CAPITOLO 32 SHE WENT CRAZY
CAPITOLO 32 SHE WENT CRAZY
1 GENNAIO 2018 01:30
Isabel era seduta per terra con la schiena poggiata al muro, di fronte a lei Dae-hyun anche lui seduto per terra con la schiena poggiata alla vetrata della grande doccia.
C'era solo il silenzio dello smarrimento ad alleggiare su di loro, si guardavano continuando ad ansimare, ma rimanendo distanti.
Erano a corto di parole, come anche a corto di fiato.
Avevano fatto sesso, e anche un bel gran sesso.
Nessuno dei due riusciva a fare una mossa, a dire qualcosa, a iniziare una conversazione.
Era come se si trovassero per un istante in un mondo fatto di tenera ovatta che assorbiva tutti i problemi.
Problemi che li avrebbero raggiunti nel momento in cui si sarebbero alzati e avessero messo piede fuori dalla spessa porta marrone, che gli avrebbe riportati al party di capodanno.
Party di capodanno in cui un'ora prima era avvenuta la proposta di matrimonio.
Fuori da quella porta c'era il mondo reale, fatto di problemi, di restrizioni, di ordini imposti.
Fuori da quella porta c'erano le sbarre che circondavano la prigione in cui Isabel ormai provava ad evadere da anni, senza mai riuscire a farcela.
Isabel si voltò per un istante a guardare la porta, doveva tornare al mondo reale e calcolato di cui faceva parte, e lasciare quel bagno ovattato.
Si mosse piano allungandosi verso la sua sinistra, con la mano, prese i suoi slip afferrandoli, stringendoli con forza.
Continuando a tacere, mise forza nelle braccia e si diede la spinta per alzarsi, nonostante le gambe tremanti.
Con passo lento si avviò vicino al lavello, appoggiò le mutandine sul ripiano e aprì l'acqua per potersi dare una ripulita.
Dae-hyun continuava a guardarla rimanendo seduto per terra, ancora incapace di darsi un perché a quello che fosse appena successo.
Avevano fatto sesso, talmente tanto velocemente, che non si erano neanche tolti i vestiti dal corpo, li avevano spostati o abbassati il tanto dovuto.
Lui l'aveva solo baciata e non aveva pensato minimamente che lei avrebbe preso il sopravvento. Perché così era stato, aveva guidato lei il gioco, velocemente e con passione.
Chiuse un attimo gli occhi inchinando la testa all'indietro.
Continuava a sentirsi eccitato, avrebbe voluto poter avere di più.
Tornò con lo sguardo verso di lei, che cercava di aggiustarsi il meglio possibile rendendosi di nuovo presentabile.
Dae-hyun guardò la porta che lì separava da tutto il mondo.
Sapeva che quello che era accaduto, non avrebbe mai cambiato nulla, che una volta usciti da lì tutto sarebbe stato come se niente fosse mai successo.
Non gli piaceva come cosa, lui non voleva che fosse tutto così uguale, perché dentro di lui qualcosa non era più lo stesso, qualcosa era cambiato.
Quel qualcosa era arrivato così all'improvviso da stravolgerlo.
Quel qualcosa era stato Isabel, che lui aveva sempre osservato con curiosità da lontano, ma che aveva evitato solo e solamente per il rispetto che aveva per Do-yoon.
Do-yoon che non c'era più tra loro, e che aveva lasciato quella ragazzina nelle mani di un altro.
Sapeva che anche lui avrebbe dovuto lasciarla, anche non volendo.
Sapeva però che la scelta non dipendeva da lui, bensì da lei ancora indaffarata ad aggiustarsi davanti allo specchio, come a voler cancellare tutto quello che era appena accaduto tra entrambi.
Si alzò all'istante e la raggiunse mettendosi dietro di lei.
Con leggerezza le appoggiò una mano sulla vita, stringendo appena, la fisso dallo specchio, cercando di capire cosa lei avesse per la testa.
"Mi aggiusti i capelli?" chiese lei indaffarata, mentre si aggiustava il trucco.
"Si." rispose lui dopo un momento di smarrimento.
"Devo tornare di là." Disse secca lei guardandolo attraverso lo specchio.
Lui si bloccò e la fisso.
Non la capiva, lei lo confondeva terribilmente.
Erano appena stati insieme e lei faceva finta come se nulla fosse successo, dicendoli solo che sarebbe dovuta tornare da Chung-hee.
Probabilmente per lei non significava, quello che era stato per lui.
"Si dovresti. Chung-hee si starà chiedendo dove sei" disse lui fingendo serietà, celando il fastidio.
Con le mani andò ai suoi capelli slegandoli dalla coda di cavallo ormai rovinata.
"Ti rifaccio la coda?" chiese lui non sapendo cosa dire, cominciando ad accarezzarle i capelli con delicatezza.
Lei chiuse per un istante gli occhi, inclinando la testa all'indietro, beandosi per un istante del suo tocco delicato.
Lui sorrise nel guardarla attraverso lo specchio, estasiato dalla sua figura.
Comprese in quel momento che l'essere così gelida fosse solo una maschera che lei indossava.
Lei riaprì gli occhi, guardando il loro riflesso.
Si bagnò le labbra con la lingua continuando a non staccare gli occhi dallo specchio, come a voler immortalare quel momento nella sua testa.
"Isabel?" chiamò con voce dolce spostandole i capelli di lato.
"No, posso anche tenerli così." disse destandosi.
Isabel si mosse a disagio, si sporse leggermente sul lavabo afferrando le mutandine.
Lui si allontanò di un paio di passi per lasciarle spazio e la osservò mentre si chinava lenta per potersi rimettersi gli slip addosso.
Lei si voltò e lo guardò, senza saper bene che dire.
Lui la osservò sentendosi nella stessa maniera senza saperlo.
Più la guardava più non resisteva a intavolare l'argomento, voleva parlare di quello che fosse successo di cosa significasse.
"È stato..." provò a dire lui, ma non finendo la frase, non sapendo bene come definire il tutto.
"Inaspettato?" chiese lei arricciando il naso, sembrando in imbarazzo per la prima volta.
"Si." disse lui, accettando quel termine, anche se nella sua testa ce n'erano ben altri di termini per definire il tutto.
"Devo tornare da lui. Non ho cambiato idea. Il matrimonio mi serve." Disse lei schietta.
"Lo so, se dovessi lasciarti dopo la proposta, sarebbe uno scandalo." Annuì lui. Sapeva come funzionava anche meglio di lei, sapeva che non ci sarebbe potuto essere dell'altro.
La guardava e se ne rendeva conto.
Quel sesso era stato un grande errore.
"Si, e noi abbiamo degli affari lavorati. Il sesso e gli affari non dovrebbero mai immischiarsi" sentenziò lei, sembrando severa.
"Giusto..." sospirò lui allontanandosi da lei, faceva male sentirlo.
Lei gli diede di nuovo le spalle e tornò a specchiarsi, aggiusto i capelli e si chinò per rimettere tutto nella borsetta, sospirando rumorosamente.
"Era solo sesso" sussurrò a bassa voce Dae-hyun.
Lei si voltò di scatto a guardarlo "Perché era altro?" chiese con voce mezza spezzata.
"No, tu ti devi sposare." provocò improvvisamente lui.
"Eh si." annuì lei sbuffando una risata.
Lui fece dei passi riavvicinandosi a lei, inchinò leggermente il capo, per guardarla dritta negli occhi, ghignò vicino alle sue labbra soffiandoci leggermente sopra.
"Cazzo." Sussurrò lei.
Lui sghignazzò e le diede un bacio veloce.
Le prese il viso tra le mani accarezzandole dolcemente le guance.
"Non vorrei rovinare il trucco appena aggiustato." Sussurrò a fior di labbra.
Lei annuì continuando a guardarlo, pensando solo che non voleva uscire da quel bagno.
"Non mi hai lasciato segni vero?" chiese con tono preoccupato.
"No, sono stato bravo, non lo saprà mai." Le diede un altro leggero bacio, con il pollice andò ad aggiustare il rossetto lievemente sbavato dalle sue labbra.
Lei si allontanò leggermente, sapeva che doveva mettere distanza o non se ne sarebbe andata, voleva solo avere di più sentirlo di più.
Non ne comprendeva il motivo, ma realmente non voleva farsi troppe domande.
Era da tanto che non si sentiva così libera.
Si sentiva così perché aveva trasgredito.
"Io.." tremolò non riuscendo a parlare.
"Tu, devi uscire da qui. Ora."
Lei si irrigidì per via del tono rude di lui, e aggrottò la fronte spaesata.
"È stato solo un bellissimo errore. Vai da lui. Kim vai." Disse lui con tono autorevole.
Lei annuì chinò il capo, afferrò la borsetta e gli voltò immediatamente le spalle andando via.
Sapeva che lui aveva usato quel tono e che la stava cacciando in quella maniera solo perché era la cosa giusta, o lei non se ne sarebbe andata e sarebbero rimasti in quel bagno e avrebbero di nuovo rifatto sesso.
Lei non poteva rimanere in quel bagno, lei doveva varcare quella spessa porta e tornare al mondo reale.
Uscì velocissima dal bagno senza voltarsi a guardarlo, così come lui aveva ordinato.
Si chiuse la porta alle spalle e sospiro, chiudendo gli occhi per una frazione di secondo.
Non riuscì neanche ad avere il tempo di fare un pensiero che una voce meschina arrivò al suo orecchio.
"Complimenti"
Isabel spalancò gli occhi, guardando il ragazzo di fronte a lei che stava battendo annoiato le mani e la guardava con un ghigno soddisfatto dipinto in volto.
"Bisogna appostarsi vicino ai bagni per beccarti, eh?" sorrise vittorioso con il telefono in mano.
Isabel lo guardò in cagnesco.
Il ragazzo di fronte a lei fece ondeggiare il telefono di fronte al suo viso e poi fece partire una registrazione.
Isabel rimase ferma a osservarlo con gli occhi ridotti in due fessure, stringendo forte i pugni, cominciando a ribollire di rabbia.
Avrebbe dovuto farlo fuori anni fa.
Dopo anni, imperterrito era tornato di nuovo a rovinarle la vita e a intromettersi nei suoi affari.
Realmente non se n'era mai andato, era sempre stato nascosto nell'oscurità in qualche piccolo cunicolo degno per il ratto che era.
"Non urlavi così con me" disse lui mostrando risentimento.
Lei ghignò, scuotendo leggermente il capo.
Lo odiava e disprezzava realmente tanto.
Aveva provato ad avere pena per lui in passato, si era sentita in colpa anche nei suoi riguardi, la realtà era che non provava proprio niente per lui solo una grandissima irritazione.
"Forse perché non eri abbastanza. Sei solo un piccolo pervertito. Che cosa farai con questa registrazione? Ti masturberai la notte piangendo" provocò lei ridendo sguaiatamente.
"Potrei darla a tuo padre. Anzi forse potrei darla direttamente a Chung-hee sarà felice di sapere come lo tradisci con chiunque."
Lei sbuffò infastidita, ridacchiando in seguito quasi in maniera malefica.
Cominciò a camminare per il corridoio senza dargli importanza.
Ha-rin era solo un piccolo verme che continuava a strisciarle vicino, e che lei però non riusciva più a tollerare.
Era il momento di finirla, e di non essere più gentile nei suoi riguardi.
"Dove stai andando? Hai sentito quello che ho detto?" trillò Ha-rin vedendola andare via.
La cominciò a tampinare. "Sto parlando con te." si lamentò come un ragazzino piagnucolone.
Lei continuò a camminare lenta, si fermò davanti a una porta e l'aprì, ci guardò dentro incuriosita.
Era il momento di finirla.
Era stufa di Ha-rin.
"Isabel!" chiamò lui avvicinandosi e afferrandole il polso con forza.
Lei assottigliò lo sguardo, con forza gli prese la mano che stringeva il suo polso e strinse a far male.
"Lasciami." Disse tra i denti. "Non ti ho dato il permesso di toccarmi." Con uno strattone fece in modo che lui levasse la mano dal suo polso.
Lui indietreggiò impaurito guardandola con gli occhi sgranati, non l'aveva mai vista così minacciosa.
"Mi stai realmente stancando. Continui a intrometterti nella mia vita. Vuoi parlare con me? È questo che vuoi?" disse lei sempre più ostile nei suoi riguardi.
"Si. Voglio solo parlare." Disse lui provando a sembrare forte.
"Bene. Entra." Disse facendoli segno verso la stanza che aveva aperto.
Ha-rin si voltò a guardare non del tutto convinto la stanza buia che lei indicava.
"Hai detto che vuoi parlare. Parliamo ma in privato." Ordinò lei continuando a fargli segno verso la stanza. Mostrando il suo sorriso più sfrontato e maligno che potesse avere.
Ha-rin ingoio a vuoto, poco sicuro di volersi trovare in un posto chiuso con lei, anche se la conosceva abbastanza bene da sapere che non avrebbe mai potuto fare niente di avventato.
Alla fine entrò.
Isabel rimase per un attimo ferma a guardare la stanza e la porta, in seguito si guardò intorno controllando se ci fosse qualcuno o meno.
Quando si voltò verso la sua destra, notò Dae-hyun che la stava fissando da lontano ancora vicino al bagno.
Velocemente entrò nella stanza, chiudendo la porta facendola sbattere rumorosamente.
Dae-hyun dall'altra parte del corridoio salto sul posto per via del forte rumore.
Si guardò intorno indeciso su cosa fare.
Non sapeva se seguirla oppure no.
Non era neanche riuscito a vedere chi fosse la persona che era entrata con lei.
Pensava si dovesse trattare di Chung-hee, che lui li avesse beccati.
Senza neanche rendersene conto e avere il tempo di ragionare il suo corpo si mosse velocemente fino a raggiungere la porta chiusa dove lei era entrata.
Entrare o non entrare era quello il dilemma.
Si accostò di più alla porta per sentire cosa stesse accadendo dentro.
Udì il rumore di qualcosa che si andava a rompere a terra.
D'istinto aprì la porta.
Rimase per un attimo interdetto davanti alla scena di fronte a se.
Un vaso di costosissima ceramica era a terra in frantumi sul parquet, vicino ai vari cocchi, c'era Isabel sopra a un ragazzo.
Il ragazzo però non era Chung-hee da come si sarebbe aspettato lui.
Era qualcun altro, ma non riusciva a capire chi potesse essere.
Continuò a guardare la scena di Isabel a cavalcioni mentre il ragazzo sotto di lei provava a muoversi sembrando un'anguilla.
Dopo il primo momento di smarrimento, si chiuse la porta alle spalle con un grande tonfo.
Si precipitò verso la ragazza, l'afferrò per la vita e con molta forza cercò di alzarla e di farla allontanare da quello che sembrava essere la sua vittima.
"Che diavolo fai!" urlò Dae-hyun, continuando a stringerla per la vita mentre lei si vincolava e gli urlava di lasciarla.
Lanciò un fugace sguardo al ragazzo steso sul pavimento riconoscendo Ha-rin.
"Kim calmati!" urlò lui cercando di tenerla più stretta.
Il ragazzo per terra stava tossendo rumorosamente, mentre si rannicchiava su se stesso tenendosi l'addome che era sicuramente stato colpito con parecchia violenza.
"MOLLAMI!" Urlò lei divincolandosi con più forza.
Dae-hyun dovette allentare la presa, e scansarsi per evitare una craniata da parte della ragazza, che sembrava essere posseduta da qualche demonio.
Isabel ne approfittò per sfuggire dalla sua presa e mettere distanze tra loro si voltò a guardarlo in cagnesco con aria di sfida, come se avesse davanti a sé un altro nemico.
"Kim..." provò a dire lui con voce tenue "Devi calmarti, non puoi comportarti così in un posto del genere" disse lui sconvolto dalla pazzia della ragazza.
"NON POSSO! Chi ti credi di essere per dirmi cosa devo o non devo fare" disse con rabbia, fece dei passi indietro e si voltò di nuovo verso Ha-rin, che si era nel frattempo rimesso in piedi e si teneva al tavolino.
"Dammi il telefono." Disse con tono minaccioso.
"Perché dovrei, ora siamo due contro uno." disse con voce rauca Ha-rin tossicchiando subito dopo.
Isabel inorridì e si voltò di nuovo verso Dae-hyun, il ragazzo, però sembrava scettico e confuso da tutto.
Lei era talmente arrabbiata, da non riuscire a percepire tutta la confusione di Dae-hyun.
Lei non la vedeva.
Lei era altrove.
Veniva trascinata dalla corrente di un fiume gelido, diretta verso una cascata, dove sarebbe precipitata nel vuoto.
Lei precipitava.
Era tutta colpa sua, aveva abbassato la guardia per pochissimo e si era fatta fregare.
Ora siamo due contro uno
La frase risuonava rumorosa come una tromba da stadio puntata vicino al suo orecchio.
Era caduta nella tela del ragno.
Aveva abbassato la guardia di nuovo, si era fatta trascinare dagli eventi.
Tutto per sfuggire.
Di nuovo. Aveva commesso di nuovo lo stesso sbaglio.
"Cazzo." Disse con rabbia nella voce.
Sbatte con forza il piede a terra.
"Dovevo saperlo! Dovevo capirlo!" urlò contro Dae-hyun che la guardava smarrito non capendo cosa lei stesse dicendo.
"Fai in modo che mi dia il telefono. O giuro che faccio saltare il progetto e distruggerò qualunque cosa mi capiti a tiro." Disse lei facendo dei passi minacciosi verso di lui.
Avrebbe raso tutto al suolo.
Se lei fosse caduta, il mondo sarebbe caduto insieme a lei.
"Di cosa stai parlando? Perché te la prendi con me?" la guardò confuso il ragazzo.
"Cazzo. Smettila di fare il santo. L'hai fatto apposta! Era tutto un piano! Sei in combutta con quel deficiente!" urlò lei indicando Ha-rin, ancora per terra che ghignava trionfo.
Dae-Hyun fece slittare lo sguardo da lei a lui, non capendo a cosa lei si stesse riferendo.
La guardò di nuovo, sembrava realmente furiosa come non mai, vicino alla pazzia.
"Se mi spieghi, forse posso capirci meglio. Isabel non ho idea di cosa tu mi stia accusando." Disse lui con voce ferma incrociando le braccia al petto sentendosi infastidito da delle accuse campate in aria.
"Hyung, non c'è bisogno che fai così, ho quello che mi hai ordinato di prendere. Ormai è in pugno, non c'è bisogno che continui a recitare." Disse Ha-rin con voce rauca.
Dae-hyun fece saettare lo sguardo su Ha-rin aggrottando confuso la fronte.
"CAZZO! CAZZO!" urlò a pieni polmoni Isabel andandogli contro e cominciando a spingerlo.
"Sei uno stronzo! Dovevo credere agli altri! Ti sarei dovuta stare lontana! Sarai la mia rovina!" urlò lei cercando di trattenere le lacrime, continuando a spingerlo con forza e rabbia.
Lui le bloccò le braccia guardandola non sapendo bene cosa fare e pensando che sarebbe stato faticoso riuscire a calmarla il tanto bastasse per parlare e cercare di capire cosa stesse dicendo Ha-rin e cosa le stesse passando per la testa.
"Kim fermati!" provò a urlarle contro, sperando che lei calmasse la sua furia.
Con lo sguardo andò verso Ha-rin che si stava mettendo in piedi e puntava verso il telefono.
Dae-hyun d'istinto, spinse Isabel a terra.
Con passi svelti si avvicinò verso Ha-rin.
"Tocca quel telefono e sei morto." Disse minaccioso.
Ha-rin si voltò a guardarlo impaurito.
"Che cosa hai fatto?" disse a denti stretti.
Isabel si trovava a terra ansimava affaticata e guardava Dae-hyun con gli occhi fuori dalle orbite non capendo bene la situazione.
Ormai nella sua testa alleggiava solo la paranoia e pensieri inerenti a una sua possibile distruzione.
"Che cosa sta in quel telefono?" disse con rabbia Dae-hyun.
"Dai Hyung lo sai! Mi hai detto tu di registrare tutto." Continuò la sua recita Ha-rin guardando Isabel che era a terra e tremava di rabbia e paura.
Dae-hyun lo spinse nuovamente a terra, si piegò e coprendoli la visuale e prendendolo per la gola.
"Non sono mai stato un tipo violento." Disse stringendo un po' il collo di Ha-rin che strabuzzò gli occhi.
"Non farmi passare per quello che non sono. Non mettermi in mezzo in questa storia. Ti avevo detto di finirla di importunarla. Tu cosa fai? Pensi di poter usare ME? Pensi che io mi faccia usare da te un sudicio moccioso?" gli urlò in faccia per poi lasciarlo andare poiché stava diventando paonazzo in viso.
Si ricompose velocemente e andò a prendere il telefono di Ha-rin che era per terra.
Si voltò a guardare Isabel che era ancora seduta a terra nel panico totale.
"Ragazzina." Disse lui rivolgendosi a lei.
Isabel sobbalzò sgranando gli occhi, in quel momento Dae-hyun sembrava così simile a Do-yoon.
Era come rivedere Do-yoon al matrimonio di suo fratello, che teneva Ha-rin steso a terra dopo averla salvata.
Do-yoon la sua ancora di salvezza, colui che avrebbe fatto di tutto per tenerla al sicuro.
Da quando lui era morto, erano sorti tutti quei casini.
Lei si era sentita sempre più sempre sola.
Mai protetta da nessuno, le aveva provate tutte, e aveva fallito miseramente fallito in tutto.
Do-yoon era stato l'unico capace di farla sentire amata, compresa.
Gli occhi le si riempirono di lacrime, lo voleva vicino a lei.
Necessitava averlo con sé.
Era in iperventilazione, solo pensare a Do-yoon riusciva a causarle un super crollo emotivo.
Due mani calde si posarono sul suo viso.
"Kim... Isabel.." la chiamò Dae-hyun con voce dolce e protettiva.
"Guardami... qualunque pensiero stai facendo è sbagliato. Te lo posso giurare." Provò a rincuorarla lui.
Isabel lo guardava, vedeva gli stessi occhi scuri di Do-yoon in quelli di Dae-hyun.
Dae-hyun le tolse una mano dalla guancia e prese il telefono che aveva appoggiato a terra.
"Tieni, ti do il telefono così sai che puoi fidarti di me." Disse lui.
Isabel annuì sollevata, chiudendo un attimo gli occhi. Doveva mandare via il pensiero di Do-yoon.
Afferrò il telefono con forza e lo guardò comunque incerta sul fidarsi di lui.
"Cosa c'è sul telefono?"
"Ha registrato fuori dal bagno" disse lei con rabbia.
"Ha registrato me e te?" chiese lui scostandosi da lei, Isabel annuì con la testa.
Lui si alzò in piedi e le porse la mano aiutandola ad alzarsi.
Lei lo guardò titubante e intimorita, si scostò da lui tenendo il telefono stretto al suo petto.
"Non puoi permetterti di andare in panico in questa maniera. Non ti è concesso." Disse lui secco.
Lei lo guardò non capendo cosa stesse dicendo.
"Sei fatta per avere tutto nelle tue mani. Sei piena di carica, energia e buone idee. Sei una persona capace. Non ti conosceva nessuno e in un breve periodo sei riuscita a conquistare tanto." Disse lui serio.
"Io..." tentennò lei.
"Fidati del tuo istinto. Smettila di farti manipolare da stupide chiacchiere o da gente che usa la manipolazione per sembrare forte."
"Anche tu manipoli." Disse lei guardandolo dritto negli occhi.
"Anche tu." Disse lui serio e facendo un ghigno.
"Perché darti quel video? Se solo avessi voluto annientarti, non sarei venuto da te."
"Tu non capisci, in ballo c'è la mia vita, io non mi sarei dovuta avvicinare a te, non dovrei fidarmi di nessuno." Disse lei piccata.
"Hai ragione non ti saresti dovuta avvicinare a me. Non avresti dovuto fare un patto lavorativo con me." Disse lui serio.
Lei lo guardò triste, sapeva che lo aveva ferito.
"Ormai ci siamo dentro entrambi. Su una cosa puoi stare tranquilla, io non sono uno che cade a fondo." Disse sorridendo, si voltò di nuovo verso Ha-rin che guardava la scena, un misto tra impaurito e schiumante di rabbia.
Dae-hyun scosse la testa e sbuffò una risata di scherno. "Che cosa credevi di fare?" disse con voce meschina.
"Anzi no. Non dirmelo, non ne vale la pena entrare nel tuo stupido cervellino." Sghignazzò.
"Non è finita qui." Disse Ha-rin non arrendevole.
"Certo che no. Tu non uscirai da questa stanza così incolume, nessuno mi provoca, nessuno prova ad usarmi." Disse intimidatorio e ghignante Dae-hyun.
"Puoi farmi quello che vuoi. Non ho paura." Disse tremante vacillando.
"Ah allora dillo con più convinzione perché non ti crede nessuno."
Isabel era immobile dietro di loro, si era distratta per un attimo, perché il telefono di Ha-rin si era illuminato rilevando un messaggio che lei lesse ad alta voce stranita.
"Esibizione finita, macchina sistemata."
Isabel tornò con lo sguardo stranito su Ha-rin che scoppiò a ridere in una fragorosa risata.
"Cazzo tu sei davvero matto" disse Dae-hyun non capendo quell'improvvisa risata proveniente dal ragazzo.
Isabel sentì il freddo invaderla.
Boccheggiò, rileggendo il messaggio.
Continuava a sentire freddo.
Puntò gli occhi su Ha-rin che aveva un ghigno vittorioso sul volto e continuava a ridere.
"Che cosa hai da ridere?" chiese guardandolo schifato, ma vacillando con la voce.
"Indovina a chi il paparino non ha creduto?" continuò a ridere Ha-rin, come un pazzo contorcendosi tutto.
Dae-hyun guardò Isabel per un istante.
"Cosa?" boccheggiò la ragazza.
"Ti sarai salvata, ma indovina chi non si salverà stasera? Pensavi che tutto fosse andato per il verso giusto? Esibizione finita... chi si esibiva stasera?" cominciò a provocarla lui.
"Che cosa ha fatto mio padre." Disse lei.
Il telefono cadde dalle sue mani.
Velocemente lei fu di nuovo sopra Ha-rin, afferrandoli il collo.
"PARLA O TI AMMAZZO." Urlò di nuovo come un'indemoniata, cominciando a colpirlo con forza sul viso con i pugni e con violenza inaudita.
Dae-hyun dopo un altro momento di smarrimento, si ritrovò a sbuffare, scuotendo il capo.
Avrebbe dovuto fermarla ma non aveva poi molta voglia di farlo.
Continuò a osservarla prenderlo a pugni.
Sbuffò di nuovo irritato.
Alla fine decise di bloccarla o non sarebbe rimasto più nulla di quel ragazzo.
La riafferrò per la vita scostandola da Ha-rin che aveva il respiro affannoso e sputava sangue sul pavimento.
"Cazzo. Ci vai giù pesante con le botte" disse tenendola stretta per la vita.
Isabel si era bloccata e aveva anche lei il respiro affannato, ma guardava Ha-rin con gli occhi fuori dalle orbite, sempre furiosa.
"Se continui così...non avrai le tue risposte. Guarda come l'hai ridotto. A Breve non potrà neanche più parlare." Disse lui con tono di rimprovero. "Ti calmi subito." Ordinò lui vicino al suo orecchio.
"Va bene... mi lasci andare?" chiese lei con voce lieve.
"No, sei pericolosa." Disse lui provando a fare il serio.
"Giuro che non lo tocco più, ma voglio delle risposte." Disse lei mentre continuava a guardare Ha-rin che era a terra ricoperto di sangue in faccia e ghignava comunque sicuro di aver vinto non si sa cosa.
Più lei lo guardava, più credeva che Yoongi fosse in pericolo, doveva per forza essere così, lui era quello che si doveva esibire al Gayo festival.
Suo padre probabilmente si stava vendicando su di lui come aveva sempre promesso di fare.
Ha-rin tornò a ridere soddisfatto.
"Lo ami ancora." Disse sprezzante.
"Che cosa ha fatto mio padre?" disse lei con rabbia rimanendo comunque ferma tra le braccia di Dae-hyun.
Era ferma, no per la presa del ragazzo, ma perché sentiva come se il suo sangue si fosse completamente congelato.
Era terrorizzata.
"Cazzo. Che rottura. Ha-rin ti conviene parlare a meno che tu non voglia che le conseguenze di tutto ciò possano essere peggiori." Disse Dae-hyun, irritato dal modo di fare del ragazzo.
Sembrava come se in quel momento quel ragazzino di fronte a loro si stesse godendo il momento e che volesse portarlo per le lunghe.
Ha-rin continuò a ridere come un pazzo.
"PARLA!!" urlò lei con voce stridula.
"Il tuo patetico rapper, non ha mai capito quanto tu sia dannosa per lui." sputò fuori con perfidia, continuando a guardala vittorioso.
"Io..." boccheggiò lei non capiva cosa stava succedendo sapeva solo che sicuramente lui era in pericolo e come sempre la colpa sarebbe stata sua.
"Cazzo vuoi parlare." Disse Dae-hyun infastidito da tutto quel teatrino, lasciò andare Isabel, che stranamente rimase immobile come a essere paralizzata.
Dae-hyun si riavvicinò a Ha-rin in modo minaccioso. "Ragazzino smettila di giocare e parla, o non uscirai fuori da questa casa vivo." Disse prendendolo per il bavero della camicia imbrattata di sangue.
"Non m'importa..." sussurrò ridendo Ha-rin.
"Se parlo, lei potrebbe salvarlo. Preferisco di no." continuò a ridere follemente.
Isabel fece dei passi lenti avvicinandosi a Dae-hyun appoggiò una mano sul suo braccio come a dirgli di allontanarsi.
Dae-hyun sospirò allontanandosi pur non volendo.
"Che cosa vuoi in cambio?" chiese lei freddamente, ma arrendevole.
"Nulla... vederti in questo stato mi basta e avanza."
"Perfetto. Allora sei inutile." Disse gelida.
Isabel sorrise.
Non diede neanche il tempo all'espressione sul viso di Ha-rin di cambiare, o a Dae-hyun vicino a lei di realizzare, che con tutta la sua forza diede un calcio ben assestato sulla faccia di Ha-rin, facendolo cadere all'indietro e stramazzare al suolo.
"L'hai ucciso?" chiese Dae-hyun confuso avvicinandosi a lei.
"Non ha importanza." Disse lei si voltò senza neanche guardalo e andò verso la sua borsetta che era a terra.
Velocissima, l'aprì e prese il telefono, digitando il numero.
"Chi stai chiamando?" chiese Dae-hyun pur sapendo che non avrebbe avuto mai risposta, nello stesso momento si avvicinò ad Ha-rin per cercare di capire se ancora respirasse e fece un respiro di sollievo, poiché quel verme era vivo, un cadavere sarebbe stato fin troppo difficile da occultare.
"Dash... sei al Gayo?" chiese lei con voce trillante al telefono.
"Si, hanno da poco finito, stavamo per andare via, perché?"
"Dash...non fare andare via nessuno di loro, penso ci sia un problema con le macchine, non ti so dire ma penso che mio padre le abbia manomesse" trillò lei velocemente e in panico.
"Che dici? È impossibile Isabel sono sempre controllate le vetture"
"Dash... ti prego non salite sulle macchine!" disse supplice, mentre con lo sguardo andava ad Ha-rin che era a terra sporco del suo sangue.
"okay va bene, ora avviso il manager aspetta in linea."
Isabel annuì, con lo sguardo andò verso Dae-hyun che era immobile e la osservava sembrando preoccupato, il ragazzo si avvicinò a lei accennando a un sorriso gentile.
"è probabile che stesse mentendo." Provò a dire.
"Non credo..." disse lei guardandolo in crisi, sperava con tutta se stessa che Yoongi stesse bene.
"Isabel..." chiamò Dash dal telefono.
"Si? hai avvisato il manager?"
"Si.. ma Yoongi è andato via con Na-ra..." disse lui con tono preoccupato.
"Yoongi non è lì?" chiese lei trillante, era come se il suo cuore avesse smesso di battere.
"No, ultimamente va sempre via con Na-ra... i manager stanno andando nel parcheggio e Tae-hyung sta provando a chiamarlo... sono sicuro...."
Isabel chiuse il telefono senza farlo finire di parlare.
Con le mani andò veloce sul tastierino, non avrebbe dovuto avere il numero di Yoongi dato che lui l'aveva cambiato, ma l'aveva rubato dal telefono di Dashimen e imparato a memoria.
Il telefono squillava a vuoto e lui non stava rispondendo.
Isabel alzò lo sguardò su Dae-hyun, con gli occhi pieni di lacrime.
Dentro di sé di nuovo quella orrenda sensazione di colpa e di solitudine.
L'aveva perso e questa volta per sempre.
Dopo tutte le lotte tutti i sacrifici, alla fine aveva comunque sbagliato, aveva fatto dei passi falsi e il risultato era stato proprio quello che non aveva mai accadesse.
Angolo dell'autrice:
Non sono morta.. ma gli ultimi mesi a scuola sono stati duri!
Se volete lavorare a scuola ve lo sconsiglio!
Ora torniamo a noi vi avevo lasciato con la proposta di matrimonio e Isabel che poi intrallazza con Dae-hyun in bagno.
Ci troviamo al post sesso.
Ogni volta che lei si lascia andare e fa qualcosa d'istinto senza pensare alle conseguenze finisce così che si ritrova nella merda.
E la merda in questa storia è sempre lui Ha-rin del cazzo.
Che sta volta le ha prese, e anche fin troppo.
Lei non ci ha visto più.
Adoro il pezzo quando lei rivede Do-yoon in Dae-hyun... è importante!
Per il resto il padre di lei ha agito veramente, tramite Ha-rin.
Non avrebbe mai fatto passare quell'affronto e le minacce di lei.
Le ha acconsentito di sposarsi, non le ha fatto del male, ma ciò non voleva dire che lei avesse realmente vinto.
Isabel non vince mai a quanto sembra.
Ci si legge la settimana prossima, penso che tornerò a scrivere in maniera regolare!
Baci!
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