disse Isabel con sentimento.

"Quelli ci sono da parecchio... non sei tu la causa. Sono io che probabilmente dovrò prendere una decisione" disse facendosi seria "Ora però andiamo ne parliamo un'altra volta" sorrise gentile e si voltò verso le altre e tutte e tre si avviarono verso la porta.


La porta si aprì le ragazze uscirono ma al loro posto entrò Dae-hyun.

"Salve a tutti" disse pacatamente andandosi a sedere al tavolo senza neanche chiedere il permesso, come se fosse a causa sua e come se fosse il padrone di tutto.

Isabel lo guardò aggrottando la fronte non capendo perché lui fosse lì.

"Tu che fai qui?" chiese immediatamente tagliente Chung-hee.

Isabel e Dashimen si scambiarono uno sguardo turbato.

"Ci darà una mano con Ha-rin lo minaccerà insieme a me." Disse sbuffando Hae-eun.

"Perché? Non abbiamo bisogno"

"Invece si. Lui è più affluente di entrambi. Poi chiunque ha terrore di lui" disse con un'alzata di spalle.

"Io no." disse guardando fisso Dae-hyun.

"Non vedo perché dovresti averne, non sono una minaccia per te." sorrise sbruffone.

"Bene.. perché non andiamo a parlare con Ha-rin così concludiamo questa faccenda?" si intromise Dashimen.

"Tuo zio ha detto che ci vogliono ancora un paio di ore... non è del tutto recettivo." Disse Hae-eun con voce annoiata.

"Infatti, Dae-hyun puoi pure andare... non c'è bisogno che passi il tempo con noi" disse Chung-hee.

"Non ho nulla da fare oggi, posso stare tranquillamente qui" sorrise prendendo poi un piatto e servendosi da mangiare.

"Isabel hai finito di mangiare?" chiese Dashimen interrompendo la litigata dei due uomini che si sfidavano con lo sguardo, ma avevano cambiato direzione entrambi guardando Isabel.

"Ehm.. si?" disse lei guardando il suo piatto e non avendo mangiato quasi nulla.

"Perfetto, andiamo... noi torniamo quando dovete parlare con Ha-rin."

"Come?" fa Chung-hee guardandoli non capendo.

"Devo finire di controllare il telefono di Ha-rin e accenderlo così da controllare se qualcuno l'ha cercato, non vogliamo che facciano una denuncia per una scomparsa... probabilmente Yuri lo starà cercando." Disse alzandosi in piedi e facendo segno a Isabel di alzarsi.

"Lei perché viene con te?" chiese Chung-hee.

"Perché non mi va che sta in mezzo a voi due che litigate come dei poppanti." Disse irritato Dashimen e Chung-hee si azzittì improvvisamente.

"Prendi dei sandwich, non hai mangiato molto." si rivolse a Isabel.

Lei sorrise a disagio prese da mangiare e seguì Dashimen fuori da quella stanza dall'albergo senza guardare nessuno in faccia, pensando che fosse la cosa ideale tenersi a distanza da Dae-hyun.


01 GENNAIO 2018 SERA

Dashimen era andato via, poiché non avrebbe potuto minacciare Ha-rin, Isabel invece era dovuta rimanere nella Suite, poiché tutti gli uomini avevano concordato che era meglio che lei non fosse presente davanti ad Ha-rin.

Finalmente dopo un po' Chin-hae, Dae-hyun, Chung-hee e Hae-eun entrarono per portarle notizie.

Chin-hae parlò per tutti spiegando la situazione a Isabel e dicendo che avevano ridato il telefono ad Ha-rin, spiegò che alla fine il ragazzo era stato zitto e aveva accettato il fatto che se avesse detto a qualcuno qualcosa, sarebbe finito molto male.

Come aveva anche accettato di andare nuovamente negli Stati uniti per un periodo.

Stranamente era stato fin troppo accondiscendente, ma Chin-hae disse che non c'era poi molto da preoccuparsi, primo perché Dashimen aveva messo un'applicazione nascosta nel cellulare di Ha-rin e che avrebbe potuto controllare ogni sua mossa, secondo perché con la sua agenzia Chin-hae non l'avrebbe mai perso di vista neanche in America.

"Quindi è tutto veramente risolto?" chiese lei dopo il racconto sembrando sempre dubbiosa a riguardo.

"Ti avevo detto che sarebbe andata bene, è un ragazzino senza potere, non può far molto, non si permetterebbe a sfidarti veramente e apertamente." Rispose Chin-hae tranquillamente.

"Perfetto, ora possiamo finalmente tutti andare a casa, domani lo accompagnerò io a prendere le sue cose e all'aeroporto." Disse secco Chung-hee.

"Tu? Non può farlo qualcun altro?" chiese lei non capendo perché quel suo volersi prodigare per la causa.

"Mi ero proposto io, ma non si fida." Disse Dae-hyun sbuffando.

"No non mi fido di te. Mai mi fiderò." Lo guardò tagliente Chung-hee.

Isabel si voltò a guardare Hae-eun in cerca di aiuto per risolvere la situazione.

Hae-eun per giusta risposta sbuffò come sempre sembrando un misto tra annoiato e irritato dal loro fare da bambini.

"Potremmo andare tutti e tre ad accompagnarlo." propose tranquillamente.

"Io non comprendo perché hai deciso di riprendere i rapporti con questo individuo." Disse con rabbia guardando l'amico.

"Io non comprendo perché tu debba arrabbiarti con chiunque, e perché non ti vada mai bene nulla. Siamo in due a non comprendere molte cose a quanto sembra" rispose per le rime Hae-eun non mandando giù come l'amico lo stesse trattando specie dopo l'aiuto che gli aveva dato quella mattina.

"Mi arrabbio perché non si riesce a stare un attimo, tranquilli... piani malefici, siti internet, complotti, video segreti, gente che fa la guerra, prostitute che muoiono. Non c'è un attimo di tranquillità." Disse con rabbia guardando Isabel.


Isabel fece per ribattere, ma il suo telefono posato sul tavolo cominciò a squillare, si alzò e lo andò a prendere ignorando tutti.

Guardò il mittente della telefonata confusa.

Era Taehyung che la stava chiamando.

"Vado fuori a rispondere voi continuate pure a discutere." Disse secca muovendosi per andare via, ma Chung-hee la bloccò.

"Chi è al telefono."

Lei assottigliò lo sguardo "Affari miei." Disse piccata si scostò dalla presa e scosse la testa, non per niente concorde con i modi di fare di Chung-hee e andò via senza degnare nessuno di uno sguardo.


Riuscì a rispondere appena in tempo prima che la chiamata si fosse chiusa.

"Tae?" disse subito

"Noona... senti io lo so che sei impegnata.. ma abbiamo bisogno di te" disse velocemente il ragazzo.

"Tae.. non credo di potervi aiutare... non riuscite da soli?" disse lei nervosa guardando verso la porta, non si sarebbe mai potuta muovere da lì, Chung-hee sembrava sempre meno ragionevole.

"Noona... è urgente.. non so cosa sia successo, fatto sta che abbiamo trovato Dashimen svenuto con del sangue e Yoongi in piena crisi... non sta bene, e penso abbia fatto del male a Dashimen."

"Che cosa hai detto?" esclamò lei urlando forte per via dello stupore.

"Devi venire... serve un dottore."

"Dove siete?" chiese immediatamente lei.

"Nel vecchio appartamento.." sussurrò lui.

"Arrivo il prima possibile!" esclamò chiudendo il telefono e riponendolo in tasca.

Si voltò a guardare la porta della suite.

Sentiva come se non riuscisse a ragionare.

Era sempre così, quando si trattava di Yoongi.

Lei agiva.

Lei lo faceva sempre, correva sempre, non importavano i rischi.

Tra lei e Yoongi ormai era finita e lei lo sapeva bene.


Entrò di nuovo nella suite, con un'aria corrucciata.

"Che cosa è successo?" chiese subito Chin-hae riconoscendo lo sguardo di lei, vicino alla follia.

Lei andò in silenzio vicino alla sedia dove, era appoggiata la sua borsa e il cappotto. Rimase ferma a guardare il tutto.

Indecisa.

Afferrò lo schienale della sedia stringendolo forte e chiudendo gli occhi.

Non poteva andare da Yoongi, non poteva neanche andare da Dashimen.

Lei non poteva fare nulla.

Avevano detto che Ha-rin non avrebbe parlato, ma lei lo sapeva che appena avrebbe potuto avrebbe avvisato suo padre.

Si era presa troppe libertà per una notte, non poteva prendersene un'altra.

Non poteva fare tutto quello che l'istinto le urlava.

Non poteva fare nulla, solo fingere di fare la brava, fingere tutto.

Poteva solo andare avanti così, vivere quella vita che ormai non le apparteneva più.

Poteva solamente spegnersi.

"Isabel?" chiamò Chin-hae con tono impensierito.

"Devi andare al mio vecchio appartamento." Disse lei guardando fissa e con decisione.

"Se non vai tu, rischio di andare io, e forse non è il caso che io mi metta a rischio per quanto mi importi poco di me stessa." disse lei con sguardo truce.

"Yoongi?" sussurrò il nome del ragazzo.

"Penso che abbia litigato con Dashimen, Taehyung ha detto che serve un dottore." Disse lei seria, "Dovresti chiamare anche Pd-nim forse è il caso che controlli di più Yoongi." disse concisa.

Afferrò il cappotto e lo indosso.

"Dove stai andando?" esclamò subito Chung-hee.

"A casa, avete risolto con Ha-rin, e io ho chiuso con Yoongi come ti ho già detto non posso andare da lui." disse seria prendendo la borsa.

"Sono stanca di litigare... stanca di fare la lotta con te. Voglio andare a casa." Disse secca.


Dae-hyun la osservò corrucciando la fronte, non capendo cosa lei stesse facendo, come realmente fosse, Isabel era capace con i suoi atteggiamenti di lasciarlo sempre stupito, avrebbe tanto voluto sapere cosa le passasse per la testa.

Era come se tutta la grinta avuta quella notte, tutta l'energia, tutto il suo essere tanto e troppo fosse improvvisamente scomparsa.


Chung-hee rimase immobile turbato da quel cambiamento repentino, annuì con il capo e decise di farsi andare bene la scelta di andare a casa.

"Andiamo a casa" disse porgendole la mano.

Lei guardò la mano, ma la scansò dirigendosi verso l'uscita.

Chung-hee si sentì tremendamente male per quel gesto.

Quel matrimonio sarebbe stato una tortura per entrambi, ma lui l'amava e non poteva vivere senza di lei.

Silenziosamente la seguì fuori dalla stanza.


Chin-hae guardò i due uomini rimasti nella stanza, "Direi che possiate andare anche voi, grazie per l'aiuto." Disse tornandosi un attimo a sedere e prendendo una sigaretta dal pacchetto, assumendo un'aria corrucciata.

"È normale quello che è appena accaduto?" chiese Dae-hyun riferendosi all'atteggiamento di Isabel "Stanotte ha picchiato uno solo per aver nominato Yoongi e oggi che è in pericolo ed è successo qualcosa non scappa da lui?" chiese stranito non capendo quel comportamento.

"Ti fai troppe domande. Isabel è strana, anche se fosse, non sono affari tuoi" disse Hae-eun con la faccia da sbruffone.

"Ero solo curioso" disse come se non gli importasse realmente.

Chin-hae guardò entrambi perplesso.

"Tutto bene?" chiese Hae-eun ricambiando lo sguardo dell'uomo.

"No... vado a controllare cosa è successo a mio nipote. Penso che Isabel sia solo stanca... per quello sia andata a casa." Disse poi a mo' di spiegazione.


Si avviò verso di loro e si fermò a guardare Dae-hyun, gli poggiò una mano sulla spalla.

"Grazie per il tuo aiuto, ma direi che un po' le lo dovevi?" disse con una velata irritazione nella voce.

Dae-hyun lo guardò confuso, non capendo se anche l'uomo sapesse.

Chin-hae strinse un po' di più sulla spalla del ragazzo.

"Fai questo progetto con lei. Poi sparisci dalla sua vita. Quella ragazza non ha bisogno di altri problemi, e di uno come te che le gira intorno." Disse avvertendolo.

"Lei è libera di decidere cosa vuole dalla vita." Sorriso borioso.

"Ah si? Lei non è libera, sai come funziona questo mondo e lo sai come funziona la vita di quella ragazza." Gli tolse la mano dalla spalla e guardò Hae-eun che era immobile e osservava entrambi.

"Fatti raccontare un po' cosa sta combinando." Disse con rabbia andando poi via subito dopo.


Hae-eun aspetto che Chin-hae fosse andato via per poi guardare Dae-hyun in cerca di risposte.

"Pensano tutti che io sia il cattivo... io non lo sono." disse sembrando improvvisamente stanco di tutto.

"Dipenda da cosa hai fatto con lei." Disse Hae-eun.

"Va bene sono il cattivo della situazione! Contento?" trillò lui innervosito andandosi a sedere.

"Che cosa hai fatto?" chiese andandosi a sedere anche lui e guardandolo fisso.

"L'ho baciata..." disse sbuffando.

"Solo?" chiese non credendoci, che si fosse fermato a solo un singolo bacio.

"Lei ha ricambiato... sinceramente mi è difficile fermare una che vuole fare sesso.." disse con un'alzata di spalle, dando la colpa alla ragazza, un po' per difendersi dalle sue azioni.

"Sei un idiota!" lo rimproverò. "Lei vuole solo scappare da questo matrimonio, ma comunque sia non lo farà con te." disse schietto.

"Io potrei realmente aiutarla più di come ha fatto chiunque, posso mandare avanti quello che ha fatto Do-yoon!" disse convinto delle sue parole.

Hae-eun spalancò la bocca, non credendo realmente che lui avesse detto una cosa del genere, Dae-hyun non si prodigava per gli altri, a meno che non ne poteva guadagnare, lo guardò attentamente, scuotendo la testa incredulo.

Era la prima volta che lo vedeva così preso da qualcuno, la prima volta che sembrava avere dei reali sentimenti.

"Ah si? Tu non la conosci. Lei fa di testa sua, non si fa aiutare salvo che non abbia altre alternative. Ha scopato con te solo per ripicca. Non ti amerà mai, non amerà mai neanche Chung-hee."

"Perché parli di amore? È stato solo del sesso!" ribatte subito sulla difensiva.

"Perché ti conosco e non hai mai guardato qualcuno come guardi lei. Non è solo smania di averla. Tu vuoi comprenderla, far parte del suo mondo, tu la vuoi, e in special modo vuoi che lei ti voglia."

Dae-hyun si zittì e si alzò in piedi dandoli le spalle.

"Ho ragione."

"Mi odi?" chiese guardandolo sembrando un cane bastonato.

"Perché dovrei? A me lei non mi interessa... sono l'unico uomo a non sbavarle dietro, anche Dashimen che è gay, lascerebbe il suo fidanzato se si dovesse trattare di lei. Non so cosa lei abbia di così speciale da farvi uscire fuori di testa a tutti." Disse sprezzante.

"Dovresti perché così sto facendo del male al tuo amico, mi sto immischiando nella sua relazione. Non dovrei, no dopo quello che è successo..."

"Non avresti dovuto immischiarti. No tanto per Chung-hee... ma perché lei ti annienterà. Non lascerà Chung-hee non può farlo, ormai ha detto di sì. Non rinuncerà a questo matrimonio, avrebbe potuto per Yoongi, ma ormai è finita."

"Ha picchiato quel sudicio per lui..."

"Ah si? Pensi che sia stupido? Lei è sparita per molto tempo e quale motivo aveva Dashimen di dover armeggiare con il telefono di Ha-rin? Vi ha beccato no?"

Dae-hyun cominciò a ridere sguaiatamente, si passò una mano nella folta chioma di capelli, strattonandoli un po'.

"Si... l'ha minacciata, ci ha registrato. Per questo mi sono immischiato. Ma è stato diverso, il modo in cui lo stava picchiando per avere la registrazione a come ha reagito appena lui ha nominato quel ragazzo."

"Stalle lontano. Dae-hyun lo dico perché ti voglio bene." disse alzandosi in piedi.

"Lo dici per Chung-hee..."

"Anche a lui ho detto di starle lontano non si è fidato. Vedilo ora, ossessionato. Se la prende per qualunque cosa, urla contro di lei e vede pericoli ovunque. Ma non è del tutto pazzo, tu te la sei scopata." Disse comprendendo almeno un po' la pazzia di Chung-hee.

"Tocca a lei scegliere."

"Non ti sceglierà. Ha scelto Chung-hee perché non aveva alternative. Non sceglierà un altro... andiamo via da qui, sono stanco, Isabel Kim mi manda ai matti..."

"Lo dirai a Chung-hee?"

"No, fate quello che vi pare... io ho avvisato entrambi e nessuno mi vuole stare a sentire affari vostri." Disse con tono annoiato, gli fece segno di andare via e Dae-hyun annuì, zittendosi.


Angolo dell'autrice:

Questo capitolo tratta prima di Dash e Yoongi (loro gli avevo inseriti in quello precedente perché era più lineare e vedevo bene un capitolo di soli uomini.)

Ora in questo capitolo partiamo dalla mattina, avevo proprio bisogno di un momento Dash e Isabel e gli ho adorati nella loro intimità conversazione molto intima dove Isabel ammette di non provare rimpianti sulla libertà che si è presa.

Isabel ammette anche ciò che più brama e ciò che realmente la porta alla pazzia.

Ci prova a stare tranquilla ci prova da anni e cade sempre negli errori.

Gli unici momenti in cui lei non ha mai seguito l'istinto andando a finire nei pasticci sono stati quelli con Do-yoon e post morte a Chicago.

Lei da quando è tornata a Seul si è sempre sentita ingabbiata e fa scelte ampiamente discutibili.

Sceglie di non andare da Yoongi però... più che altro anche se non lo dice, io so il perché è codardia... lei non può rivederlo, non vuole rivederlo. 

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