CAPITOLO 30 TRY TO SAVE MY SELF
CAPITOLO 30 TRY TO SAVE MY SELF
31 GENNAIO 2017 MATTINA
Isabel si era svegliata prestissimo quella mattina, al dire il vero aveva dormito poco e niente, si era vestita velocemente, non aveva svegliato Dashimen in coma, e aveva raggiunto Chin-hae nel suo ufficio.
Entrambi avevano parlato della situazione, lei aveva deciso che in caso di situazione critica avrebbe detto quasi tutto quello che aveva combinato a suo padre e avrebbe cercato una tregua pacifica, annunciando la sua resa.
Chin-hae non era stato molto d'accordo con il tutto, ma non trovando alternative adeguate o idea genali di salvataggio, alla fine aveva dovuto acconsentire.
Come aveva dovuto acconsentire al pubblicare tutto in caso lei non ne fosse uscita incolume.
Dopo essersi accordati, Isabel si era diretta come sempre a lavoro, fingendo calma apparente.
Aveva fatto finta che fosse una giornata come tutte le altre e non il giorno della resa dei conti, o il giorno del patibolo.
Aveva passato la mattinata a bere caffè, litri di caffè.
Aveva stampato tutto il bando inviato da Dae-hyun e lo aveva studiato.
Più i minuti passavano.
Più le ore passavano.
Più l'ansia aumentava in lei logorandola dentro.
Verso le dieci del mattino decise di andare sul suo tapis roulant che aveva in ufficio e camminare un po' con le cuffie alle orecchie.
La musica però non attutiva i pensieri.
Non attutiva il senso d'impotenza che aveva, come neanche quello di sentirsi una completa idiota.
Era stata una stolta quella sera di agosto, era stata troppo presa dalla preoccupazione per Yoongi, aveva deciso di rassicurarlo in un punto visibile a chiunque baciandolo diverse volte fuori dal bagno dell'octagon club.
Non si era minimamente preoccupata che qualcuno avesse potuto vederla o addirittura prendere la registrazione delle telecamere.
Non aveva minimamente pensato che Yuri volesse vendetta verso di lei e delle persone che conosceva.
Aveva sottovalutato il tutto, perdendosi in altro.
Aveva sottovalutato Ha-rin e la sua spia.
Ha-rin che era tornato, sicuramente per rimanere.
Ha-rin che stava andando da suo padre probabilmente in quel preciso momento, per incastrarla e distruggerla.
Era veramente ridicolo come dei baci fuori un bagno avrebbero potuto comportare la sua sconfitta definitiva.
Dopo tutto quello che aveva fatto, che aveva escogitato, si sarebbe rovinata per un paio di baci.
Pensava di essere riuscita a uscirne. Pensava davvero che con quel matrimonio avrebbe posto fine a tutto.
Sembrava che però non ci fosse una fine, purché non fosse stata la sua.
La porta del suo ufficio si aprì un assistente la chiamò a gran voce, lei scese dal tapis roulant, annuì a quello che l'assistente le stava dicendo.
Appena fu andato via, si avviò nel suo bagno.
Si sciacquò la faccia, aggiustò il trucco e si guardò allo specchio.
Non era il momento di cedere.
Non era il momento di fallire.
Non era il momento di farsi vedere debole.
Sarebbe entrata nell'ufficio del padre, avrebbe retto la situazione.
Senza panico o paura.
Era il momento di combattere, di mettere fine a tutto e uscirne almeno incolumi.
Uscì dal suo ufficio e con calma si avviò verso l'ultimo piano dove si trovava suo padre.
Lei era pronta a farsi valere, era inutile negare tutto quello che aveva fatto, sapeva che suo padre l'avrebbe accusata di tutto.
L'unica cosa che avrebbe potuto fare era dire la verità, mostrare quanto fosse realmente potente, e provare ad arrivare a un compromesso.
Arrivata lì, il segretario di suo padre la face attendere per quasi trenta minuti, lei sapeva anche il perché di quell'attesa, era fatta apposta per farla innervosire.
Provò a non preoccuparsene, cercando di lavorare con il suo tablet continuando a studiare con attenzione il bando, cosa che la stava calmando.
Finalmente entrò nello studio, dopo aver salutato educatamente suo padre e si sedette sul divano di fronte a lui.
I minuti passavano in un gelido silenzio.
Silenzio che lui stava mettendo in atto di proposito, così da crearle ansia.
Conosceva il trucco, lo conosceva fin troppo bene.
Lei doveva solo recitare, come sempre la parte dell'annoiata.
"Mi hai fatta chiamare con urgenza dimmi" disse con tono annoiato, parlando per prima.
"Penso tu sappia già di cosa io voglio parlare" disse lui con tono rude.
"Posso supporlo... vuoi convincermi a ripensare al matrimonio? Vedevo che eri molto incline a volermi con Chang-Dae-hyun." Disse lei seria, con una punta di noia sempre nella voce.
"Vuoi prendere tempo? Lo so che hai degli sporchi piani. " l'accusò lui immediatamente, assottigliando lo sguardo.
"Come?" chiese lei stranita, facendo finta di non sapere il vero motivo del perché fosse realmente lì.
"So cosa hai fatto." Continuò lui con lo stesso tono.
"Non ho fatto nulla. Ho solo lavorato." Disse lei continuando la sua recita.
"Quindi mi stai dicendo che sei innocente e che tutto è tranquillo e stasera accetterai la proposta di Chung-hee davanti a tutti?" provocò lui con astio, la guardò severamente e fece schioccare le nocche delle mani, provando a incuterle paura.
"Si... perché è quello che è" disse lei con una smorfia sempre più confusa.
Non era il momento di mostrarsi intimorita.
"Non hai fatto nulla di nascosto?" continuò con la sua serie di domande.
Lei si finse pensierosa, sospirò e decise di continuare con la sua recita.
"Ho parlato con Dae-hyun per quanto riguarda una gara d'appalto, non ti ho detto nulla perché stavo ancora studiando il tutto per capire se fosse una cosa conveniente per l'azienda." Ammise tranquillamente, continuando a far finta di nulla.
"Quindi stai solo lavorando e facendo il tuo?" lui la guardò sembrando sempre più furente.
"Si, sto lavorando per l'azienda, e sto pensando al futuro matrimonio era tutto quello che tu volevi. Perché mi accusi di qualcosa?" chiese sembrando sempre più basita, boccheggiando lievemente, e mettendosi una mano sul petto contrita.
"Futuro matrimonio, con un marito cornuto?" urlò lui sbattendo una mano sul tavolino cercando di farla spaventare.
Isabel saltò sul posto, granando gli occhi, continuando a recitare.
"Come?" disse lei boccheggiando.
"Non c'è nulla tra me e Dae-hyun se è quello che intendi. Solo affari di lavoro." Trillò lei continuando a mettere in mezzo Dae-hyun.
Il signor Kim la guardò per un attimo confuso, non capendo perché sua figlia continuava a mettere in mezzo il figlio dei Chang.
"Perché continui a nominare Chang?" chiese irritato.
"Perché ci hai visti da soli insieme nel mio ufficio. E si devo ammetterlo c'è dell'attrazione fisica. Solo quella!" trillò lei facendo finta di essere in panico e muovendo le mani davanti alla faccia in segno d'innocenza.
Il padre continuò a guardarla confuso.
Si chinò leggermente sul tavolino che divideva entrambi e girò un paio di fogli, che risultavano essere delle fotografie.
Isabel non si smosse dal divano e dalla posizione in cui era seduta, sapeva di cosa si trattava.
Lui avvicinò le foto a lei, e dovette prenderle tra le mani.
Le guardò senza mostrare espressione con il volto.
Le riposò sul tavolino.
"Prendo da bere." Disse secca dopo aver fatto schioccare la lingua contro il palato.
"Non lo meriti." Disse lui con rabbia.
"Penso che servirà ad entrambi dell'alcool per affrontare questa conversazione, che potrà essere spiacevole per entrambi o potrà invece portare a un accordo di convivenza reciproca." Disse lei alzandosi e cominciando a girare per la stanza non per niente impaurita da lui.
Avrebbe affrontato il suo destino e l'ira di suo padre.
Si fermò davanti la vetrina indecisa su cosa prendere, mentre suo padre la osservava scettico ma rimaneva comunque ai suoi comodi facendola fare.
Isabel fece un paio di volte avanti e dietro per portare e appoggiare sul tavolo due diverse bottiglie e due bicchieri.
Suo padre continuava a scrutarla senza proferire parola, ma armeggiando con un sigaro e un accendino.
"Prediligo la vodka." Disse solo Isabel versando il liquido nei bicchieri ad entrambi.
Anche se erano le undici e mezza del mattino, l'alcool come sempre era l'unica soluzione.
"Tu non eri quella che odiava i giri di parole e il perder tempo." L'accusò lui.
"Quest'attesa serve solo a darti modo di rilassarti." Sottolineo lei sorridendo provocatrice e alzando il suo bicchiere in segno di brindisi.
"Non mi piace la tua sfacciataggine."
"Lo so, non ti piace nulla di me. Non ti è mai piaciuto nulla di me. Anzi andando avanti col tempo, penso che tu abbia incominciato anche a temermi." Disse lei cambiando del tutto atteggiamento e mostrandosi per la vera calcolatrice che era.
"Ti prego..." sbuffò irritato "Cosa dovrei temere da te? Sei una ragazzina, che non sa ancora in che mondo vive. Che piagnucola per una storia d'amore destinata a fallire, e per un briciolo di mia considerazione." disse lui guardandola con disprezzo.
Isabel sogghignò, facendo spallucce e bevve un sorso sotto lo sguardo vigile del padre.
"Questo." Disse indicando le fotografie.
Isabel si porse un po' più avanti afferrando l'accendino del padre. "Posso utilizzarlo per un attimo?" chiese sorridendo spavalda.
"Fai pure." Disse lui poggiando di più la schiena contro lo schienale e continuando ad osservarla, non gli piaceva molto come stava andando quella conversazione, sembrava come se Isabel avesse tutto sotto controllo.
La osservò mentre prendeva le foto e dargli fuoco lasciandole cadere nel grande posacenere sul tavolo.
"Sono foto vecchie. Non so chi te l'abbia portate. Posso dedurre Ha-rin di ritorno dall'America." Fece un sospiro e una lieve pausa "Piccolo verme è venuto strisciante fino a qui a chiedere il rimpatrio?" disse lei con una risata sbeffante.
"Non ha importanza se sono vecchie. Ti sei vista con lui."
"È finita." Disse schietta.
"Non dovevi avvicinarti a lui. Questo non passerà in punito." Disse con rabbia.
"Non è nulla, solo una scopata in un bagno avvenuta secoli fa. Non puoi realmente arrabbiarti per una cosa del genere. Ti ho detto non ha valore." Disse lei sbuffando pensando che tutta quella rabbia fosse assurda.
"Tu continui a fare come vuoi. Era un mio comando. Non dovevi avvicinarti a lui. l'hai fatto. La paghi ora." Disse tra i denti lui.
Nell'impeto della rabbia urtò una bottiglia tra le due che Isabel aveva appoggiato sul tavolino e facendola cadere a terra in pezzi macchiando il tappeto.
"Vedi cosa hai combinato!" urlò dando la colpa a lei e saltando in piedi.
Lei rimaneva seduta sul divano, senza muovere un muscolo.
Suo padre era capace di fare una scenata per un nulla.
Poteva tranquillamente lasciar perdere, invece era sempre lì a saltare in aria per un nulla, solo perché era un vecchio pauroso di perdere il proprio potere.
"Alzati." Ordinò, sfregandosi le mani, era pronto a darle una lezione.
"No. Non mi farò punire." Disse lei guardandolo con odio.
Lui assottigliò lo sguardo pronto ad agire.
"Ho delle foto interessanti anche io..."Trillò lei, facendo in modo che lui si bloccasse confuso.
Isabel aprì la borsa e sfilò un fascicolo poggiandolo sul tavolo.
"Ti conviene guardarlo tutto." Disse con grinta, quella volta non si sarebbe fatta toccare.
Era ormai sola contro di lui, Chung-hee non era lì per aiutarla, ma realmente non l'aveva mai aiutata a fronteggiarlo, sembravano tutti avere troppa paura del signor Kim.
Lei in primis aveva avuto paura, ma non per la sua vita.
Sapeva però che Yoongi era protetto e che il signor Bang era stato avvisato e aveva aumentato le protezioni.
Isabel non aveva più nulla da perdere, lo sapeva bene.
Aveva puntato su quel matrimonio solo perché voleva della tranquillità, più che tranquillità sapeva che una volta sposata non sarebbe mai tornata da Yoongi.
Lei voleva solo che lui fosse al sicuro, ormai era rassegnata per quanto riguardava la sua vita.
Si era arresa al destino.
Ciò non voleva dire però che si sarebbe fatta riempire di lividi senza ribellarsi.
Continuò a fissare suo padre che si era seduto e con mani tremanti sfogliava il fascicolo, sembrando confuso e arrabbiato allo stesso tempo.
"Ci sono foto di te che esci da casa dei Lee, di te che aspetti i fratelli Lee fuori casa di Do-yoon. Ci sono poi le documentazioni di tutti i tuoi fatti illeciti su carta. Molti è dire poco."
Lui la guardò con odio negli occhi.
"Ho un patto con il nuovo commissariato della polizia, è dalla mia parte" continuò a dire lei.
"Che cosa hai detto?" ringhiò lui, guardandola con orrore.
"Ho detto che i fratelli di Do-yoon sono accusati della sua morte a causa mia, e che ora io ho i contatti utili con il commissariato." fece spallucce lei come se fosse una cosa di poco conto.
Il padre prese il bicchiere da fronte a se e lo lanciò per aria.
Isabel si scosto di poco, coprendosi la faccia lateralmente con una mano sinistra.
Subito dopo mosse la testa lentamente inclinandola e guardando i vetri sul cuscino vicino a lei, guardò la sua mano e arricciò il naso infastidita dal piccolo vetro che si era conficcato dentro.
Con un gesto deciso lo tolse, guardò il sangue che le stava uscendo non curandosene e torno con lo sguardo a suo padre che la guardava minaccioso.
"Non guardarmi così. Avevo detto che questa conversazione poteva essere spiacevole o no, dipende da te." disse lei sfidandolo con lo sguardo.
"Vuoi ricattarmi? A me?" urlò lui digrignando i denti.
"Voglio che tu mi lasci in pace. Ti ho detto non mi farò punire questa volta." Disse lei con fermezza.
Era stupido continuare a essere una vittima.
Non voleva più esserlo.
Guardò la sua mano che si stava sporcando di sangue, digrignò i denti e guardò di nuovo suo padre.
"Tu pensi di vincere così? Ricattando? ME!" urlò con rabbia.
"Non ti sto ricattando. Ti sto esponendo quello che ho, ti direi anche tutto quello che ho fatto in questo ultimo periodo, ma non penso sia importante. Ciò che è importante e a cosa sono arrivata. Ho più soldi di te, più persone dalla mia parte, e con il matrimonio con Chung-hee avrò molto più potere." sentenziò lei, continuando ad avere un tono piatto di voce, a tratti annoiato.
"Impossibile." Disse lui piccato, si risedette al suo posto continuando a studiare la figlia, e cercando di calmarsi.
"Chiedi al tuo commercialista. Probabilmente ho già da ora più potere di te, e in più ho informazioni su chiunque e posso tranquillamente continuare a creare scandali su scandali. Perché si ci sono io dietro tutto." disse lei mostrandosi indifferente e fredda.
"Potresti.. ma sai non credo che tu uscirai viva da qui. Ti credi furba... non lo sei abbastanza, chi ti assicura che io non ti uccida. Solo perché sei sangue del mio sangue." Disse lui affabile, ridendo perfido.
"Non m'importa di morire. Hai ragione, penso tu abbia avuto sempre ragione." Ammise lei, si versò altro alcool e bevve velocemente il suo secondo bicchiere, si chinò nuovamente sul tavolino e afferrò un fazzoletto, così da potersi tamponare la mano evitando di sporcare tutto.
"A proposito?" chiese lui alzando un sopracciglio, non credendo che lei gli stesse dando ragione.
"Lui, non andava bene per me. Non ha retto... le foto sono vere. Ero tornata con lui per un breve periodo. Non è andata" disse secca. "Vuoi sapere il perché?" chiese con voce vezzeggiata.
"Immagino me lo dirai." Brontolò lui.
"Perché sono diventata identica a te. Ho fatto carte false per acquisire potere, ho annientato chiunque mi fosse d'intralcio, ho giocato a questo gioco, perdendo ogni buona parte di me. Non sono più quella ragazzina con i capelli colorati che giocava a provare essere felice e ordinaria. No, io non sono ordinaria, e lui..." si bloccò osservando suo padre, digrignò i denti infastidita "Lui vuole solo una persona ordinaria." Disse lei con rabbia e risentimento nella voce.
"Che cosa vuoi, come puoi avere una pacifica convivenza con me, se mi minacci." Disse lui non capendo il punto del discorso della figlia, non capendo cosa realmente volesse da lui.
"Non ti ho minacciato. Ti ho detto cosa ho su di te. Potrei toglierti tutto, o provarci. C'è una parte di me che ti odia talmente tanto per avermi tolto Do-yoon." Lo guardò con odio, perché era quello che provava, avrebbe tanto voluto ucciderlo.
Forse uccidendolo avrebbe risolto per sempre tutti i suoi problemi.
"Sono stanca. Tu potresti uccidermi ora. Liberarmi da questa stanchezza, ma poi cosa accadrebbe? Non sono venuta qui a dirti tutto senza aver lasciato tutte le prove che ti possono far fallire in mani sicure." Fece spallucce lei e sorrise finta innocente.
"Continui a minacciarmi."
"Ti espongo i fatti. Ti sto dicendo che se mi uccidi sei rovinato. Se provi a punirmi sei rovinato. Se invece mi lasci andare, io passo oltre al fatto che hai ammazzato Do-yoon. Mi sposo con Chung-hee e continuo a lavorare, senza più giochi, senza più corse sfrenate per acquisire potere. Ti sto dicendo che puoi vincere, se mi lasci vincere a mia volta." Finì il discorso sorridendo.
Fece un altro sorso dal bicchiere che aveva tra le mani, finendo tutto l'alcool.
"Hai rovinato tuo fratello. Sei stata tu immagino."
"Idiota, si sarebbe rovinato da solo. Lo sai anche tu." Sbuffò lei.
"Vuoi solo sposarti con Chung-hee e basta?" chiese poco convinto.
"Si, ti ho detto avevi ragione, Yoongi non era giusto. Ho lottato per lui, per poterlo riavere. Non devo più lottare, lui non mi vuole. Io ho perso, e no grazie a te. Ho perso perché avevo deciso di seguire una lotta per una ragione sbagliata."
"Come posso credere che ti stai arrendendo? Pensi che io sia stupido?" sputò fuori lui con rabbia.
"Allora perché dirti tutto quello che ho? Ti sto dando la vittoria."
"Sapevi che avevo in mano quella foto?"
"Si, sapevo che ti sarebbe arrivata, so che è stato Ha-rin. Io so tutto. Vuoi veramente continuare questa lotta? Se io muoio, se tu mi fai del male. Tu perdi. Devi solo lasciarmi tranquilla."
"Tu non vuoi una vita tranquilla. Tu vuoi la mia azienda. O non avresti fatto tutto questo!"
"Non la voglio. Non l'ho mai voluta. Volevo solo una cosa, volevo lui. Hai vinto non potrò mai averlo."
Sbatte furente il bicchiere sul tavolo.
Improvvisamente perse tutta la sua compostezza.
Faceva male.
Faceva male ammettere la sconfitta.
Faceva male ammettere che aveva perso. Perso lui.
"Non me ne mai fregato un cazzo, della tua aziende, dei soldi del potere. Volevo lui. Lui non mi vuole perché a quanto ti ho detto io sono diventata te. Sarai fiero di me. Era quello che volevi" disse lei tra i denti, arrabbiata sempre di più.
"Come potrei crederti?" disse lui incerto guardandola scettico.
"Se mi sposo, non potrò mai stare con lui. Ecco come mi crederai." Disse guardandolo con astio.
"Sposati. Sparisci ora."
Lei lo guardò scuotendo il capo.
"Sei arrabbiato lo capisco.. anche io lo sono con te. Sono realmente convinta che la cosa migliore sia smetterla di farci la guerra. Ho capito qual è il mio posto. Ci vediamo al party di stasera, dove lui mi farà la proposta. Io mi sposerò con una persona che non amo. E tu avrai la tua vittoria. " Disse alzandosi e continuando a guardarlo scuotendo il capo.
Si voltò e andò via dall'ufficio di suo padre.
31 GENNAIO 2017 POMERIGGIO PRESTO
Dopo aver affrontato suo padre ed esserne uscita miracolosamente indenne, aveva comunque paura che il tutto non fosse finito.
Non era per niente convinta di poter cantare vittoria, specie perché se lei e Chung-hee non avessero risolto tutto velocemente, non ci sarebbe stata nessuna proposta di matrimonio. E ciò avrebbe comportato guai seri.
Suo padre avrebbe agito.
Si trovava a casa e nel bel mezzo di una discussione con lui, una discussione che non voleva aver fine e che sembrava infinità.
Lei si sentiva sfinita dal tutto, in special modo di dover ripetere sempre le stesse cose e di stare sempre a doversi difendere dalle sue accuse.
Una cornice di una foto finì rovinosamente a terra, Isabel aveva sbattuto una mano contro il tavolino.
"Non ti tirerai indietro proprio ora!" urlò Isabel con rabbia e una furia omicida negli occhi.
Lui si avvicinò a lei sovrastandola.
"Tu non vuoi stare con me!" l'accusò con rabbia.
"Non fare l'idiota!" urlò Isabel scuotendo la testa e facendo dei passi indietro rimettendo distanza tra loro due.
Non lo voleva vicino o avrebbero rischiato seriamente di venire entrambi alla mani.
Tremava di rabbia e lo guardava con gli occhi infuocati.
"Non è vero ti ho detto di sì! Ho lanciato la mia collana nell'oceano!" urlò lei isterica.
Era assurdo qualunque cosa lei facesse, qualunque comportamento adottasse, non andava mai bene con nessuno.
Aveva addirittura lanciato la sua collana nell'oceano, e lui continuava a pretendere da lei altre rassicurazioni.
Cominciava a credere di essere lei il problema.
Tutti pretendevano da lei rassicurazioni, lei non era in grado di darle.
"Allora perché Dae-hyun!?" continuò ad accusarla Chung-hee sul piede di guerra, facendo di nuovo dei passi verso di lei.
"Cazzo ancora con questo fatto? IO NON TI HO TRADITO!" urlò a pieni polmoni lei facendo tremare le pareti.
Lo spinse con la mano per farlo allontanare continuandolo a guardarlo come una furia.
"Lui ti gira intorno, lo fa fin troppo. Ti ha portato quel video!"
"Te l'ho detto perché l'ha fatto! Ti ho detto che è una questione di affari. Cazzo perché continui ad accusarmi! Qualunque cosa io faccia non va mai bene. MAI!"
Gli diede le spalle e si allontanò nuovamente da lui.
Avrebbe solo voluto strangolarlo.
Non lo sopportava più, lui e le sue scenate di gelosia.
Si mise a sedere e si prese la testa tra le mani cominciando a singhiozzare.
Si sentiva estremamente stressata.
Chung-hee rimase immobile al centro della stanza guardando la fotografia caduta per terra in mille pezzi, la foto di loro due insieme.
Tornò con lo sguardo a Isabel che singhiozzava.
"Isabel..." disse con voce lieve cercando di sembrare calmo.
"Hai deciso tu di volermi sposare. Stasera farai la proposta, non m'importa se non è come vuoi. La farai. Perché se no mio padre agirà." Disse alzando lo sguardo su di lui e guardandolo quasi supplice.
Lui doveva fare quella proposta.
Loro dovevano sposarsi.
Non aveva nessuna via di fuga.
"Se veramente mi ami, ingoierai il rospo e lo farai."
Si alzò in piedi e scuotendo la testa, incredula che lui volesse tirarsi indietro.
Non poteva continuare ad andare avanti così, non avrebbe resistito una vita con Chung-hee con lui che urlava contro che non si fidava di lei.
Non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento, ormai dovevano andare avanti.
"Lo devi fare. Non puoi mollarmi nella merda." Disse lei poggiandoli una mano sul petto e guardandolo fisso negli occhi.
Era tutto così complicato.
Tutto così sbagliato.
Era l'unico modo, lei non voleva morire per mano di suo padre.
"Tu non mi ami." Disse lui con gli occhi lucidi.
"Ho dato l'appartamento a Yoongi, mi sono liberata di tutto. Non ho legami con lui, non so cosa stia facendo o come stia. Non so nulla. Ti ho detto di si." scandì bene le parole.
Aveva fatto tutto.
Ci aveva provato con entrambi.
A nessuno bastava il suo impegno.
"Allora dimmi che mi ami." Disse lui serio guardandola negli occhi.
Lei lo guardò fisso, deglutì a vuoto.
Gli accarezzò il petto da sopra a camicia cercando di essere dolce.
Se era quello che voleva sentirsi, allora lei avrebbe detto quelle due parole.
Avrebbe fatto anche quello per far sì che tutto andasse secondo i piani.
"Ti amo. Un matrimonio è per sempre. Scelgo te per il resto della vita." Annuì lei con il volto ricolmo di lacrime.
Non avrebbe mai voluto sceglierlo, non avrebbe mai voluto passare il resto della vita con lui.
Lui sospirò, guardandola incredulo nel sentirsi dire finalmente quelle due agognate parole.
"Devi smetterla di non fidarti di me... devi provare a farlo. Devi farti andare bene le cose, o passeremo il resto della nostra vita a litigare. Io non voglio litigare con te" disse lei continuando ad accarezzare il petto con una mano.
"Non mi piace quel tipo. Lo sai te l'ho detto."
"E io ti ho rassicurato tremila volte che non c'è niente tra me e lui. AFFARI. Sono quelli."
"Non lo conosci. Non sai di cosa sia capace."
"Tu pensi che mi farei raggirare? Ci credi realmente? Credi così poco in me?" disse lei sembrando delusa e sofferente.
"Ti amo, Chung-hee. Ti amo voglio stare solo e unicamente con te. Non permetterò a nessuno di separarci. Ti prego fidati di me." Disse lei colma di sentimento.
Gli accarezzò il corpo e con la mano arrivò al suo viso, sorrise gentile e amorevole.
Gli accarezzò la guancia.
Si alzò sulla punta dei piedi e lui l'afferrò per la vita si chinò con il busto per permetterle di raggiungerla e baciarla.
Isabel lo baciò con passione, senza dare il tempo a Chung-hee di ribattere ad altro.
Ormai era diventata così brava a mentire a tutti, era diventata brava anche a mentire a se stessa.
Ci stava provando con tutta se stessa a convincersi che quel matrimonio era l'unica scelta possibile e avrebbe fatto di tutto per far si che così fosse realmente.
Avrebbe fatto tutto, anche se il suo cuore urlava straziato dal dolore.
STESSO MOMENTO
Dae-hyun si trovava davanti la porta di casa di Hae-eun, sorrideva da spaccano come sempre.
"Come mai qui?" chiese Hae-eun facendolo entrare.
"Volevo convincerti e scappare insieme?" rise Dae-hyun.
Hae-eun ridacchiò e gli diede le spalle, avviandosi verso il soggiorno.
Si avviarono entrambi verso il soggiorno, Dae-hyun adocchiò il tavolo dove c'era una confezione di lattine di birra, si avvicinò e ne afferrò una senza fare complimenti.
Hae-eun si voltò a guardarlo con un sopracciglio alzato e scosse la testa.
"Non puoi saltare il super party della tua famiglia. Che comunque hai organizzato tu" disse con finto rimprovero.
"Non ho organizzato nulla io. Bensì mia quella puttana di mia madre, pensa che un party, farà risollevare la famiglia dallo scandalo di Soo-hee" disse con un'alzata di spalla.
Stappò la birra e ne bevve velocemente un sorso andandosi poi a strapazzare sul divano di Hae-eun che lo guardava con sguardo attento.
"Carino come chiami tua madre" disse una terza voce, facendo ingresso nella stanza.
Dae-hyun si voltò con la testa a guardare il ragazzo e sbuffò una risata.
"Ho un padre ubriacone e una madre puttana, sarebbe falso dire il contrario." Fece una risata simile a un rantolo e tornò a bere dalla sua lattina.
Dashimen lo guardò perplesso e poi dirottò lo sguardo su Hae-eun che fece spallucce, come a dire che fosse tutto normale.
"Birra?" chiese Dae-hyun rivolgendosi a Dashimen.
"Posso prenderla da solo." Rispose secco, dirigendosi verso il tavolo dove erano rimaste solo tre lattine ancora piene.
"Una anche a me ragazzino" disse Hae-eun andandosi a sedere vicino a Dae-hyun che continuava a bere distrattamente.
"Non sei qui per scappare vero?" gli chiese dandoli una leggera botta sul braccio.
"Più o meno." Fece spallucce Dae-hyun, non andava quasi mai a casa di Hae-eun, era strano per lui essere lì, ma comunque si sentiva come se fosse a casa sua.
Hae-eun lo guardò aggrottando la fronte, si morse l'interno della guancia e guardò Dashimen.
"Lei sta bene. Se sei qui per informazioni." Disse direttamente Dashimen intromettendosi nel discorso, passò davanti ai due ragazzi e porse una lattina a Hae-eun.
Dopo di che guardò Dae-hyun che sembra tranquillo e rilassato.
"Non mi sembrava il caso di mandarle un messaggio, dato il futuro marito geloso." Sorrise splendido lui.
Dashimen lo guardò male e si andò a sedere di fronte ad entrambi.
Bevve in silenzio un sorso della lattina, pensieroso su cosa dire.
Dae-hyun fece saettare prima lo sguardo su Dashimen e poi su Hae-eun che guardava preoccupato il ragazzino.
"Te lo scopi?" chiese poi a brucia pelo.
"Cosa?" Hae-eun trillò squillante, voltandosi a guardarlo con orrore.
"Sembra il tuo tipo." Disse facendo spallucce.
"Sono fidanzato." Disse secco Dashimen guardandolo torvo.
"Mmh.. tutti fidanzati in questo mondo" ironizzò Dae-hyun bevendo un sorso.
"Che cosa vuoi da Isabel?" disse Dashimen arrivando al punto del discorso, lui era di fronte, aveva l'opportunità di capire meglio perché quel tizio girasse troppo intorno a Isabel.
Era andato da Hae-eun con l'intenzione di parlare e di farsi dare delle informazioni, ma il ragazzo gli aveva solo detto di non preoccuparsi che Dae-hyun non sarebbe stato un problema.
Dae-hyun finì la sua birra e accartocciò la lattina, si alzò e ciondolò verso il tavolo per prenderne un'altra.
"Sono convinto che lei te l'abbia detto. Mi ha fatto capire che siete molto uniti." Disse posando la lattina accartocciata sul tavolo e voltandosi a guardare Dashimen incuriosito.
"Senti ti parlerò chiaramente. Senza fronzoli e senza troppi giri di parole. Non le incasinare la vita. Se dovesse succederle qualcosa a causa tua, io agirò." Lo minacciò diretto.
"Dovrei spaventarmi di un ragazzino?" chiese Dae-hyun guardandolo serio.
"Sono un ragazzino che ha perso tutta la sua famiglia, che ha vissuto nei sobborghi di Chicago. Non sono il classico coreano. Non ho alcun problema e se devo non mi farò alcun scrupolo." Disse con aria di sfida.
"Do-yoon se le sapeva scegliere bene le persone." Sussurrò Dae-hyun colpito dal modo di fare di Dashimen così strafottente.
Si andò di nuovo a sedere bevendo lentamente e zittendosi pensieroso.
"Se vuoi farla pagare per quello che è successo a tua sorella ripensaci. Se l'è cercata ha fatto tutto da sola quella pazza."
Dae-hyun si voltò a guardare Hae-eun che invece aveva abbassato la testa a disagio.
"Isabel mi ha detto che Do-yoon le ha dato tutte le informazioni sulle varie famiglie... sulla mia?" chiese scettico.
"Io...." balbettò a disagio Hae-eun non sapendo cosa dire.
"Per favore non fare il cretino. Dicevi tutto a Do-yoon sono certo che hai detto anche della mia famiglia." Disse sbuffando irritato.
"Si.. ma Do-yoon questa cosa non l'ha voluta scrivere sul fascicolo." Disse a disagio, cominciando a giocare con le pellicine delle dita nervoso.
"Addirittura Do-yoon aveva fascicoli su tutti noi?" sbuffò una risata, incredulo che fosse arrivato a tanto, anche a lui piaceva avere informazioni e sapere segreti, ma non gli aveva mai costuditi.
"Sul tuo fascicolo non c'è scritto molto, solo le tue attività, il modo in cui ti diverti e alcuni fatti illeciti e... anche di tuo fratello." Dashimen disse l'ultima cosa tentennando.
Dae-hyun fece un paio di sospiri, cercò di non guardare Hae-eun e di non farli una bella ramanzina, dirottò di nuovo lo sguardo su Dashimen indeciso se dargli qualche informazione oppure no.
Si tasto la tasta della giacca e tirò fuori un pacchetto di sigaretta, se doveva affrontare quel discorso doveva almeno poter fumare.
"Mia sorella è nata da un incesto. L'ho detto prima mia madre è una puttana. Tra altro ha un disturbo Borderline Istrionico di personalità. Non è in galera, tutti pensano che lo sia. È in un centro psichiatrico detentivo." Spiegò velocemente, accendendo la sigaretta e dando un paio di boccate.
"Beh allora dovresti volerla proteggere di più dato i suoi problemi." Disse Dashimen piccato, senza far notare il suo smarrimento per via delle informazioni appena ricevuta.
"No. Realmente no. La storia è lunga... sinceramente non mi va di ricordare tutto il mio passato e raccontarlo a un estraneo. Ti basti sapere che io con la mia famiglia non ho molto a che fare a parte nelle festività. Penso di aver visto Soo-hee e Yuri poche volte, anche quando venivano al club e Yuri provava a stare con quelli che frequentavo io, me ne andavo." Disse continuando a fumare.
"Non vuoi vendicarti su Isabel?" chiese stranito Dashimen cominciando a credere che fosse realmente così.
"No. Non ho nessun motivazione. Realmente mi ha infastidito lo scandalo. Io lavoro duramente e le mie quote azionarie sono diminuite, come gli acquisti dei miei prodotti. Questo mi ha fatto infuriare." Disse facendo un ultimo lunghissimo tiro alla sigaretta per poi spegnerla con rabbia nel posacenere sul mobile vicino al divano.
"Lo so che c'è lei dietro quel sito internet con tutti gli scandali, so quasi tutto quello che ha combinato. Non sono arrabbiato con lei e non sto progettando una vendetta." Disse serio e sogghignando subito dopo, mostrando stima nei confronti della ragazza.
"Ti piace." Disse Dashimen in un sussulto.
"Penso che sia molto brava. Anche astuta. Si sono stato incuriosito da lei. Raramente lo sono da qualcosa." Disse serio per poi guardare Hae-eun che lo stava fissando con gli occhi fessurati.
"Lei si sposerà." disse Hae-eun.
"Lo so. Può sposarsi con chiunque. Non sono affari miei. Voglio che mi aiuti con il progetto, ho bisogno di far risalire le quote. Con lei posso avere pubblicità e farmi vedere con lei farà in modo che la gente pensi che non ci siano problemi per quello che è successo a Soo-hee e Hye-ri." Disse tranquillamente stiracchiandosi subito dopo e tornando a guardare Dashimen.
"Ti terrò comunque d'occhio." Disse alzandosi dal divano.
Si tastò il pantalone e prese il telefono.
Guardò il messaggio e annuì.
"Chung-hee e Isabel hanno fatto pace, saranno una perfetta coppia felice stasera" disse in direzione di Hae-eun.
"Vengono al mio party?" chiese Dae-hyun.
"Non era di quella puttana di tua madre?" istigò Dashimen.
"è pur sempre la casa patronale." Disse sorridendo, "Vuoi venire anche tu?"
"No.. i vostri party non fanno per me."
"Mmh... comprendo, meglio per te che non te li devi subire." Disse alzandosi in piedi anche lui, porse la lattina mezza piena di birra a Hae-eun.
"Ci vediamo stasera, io vado, ho delle commissioni da fare"
"Sei appena arrivato" disse Hae-eun guardandolo confuso.
"Lo so, ma devo andare." Sorrise tiratamente.
Hae-eun continuò a guardarlo stranito.
Dae-hyun si allontanò piano passò vicino a Dashimen che era in piedi e lo stava guardando attentamente.
"Non le farò del male." disse secco guardandolo dritto negli occhi.
"Lo spero per te." rispose con aria di sfida Dashimen.
Dae-hyun ridacchiò mostrando però stima nei confronti del ragazzo, si mosse lento con andamento ciondolante e si avviò verso l'uscita di quella casa.
Si sentiva sollevato del fatto che lei stesse bene.
Non vedeva l'ora che arrivasse il party anche solo per poterla vedere da lontano.
Angolo dell'autrice:
Capitoloneeeeeee!
Isabel si è salvata in calcio d'angolo.. maybe.
È riuscita ad affrontare suo padre, ha sistemato le cose con Chung-hee.
C'è un ma... il suo cuore urla straziato.
Per tutta la conversazione con il padre lei recita delle parti... c'è un momento che si scompone, per la prima volta esce la sua rabbia.
Dashimen ha detto capitolo addietro che lei è triste perché si è lasciata.
Lei è arrabbiata, ma sta reprimendo totalmente la rabbia.
Scoppierà? Boh....
Comunque sia il ti amo a Chung-hee non è per niente sentito.
Per lei comunque è stata dura doverlo dire.
Per quanto riguarda la parte finale, Dashimen è incerto, e non si aspettava che Dae-hyun dicesse qualcosa di personale.
Si Soo-hee la sorella in realtà è figlia della madre di Dae-hyun e del fratello di lei (padre di Yuri)
Gente malata...
Non so se uscirà tutta la storia ma c'è una storia.
Detto questo il prossimo capitolo dovrebbe essere la proposta di matrimonio... Yoongi al momento è disperso... sorry ma va così.
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