CAPITOLO 15 BAD SECRET
CAPITOLO 15 BAD SECRET
11 NOVEMBRE 2017
Isabel era in un camerino davanti a uno specchio, si stava aggiustando il trucco che per lei era stato fatto in maniera sbagliata e troppo coprente.
Sbuffava leggermente innervosita per la quantità estrema di fondotinta sulla sua pelle da farla sembrare fin troppo bianca.
Non aveva mai compreso perché i coreani insistevano con una colorazione così pallida, lei tra altro non aveva la loro carnagione ma era leggermente più olivastra.
La porta dietro di lei si aprì e fece il suo ingresso Chung-hee vestito elegante.
"Ti hanno truccata troppo pallida" disse osservandola da dietro e guardando il riflesso della ragazza.
"Si, lo so, sbagliano sempre, di solito Win-hoo mi sa truccare come voglio io, ma al momento non è qui" disse lei sospirando, le mancava il suo assistente, ma sapeva che era giusto nei suoi confronti lasciarlo andare.
"Giusto, quando torna dall'America?" chiese Chung-hee.
"Penso fra una settimana, non ne sono sicura, sta lavorando con Nate per via della succursale dell'hotel, Richard sembra soddisfatto, mi ha chiamato in mattinata, mi ha detto che il menù del ristorante gli piace, chiede quando puoi andare a fare un paio di lezioni"
"Giusto... non so bene, dovrò vedere con i miei impegni e chiedere a tuo padre"
"Perché dovresti chiedere a lui?" chiese lei aggrottando la fronte e guardandolo attraverso lo specchio.
"Non so, così vieni anche tu? Ti farebbe un po' bene andar via per un po'"
"Direi che andare in America non sia proprio il caso al momento" disse lei con voce lieve.
Si bloccò immediatamente come se fosse stata appena congelata.
Sgranò gli occhi.
America voleva dire Ama, anche se il viaggio sarebbe stato a Chicago, ne avrebbe potuto approfittare per andare a vedere Yoongi.
Poteva risolvere tutto.
Chung-hee la guardò attentamente, intuendo che nella testa di Isabel fosse improvvisamente spuntato un pensiero o un'idea, aveva un'espressione folle sul viso, quella che era solita fare mentre elaborava i suoi piani diabolici.
"Isabel?" chiamò preoccupato.
"Nulla..." sospirò lei, scuotendo la testa. La sua idea era pessima non sarebbe mai potuta partire, c'era troppo da lavorare in azienda, sarebbe stato impossibile avere il permesso da suo padre.
Chung-hee si avvicinò di più a lei e mise una mano sulla spalla, stringendo leggermente come a volerle dare forza e sorrise allo specchio.
"Può dirmi tutto, ormai dovresti saperlo" disse con voce addolcita.
"Se parlo... potrei piangere" annuì lei mordendosi il labbro cercando di trattenersi.
"Tanto il tuo trucco è pessimo, devi comunque aggiustarlo" ironizzò un po' lui.
"Yoongi mi aveva chiesto di andare agli Ama... aveva bisogno di incoraggiamento, e che facessi una qualcosa per lui" tentennò lei nel spiegarli la situazione, la fronte di Chung-hee si aggrottò formando delle rughe espressive sulla fronte.
"Il problema è che si sentiva soffocare, che era sempre in pensiero per me, e lui pensa che io non faccia molto per dimostrargli che lo amo. Con quella richiesta voleva la certezza che avrei fatto tutto per lui" continuò lei a spiegare.
"Tu stavi facendo tutto per lui, anche mettendoti a rischio. Lo hai sempre fatto, anche tutto il fatto di Jisoo, tu hai agito specialmente perché c'era Namjoon di mezzo collegato a Yoongi. ti sei messa contro di me per lui. Faresti pazzie, le fai, solo per poterlo riavere in un futuro" disse lui sembrando però perplesso.
"Perché sembri perplesso?" chiese immediatamente lei.
"Perché non comprendo cosa Yoongi pretenda da te, tu provi a dare il massimo, Okay che a volte combini disastri, t'incasini la vita, ma è tutto a fin di bene. Non avrebbe dovuto dubitare di te, o farti una richiesta così egoista." Spiegò lui cercando di non sembrare troppo irritato dal comportamento del ragazzo.
"Non è egoista, lui è solo insicuro, lo so che non lo sembra, ma è così... ha bisogno di conferme continue e io ultimamente non sono stata in grado di dargliele. Prima mi era più semplice, ma ora è complicato perché anch'io ho bisogno di qualcuno che mi rassicuri." Provò a spiegare lei.
Yoongi era sempre stato così, non aveva mai creduto in se stesso, aveva molte volte pensato di mollare la sua carriera, ed erano stata tante le volte in passato in cui lei lo aveva ritrovato nel cuore della notte nel suo letto bisognoso di qualcuno che credesse in lui.
Lei aveva gestito sempre bene le crisi del ragazzo, ma le cose erano cambiate, non riusciva più a farlo, perché era lei quella in perenne crisi.
"Se tuo padre accettasse di farci andare in America per le lezioni di cucina e per il nuovo hotel, tu vorresti andare da lui no?" chiese Chung-hee capendo il punto del discorso.
"Forse, potrei provarci, forse se vado lì e gli do le sicurezze di cui a bisogno, potremmo aggiustare tutto...." Disse lei con voce sottile, ma con una luce di speranza negli occhi.
Voleva solo risolvere con lui, erano giorni che aspettava una chiamata, un messaggio.
Lui aveva fatto di tutto per riprendersela, e lei era tornata da lui.
Se l'erano sempre promessi.
"Tu non andrai via vero?" chiese lui titubante.
"Se dovessi, sappi che ritornerò sempre da te" sorrise sfiorandogli una guancia.
"Se non dovessi tornare, farò di tutto per riprenderti" disse lui, lei si mise in punta di piedi per dargli un leggero bacio a stampo.
Ora toccava a lei far di tutto per riprenderselo e a lui toccava tornare da lei.
Chung-hee sorrise incoraggiante, "Potrei provare ad aiutarti chiederò a tuo padre" disse accarezzandole i capelli con affetto.
"Davvero mi aiuterai a riprendermelo?" chiese lei con gli occhi lucidi sperando in un sì.
"Si, ti aiuto io" annuì lui "Ora però prepariamoci per l'intervista va bene?" cambiò discorso lui, si sedette vicino a lei e cominciò ad aggiustarle il trucco.
Non avrebbe mai chiesto al padre di Isabel il permesso per andare in America, le avrebbe solo detto che lui non aveva consentito a quella richiesta.
Lei non sarebbe mai dovuta tornare con Yoongi, non era la persona adatta a lei.
Non l'avrebbe aiutata ad aggiustare tutto.
Era lui quello adatto a lei, lo era sempre stato, solo lui poteva prendere cura di lei.
Aveva bisogno solo di tempo, Isabel l'avrebbe capito fine, e avrebbero ripreso la loro relazione in mano, facendo si che funzionasse.
15 NOVEMBRE 2017
Isabel, Chin-hae e Dashimen si trovavano nella stanza segreta, che era un po' un disastro, i computer erano rimasti, ma la maggior parte degli appunti di Isabel erano stati messi in degli scatoloni e le lavagne era completamente bianche.
Isabel alla fine si era convinta a pubblicare il libro cambiando pensiero.
La ragione era stata suo padre, che a quanto aveva riferito Chung-hee aveva espressamente detto di NO alla loro partenza in America.
Quel NO, aveva fatto di nuovo leva sulla rabbia che portava dentro, e come sempre prendere una decisione per puro istinto, dicendo di sì alla continuazione del piano.
Era tornata ad essere furiosa con tutti.
Dopo le prime settimane di negazione, la rabbia stava facendo ingresso di nuovo nella sua vita.
Era sempre così un circolo vizioso: lei era sempre in balia degli stessi comportamenti e modi di fare.
Sempre in balia delle sue emozioni.
Sempre prigioniera nelle prime fasi del lutto, senza mai arrivare a quella finale: l'accettazione.
Era sempre così, un continuo saltello tra negazione, depressione e rabbia.
"Sicura di volerlo fare?" chiese Dashimen guardandola sempre con preoccupazione, e conoscendola fin troppo bene, sapeva che Isabel era di nuovo in un momento di rabbia.
"Si, ci ho pensato in questi giorni, è giusto andare avanti, lo avete detto anche voi" disse lei piccata.
"Si, io questo lo so, e che sembri un po' arrabbiata." Provò a essere delicato Dashimen.
"Forse dovremmo evitare se sei tanto scossa" disse Chin-hae, studiandola anche lui attentamente, qualunque cosa fosse successa di nuovo, a lui ignara, sapeva che non avrebbe portato nulla di buono, Isabel sembrava sul punto di ammazzare chiunque e probabilmente quello che lui avrebbe dovuto dire avrebbe fatto si che la ragazza si infuriasse di più.
Per quanto volesse con tutto se stesso andare avanti con il piano, più la guardava più pensava che non fosse il momento più opportuno.
"Stai scherzando vero? Abbiamo litigato giorni fa, e mi hai urlato di tutto e di più, ora mi stai dicendo di evitare?" disse in modo acido lei, guardando Chin-hae come se fosse matto.
"Dashimen ha ragione sembri arrabbiata." Sapeva benissimo perché lo era, avevano fatto in modo di farla tornare con Yoongi per tenerla buona, ma quel ragazzetto aveva rovinato tutto lasciandola.
"Lo sono! Questo non cambia nulla, anzi la rabbia mi fa vedere chiaramente le cose e mi da il modo di agire!" esclamò lei su tutte le furie.
Chin-hae e Dashimen si scambiarono uno sguardo scettico e leggermente impaurito dalla sua reazione.
"Bene nipote, sei pronto?" chiese Chin-hae guardando il computer di fronte a lui e il post all'interno del sito internet.
Non c'erano alternative, dovevano pubblicare tutto, lui avrebbe dovuto dire tutta la verità ai due ragazzi sulla morte di Do-yoon e avrebbero dovuto portare il piano a termine, forse la rabbia di Isabel non si sarebbe ritorta contro di lui ma sarebbe stata utile per raggiungere l'obbiettivo almeno così sperava Chin-hae.
"Si certo, impostato tutto anche il link per accedere al libro di Isabel" disse Dashimen titubante, guardando un attimo Isabel che era seduta e sbuffava, per via dei troppi preamboli che stessero facendo.
"Dai pubblica!" trillò Isabel con fretta.
"Se lo facciamo non si può tornare indietro lo sapete vero?" chiese Chin-hae guardando la ragazza per un attimo.
"Si lo sappiamo, smettila di avere dubbi per il mio stato d'animo! Hai pressato tanto per farlo, ora lo facciamo. " rispose stizzita guardandolo male.
"Vogli solo che tu sia sicura, lo sai ciò potrebbe complicare tutto, stiamo per mettere in atto un gioco che vi farà rischiare" disse in modo serio. Sperava davvero che Isabel così instabile, non avrebbe causato problemi, e sapeva che sperava invano.
"Ci farà? Sbaglio o ero solo io a rischio? Anche se fosse non è niente su mio padre quindi non capisco la tua preoccupazione. Il gioco è già in moto da parecchio ormai. Era quello che tu mi hai sempre suggerito di fare" lei lo guardò male, sentendosi irritata sempre di più da tutto quel prendere tempo solo perché lei era arrabbiata.
"Zio?" chiese Dashimen guardandolo con circospezione, e pensando che ci fosse altro a preoccupare suo zio oltre che il malumore della ragazza.
Chin-hae si sedette un attimo, continuando a contemplare lo schermo.
"Pubblica." Disse secco.
Dashimen sospirò e pigiò il tasto invio sul computer pubblicando tutto.
Pubblicato il libro della scrittrice Lee Min-su:
"AUTOBIOGRAFIA LEE DOO-YOON"
Quando i soldi rovinano la vita:
Chaebol, matrimoni combinati per acquisire più ricchezza.
Lee Do-yoon e Park Bong-cha, vittime.
"Eravamo innamorati, ma i nostri genitori non volevano la nostra unione. Abbiamo subito entrambe ripercussioni pesanti. La realtà è che in questo mondo non siamo mai liberi. Amo follemente Park Bong-cha." [...]
"Bene è fatta, direi che ora posso tornare a lavorare." Disse Isabel guardando per un attimo il computer.
"Realmente non abbiamo finito." Disse Chin-hae bloccandola, l'uomo si alzò e cominciò a frugare nelle tasche in cerca di una chiavetta.
"Devo chiedervi di fare una cosa." disse serio.
"Che cosa dobbiamo fare?" chiese Dashimen guardando la chiavetta in mano allo zio.
"Primo di mantenere la calma a quello che vi dirò e vi mostrerò. Isabel ti prego, ho bisogno che tu controlli le tue emozioni" chiese lui supplice.
Isabel guardò la chiavetta nelle mani dell'uomo, confusa, guardò di nuovo Dashimen che sembrava anche più in confusione di lei.
"Che cosa succede?" chiese Isabel sulle spine.
"Promettete di mantenere la calma?" chiese di nuovo.
"Va bene" disse Dashimen guardando Isabel facendole segno di dire di si.
"Okay." Brontolò lei poco convinta di quella richiesta.
"Metti la chiavetta e clicca sul video all'interno." Disse serio Chin-hae.
Dashimen fece come aveva richiesto lo zio e Isabel si avvicinò a lui per osservare lei il video che Chin-hae voleva mostrare ad entrambi.
Videro il video in completo silenzio, senza riuscire a credere ai loro occhi o realmente a capire cosa stessero guardando.
Isabel si andò a sedere, scossa dal video, e si azzittì, non era certa di cosa avesse realmente visto e di cosa significasse il tutto.
"Che cosa vuol dire?" chiese Dashimen guardando suo zio.
"Quelli sono i fratelli di Do-yoon, uno è l'ex marito di Park Bong-cha e l'altro è l'ispettore della polizia. Il video è della notte in cui Do-yoon è morto." Provò a spiegare Chin-hae guardando i due giovani che sembravano confusi, ma allo stesso tempo atterriti.
"Che cosa stai cercando di dirci?" chiese di nuovo Dashimen tra i denti, pensava di aver capito, ma sperava di sbagliarsi.
Guardò Isabel che invece era immobile e aveva chinato il capo guardando per terra. D'istinto le afferrò la mano, in attesa della verità che già aveva intuito e che avrebbe logorato entrambi.
"Voglio dirvi che pensiamo che non sia stato un suicidio, ma un omicidio. Dal video si vede che loro entrano con la macchina di Do-yoon nel suo giardino, e che poi mettono il suo corpo davanti al volante e che lasciano la macchina accesa inscenando il suicidio."
"Non si è suicidato?" chiese Isabel tremando e voltando lo sguardo su Chin-hae sconvolta.
"No... io ho recuperato tutte le prove di quella notte e i video, sapevo che il comandante della polizia che è suo fratello le avrebbe nascoste." Cercò di spiegare velocemente, guardava suo nipote e sapeva che lo scoppio d'ira era pronto a compiersi.
Dashimen lasciò la mano di Isabel.
Fulminò lo zio con lo sguardo.
Si alzò in piedi, e fece dei passi per avvicinarsi a lui in modo minaccioso.
"TU." ringhiò "Ci hai detto che era un suicidio... hai detto che si era SUICIDATO!" esclamò Dashimen come una furia.
"Ho pensato che fosse la cosa migliore per voi due, la polizia aveva dichiarato il suicidio." Rispose secco.
"Hai pensato?" Isabel si alzò anche lei in piedi e lo guardò sconvolta, boccheggiando.
Dashimen si voltò di lato e tirò un calcio a uno scatolone facendolo volare per la stanza.
Isabel stringeva i pugni e guardava Chin-hae con il viso dipinto di assoluta delusione.
Si era fidata di lui, e l'uomo aveva mentito ad entrambi su una cosa così importante.
"Si, eravate sconvolti, non era il caso di dirvi la verità, siete giovani e sconsiderati avreste agito combinando guai!" esclamò Chin-hae convinto delle sue parole.
Dashimen si voltò a guardarlo in preda all'ira.
"CI HAI MENTITO!" urlò Dashimen, "MENTI DA PIÙ DI UN ANNO!"
"Era l'unica cosa da fare, non avevamo modo di dire la verità a nessuno, non c'erano alternative" provò a giustificarsi l'uomo.
"Quindi come diavolo è morto?" chiese Dashimen non capendo, come fosse possibile che i due fratelli di Do-yoon lo avessero ucciso. Era vicino dal tirare un pugno a suo zio, ma le risposte avevano la precedenza, anche se sentiva di star perdendo il controllo.
Erano stati male per mesi, arrabbiati per mesi, credendo che Do-yoon li avesse abbandonati, se avessero saputo la verità probabilmente sarebbe stato tutto meno doloroso.
"Stando al Gps, lui è andato a casa di suo fratello, e la pistola che aveva mancava dalla cassaforte, non l'abbiamo mai ritrovata"
"Voleva uccidere suo fratello?" tremolò Isabel guardandolo esterrefatta.
Do-yoon non era mai sembrato un tipo violento, non lo aveva mai visto perdere la sua pacatezza, anche quando aveva colpito Ha-rin che aveva provato a strangolarla, aveva chiamato subito la sicurezza. Do-yoon non agiva mai con la violenza ma con i segreti, aveva tutti in pugno facendo favori e riavendo favori in cambio.
Non avrebbe mai potuto uccidere nessuno, neanche un componente della sua famiglia per quanto tanto gli avessero fatto male.
"Si." disse secco Chin-hae.
Dashimen crollò seduto sulla sedia e si prese la testa fra le mani.
Non poteva essere vero.
"Aspetta! La lettera?" trillò Isabel boccheggiando confusa, lei aveva avuto una lettera, che era stata pubblicata, quella lettera parlava di suicidio.
"La lettera è vera, in parte." Disse colpevole Chin-hae.
"La mia?" chiese Dashimen con tono minaccioso, anche lui aveva ricevuto una lettera come Isabel che non era stata pubblicata.
"La tua è tutta vera. Do-yoon ha scritto quelle lettere realmente, perché pensava a un suicidio, eravamo riusciti a farli cambiare idea."
"No." disse secco Dashimen. "Non ha cambiato idea. Quello che ha fatto è stato un atto suicida. Era o loro o lui." disse con rabbia Dashimen.
Isabel guardava il pavimento, e non osava guardare Chin-hae.
Si sentiva tradita in tutto, oltre le bugie, la sua lettera era un falso, quelle non erano mai state le ultime parole del fotografo.
"Voglio la lettera." Disse lei cercando di trattenere un singhiozzo.
"Non ce l'ho." Disse Chin-hae colpevole.
"Recuperamela." Disse guardandolo sofferente.
Dashimen si alzò di nuovo in piedi e si avvicinò alla ragazza.
"Te la recupererà, o lo farò io." disse agguerrito.
"Proverò a chiedere a chi ce l'ha" disse remissivo, comprendeva il loro atteggiamento, pensava che avrebbe avuto a che fare con due persone arrabbiate, ma Isabel si era spenta, lasciando il posto solo alla rabbia di Dashimen nella piccola stanza dove erano.
"Lo spero per te o vado io direttamente da Hae-eun. Immagino che abbiate deciso insieme di non dircelo." disse Dashimen tra i denti arrabbiato.
Erano state tutte bugie.
Anche tutte le loro conversazioni per tenere in salvo Isabel.
Tutte bugie da più di un anno.
"Si, ma ora è arrivato il momento di dirvelo. Il libro non è abbastanza, dovete pubblicare quel video. Con anche il restante che ho nella cartella, le foto delle prove del delitto." Disse cercando di sembrare autorevole.
"Ah si? Dobbiamo? Scherzi?" cominciò a ridere Dashimen guardando lo zio come un folle "Ci avete mentito per tutto questo tempo, fatto piani a nostra insaputa. Pensavo che ci dicevamo tutto. Immagino che la pubblicazione della lettera di Isabel non sia stata neanche un'idea di Do-yoon." Disse furente Dashimen.
C'era molto di più, si era sempre chiesto perché Do-yoon avesse messo a rischio Isabel, perché suo zio non aveva fermato Hae-eun da pubblicare quella lettera.
"È stato lui?" chiese Isabel tremante guardando Chin-hae in cerca di risposte.
"No, siamo stati noi, l'idea è stata mia." Rispose secco.
"Perché?" chiese a corto di parole, si sarebbe dovuta arrabbiare come non mai, ma non sentiva alcuna rabbia solo sconforto e delusione.
"Ha ragione! Perché! Perché metterla a rischio, ti ricordi cosa è successo? Ti ricordi cosa le ha fatto suo padre! Lo stato in cui era! PERCHÉ CAZZO LO HAI FATTO!" urlò Dashimen lasciando la mano di Isabel fece per andare contro suo zio che però aveva fatto già dei passi indietro.
Isabel riprese la sua mano, fermandolo.
"Lei non poteva stare qui, avevamo bisogno di tempo per trovare delle prove, per trovare altri reati dei fratelli di Do-yoon. Mi dispiace Isabel per quello che ti ha fatto tuo padre, ma era necessario. A volte bisogna perdere qualcosa per vincere, tu lo sai bene. Hai fatto lo stesso per recuperare il video da Hae-seo." Disse Chin-hae guardando Isabel sperando che capisse la situazione, la ragazza però continuava ad avere solo l'espressione delusa sul volto.
"SEI IMPAZZITO! Chi cazzo sei tu? Avevamo detto che l'avremmo protetta, in memoria di Do-yoon, mi hai fatto tutto un discorso. Sei stato il primo a metterla in pericolo. CAZZO, ogni cosa che le hai suggerito era solo per arrivare a questo punto? Vuoi davvero aiutarla, o lo stai facendo per vendetta! Si onesto per una cazzo di volta!" Continuò a urlare Dashimen esterrefatto dalla situazione, sconvolto per tutte le verità che stava scoprendo.
Isabel strinse di più la sua mano, facendo si che lui non la lasciasse, anche se stava urlando super arrabbiato, rimaneva fermo vicino a lei.
"Vogliamo vendicarci per la sua morte. Vogliamo che i suoi fratelli la paghino."
"Non pubblicheremo nulla. Vai via da questa stanza" disse Isabel quasi in un sussurrò guardandolo con gli occhi lucidi.
"Anche voi volevate bene a Do-yoon! Dovete pubblicarla" Gli guardò con orrore Chin-hae.
"No, noi oggi non faremo nulla, e tu andrai via, o io lascio la mano a tuo nipote che non vede l'ora di spaccarti la faccia. Vai via." Disse lei facendo uscire di più la voce.
Chin-hae guardò la ragazza tremando di rabbia, e poi guardò suo nipote che sembrava sul punto di attaccarlo.
Sospirò.
Andò via, sapeva che dire la verità avrebbe causato un putiferio.
Sapeva anche che erano dei ragazzini e non potevano capire fino infondo le sue ragioni e quelle di Hae-eun.
Sapeva anche che entrambi avevano solo bisogno di tempo e che alla fine avrebbero fatto quello che andava fatto.
16 AGOSTO 2016 TARDO POMERIGGIO FLASHBACK
Hae-eun si trovava all'obitorio di un ospedale in centro, era fermo vicino la porta senza osare entrare nella stanza, poiché c'era Isabel vicino al corpo di Do-yoon.
La ragazza guardava il corpo morto di Do-yoon mentre lenta gli accarezzava i capelli con una mano e con l'altra stringeva la mano di Do-yoon.
Aveva i capelli disordinati e il viso rosso segnato dalle lacrime che continuavano silenziosamente a scendere.
Hae-eun guardava la scena sentendo la rabbia sfumare dato ciò che stava guardando, la ragazzina sembrava distrutta.
"Riposato bene?" chiese Chin-hae accostandosi a lui e sussurrando.
"No." disse lui tra i denti.
"Cosa le hai detto?" chiese poi facendo segno con il capo alla ragazza.
"Che l'abbiamo trovato morto, e la polizia ha dichiarato il suicidio."
"Non le hai detto la verità?" chiese Hae-eun guardandolo con astio.
"No, neanche a mio nipote. Preferisco non dire niente, o agirebbero in qualche sciocca maniera" disse Chin-hae con preoccupazione.
Isabel saltò in aria come anche gli uomini al suono del telefono che rimbombo nella fredda stanza dell'obitorio.
"Pronto" disse la ragazza con tono affievolito.
"Devo per forza?" chiese remissiva, "Non posso neanche avere un paio di giorni per piangere la morte di un amico?" chiese lei straziata dal dolore.
"Certo... comprensibile, io ti appartengo no?" disse con uno sbuffo, scuotendo il capo e stringendo forte gli occhi. "Sto venendo in azienda." Disse secca e chiuse il telefono.
Mise il telefono nella sua borsa e guardò Do-yoon, con le lacrime che le rigavano il volto.
"Me l'avevi promesso... non mi avresti mai lasciato." Disse lei con un singhiozzo.
"Avevi promesso di aiutarmi, non mi libererò più di lui..." disse con voce fiacca, "Almeno tu ora sei libero." Sussurrò lei, si avvicinò al viso di Do-yoon e gli lasciò un leggero bacio sulla fronte.
Si voltò e fece per andare, ma si fermò sulla porta.
"Chin-hae... scusa ma io devo andare" disse lei dispiaciuta, dopo aver fatto un leggero inchino a Hae-eun vicino all'uomo.
"Vuoi che ti accompagni io?" chiese lui.
"No, tranquillo, chiamò una macchina appena esco da qui." Disse lei accennando a un sorriso di cortesia, poi si voltò a guardare Hae-eun triste.
"Mi dispiace per la tua perdita so, che vi conoscete da tanto." Disse lei a Hae-eun che impallidì.
"Cosa?" chiese lui basito, aveva conosciuto Isabel un anno prima ma si erano solo presentati, l'aveva vista di tanto in tanto, ma lei oltre al primo incontro non gli aveva mai rivolto la parola.
"Mi ha parlato di te." disse lei "ti voleva bene" sorrise lei gentile.
"Oh.. condoglianze anche a te" disse lui accorto di parole.
Lei annuì con il capo e andò via lasciando soli i due uomini.
"Pensi ancora che non vada protetta?" chiese Chin-hae.
"Suo padre ha ucciso il mio migliore amico." Disse con rabbia.
"E quale sarebbe la colpa di quella povera ragazza?"
"Qual è il piano?" chiese poco convinto.
"Non lo so, la mandiamo via, facciamo in modo che vada via, come manderò via mio nipote. E noi adulti faremo un piano per cercare di smascherare loro e quello che hanno fatto a Do-yoon."
"Come intendi fare?" chiese sempre poco convinto.
"Ho qualcosa in mente, ma abbiamo bisogno di dormire e tu non credo abbia chiuso occhio" disse studiandolo per bene.
"Infatti..."
"Andiamo in Hotel... ci sono delle stanze libere"
"L'ha lasciato a te vero?"
"Si, anche a lei e a mio nipote"
"A me avrà lasciato solo quel sudicio gatto randagio" disse sbuffando, cercando di fare un po' d'ironia.
Nei giorni a seguire avevano cercato in tutti i modi di arrivare a una soluzione e anche in modo velocemente dato lo scarso tempo disponibile. Alla fine si erano decisi a seguire l'idea di Chin-hae, sperando che scatenasse l'ira del padre di Isabel e che mandasse la ragazza via da Seoul per un bel po'.
L'idea dell'uomo consisteva nel cambiare la lettera scritta da Do-yoon per Isabel e di pubblicarla su Dispatc, sito internet di cui era proprietario Hae-eun.
Funzionò, e l'ira del padre di Isabel fu tremenda e lei dovette lasciare Seoul in fretta.
Chin-hae anche se poco convinto, mandò via anche Dashimen e senza che i due ragazzi lo sapessero a Chicago fece andare anche una guardia del corpo come vicino di casa così che potesse tenerli sempre sotto controllo.
EXTRA LETTERA VERA
Mia cara Isabel
Mi dispiace, per averti fatto questo. Io proprio non riesco ad andare avanti, e sento di essere diventato un peso per tutti in questo momento.
So che sono un peso per te, so che tuo padre ti ha di nuovo fatto del male e penso che sia perché tu venga da me.
Sono convinto che l'opzione migliore per tutti sia che io mi tolga la vita.
(Appena mi hai scritto che non saresti passata da casa per occuparti di me, ho deciso di mettere in atto il mio piano.)
Da quando il mio vero amore si è tolto la vita. Lasciandomi senza neanche la speranza, che un giorno ci saremmo potuti congiungere di nuovo. Ho capito che nulla aveva più senso, che era il momento, anche per me di liberarmi di tutta questa merda che ho vissuto.
Sai tutta la storia, sei l'unica a saperla, come io sono l'unica persona a sapere la tua. Un segreto, per un segreto, così abbiamo detto.
Penso che tu comprenderai il perché del mio folle gesto.
Avrei voluto mettere subito fine alla mia vita, ma tu me l'hai impedito su quel ponte. I giorni successivi sono stati orrendi, sia per me, che per te, che hai provato a darmi una mano.
Dopo un po' ho deciso di ragionare e ho optato di aspettare, di non farlo per te, la persona di cui dovevo prendermi cura.
Mi dispiace ci ho provato, ma non potevo continuare così, non potevo vivere.
Non è colpa tua, per questo che negli ultimi giorni ho deciso di sistemare le carte per lasciare tutto a te. Si ti sto lasciando tutto il mio patrimonio, tutti i miei averi, con la speranza che tu ne faccia buon uso. Tutto per te la mia sorellina.
Ricordo il primo giorno in cui ci siamo presentati, nel tuo abito marcato, accerchiata da makeup artist, e da stilisti che cercavano di convincerti a toglierti la TUA collana, la SUA collana. Ricordo che rispondesti in maniera secca con un NO.
Ti eri appena laureata, e tutti stavano per conoscerti in tutta la tua bellezza. La gente non riusciva a toglierti gli occhi d'addosso, eri magnifica. Lo sei sempre stata e sempre lo sarai. Sei un diamante che risplende di luce propria. Ma nessuno si è mai accorto del tuo sguardo, sguardo che io avevo già visto in un'altra donna di cui sono e sarò sempre innamorato. Lo sguardo di una persona che tutto quello che ha non lo vuole.
Ti ho osservato bene, eri diversa da tutte, tutte avrebbero voluto trovarsi al tuo posto. Ricca, bellissima, pungente ed enormemente intelligente. Penso che tu daresti tutto quello che hai per far sì che qualcuno occupasse il tuo posto. Ti ho osservato bene quando ti scattavo le foto, e mi sono detto: "questo diamante raro sarà mio."
E così è stato, ho fatto in modo di essere il tuo fotografo, ho fatto in modo di avvicinarmi a te, tutto per scoprire il mistero che era celato nei tuoi occhi.
Tutto per scoprire di aver ragione.
Ho impiegato più di un anno per farti ammettere il tuo segreto, e per farlo ho dovuto cedere e dirti il mio per primo.
Sei stata capace di farmi cedere.
Sei stata capace di riempire il mio mondo per un anno. Non ero più solo, ero insieme a qualcuno, finalmente nella mia sofferenza, nella nostra sofferenza.
Non odiarmi ti prego, non essere triste ti prego, non essere arrabbiata, concedimi almeno questo. So che non dovrei chiedertelo, so che quello che sto facendo è sbagliato, so che penserai che ti stia tradendo in questo momento, e ti sto lasciando in un mare di merda da sola, con la mia morte, (e con questa mia lettera.)
(Si perché questa lettera, mi dispiace bambina mia, ma è già stata girata a un reporter di mia conoscenza l'unico che non ti ho mai presentato, l'unico che non potrai fermare.)
Voglio (che la gente sappia, voglio che si commuova per te, che provi empatia, spero che così facendo tu possa avere persone dalla tua parte, e) che tu possa essere libera di ritornare dalla persona che ami, così come io non ho potuto fare. Provaci, prova a fare quello che io non ho potuto fare.
Run da lui.
Spero tu possa perdonarmi. Spero tu possa sfuggire da un destino orrendo quanto il mio.
Grazie di tutto, sei e rimarrai una delle persone più belle che io abbia mai conosciuto.
Angolo dell'autrice:
Partiamo con Isabel e Chung-hee... momento di speranza che dura attimi in Isabel dove crede di poter andare a recuperare Yoongi.
Beh diciamo che non è nei veri piani di Chung-hee lasciarla andare da Yoongi di nuovo, questa bugia porta a Isabel arrabbiata e di nuovo combattiva contro suo padre.
Peccato che la combattività e la rabbia durino poco. Lo so è strano vederla così piatta nel sapere la verità, penso che non abbia bene elaborato il tutto.
Dashimen ha capito perfettamente il tutto e beh furia sia!
Chin-hae continua a non dire la verità... ciò il vero motivo del perché gli ha mandati via, cioè il bigliettino lasciato dal padre di Isabel con la minaccia a Dashimen, come non ha detto neanche che la macchina che prende i due uomini è intesta al padre di lei.
Capirete il perché... forse!
Le parti tra parentesi sono quelle che non c'erano nella lettera ma che Hae-eun ha aggiunto in seguito
Baci!!
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