CAPITOLO 14 BAD LIAR


CAPITOLO 14 BAD LIAR

04 NOVEMBRE 2017

Chung-hee bussò alla porta di fronte a lui dove stava la grande targa dorata con scritto ufficio di Isabel Kim.

"Avanti!" trillò la voce all'interno dell'ufficio.

Lui aprì la porta, entrò senza troppi preamboli e richiuse la porta immediatamente.

"Sono le undici di sera" disse senza neanche salutare, aveva l'espressione severa dipinta sul volto e le braccia incrociate al petto, sembrava un padre che rimproverava la figlia per qualche danno creato.

"Ah si?" Isabel alzò lo sguardo dai fogli che stava revisionando e guardò per un attimo l'uomo di fronte a lei rimanendo impassibile.

"Si, hai mangiato?" chiese lui facendo dei passi lenti e avvicinandosi di più verso la scrivania.

"Ho troppo da fare." Disse lei secca, tornando con lo sguardo al suo lavoro, mostrandosi realmente molto indaffarata.

"Hai deciso di lasciarti morire di fame?" sbuffò lui, cominciando a perdere la calma, si era ripromesso di stare calmo, ma vedere Isabel in quello stato li faceva solo saltare i nervi.

"Mangerò, appena avrò finito." Disse lei alzando gli occhi al cielo.

"No. Fermi il tuo lavoro e andiamo a mangiare." Ordinò lui.

"Ho troppo da fare." Continuò a dargli la stessa risposta, senza mostrare un minimo interesse verso di lui.

"Lo hai già detto. Non m'importa cosa tu abbia da fare, ti fermi e andiamo a mangiare, poi ti porto a casa e vai a dormire sono quattro giorni che stai qui." Disse lui indicando poi la brandina nascosta dietro un mobile.

"Ti ho detto che non posso lasciare il posto di lavoro." Rispose con voce annoiata lei, infastidita da quella presunta litigata.

"Ho parlato io con tuo padre. Puoi lasciare il tuo posto di lavoro, e tornare a casa. Ti serve del riposo se vuoi lavorare bene, così finirai per far danni o ammazzarti." Disse con voce severa, si avvicinò di più alla scrivania e fece per sfilarle i fogli che però lei afferrò d'istinto portandoli al petto.

"Ho detto che non mi muovo di qua, o non avrei comprato la brandina. Tranquillo, dormo e mangio anche." Disse lei cercando di sembrare sicura di sé, lo guardò con aria di sfida.

"Ah si? Dalle tue occhiaie non si direbbe che dormi e non vedo l'ombra di cibo neanche nel cestino della spazzatura. Devi tornare a casa con me, Isabel così non va bene." L'avrebbe portata fuori da quell'ufficio anche al costo di prenderla di peso.

"Non sono affari tuoi."

"Oh, invece si, dopo tutto quello che abbiamo passato non mi manderai di nuovo vai. Non ti azzardare a fare la stronza o a dire qualcosa di cattivo, o ti prendo di forza e ti porto via di qui." Minacciò lui.

Isabel lo guardò con odio.

"Isabel. Lo so che stai soffrendo. Chiuderti qui dentro non risolverà nulla, continuare a lavorare non manderà via i pensieri che hai nella testa. Lo sai."

"Invece si. Qui non penso a nulla." Non era del tutto vero, il pensiero di Yoongi arrivava spesso come una lama che andava sempre più affondo in qualunque parte del suo corpo, ma sapeva che comunque lavorare come una matta soffocava un po' la sofferenza che la dilaniava dentro.

"Sei una bugiarda, lo sappiamo entrambi che pensi a lui e t'incolpi per come siano andate le cose. Non è colpa tua." Provò a farla ragionare lui, guardandola sapeva che dentro stava soffrendo tantissimo.

"Tu non sai i fatti. Sai solo che mi ha lasciata. Non cercare di rendere tutto meno doloroso, e di confortarmi dicendomi che non è colpa mia." Rispose lei sprezzante.

"Okay, io non so i fatti. Hai ragione. Non ha importanza che io li sappia. Perché non cambierebbero il pensiero che ho al momento. Lui è un idiota, dopo tutto quello che avete passato ha mollato, è un idiota e un codardo." Disse con rabbia Chung-hee, mostrando rancore nei confronti del ragazzo che per fortuna era a debita distanza da lui dall'altra parte del mondo.

Isabel sospirò triste, poggiò i fogli sulla scrivania, e cominciò a metterli apposto in un raccoglitore, sotto lo sguardo sollevato di Chung-hee.

"Se vengo via con te, eviti di parlare di lui?" chiese lei continuando a sistemare.

"Vuoi far finta che non sia mai esistito? Non funzionerà lo sai"

"Non funziona nulla. Potrei fare qualunque cosa e non funzionerà." Disse lei chiudendo con forza il raccoglitore, facendo un bel po' di rumore.

"Non parleremo di lui, ma vieni a mangiare e torni a casa, Nabi ti aspetta ogni sera davanti la porta di casa." Propose lui.

"Va bene, ma domani mattina presto torno a lavoro." Acconsentì lei, sapeva che doveva tornare a casa dalla sua cucciola.

"E domani sera ti vengo a riprendere per portarti a casa di nuovo." Sentenziò lui.

Lei prese la borsa, mettendoci dentro il telefono che squillava a cui non aveva voglia di rispondere.

"Non rispondi?" chiese Chung-hee.

"No. È Chin-hae, ieri ci siamo visti e abbiamo avuto una litigata, quindi prova a chiamarmi per farmi cambiare idea." Spiegò lei alzandosi in piedi.

"Cambiare idea su cosa?" chiese lui confuso, spostandosi verso il divano per prendere il cappotto di Isabel e poterglielo porgere.

"Ho detto che non voglio più continuare con i vari piani, che ho troppo lavoro e mi serve una pausa. Non l'ha presa bene." continuò a spiegare lei mentre posava un attimo la borsa sul divano e si faceva aiutare da Chung-hee a indossare il cappotto.

"Gli hai detto di Yoongi?" chiese lui addolcendo un po' la voce.

"No. Lo sai solo tu. Non dire nulla." Disse lei con voce lieve voltandosi a guardarlo.

"Non dirò nulla, ma devi realmente promettermi che ogni sera tornerai a casa e mangerai con me." Lui le accarezzò dolcemente una guancia, mentre accennava a un sorriso gentile.

"Aigoo... Chung-hee" sospirò lei con voce lamentosa, distaccandosi.

"Cosa?" chiese lui confuso da cambio di voce di lei, non più secco e senza emozioni.

"Ti sei cacciato in un grande guaio quando hai deciso di venire a presentarti quella sera alle Hawaii, quando hai deciso di onorare la parola data a Do-yoon." Lo canzonò lei in modo quasi scherzoso

"Lo so... ormai ci sono dentro no? Ho il complesso del salvatore? L'hai detto tu ricordi?" provò a ridere lui, sdrammatizzando il tutto.

Lei lo guardò aggrottando la fronte e sbuffò una sorta di risata.

"Almeno ti ho fatto ridere" gongolò lui.

"Non era una risata" brontolò lei arricciando le labbra.

"Era molto simile a un principio." La punzecchiò ridacchiando.

"Okay, hai vinto." Arricciò il naso infastidita lei.

"Lo so, alla fine mi tocca vincere" sorrise lui.

"Portami a mangiare" disse con voce più accomodante lei porgendoli una mano.

Lui annuì con la testa e afferrò la mano di Isabel intrecciando le dita con le sue.

Si avvicinò di più a lei e baciò il capo con affetto.

"Andrà meglio" sussurrò provando a essere convincente.


05 NOVEMBRE 2017

Era sera tarda, Isabel aveva cenato nel suo hotel con Chung-hee.

Gli aveva promesso che ogni sera sarebbe tornata e avrebbe mangiato con lui e così stava realmente facendo.

Quella sera dopo la cena però gli aveva chiesto di andare a casa da solo e che lei l'avrebbe raggiunto dopo, poiché aveva urgenza di parlare con Dashimen.

Lui era sembrato riluttante, alla fine erano giunti a un compromesso, lui avrebbe disfatto la senza segreta con tutti gli appunti di Isabel, mentre lei avrebbe parlato con il ragazzo e dopo sarebbero tornati a casa.


Entrarono entrambi nell'appartamento di Dashimen.

"Ehi" disse Dashimen vedendo entrambi e confuso dall'accoppiata.

"L'ho solo accompagnata" disse immediatamente Chung-hee.

Dashimen gli guardò ancora scettico, poi fece una smorfia e annuì.

"Non rimani?" chiese stranito.

"No, appena finite mi trova nella stanza di fronte." Annuì lui serio, accarezzò un braccio di Isabel, lei alzò la testa per guardarlo e annuì tranquilla.

"Tutta tua amico!" sorriso allegro Chung-hee facendo si che Dashimen si sentisse ancora più stranito dalla scena appena vista.

Isabel fece finta di nulla, si tolse le scarpe tranquillamente e andò verso il divano per sedersi.

"Birra?" chiese Dashimen ancora confuso dalla scena appena vista.

"No, non sto bevendo, troppo lavoro in ufficio, bere mi fa venire sonno"

"Giusto, poi sei stata malata, vero?" la interrogò Dashimen

"Si, se fai del thè caldo lo berrei" chiese lei gentilmente.

"Va bene vado a fare del thè" annuì lui continuando ad essere stranito.


Qualcosa non andava.

C'era molto che non andava, la sera prima suo zio era andato da lui.

Dashimen non aveva mai visto Chin-hae così alterato in vita sua.

Era rimasto sconvolto da ciò che lui gli aveva riferito, cioè che aveva avuto animosa litigata con Isabel e che lei aveva asserito che non avrebbe pubblicato il libro di Do-yoon e si sarebbe fermata con il suo piano. Piano a cui stavano lavorando da quando era tornata ufficialmente insieme a Yoongi, piano che lei aveva voluto affrettare, perché voleva riavere la sua libertà per stare con lui e non in segreto.

Sapere che lei aveva deciso di interrompere i vari piani, con la scusa del volersi dedicare al lavoro era sospettoso.

Dopo aver parlato con suo zio, Dashimen aveva cominciato a diventare assillante e a inondare di messaggi Isabel, avendo bisogno di parlare a quattrocchi con lei.

Vederla entrare nel suo appartamento affiancata a Chung-hee che sembrava così protettivo nei suoi riguardi, era un qualcosa, di ancora più strano.

Come anche non vederla chiedere alcool e sentirla dire che aveva smesso.


Dashimen tornò nel piccolo salotto con una tazza calda di thè e la porse alla ragazza, studiandola per bene.

"Come stai?" chiese lui, non sapendo bene come iniziare la conversazione, osservandola e la trovandola stanca.

"Stanca..." sussurrò lei sorseggiando dalla tazza.

"Comprendo" disse lui con voce sottile, "Senti mio zio è venuto da me ieri" disse arrivando subito al punto.

"Lo so, mi hai riempita di messaggi... vuoi farmi cambiare idea immagino?" chiese lei posando la tazza sul tavolino e afferrando il pacco di sigarette di Dashimen posato lì.

Con fretta prese una sigaretta e l'accese subito.

"Volevo solo comprendere il perché del cambio d'idea, e parlarne" provò a dire lui. Realmente non era sicuro neanche lui di volerle far cambiare la decisione, solo non la capiva e non sapeva a cosa fosse dovuto quel repentino cambio d'idea.

Si erano visti poco in quei giorni specie per via dello scandalo che avevano fatto esplodere, che aveva comportato un super carico di lavoro per Isabel, e lui non sapeva cosa stesse realmente succedendo nella vita della ragazza.

"Non voglio." Disse lei sembrando comunque insicura di quella scelta.

"Perché? Non capisco il perché? Abbiamo fatto tanto, non puoi senza una ragione decidere di fermare tutto" chiese Dashimen confuso.

"Dopo tutti gli ultimi avvenimenti non penso che servirà a qualcosa." Provò a dire lei mentre fumava la sigaretta e si perdeva nelle nuvolette di fumo.

"Isabel, mi hai chiesto di pubblicare il video di tuo fratello, ora è agli arresti domiciliari, due giorni fa è morto anche il padre di Ji-hoo e probabilmente dopo tutte le vicende prenderà lui in mano l'azienda di famiglia" disse lui serio, ma osservandola in modo sospettoso, sembrava come se lei non lo stesse ascoltando.

"Lo so, Ji-hoo ha vinto, abbiamo raggiunto l'obiettivo." Disse lei distogliendo lo sguardo dal fumo e guardando lui annuendo con il capo.

Dashimen strizzò gli occhi, sempre più scettico.

"No, Isabel di cosa stai parlando? Avevamo di piano il far crollare tutti, dobbiamo pubblicare il libro di Do-yoon, dobbiamo far in modo che s'indaghi su suo fratello! Abbiamo ancora tanto lavoro da fare!" esclamò Dashimen continuando a non capire il perché lei sembrasse così abbattuta e non volesse più agire in alcun modo.

"Io..." disse lei ma le parole le morirono sul nascere, non aveva la forza di dire cosa realmente la fermasse.


Non aveva il coraggio di dire: Yoongi mi ha lasciata.

Dirlo a Dashimen avrebbe fatto si che ciò fosse diventato reale.

Forse se lei fosse stata buona e avesse aspettato, Yoongi si sarebbe fatto vivo.

Yoongi sarebbe tornato da lei dicendole di aver commesso un errore.

Lei stava mettendo tutto in pausa per lui.

In attesa di lui.


"Isabel? È per quello che ha fatto Han-seo?" chiese Dashimen pensando che fosse quello.

"No...è solo che non ho molto la mente lucida ultimamente, molti problemi sul lavoro, nuovi incarichi, mio fratello ha lasciato un disastro in azienda, sto cercando di sistemare tutto" provò a inventare una scusa lei.

"Mio zio preme per pubblicare il libro! Non possiamo non farlo, secondo lui è importate. Ci fidiamo di lui!" esclamò Dashimen continuando ad osservarla senza capire il perché fosse così, continuava a pensare che fosse per la violenza subita, doveva per forza essere per quello.

Forse lei aveva paura, e per quello voleva fermarsi. Forse era successo qualcosa con Yoongi.

"Se hai paura che ti succeda qualcosa, puoi stare certa che nessuno capirà che ci sei tu dietro, Do-yoon conosceva tante persone" provò a convincerla Dashimen.

"Vorrei essere lucida, e forse possiamo attendere non so una settimana?" chiese lei incerta.


Aveva bisogno di tempo.

Tempo perché lui tornasse e tutto significasse di nuovo qualcosa.

Era una bugiarda.

Era una pessima bugiarda.

Aveva detto che i suoi piani servivano solo per prendere il posto di suo padre, per far crollare il suo mondo.

Era stata una bugiarda, aveva mentito a tutti sulla motivazione e in particolar modo aveva mentito a se stessa.

Aveva sempre provato a convincersi che tutto era per la sua libertà.

La verità era che la sua libertà non valeva nulla, se non aveva con sé la persona che amava.

Non aveva mai lottato per se stessa, e aveva sempre mentito a riguardo.

Era proprio una pessima bugiarda.


"Mio zio dice che dobbiamo farlo subito... Isa... non possiamo far passare troppo tempo, e poi vorrei raggiungere Hoseok in America per gli Ama, l'ho promesso" provò a impietosirla.

"Io... scusa, ho una maledetta emicrania.. ne possiamo parlare domani?" chiese lei incerta.

Si passò una mano all'altezza del petto accarezzandolo leggermente, gli Ama, era stata quell'assurda richiesta che lei non aveva accettato a portare la fine di tutto.

"Sei tanto stanca?" chiese Dashimen guardandola con preoccupazione, continuando a non capire perché lei sembrasse così assente, c'era qualcosa che non andava, era come rivedere davanti a sé la Isabel di Chicago post morte di Do-yoon.

"Si.. io... vorrei solo riposare un po'" provò a dire lei.

"Ma hai ancora la febbre? Chung-hee ha detto che ti ha trovato nell'appartamento vicino all'ufficio e che avevi la febbre alta, ma che sei tornata comunque subito a lavoro"

"Oggi non ne avevo, ma si sono stata influenzata" disse lei mandando avanti la bugia che Chung-hee aveva creato per lei.

"Anche quando ti sei vista con Yoongi avevi la febbre? Per questo poi sei andata nell'appartamento vicino all'ufficio a dormire?" chiese lui, non aveva mai capito perché lei si fosse trovata in quella casa e no con Yoongi quella mattina.

"Oh...ehm... si, lui era stanco e io mi ero accorta che non stavo bene." annuì lei.

"Tra te e Yoongi? Avete risolto? Hoseok mi ha detto che lui non ti menziona più, per non creare problemi al gruppo. Hanno tutti un po' litigato perché lui si lamenta della situazione." Disse lui, pensando che forse il problema potesse essere il rapporto tra i due.

"Oh.. si io e lui abbiamo risolto, non ci sentiamo molto, abbiamo detto deciso che al loro ritorno risolveremo meglio e proveremo a passare del tempo insieme" mentì lei sorridendo, sperando che lui se la bevesse.

"Capisco... è per questo che vuoi interrompere i piani?"

"Io... no, certo che no, è solo per il lavoro, in settimana dovrei avere anche delle interviste per tutto lo scandalo, e oggi è anche uscita una notizia di me al funerale del padre di Ji-hoo, ho litigato con mio padre nel pomeriggio, scusa è veramente una giornataccia. Mio padre mi sta con il fiato sul collo, lui sta sempre nel mio ufficio e cerca modi per aggiustare il tutto. Con quel video e l'accusa di mio fratello ho combinato un vero pasticcio" cominciò a dire lei, sperando realmente di convincerlo con quelle informazioni.

"Era quello che volevamo"

"Si, ma non pensavo che mio padre diventasse così morboso nei miei confronti"

"Non sospetta di te vero?" chiese lui titubante.

"Non ti saprei dire, sicuramente mi tiene sotto controllo...ma non mi ha accusata di nulla."

"Capisco... sei stressata, proverò a parlare con mio zio e a spiegarli che non è il momento.." disse con voce triste Dashimen.

"Dovresti partire, andare da Hoseok" disse lei sentendosi in colpa.

"Oh... mio zio non me lo permetterà fino a che non pubblichiamo il libro, tranquilla Hoseok capirà." Sorrise gentile lui, sapendo comunque che Hoseok non avrebbe mai capito.

Avrebbe dovuto convincere Isabel a pubblicare quel libro così da poter partire, ma vederla così in quello stato così stanco, lo faceva desistere.

Come sempre avrebbe messo lei al primo posto.

"Ti dispiace se vado via? Ho bisogno di dormire, sono un po' fiacca"

"Si, vai tranquilla, ci vediamo appena possibile" disse Dashimen alzandosi dalla sua poltrona e avvicinandosi a lei, le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.

"Sembri veramente stare tanto male, mi dispiace che tuo padre non ti faccia riposare" disse lui stringendola.

"Andrà meglio, è solo un periodo" annuì lei stringendolo forte, e cercando di cacciare le lacrime dentro, non era per niente il caso di scoppiare a piangere sul maglione di Dashimen.

Dashimen rimase quasi immobile dal suo modo di abbracciarlo così bisognoso, c'era qualcosa che non andava c'era altro e non lo capiva.


6 NOVEMBRE 2017

Chin-hae si trovava in una piccola stanza davanti al pc e un video davanti a sé: in cui si vedevano i fratelli di Do-yoon che uscivano dalla macchina appena parcheggiata nel cortile del fotografo, che armeggiavano e dopo di che scappavano via, verso un'altra macchina che li aspettava fuori dal cancello.

Doveva essere il libro e in seguito quel video la vera miccia che avrebbe provocato un putiferio.

Era da più di un anno che si occupava di quella ragazzina, aspettando che diventasse forte e potente così che fosse lei a pubblicare tutto.

Aveva tergiversato, perché si era affezionato a Isabel, perché le aveva dato tempo di riprendersi.

Avrebbe tanto voluto fare lui il lavoro sporco, ma lui non sarebbe mai stato tanto potente per farlo.

Sarebbe dovuto toccare a Hae-eun, ma lui non aveva mai voluto rischiare il suo bel faccino, anzi lui era pronto e intenzionato a sacrificare Isabel, perché insisteva nel dire che era a causa sua se Do-yoon fosse morto.

Continuava ad avere la teoria che fosse stato il padre di lei a farlo fuori.

In quell'ultimo anno e mezzo erano successi fin troppi avvenimenti.

I suoi piani erano sempre tutti stati stravolti.

Chung-hee tra l'altro si era sempre intromesso, provando in tutti i modi a far cambiare idea sia a lui sia a Hae-eun.

Hae-eun così instabile e umorale che un giorno voleva vendetta e un giorno invece voleva rinunciare a tutto perché non riusciva ad essere paziente.

Quel ragazzino viziato che si lamentava di continuo, che spariva e tornava a irritarlo.

Hae-eun però era l'unico che poteva aiutarlo a far si che tutto si compiesse.

Chin-hae si sentiva stremato da tutto, così stanco, voleva solo finirla, chiudere finalmente quel capitolo fatto di sofferenze, odio e rabbia.

Sembrava però impossibile da chiudere, sembrava come se dovesse andare sempre tutto storto.


"Come mai ci vediamo qui?" esclamò la voce trillante di Hae-eun vicino alla porta facendo sobbalzare l'uomo dalla sua seduta.

"Aigoo... che spavento" esclamò posando una mano sul suo petto.

"Stai perdendo colpi vecchio mio, un tempo nessuno ti prendeva alla sprovvista" rise pungolandolo il giovane.

"Ero solo sovrappensiero" roteo gli occhi, infastidito.

"Come mai qui? E non in hotel?" chiese di nuovo.

"Vorrei che mio nipote non ci beccasse a parlare" disse con tono lamentoso.

"Ah... strano" disse con una smorfia, poi il suo sguardo andò al pc acceso, e si freddò all'istante.

"Perché lo vedi?" chiese con rabbia.

"Perché saremo gli unici a vederlo. Isabel non vuole pubblicare il libro." Disse con rabbia.

"Cosa?" esclamò guardandolo male. "No. Non mi dire che ci sono altri problemi! Cazzo, Chin-hae è da più di un anno che tergiversi proteggendo quella ragazza e che stai ai suoi comodi e ai suoi sbalzi d'umore!" urlò Hae-eun pronto a una guerra.

"Perché urlate? Vi si sente dall'ascensore" disse Chung-hee spuntando sull'uscio della porta.

"Perché? Tu c'entri con tutto questo immagino!" urlò Hae-eun prendendo l'amico per il bavero della giacca e tirandolo dentro la stanza.

"Mollami." urlò con forza Chung-hee spingendolo forte e facendolo andare a sbattere contro il divanetto della stanza.

"Cazzo, hai deciso di diventare violento anche con me?" urlò Hae-eun su tutte le furie.

"Se tu non mi avessi acchiappato per la giacca, io non avrei agito. Non ti ho fatto nulla, ti ho solo messo comodo sul divano" lo guardò sfrontatamente.

"Cazzo, picchiare Han-seo ti ha proprio dato alla testa. Vuoi tornare quello di un tempo? Ci hai preso gusto con una sola scazzottata." Lo provocò Hae-eun, mostrando il suo sorriso sghembo.

"Che cosa volete da me. Perché mi avete fatto venire di nuovo qui?" Chung-hee si voltò a guardare Chin-hae ignorando la provocazione di quello che era ormai il suo ex amico.

"Perché ha cambiato idea?"

"Non è colpa mia." Sorrise sfacciatamente Chung-hee, poi guardò il video sullo schermo del pc e rabbrividì, Hae-eun se ne accorse subito e si alzò in piedi.

"Ti da i brividi solo vederlo stoppato. È per quel video che stiamo facendo di tutto, e per dare un senso alla morte di Do-Yoon. Un tempo lui era importante per te, come un tempo lo ero io. Perché continui a remarci contro!" urlò Hae-eun imbestialito.

"Io non vi remo contro, non l'ho convinta io a bloccare il piano." Disse serio guardandolo con odio.

"Allora perché non vuole pubblicare il libro? Perché si è fermata?" esclamò Chin-hae non capendone il motivo non poteva essere solo quello che gli aveva detto Dashimen.

"Parla con tuo nipote, a lui ha dato una spiegazione" disse saccente Chung-hee.

"Non credo sia quello il vero motivo, non smetterebbe solo per il troppo lavoro, solo perché il padre le sta addosso. È una vita che è controllata da quell'uomo. Tu devi averle fatto cambiare pensiero! Non c'è altro!" urlò Chin-hae accusandolo.

"Ah non c'è altro? Forse avete fatto uno sbaglio nei vostri piani che vi si è ritorto contro, la colpa non è mia è solo vostra. Pensa a cosa hai sbagliato." Lo punzecchiò con un ghigno dipinto sul volto.

"Non abbiamo sbagliato nulla!" disse Hae-eun con rabbia poi guardò Chin-hae aspettando la sua conferma, era impossibile che avessero sbagliato qualcosa.

"No..." disse Chin-hae mentre guardava fisso Chung-hee negli occhi e capendo cosa ci fosse che non andasse.

"Non può essere." Disse con rabbia.

"L'unico motivo che la spingeva a fare piani e a ribellarsi, non c'è più. Senza di quello perché dovrebbe proseguire." Rise Chung-hee felice di come stessero andando le cose finalmente.

"Sei stato tu! Hai detto tu a Yoongi quello che lei ha fatto." Lo accusò Chin-hae.

"Pensi realmente che la tradirei così?"

"Allora che è successo?" continuò a chiedere non capendo cosa potesse aver portato Yoongi a lasciare Isabel.

"Non ho idea, so che ho trovato un appartamento distrutto e lei mi ha solo detto che lui l'ha lasciata. Non ho altre informazioni. Non è colpa mia. Pensavate che farla tornare con lui l'avrebbe resa più manipolabile, l'avrebbe fatta affrettare nell'agire. Beh vi siete dimenticati che Yoongi è solo un ragazzetto." Ghignò Chung-hee, finalmente si sarebbe tutto risolto, Isabel sarebbe stata al sicuro non rischiando per una stupida vendetta pianificata dai due uomini e lui l'avrebbe potuta proteggere.


16 AGOSTO 2016 MATTINA TARDA FLASHBACK

Chin-hae con Hae-eun e Chung-hee si trovava in un grande palazzo, dove era situata la sede della sua agenzia investigativa.

Si trovavano tutti in una piccola stanza con un informatico occhialuto che stava salvando tutti i file del video sorveglianza e anche la tratta dell'auto di Do-yoon in un Hard-disk, insieme alle foto del luogo del delitto.

Chung-hee non rivolgeva la parola a nessuno, sotto shock da quello che aveva visto nei filmati.

"Sei riuscito a fare il riconoscimento facciale?" chiese Chin-hae all'informatico.

"No, mi dispiace non si riesce a capire sono troppo incappucciati."

"La macchina che aspetta fuori i due uomini invece?" chiese Hae-eun con voce lieve, sperando di avere un minimo di prova.


Erano tutti convinti che i due uomini usciti dall'auto di Do-yoon dentro la villa fossero i suoi due fratelli maggiori Dong-hwi che si era sposato con Bong-cha e il commissario della polizia Dong-seok, che quella mattina vista la scena aveva dichiarato immediatamente il suicidio, aveva anche visto i video di sorveglianza da solo con un informatico, e aveva detto che non aveva trovato niente.

Chin-hae però era stato furbo quella mattina aveva salvato già tutto e fotografato qualunque cosa, consapevole che l'uomo avrebbe cancellato tutto.


"Ho trovato la targa, è una macchina noleggiata pagata dalla carta di credito di Kim Joon Bin." Disse l'informatico, salvando anche quel documento e inserendolo nella cartella del filmato.

"È stato tanto idiota da andare a prenderli con una macchina chiamata a suo nome?" disse con incredulo Chin-hae.

"Si, così sta scritto." Disse l'informatico pacatamente.

"Il padre della ragazzina?" chiese Hae-eun saltando in piedi e guardando Chin-hae con rabbia.

"Dong-seok prima di andare via mi ha dato questo." Disse Chin-hae prendendo un foglio stropicciato dalla tasca.

"Stai alla larga da mia figlia ragazzo con il piercing" Lesse il biglietto ad alta voce Hae-eun guardando stranito Chin-hae.

"Era nella tasca di Do-yoon, piccolo regalino dal padre." Disse Chin-hae andandosi a sedere confuso e distrutto.

"Chi è il ragazzo con il piercing?" chiese Chung-hee non capendo.

"Mio nipote." Disse serio Chin-hae, "Sa di lui, non so come sia possibile, è in America, con Isabel si è frequentato poco e sempre in Hotel." Disse sospettoso Chin-hae, pensando che ci dovesse essere qualcuno nell'Hotel a spiare Isabel.

"Quindi questo significa che è stato il padre della ragazzina a uccidere Do-yoon?" chiese Hae-eun con rabbia. "L'ho detto mille volte a Do-yoon di lasciarla perdere!" Urlò sempre più alterato.

"Hae-eun calmati..." provò a dire Chung-hee, ma senza metterci sentimento, gli scoppiava la testa, odiava essere lì a Seoul, odiava trovarsi di nuovo in quel genere di casini, odiava quel mondo.

"Vi lascio soli?" chiese l'informatico leggermente a disagio.

"Si potresti per un attimo... a se riesci a chiamarmi Na-chul ho bisogno di lui" disse serio Chin-hae, l'informatico annuì e lasciò i tre soli.

"Che si fa ora?" chiese Chung-hee, guardando Chin-hae speranzoso che dicesse di non fare nulla, perché andare avanti e dimenticare sembrava l'unica azione ragionevole.

Hae-eun si lamentava a bassa voce seduto sul divano, in collera come non mai.

"Metto in protezione Isabel."

"Cosa? Sei completamente impazzito? Dovete allontanarvi da lei, tu e tuo nipote!" urlò alzandosi in piedi.

"Impossibile, Do-yoon ha lasciato quasi tutto in mano sua" disse serio Chin-hae.

Hae-eun si bloccò di colpo, boccheggiando.

Chung-hee guardò stranito, non capendo perché Do-yoon avesse lasciato tutte le sue ricchezze alla piccola Kim.

"Che cosa stai dicendo?" chiese sconvolto Hae-eun.

"Ha cambiato il testamento, giorni fa quando voleva suicidarsi, quando vi ho detto di correre a casa per fargli cambiare idea. È quasi tutto in mano di quella ragazza."

"Perché?" chiese Hae-eun sconvolto.

"Perché pensava che se lei avesse avuto potere, avrebbe sconfitto suo padre, voleva aiutarla, dove lui aveva fallito, erano mesi che scrivevano un libro insieme sugli scandali e studiavano tutto."

"Un libro? Volevano annientare suo padre con uno stupido libro di scandali?" disse con una risata isterica Hae-eun, pensando che tutto fosse pura follia.

"Per questo voleva che la sposavo?" chiese Chung-hee scettico, Do-yoon era stato sempre particolare, un genio incompreso, ma tutto ciò a cui stava assistendo era pura follia, e probabilmente tutte e tre la pensavano allo stesso modo.

"Cosa?" saltò per aria Hae-eun, guardando Chung-hee sbigottito "Non hai accettato vero?" disse a mo' di minaccia.

"Io... ho accettato di proteggerla ed entrare a far parte della sua vita in cambio Do-yoon si sarebbe dovuto ricoverare" spiegò balbettando un po' Chung-hee scosso da tutto.

"Beh sicuramente al tuo fianco avrebbe molto potere" disse Chin-hae pensieroso.

"Aspetta... tu vuoi aiutare questa ragazzina, acerba che fa parte di questo mondo da quanto? Un anno all'incirca? Stai scherzando?" chiese Hae-eun imbestialito.

"Si, con il tuo aiuto, lei è diversa... potrebbe riuscirci." Disse serioso Chin-hae.

"Tu sei pazzo io non ti aiuterò in nulla." Disse con rabbia Hae-eun, guardando Chin-hae come si guarda un folle.

"Neanche per vendicarti della sua morte?" lo provocò l'uomo.

"No. Non voglio saperne niente. Fanculo tutto questo schifo, sono stanco!" urlò Hae-eun.

"Amico, calmanti" si alzò in piedi Chung-hee provando a bloccarlo con poca forza.

"No, non mi calmo. Anzi vado via a dormire! Non voglio saperne niente di niente" disse con rabbia andando via dalla stanza.

Odiava quella ragazzina spuntata dal nulla, aveva rovinato tutto.

Era tutta colpa sua.


Angolo dell'autrice:

Bene.. o anche non bene.

Solo Chung-hee sa di Isabel. Dashimen è all'oscuro, questo vuol dire che Yoongi che al momento è in tour non ha detto nulla a nessuno.

Isabel ha dei ripensamenti? Realmente no.

Lei stava mettendo tutto in pausa per lui... lo dice mette in pausa in sua attesa.

Sembra che li abbia ma in realtà aspetta solo che torna lui per tornare a elaborare piani e vincere...

Dashimen non forza troppo... dopo la litigata pre Hawaii e il distacco che hanno avuto durato mesi, Dashimen non si impone più.

Diciamo che è effettivamente quel personaggio con sempre una maturazione in più degli altri, ma gioca anche molto in difesa con chiunque, vi ricordo da Dashimen ha perso molte persone, e quindi ha paura di perdere altri in special modo Isabel.

Ora i tre moschettieri (?) Chin-hae e Hae-eun stanno nella merda se Isabel non decide di agire. Chung-hee gongola pensa che tutto quello che abbia tollerato nell'ultimo periodo ora finalmente darà i suoi frutti, beh si lui è felice di questa rottura, bhe è innamorato che ci volete fare? Lui realmente stava costruendo un rapporto con Isabel, ora ha la sua opportunità per riaverlo!

Il flashback è di dopo che i tre trovano il cadavere di Do-yoon e anche post polizia e indagini... Hae-eun si vede che lascia perdere ma è solo il momento di rabbia lutto/omicidio.

Si il padre di Isabel sa di Dashimen. Si lo sa da molto tempo. 

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