CAPITOLO 17 HAE-EUN
CAPITOLO 17 HAE-EUN
20 NOVEMBRE 2017 DOMENICA MATTINA
Isabel si trovava all'interno della macchina presa in prestito a Chung-hee, era tornata nella sua collina del pensiero (così la chiamava lei), collina che si trovava fuori da Seoul. In quel momento non c'erano fiori, ma solo erba secca, non era mai andata in autunno da quelle parti, anche con quel paesaggio però non le dispiaceva stare là, poiché si trovava in uno dei suoi posti sicuri.
Non era più tornata lì da quando in estate per causalità del fato aveva incontrato Namjoon e Yoongi.
Aveva bisogno di stare in quel posto, così lontano dal mondo urbano, così lontano dai rumori, dalle persone e dalla vita che andava avanti.
Il silenzio che la circondava tralasciando il cicaleccio delle cicale l'aiutava a pensare meglio senza distrazioni.
Uscì, fuori dalla vettura lasciando lo sportello aperto e si diresse verso il davanti della macchina per osservare le varie colline e il cielo limpido.
Chiuse per un attimo gli occhi.
Cercando di spegnere l'assordante rumore della sua testa.
Cercando di spegnere l'assordante rumore del suo cuore.
Cercando di spegnere l'assordante rumore della sua anima.
Urlò.
Urlò a pieni polmoni.
Senza preoccupazione, senza paura di essere sentita, senza vergogna.
Urlò talmente forte da farsi venire i crampi all'addome.
Urlò talmente forte da doversi piegare sulle ginocchia e reggersi con le mani al paraurti dell'auto dietro di se.
Si sedette a terra e riaprì gli occhi, tornando a guardare le colline dorate e il cielo azzurro, come se non aveva appena urlato così forte da rischiare di strapparsi le corde vocali.
Sbuffò sonoramente.
Era nervosa.
Non capiva perché le avessero mentito, proprio non riusciva ad arrivarci.
C'era qualcosa che mancava sia nel racconto di Chin-hae, sia in quello di Chung-hee.
Non capiva cosa fosse.
Senza quel pezzo mancante non avrebbe mai potuto prendere una decisione.
Dashimen era furioso, e se fosse stato per lui avrebbe mandato suo zio al diavolo e non avrebbe mai più proseguito con il piano.
Il problema era che non era Dashimen a dover prendere quella decisione ma lei.
Lei non sapeva cosa fare.
Sapeva che ormai si era spinta fin troppo in là per rinunciare a tutto per perdere.
Sapeva di aver realmente già perso.
Prese il telefono dalla sua tasca, e cliccò sulla rubrica.
Rimase un attimo ferma ad osservare il numero.
Aveva bisogno che lui tornasse da lei.
Cliccò sul numero e avviò la chiamata.
......
Il telefono di Isabel cadde a terra sull'erba.
Quello che aveva appena sentito era il rumore di un numero che non esisteva.
Lui l'aveva bloccata.
Tornò a fissare il panorama fatto di varie colline verdi e giallognole davanti a sé.
In America doveva pomeriggio del giorno prima, forse lui non l'aveva bloccata, forse il telefono era spento per gli Ama.
Avrebbe tanto voluto augurarli buona fortuna, stare con lui.
Lo aveva perso.
Afferrò il telefono da terra.
Si rialzò.
Doveva trovare il pezzo mancante, solo una persona poteva darle tutta la storia senza nasconderle i dettagli, per quel motivo aveva preso in prestito la macchina di Chung-hee senza spiegargli il vero motivo.
Nel computer della macchina, c'erano segnati tutti gli indirizzi, come anche quello di Hae-eun.
Doveva raggiungere casa del ragazzo, comprendere la verità e poi prendere una decisione, così da comprendere e decidere se mollare tutto o continuare quest'assurda guerra che aveva iniziato.
Risalì in macchina.
03 SETTEMBRE 2015 FLASHBACK
Isabel entrò nell'hotel di Do-yoon era sera tarda, s'incamminò fino alla reception sorrise al ragazzo e chiese della suite al penultimo piano mostrando il suo documento d'identità, il ragazzo le fece cenno che fosse tutto apposto e le diede il pass, per salire.
Lei si avviò all'ascensore, entrò e pigiò il tasto per il piano designato.
Durante la salita si guardò allo specchio, aggiustandosi nervosamente i capelli, come sempre dopo andò con la mano al suo collo e alla sua collana, chiuse gli occhi stringendola forte.
Non era sicura della sua scelta.
Do-yoon settimane prime le aveva aperto le porte del suo club segreto, e le aveva chiesto diverse volte di andare lì.
Lei però aveva sempre rifiutato, non essendo sicura di voler fare un cambiamento tanto grande, di voler realmente far parte di quel mondo che tanto odiava e in special modo di quella cerchia ristretta.
Si sentiva vuota però, lavorava soltanto, non aveva nessuno nella sua vita, neanche più Ha-rin e il suo gruppo di amici.
Era completamente sola.
Quella sera aveva deciso di accettare l'invito a quel club segreto e di presentarsi.
Le porte dell'ascensore si aprirono.
Lei uscì e si avviò verso la suite, passò la tessera per entrare.
Non aveva la più, pallida idea di cosa fare, o dove andare.
Si sentiva così a disagio e come sempre fuori contesto.
Si guardò intorno in cerca di Do-yoon, pensando di aver sbagliato a non avvisarlo prima del suo arrivo.
Sospirò a disagio e decise di avviarsi verso il bancone, forse bere l'avrebbe aiutata a sciogliersi un po'.
Si avvicinò al bancone sorrise al barman "Una vodka grazie" chiese gentilmente, il ragazzo annuì e si prodigio a prepararla immediatamente.
Isabel afferrò il bicchiere ringraziando e cominciò a sorseggiare piano, mentre rimaneva in piedi dando le spalle al bancone e guardandosi intorno cercando di capire dove potesse andare a sedersi.
"Wao.. Do-yoon fa entrare le minorenni ora?" chiese un ragazzo con un sorriso smagliante avvicinandosi a lei.
"Ehm... non sono minorenne" disse lei guardandolo con un sopracciglio alzato.
"Ah no? Lo sembri" disse il giovane facendo spallucce si voltò verso il barman "Gin tonic per me, ma senza tonic!" rise di nuovo il ragazzo passandosi poi una mano tra i capelli aggiustando il ciuffo corvino che gli era finito in mezzo agli occhi scuri e vispi.
Isabel ignorò il ragazzo e tornò a bere la sua vodka cercando di stemperare il disagio che percepiva.
"Chi ti ha fatta entrare?" chiese poi il ragazzo avvicinando il viso a quello della ragazza e inclinando di lato la testa di lato.
Isabel sobbalzò leggermente per via delle vicinanza, e fece qualche passo indietro rimettendo la giusta distanza tra loro due e aggrottando la fronte perplessa.
"Se vuoi stare qui... non puoi essere così rigida, devi scioglierti" ghignò il ragazzo prendendola in giro.
"Io sono sciolta" disse lei rimanendo comunque tutta di un pezzo.
"Aigoo, sei giovane non dovrebbe darti fastidio un bel ragazzo che avvicina il suo viso al tuo, dovresti approfittarne fare follie, vivere libera. Qui lo puoi fare." Trillò lui allegro prendendo poi il suo bicchiere di Gin alzandolo in aria versando un po' di liquido e poi posandolo sulle labbra per bere un lungo sorso.
"Chi ti ha fatta entrare? Non sei tipa per questo pub." Chiese di nuovo incuriosito.
"Do-yoon, lui ha detto che potevo venire" rispose sicura di sé.
"Aigoo... ora si vuole fare anche le ragazzine straniere. Perché sei straniera? No forse no, hai qualcosa di coreano..." disse lui mentre si muoveva di fronte a lei e la guardava da ogni angolatura, quasi saltellando mentre inclinava il busto.
"Sono Coreana, ma anche metà Italiana." Sentenziò lei guardandolo stranita, non capiva se quel tizio di fronte a lei fosse solo eccentrico o ubriaco.
"Cool... allora è interessato a te così fate non so qualche gioco con la pasta?" chiese lui ridendo ilare.
"Do-yoon non è interessato a me." Disse lei secca.
"Se sei qui si. Come ti chiami?" chiese sempre più incuriosito.
"Isabel kim... tu?"
"Mai sentito il tuo nome. Roo Hae-eun piacere mio" sorrise smagliante lui.
"Hae-eun" chiamò Do-yoon appena arrivato da dietro di lui.
"Ehi... non dovresti fare entrare gente nuova senza avvisarmi" trillò Hae-eun voltandosi e puntando il dito indice contro il fotografo.
"Non sono affari tuoi, lasciala in pace."
"Oh certo tutta tua, lo sai.." Hae-eun si voltò a guardare di nuovo Isabel con una faccia da sbruffone. "Non è il mio tipo, le manca qualcosa" rise forte il ragazzo guardando verso il basso di Isabel.
"Bene allora vatti a cercare il tuo tipo e lasciami con la ragazza" sorrise Do-yoon dando una bella pacca sulla spalla a Hae-eun per poi spingerlo via.
"Vado vado!" disse alzando le mani all'aria come segno di resa e versando del Gin per terra "Divertiti a fare la pasta!" esclamò prendendolo in giro per poi correre via come un bambino birichino.
Do-yoon scosse la testa ilare, non riuscendo a trattenere un sorriso nei confronti del ragazzo che aveva appena mandato via, si voltò verso Isabel e sorrise di più. "Sei venuta?" disse felice.
"Si, avevo del tempo libero" disse lei sembrando comunque a disagio pur non volendo farlo vedere.
"Non ti preoccupare per Hae-eun è innocuo, solo un po' particolare"
"Ho notato, era un po' brillo" disse lei bevendo poi un sorso dal suo bicchiere.
"Ah no, è sempre così! Prendo da bere e ci avviamo a un tavolo ti va?" chiese lui gentilmente.
"Si mi farebbe piacere" annuì lei sentendosi improvvisamente tranquilla solo a guardare Do-yoon vicino a lei.
20 NOVEMRE 2017 ORA DI PRANZO
Hae-eun guardava quella ragazzina davanti a sé che era sul suo divano, in silenzio a sorseggiare il thè.
Erano già venti minuti che si guardavano e nessuno dei due parlava, cominciava a sentirsi sempre più irritato di averla lì in casa sua.
Avrebbe dovuto mandarla subito via, non farla accomodare in casa sua e offrirle anche un thè.
La odiava, l'aveva sempre odiata e non la voleva vicina.
Non sapeva perché aveva deciso di farla entrare nel suo appartamento.
"Parlerai?" chiese con tono scocciato, "O sei venuta qui, solo per irritarmi con la tua presenza" sbuffò lui, fulminandola con lo sguardo.
"Come hanno fatto a essere tuoi amici Chung-hee e Do-yoon è un mistero" disse lei con tono piatto alzando lo sguardo su di lui.
"Sono per pochi e rari." Si pavoneggiò lui.
"Sei un idiota." brontolò lei, facendo roteare gli occhi e tornando al suo Thè.
Anche se non aveva mai avuto troppi contatti con Hae-eun, sentiva come se potesse prendersi tutta la confidenza di questo mondo.
Lo osservava e le sembrava come se si conoscessero da una vita.
"Cosa sei venuta a fare qui? Hai parato con Chin-hae, sicuramente sei stata a parlare anche con Chung-hee che non vedeva l'ora di dirti tutto e farsi bello ai tuoi occhi. Non vedo perché tu debba parlare con me ora." Disse lui mostrando solo irritazione, anche se l'aveva fatta entrare, una parte di sé aveva sempre voluto conoscerla meglio.
"Non capisco se fai lo stronzo o lo sei realmente?" provocò lei, era certa, lui non era realmente così, o non sarebbe mai stato il migliore amico di Do-yoon.
"Lo sono, sempre stato è felice di esserlo. Sai? A essere stronzi ci si guadagna sempre, dovresti imparare ragazzina" ridacchiò lui, punzecchiandola un po'.
"Uno stronzo di solito pensa a se stesso e no a vendicarsi degli amici." Pungolò lei.
"Tu non sai nulla. Sono fatti miei di quello che faccio."
"Quello che fai è niente... poiché volevi che mi vendicassi io senza sapere niente" disse lei con un ghignò dipinto sul volto.
"L'hai saputo, sei felice? Ora puoi entrare nel club è vendicarti anche tu." canzonò lui "Torna nel tuo Hotel e finisci il lavoro" disse tornando serio.
"No." disse seria lei lasciando la tazzina sul tavolo di fronte a lei.
"Ah no? Quindi la morte di Do-yoon rimarrà un suicidio. I suoi fratelli la faranno franca, specie il capitano della polizia, che è super amico di tuo padre. Tuo fratello e Jin-woo sono solo agli arresti domiciliari e probabilmente riusciranno fra un paio di anni ad uscirne. Tutte le informazioni su tutte le famiglie che hai non verranno rilevate? Vuoi veramente chiudere con tutti i piani solo perché vuoi venirmi contro?" rise sarcastico lui, sapendo per certo che lei avrebbe continuato a fare tutto il lavoro.
Isabel boccheggiò confusa, non aspettandosi tutto quel discorso così schietto.
"Esegui i piani, continua a fare quello che ti dice Chin-hae e probabilmente ti salverai la pelle. Chin-hae anche se ti ha mentito, ha un cazzo di stupido debole per te, sempre pronto a venire incontro alle tue esigenze." Beffeggiò lui, facendo una smorfia schifata con la bocca.
"Non eseguirò i piani solo perché me lo consigli tu. Sono qui per delle risposte" disse lei tornando tutta di un pezzo.
"Te ne ho appena data una, vai avanti con i piani. Avresti fatto lo stesso... se ti avessimo detto che l'avevano ucciso, tu avresti agito subito, combinando un disastro. Sei spavalda, non ti importa dei rischi, e sei così emotiva." La guardò schifata, la odiava, ogni volta che sentiva parlare di lei si sentiva identico a quella ragazzina. La odiava profondamente specie perché lei aveva potuto avere ciò che a lui era stato negato e non se l'era preso.
"Fragile?" chiese lei guardandolo con aria di sfida.
"Non ho detto Fragile. Ho detto emotiva. Non sei fragile, tu di per sé non lo sei. È quel rapper che continui ad amare che ti fotterà. Anzi ti ha già fottuto. Vedi come hai in pappa il cervello perché l'hai perso di nuovo. L'amore fotte, vedi Chung-hee, continua a crogiolarsi nel dolore della sua prima fidanzata, ma è fregato a causa tua. Ti ama e non lo sa. E finirà male." sputò fuori lui con astio.
"Tu parli di cose che non sai!" squittì lei innervosita dal sentire nominare Yoongi.
"Io so tutto di tutti, ragazzina. E non sono come Do-yoon, pronto a prendersi cura di qualunque randagio."
"Infatti, sei solo un bastardo no? Uno senza cuore a cui non frega niente di nessuno?"
Sembrava una gara a chi provocava di più.
Sapevano essere tutti due dei grandi provocatori, ed erano sul piede di guerra pronti a colpirsi a suon di parole e sguardi fulminanti.
"Pensi di ferirmi? Pensi di causarmi dolore? Non ho più nulla. Nulla può farmi più male." disse scandendo bene le parole.
"Stai gestendo male il tutto, io ero qui solo perché volevo delle risposte, capire... provare ad aiutarti. Tu invece ti comporti da emerito stronzo perché hai paura di essere ferito." scosse la testa lei, guardandolo con disapprovazione.
"No invece. Io non voglio avvicinarmi a te, non voglio confabulare con te, e fare piani con te. Voglio solo che la paghino. E per farlo devo rimanere esterno ai fatti. Tu devi fare il lavoro. Non ho bisogno di te che spunti qui e che vuoi tenermi la mano e ascoltare i miei dolori." Rise ironico lui, guardandola con disprezzo.
"Do-yoon mi aveva detto cose diverse su di te."
"Ah si che mi voleva bene? Me lo ricordo me l'hai detto all'obitorio. Anche se mi voleva bene, non mi ha mai voluto vicino a te. Un motivo ci sarà. "
"Il motivo è perché tu non fai avvicinare gli altri. Ha detto che sei particolare, che non ti piace avere rapporti intimi con la gente, che preferisce stare solo."
"Appunto. Vattene. Non sei la benvenuta." disse con rabbia il ragazzo, era tempo di finirla e di farla uscire fuori da casa sua.
"Intanto mi hai fatta entrare no? Mi hai fatto anche il thè e accomodare. Non sei un tipo è gentile, se non volevi parlare con me, non mi avresti fatta entrare. Hae-eun lo so io e lo sai tu." Sorrise raggiante lei, sapendo di averlo colpito e affondato.
"Ho sbagliato. Va bene. Non dovevo farti entrare. Va via."
Hae-eun si alzò di scatto. Irritato da quella ragazzina di fronte a sé.
Si avvicinò a lei e la tirò per un braccio.
Doveva trascinarla via di lì anche di peso.
Aveva sbagliato a farla entrare.
Aveva sbagliato a parlare con lei, non avrebbe mai dovuto avvicinarsi.
"Che fai?" domando lei sconvolta.
"Ti sbatto fuori da casa mia. Alzati vai via!" urlò lui tirandola per un braccio e facendola alzare.
"No. Io e te dobbiamo parlare, ed essere onesti" provò lei a fermarlo puntando i piedi a terra e facendo leva perché lui non la tirasse.
Hae-eun la fulminò con lo sguardo e le mollò il braccio si avvicinò pericolosamente al suo viso e cominciò a urlare.
"Cazzo stiamo parlando, più onesto di così non posso essere. Non ti ho mai voluta incontrare, non ti volevo nella mia vita. Tu devi solo pubblicare quel cazzo di video! Devi far si che io abbia la mia vendetta! CAZZO è tutta colpa tua! Tutta tua se lui è morto!" urlò a pieni polmoni mentre la teneva stretta per le spalle.
Era colpa di quella ragazzina se lui aveva perso Do-yoon.
"Di cosa stai parlando? Come fa a essere colpa mia?" balbettò lei non capendo perché lui le stesse addossando la colpa.
Hae-eun si bloccò guardandola fissa in volto.
Mollò improvvisamente la presa dalle sue spalle e fece due passi indietro.
"Perché mi odi tanto? Perché ero sua amica? Eri geloso di questo?" chiese lei con voce trillante non capendo, non pensava che potesse essere solo quello il motivo.
Da quando era entrata in quell'appartamento e aveva visto per la prima volta lo sguardo di Hae-eun dopo tanto tempo, aveva percepito odio nei suoi confronti.
Gli occhi del ragazzo erano completamente diversi da quelli visti anni fa.
"Geloso? Pensi si tratta solo di gelosia?" disse lui guardandola con ribrezzo.
"Qual è il problema. Perché dovevo rischiare io a farlo, perché non lo dovevo sapere? Perché mi dai la colpa!" urlò lei di conseguenza dato lo sguardo di lui che le faceva male.
"Perché è stato tuo padre!" urlò lui.
Isabel sgranò gli occhi e scosse leggermente la testa.
Calò il silenzio.
Lui si bloccò ad osservarla.
Improvvisamente capì, perché lei fosse andata da lui.
Improvvisamente capì tutto.
"Ecco perché sei qui... CAZZO, non te l'hanno detto." disse con voce vezzeggiata.
"Sono stati i suoi fratelli..." tremò lei.
Lui la continuò ad osservare, e scosse la testa.
Nessuno le aveva detto la verità, e toccava a lui farlo.
"A casa del fratello di Do-yoon quella sera c'era anche tuo padre, la macchina che gli aspettava fuori era noleggiata a suo nome. I suoi fratelli possono essere stati perfidi con lui, ma non avrebbero mai potuto uccidere qualcuno con il loro stesso sangue." Spiegò sbrigativo lui, senza troppi giri di parole.
"Non è vero... tu mi stai mentendo.." sussurrò lei con voce flebile.
"Chin-Hae ti ha mandata via con quella lettera falsa, perché tuo padre ha lasciato un biglietto nella tasca di Do-yoon... stava scritto: stai lontano da mia figlia ragazzo con il percing." Continuò a spiegare lui velocemente, voleva solo finirla.
"Cosa? Dashimen?" boccheggiò lei incredula.
Suo padre sapeva di lui.
"Si... Chin-hae ha un debole per te, ti vuole bene. Non ti ha detto niente perché temeva che non avresti retto. Dashimen non avrebbe dovuto raggiungerti a Chicago, ma non è riuscito a tenerlo a distanza. Anche il mandarlo dai Bts pensava che così si sarebbe allontanato da te." spiegò lui cercando di essere pacato.
Per quanto la odiava, le faceva anche pena.
"Mi stai mentendo... tu mi stai dicendo tutto questo solo per convincermi a vendicarmi." Tremò lei insicura.
Non poteva essere vero.
"Dici? Sei qui perché volevi le risposte... perché ti mancava qualcosa del racconto. Il motivo del perché sei stata tenuta all'oscuro. Te lo sto dicendo."
Isabel crollò seduta prendendosi la testa tra le mani, il respiro cominciò a diventare instabile.
Isabel finì seduta sulla sedia che andò a sbattere forte contro il muro.
Si ritrovò così incastrata dalla scrivania. Strizzò gli occhi, trattenendo un gemito di dolore, per il colpo al petto che aveva appena preso.
"Tu mi starai a sentire ora, facciamo un esperimento ti va ragazzina? Tu porti a termine i tuoi compiti e io continuerò a lasciar perdere quell'idiol di cui sei ancora innamorata, e non toccherò neanche un capello a Do-yoon... sai non mi ci vuole niente a far morire il tuo amato fotografo e far credere a tutti che sia stato un'incidente" disse sprezzante mentre lei rimaneva bloccata e lo guardava con gli occhi infuocati di rabbia.
"Se prima avevo una persona da usare contro di te, ora ne ho due... anzi forse sono di più se conto tutto il gruppetto di quel tuo caro ragazzo, pensi che non lo sappia di quanto fossi affezionata a tutti loro. Ho il coltello dalla parte del manico, ho più potere di te e di tutta la gente che ti sta a cuore, e tu sarai sempre destinata a fare quello che dico io." sorrise perfido, senza staccare gli occhi dalla ragazza.
"Ora ti concentrerai sul tuo lavoro e lo finirai, così come io lo voglio, e continuerai a fare tutto il lavoro che ti mando senza fiatare, o ci saranno conseguenze" disse mentre giocherellava con il tagliacarte tra le mani e lei rimaneva in silenzio a guardarlo bloccata da quella scrivania, senza muovere un solo muscolo.
Il padre le diede un'ultima occhiata di disprezzo e poi andò via dalla stanza lasciando la porta aperta e lei bloccata lì.
"Cazzo... ti ho fatto venire un crollo?" sbottò innervosito Hae-eun guardandola alzando gli occhi al cielo.
"Per questo non volevi che stavo con Chung-hee?" chiese lei con voce tremante alzando lo sguardo verso di lui.
"Si farà ammazzare anche lui, idiota innamorato. Gli perderò entrambi a causa tua." Disse guardandola con rabbia.
"Volevo bene a Do-yoon... io non volevo questo." Disse lei con le lacrime agli occhi.
"Io lo amavo. Non l'ho mai potuto avere, amava mia cugina. Tutta la loro storia è stata una continua sofferenza per loro, per me. Lo amavo e l'ho sempre spalleggiato, ho fatto finta di nulla, non mi avrebbe mai ricambiato. Ho temuto che morisse tante volte, a causa di mia cugina. Sei arrivata tu, ed è morto a causa tua." Disse lui scuotendo di nuovo il capo.
"Non l'ho ucciso io!" esclamò lei con voce strozzata alzandosi in piedi.
"Non cambia. È stato tuo padre. Perderò anche Chung-hee a causa tua, lo so. Il minimo che puoi fare e farla pagare almeno ai suoi fratelli, se non hai la forza allora buttati da qualche ponte ed evita che io perda anche Chung-hee." Sentenziò lui fulminandola.
"Non puoi dare la colpa a me di tutto..." soffiò lei addolorata.
"È tua. Vattene da casa mia. Hai avuto la tua risposta." Disse lui voltandole le spalle e lasciandola sola nel suo soggiorno, e avviandosi verso un'altra stanza.
Non voleva più vederla.
La odiava, ma allo stesso tempo sapeva che non era colpa sua.
Sarebbe voluto stare dalla parte di Isabel, sapeva che i suoi comportamenti nei confronti della ragazza erano ingiusti.
Non riusciva però a passarci sopra.
Non riusciva.
Preferiva non vederla mai più.
Voleva solo che tutto l'inferno in cui aveva vissuto per tutti quegli anni finisse.
Voleva che tutti la pagassero.
14 MATTINA 2016 FLASHBACK
Hae-eun entrò in camera di Do-yoon rimase vicino alla porta, fermo ad osservarlo cercando di capire cosa l'uomo stesse facendo a terra con fogli sparsi un po' ovunque, alcuni accartocciati, altri mezzi scritti.
Si chinò piano mettendosi a sedere sul folto tappeto zebrato della stanza, così da poter essere alla stessa altezza del fotografo.
"Cosa accidenti stai facendo?" lo stava guardando con la fronte aggrottata, e una espressione leggermente schifata sul volto.
"Scrivo" disse Do-yoon, prendendo in mano un foglio e guardando meglio cosa avesse scritto.
"Cosa?" disse con risentimento nella voce Hae-eun, sapeva già di cosa si trattasse.
"Se te lo dico, ti arrabbi." Rispose il fotografo, piegando il foglio in quattro parti e mettendolo al sicuro dietro di lui dove c'erano già sistemati altri cinque fogli piegati in maniera uguale.
Hae-eun sbuffo, e lo afferrò per la t-shirt tirandolo verso di lui, in modo che lo guardasse dritto in volto.
"Tu. Non ti suicidi." Disse con rabbia.
"Tu non comprendi" rispose con voce lieve Do-Yoon.
"Giuro che ti prendo a pugni, mi ha rotto i coglioni, te e questa storia che non puoi vivere senza di lei." Ringhiò contro la sua faccia.
"Mollami" disse Do-yoon con voce remissiva.
"Lei ha provato a proteggerti in tutte le maniere, mi ha fatto giurare che non ti avrei mai permesso di farlo, vuoi che io non mantenga una promessa a mia cugina? Vuoi che porti questo peso?"
"Hae-eun io...."
"Cosa? Cosa?" incominciò a urlare in faccia al fotografo.
"Tu cosa? Lei è morta! Mia cugina è morta! Ti sono stato amico per tanti anni! Vi ho sempre aiutato, sempre capito, non mi sono mai messo contro le vostre scelte, anche se le conseguenze delle vostre azioni vi danneggiavano! Sono sempre stato dalla tua fottuta parte!" gli urlò sempre di più.
"Mi dispiace" singhiozzò Do-yoon stravolto, ormai era solo l'ombra di se stesso.
"Non me ne faccio niente delle scuse, CAZZO! Non ti permettere a morire, non ti permettere! Ho fatto una promessa, non impedirai che io la mantenga" e con uno strattone mollò la presa dalla maglia di Do-yoon per potersi dopo di ché alzarsi.
Hae-eun si mise in piedi e diede le spalle al fotografo che rimaneva a terra immobile e tremante, sentendosi completamente in colpa di tutto.
"Non posso, non voglio soffrire anche per la tua morte." Disse con voce lieve Hae-eun non guardandolo in faccia, non riusciva a guardarlo negli occhi, era troppo arrabbiato, poiché lui era completamente un egoista.
"Non pensi che sia ora che tu la smetta di essere innamorato di me?" chiese Do-yoon con voce tremante.
Hae-eun si voltò a guardarlo con astio.
"Non sono innamorato di te."
"Giusto sia di me sia di Chung-hee, sempre in dilemma su chi ti piace di più, sempre sofferente perché nessuno dei due ti ricambierà. Forse se io morissi, tu non saresti più in dilemma."
"Sei un idiota lo sai?" disse con rabbia.
"Anche se lo sono, tu vuoi comunque che io non lo faccia." Disse serio Do-yoon.
"Si. Suicidarti? Senza farla pagare a tutti loro? Senza vendicarti di mia cugina. Si penso che tu stia sbagliando." Lo guardò torvo.
"Non posso fare niente, non posso vincere"
"Sei diventato l'ombra di te stesso, vuoi essere ricordato così patetico? Do-yoon il grande fotografo che si suicida per amore!" strillò con tono sarcastico.
"Vattene." Disse secco.
"No. Rimarrò qui a farti da balia in eterno, fino a che non ragionerai."
"Se ti compiace" disse con una leggera risata.
"Cazzo, vuoi veramente morire? Bene, se lo devi fare almeno uccidi quello stronzo di tuo fratello prima, non so se non hai niente da fare uccidi anche il padre della tua pupilla che dici che vuoi proteggere, ma invece lascerai sola nello stesso schifo che ha subito mia cugina!"
"Sai non è male come idea" disse pacatamente Do-yoon.
"Che coglione che sei." Scosse la testa e uscì dalla stanza arrabbiato come non mai.
Angolo dell'autrice:
Siamo arrivati a un punto cruciale... e tutti i nodi incominciano a venire al pettine.
Hae-eun è un personaggio strano, a tratti incapibile, io faccio fatica, cambia spesso è fatto di molte sfumature.
Si è omosessuale... sempre stato innamorato di Do-yoon.
Quando si incontra con Yoongi gli dice che Do-yoon lo ha cambiato, in quella occasione Hae-eun appare molto diverso da come è realmente. Questo perché è come un camaleonte sa adattarsi ai vari luoghi e contesti, è bravo a fingere di essere altro, ma difatti lo fa da tutta la vita, sono pochi a sapere che lui sia omosessuale (Do-yoon, Chung-hee e Chin-hae. Neanche Dashimen lo sa)
Odia Isabel perchè le da la colpa, e anche perchè lei sarebbe potuta stare con Do-yoon, cosa a lui legata.
Dice che Isabel è emotiva e l'amore fotte, lui lo sa è l'amore a farlo essere così.
Ora Isabel sa tutto.. vedremo come andrà...
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