CAPITOLO 6 PROTECT HER


CAPITOLO 6 PROTECT HER

4 FEBBRAIO 2016 SERA

Lee Do-Yoon si trovava sui sedili posteriori della sua auto, intento a baciarsi con una nuova modella super sexy, quando l'autista fermò l'auto e aprì leggermente il separé per poter parlare.

"Mi scusi signor Lee, ma sembri ci sia qualcuno rannicchiato davanti al cancello sotto la pioggia, vuole che scenda a vedere chi sia?" chiese l'autista.

"Cosa?" disse lui con la ragazza che gli strusciava addosso "Fermati un attimo cara" disse rivolto alla ragazza che sbuffò, mentre lui se la scostava e avvicinava la faccia al finestrino abbassandolo per controllare, seduta per terra sotto la pioggia c'era qualcuno rannicchiato avvolto da una spessa felpa nera, una bottiglia rovesciata per terra e un ombrello giallo abbandonato la vicino.

"Vado a controllare io" disse l'uomo aprendo lo sportello della macchina e uscendo. Incominciò a correre per avvicinarsi alla persona seduta a terra, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco, e la paura dentro di sé che aumentava a ogni passo, aveva capito anche da lontano che si trattasse di una donna.

"Mi scusi?" chiese cercando di avere un tono tranquillo. La ragazza alzò la testa con il viso pieno di lacrime e un occhio quasi del tutto viola e un labbro spaccato.

"Ti ho provato a chiamare ma il telefono era staccato, non sapevo dove andare" disse lei con voce rotta, provò ad alzarsi a fatica mantenendosi al muro vicino a lei, ma barcollò non riuscendoci.

"Che ti è successo alla faccia?" chiese lui sbalordito, si accosto a lui e le mise una mano sulla schiena per afferrarla così da poterla fare alzare.

La pioggia che continuava a cadere con i insistenza e loro erano in parte coperti solo da una piccola tettoia. Do-yoon l'aiutò con delicatezza a mettersi in piedi, preoccupato come non mai. 

Quella scena l'aveva già vissuto, ma la ragazza era un'altra. 

Sentì il cuore fargli male, era atroce quella scena.


"Non è la faccia il problema, ma le costole" disse lei con un lamento strozzato, cercando di trovare l'equilibrio e la stabilità sulle sue gambe che tremavano per via della troppa umidità e del freddo.

"Ma Ha-rin non era partito?" chiese con tono arrabbiato.

"Si, non è stato lui" disse lei con voce instabile cercando di stare distaccarsi da lui per provare a stare in piedi da sola, ma non riuscendoci, si aggrappò con una mano al giubbotto di lui e con l'altra si teneva il costato dolorante. Lui l'afferrò prontamente, la sua faccia era un misto di rabbia e terrore.

"Perché non sei andata in ospedale?" chiese sconvolto provando ad aiutarla e accogliendola tra le sue braccia e tenendola stretta.

"Per non creare scandali, e io non conosco nessun dottore privato" disse lei guardandolo con gli occhi lucidi dal basso e con voce sempre spezzata.

"Tuo padre non lo poteva chiamare?" disse lui tra i denti, mentre lei scuoteva la testa in senso di diniego, l'aveva temuto sempre dentro di sé che suo padre fosse un vero deposta.

"è stato tuo padre?" chiese lui con rabbia e lei annuì.

"Aspetta qui un attimo, ora entriamo, dico all'autista di potare la modella a casa" disse lui, provandola ad appoggiare al muro e controllando che si riuscisse a reggere da sola, diede un fugace sguardo alla bottiglia di alcool a terra, aveva anche bevuto, probabilmente per sopportare il dolore.

"Oh, no, sei impegnato vado via io" disse lei aggrappandosi al suo braccio per fermarlo e rischiando di cadere.

"Dove vuoi andare ridotta così, tra altro puzzi d'alcool qualcosa come la bottiglia a terra mi dice che hai bevuto parecchio" disse lui con rimproverò. Sarebbe dovuta andare in ospedale no fermarsi a bere. "Ferma e non ti muovere" le ordinò lasciandola ferma e in piedi a reggersi al muro e poi di corsa si avviò verso l'autista e diede ordini accompagnare la modella a casa scusandosi con la ragazza che si lamentò parecchio e lui dovette prometterle di farle un regalo il prima possibile per farsi perdonare solo per farla zittire ed evitare che continuasse con quella lamentale urlata.

Tornò da Isabel velocemente, raccolse l'ombrello giallo della ragazza e l'aiuto a camminare verso casa tenendola stretta.

Si prese cura di lei, chiamò un dottore la fece visitare a casa e poi le mise qualcosa di caldo addosso e le preparò da mangiare. Fece il possibile per aiutarla.

Dopo un'ora che si prese cura di lei, decise finalmente di chiederle spiegazioni del perché fosse ridotta in quella maniera.


"Perché ti ha picchiata?" chiese lui passandole una tazza di camomilla calda e guardandola con fare indagatore.

"Mi passi la borsa con il telefono?" chiese lei in risposta, sembrava essere più tranquilla, lui annuì e fece come li era stato chiesto.

"Per questo, puoi risolvermelo?" chiese mostrando la foto sua e di Jin al fotografo.

"Ti ha picchiata per una foto?" chiese lui di nuovo guardando la foto e capendo chi fosse il ragazzo.

"Si, ti prego non fare domande" disse lei con tono basso della voce e stanco, provò a passarsi una mano sulla fronte ma solo alzare il braccio le procurava dolore alle costole.

"Sono uscite anche foto di noi due, ti ha picchiato anche per quelle?" chiese lui con il terrore, non avrebbe mai voluto che per colpa sua avesse subito quegli abusi.

"No, il problema sono gli idol non vuole che mi avvicino" disse lei, inclinando leggermente la testa all'indietro e chiudendo gli occhi, si sentiva sfinita, aveva voglia di dormire e non rialzarsi mai più.

"Strano, gli Idol? E perché mai?" chiese lui con finto tono confuso, facendo finta di non sapere la risposta, ma sapeva benissimo il problema era quel gruppo kpop e l'ex fidanzato della ragazza, il padre doveva essere fin troppo contro alla loro unione.

"La storia è lunga, ti prego sono stanca non ne ho voglia di parlarne, puoi fare in modo che io non risulti vicina a quel gruppo?" chiese lei poggiando la testa sul cuscino del divano e provando a sdraiarsi senza riuscirci, si rimise a sedere sospirando.

"Si, te lo risolvo io" disse lui osservandola con preoccupazione.

"Grazie mille, scusami se ti sono piombata in casa così, ma dopo che ho lasciato Ha-rin non ho nessuno, e Dashimen è partito andavo a nascondermi da lui qualche volta" spiegò con voce lieve, per poi fare uno sbadiglio.

"Non è vero che non hai nessuno, hai me, io sono tuo amico. E comunque sapevo di Dashimen" sospirò Do-Yoon.

Lei alzò lo sguardò su di lui, provò a fare un sorriso di circostanza, ma si sentiva a pezzi, e la paura era sempre di più. Sentiva gli occhi pizzicarle, era di nuovo vicina al pianto e lo sapeva bene, provò a prendere un respiro, ripentendosi in testa che ora era al sicuro, che non c'era bisogno di piangere, ma niente di quello che si diceva nella testa avrebbe mai fermato le lacrime che erano pronte e scendere.

"Io... Do-yoon ci sto provando a fidarmi... sei sicuro che sei veramente mio amico e che non mi rovinerai?" chiese lei a tentennando, con gli occhioni colmi di lacrime e la paura, voleva veramente fidarsi di lui, aveva bisogno di qualcuno, non poteva combattere sola.

"Si veramente, ci penso io a te, questa casa è un posto sicuro va bene?" disse lui avvicinandosi a lei e prendendole le mani tra le sue.

"Ho paura Do-yoon, vorrei fidarmi di te, ma ho paura che a qualunque persona io mi possa avvicinare un po' di più mi potrebbe rovinare" disse lei incominciando a singhiozzare.

"Tesoro mio io non lo farei mai, non ne vedo il motivo" disse lui dolcemente, accarezzandole una guancia con fare protettivo.

"Ho veramente tanta paura" disse lei "Provo a essere forte, ma non so se ne sarò capace fino alla fine. Io lo odio" disse lei continuando a singhiozzare.

"Aigoo, piccola vieni qui" disse lui avvicinandosi sempre più e stringendola a se, sembrava così piccola infagottata nei suoi vestiti, sembrava una bambina da proteggere. Solo a guardarla era impossibile fare del male a una ragazza così buona, perché lui lo sapeva era una brava ragazza che voleva solo vivere libera in tranquillità, era stata buttata in un mondo di squali che l'avrebbero divorata viva, e lei non lo meritava.

"Mi sento sempre più sola" continuò a piangere lei, con lui che provava a consolarla.

"Lo so ti capisco, andrà tutto bene mi prenderò io cura di te" disse baciandole i capelli con dolcezza e stringendola a sé fino a quando lei stanca e piena di antidolorifici non si addormento tra le sue braccia, la prese in braccio e la portò nel letto al caldo, facendo attenzione a non svegliarla.


Ci avrebbe pensato lui a suo padre, avrebbe fatto qualunque cosa in suo potere per tenerla al sicuro, e questa volta almeno con lei ci sarebbe riuscito, prese il telefono e digitò un numero.

"Chin-hae?" disse appena la persona dall'altra parte del telefono rispose.

"Dimmi, se mi chiami a quest'ora è grave, stai bene? Non ti sarai messo nei pasticci?" disse l'uomo al telefono.

"No, nessun pasticcio per me. Devi farmi recapitare tutto quello che hai su Kim Joon-bin"

"Il padre della ragazzina?" chiese l'uomo.

"Si, proprio lui. Ho bisogno di qualcosa di rilevante anche sul figlio, merce di scambio" disse.

"Domani ti mando quello che ho, successo qualcosa?" chiese con sospetto l'uomo.

"Solito riccone spregevole che alza le mani su una ragazzina indifesa, che sarà mai in questo mondo di ricchi, peccato per lui che questa ragazzina a trovato me" disse con rabbia al telefono.

"Aigoo, tu mai che ti faccia gli affari tuoi, sempre pronto a salvare persone in pericolo. Fa come ti pare, basta che non ti fai ammazzare." Sbuffò l'uomo al telefono molto contrariato della situazione.

"So come cavarmela" rispose lui.

"Si, come no. Chiudo ho un po' da fare" ridacchiò Chin-hae al telefono.

"Va bene, a domani... divertiti con la bella signorina"

"Fottiti Do-yoon... Buonanotte" rise l'uomo al telefono.

"Notte!" esclamò sorridendo e chiudendo il telefono, ci avrebbe pensato lui a quel despota del padre di Isabel.

10 FEBBRAIO 2016

Isa si trovava sull'aereo privato di Doo-yoon pronta per partire per un viaggio.

Dopo quello che era successo con il padre, Do-yoon era andato dopo un paio di giorni a parlare con l'uomo e non si sa come era riuscito ad avere il consenso a portare Isabel con se in un viaggio di lavoro.

"Il livido sembra stare meglio" disse Do-yoon guardandola e accarezzandole la guancia dolcemente.

"Si, sta passando la tua crema miracolosa fa veramente i miracoli" disse lei sorridendo appena.

"Si te l'avevo detto" disse lui sornione, gongolando un po'.

"Mmh come i miracoli che fai tu, non ho ancora capito come hai fatto a convincere mio padre a farmi partire" chiese lei guardandolo con sospetto. 

Quella mattina le ci era voluto parecchio per realizzare realmente quello che Do-yoon le aveva riferito, solo dopo che lui le avesse riempito la valigia sotto lo sguardo perso di lei poi aveva finalmente intuito che era vero che la portava via da lì. Si era sentita sollevata, come se un grande peso fosse scivolato via dal suo corpo.

"Eh ragazzina, un insegnamento alla volta, non posso realmente dirti tutti i miei trucchetti" rise lui

"Direi che non puoi dirmi tutte le tue informazioni, hai qualcosa di scottante su mio padre e lo hai usato" disse lei come se fosse arrivata finalmente alla verità.

"Aigoo, sbagliato, avevo uno scandalo su tuo fratello, a quanto pare ha già tradito la sua mogliettina, stava per uscire la notizia, ma l'ho fermata in tempo, a posto di farmi pagare in soldi, ho detto a tuo padre che mi doveva prestare te per alcuni affari" disse lui tranquillo, mentendole anche un po' la conversazione con il padre non era stata poi molto pacata, e lui aveva perso un po' la pazienza.

"Ah niente ricatto?" rise lei ironica, cercando di trattenere una risata, quello sembrava un ricatto vero e proprio.

"Non sono ricatti sono favori"

"Quindi io ti devo un favore?" chiese lei alzando il sopracciglio, temendo che prima o poi lui sarebbe andato da lei a chiedere un conto per tutti quei favori e di come si prendesse cura di lei.

"No, per il momento no" sorrise lui affabile.

"Ho la sensazione che pagherò amaramente in futuro" disse lei sbadigliando e posando la testa sulla spalla di lui, si sentiva ancora stanca, negli ultimi giorni era comunque andata a lavorare, per evitare di non avere altre ripercussioni. Aveva chinato il capo e fatto finta che tutto fosse normale.

"Se hai sonno riposati, il viaggio è lungo, il tuo cane dorme già" disse lui guardando la cucciola sul sedile di fronte a loro.

"Nabi è abituata ai viaggi, di solito la porto con me, poi l'ho presa in Giappone" raccontò lei "Comunque penso che dormirò" disse lei continuando a sbadigliare.

"Ah... dobbiamo fare delle foto in America okay?"

"Dobbiamo vuol dire che le devi fare a me?" chiese lei chiudendo piano piano gli occhi di tanto in tanto.

"Si ho in mente un progetto a cui sto lavorando, una mostra fotografica e di dipinti"

"Non avevi smesso con i dipinti?" chiese lei con gli occhi chiusi.

"Si, da un paio di anni, ma quando tu mi hai fatto i complimenti per i quadri che ti ho mostrato, ho deciso di riprendere, mi mancava dipingere" disse lui incominciando ad accarezzare i capelli della ragazza in modo dolce per farla dormire.

"Mmh, secondo me non avresti mai dovuto lasciare, io ho un paio di dipinti fatti in America nel duemila quattordici" disse lei tranquilla mentre si lasciava coccolare

"Dipingi anche tu?" chiese incuriosito.

"Si, avevo fatto un corso d'adolescente e poi ogni tanto continuavo, tengo tutto conservato in un magazzino a Seul" sbadigliò di nuovo muovendosi un po' sul sedile per trovare una posizione adatta, e lui ne approfitto per mettere un braccio sulla spalla di lei e tirarsela più vicino per accarezzarle meglio i capelli.

"Mi piacerebbe vederli" sussurrò lui vicino l'orecchio di lei.

"Va bene, quando torniamo, ora dormo, addio Oppa" disse sistemandosi meglio la copertina sulle gambe e rannicchiandosi tutta addosso al fotografo.

"Buonanotte ragazzina" sorrise lui, le diede un bacio tra i capelli e si mise le cuffie, per poi azionare un film da vedere per il viaggio.

12 FEBBRAIO 2016

Isabel si trovava di casa di Do-yoon, seduta nel grande soggiorno, su un divanetto vicino alla grande vetrata, era immobile a guardare il giardino con la sua tazza con caffè latte caldo tenuta stretta tra le mani e Nabi rannicchiata ai suoi piedi.

Si era da poco svegliata, si era preparata un caffè e si era messa lì ferma a guardare fuori.

Si sentiva come se fosse di nuovo nell'istituto, all'inizio della sua permanenza lì faceva sempre così la mattina si sedeva vicino la vetrata in metà mattinata dopo le sue faccende e rimaneva lì per ore, con la mente vuota persa nella sua depressione e nei pensieri riguardanti lui.

Pensava che fosse il caso di andare a fare una seduta di terapia dato che si trovava a Chicago, ma le era impossibile andare senza dover informare il fotografo che aveva preso l'abitudine di stare con lei ventiquattro ore su ventiquattro da quando erano arrivati là.

Erano andati un po' in giro per la città, a fare shopping a visitare il Museo di Chicago dove era già stata, erano andati a pranzo insieme, a cena insieme. Avevano fatto veramente di tutto insieme.

Lui non la perdeva di vista un attimo, e lei faceva finta di non vedere la preoccupazioni nei suoi occhi, perché di preoccupato lo era e anche fin troppo secondo al suo dire.

"Ragazzina?" chiamò il fotografo, avvicinandosi a lei.

"Dimmi Oppa" disse lei senza staccare lo sguardo dal giardino.

"Piove?" chiese lui come introduzione di conversazione.

"Si, un pochino, ma sta smettendo, cosa avevi in programma per oggi?" chiese lei con voce lieve.

"Io devo lavorare, non so se ti va di venire con me" disse lui osservandola attentamente, cercando di capire cosa le passasse per la testa, cosa a dir poco impossibile.

"Sai sono un po' stanca, mi piacerebbe riposarmi a casa" disse lei voltandosi a guardarlo e sorridendo lieve.

"Ti ho mai detto che sei molto bella senza trucco?" le fece un complimento lui provando a rallegrarla un po'.

"No, mai" disse lei sorridendo gentile, e scuotendo leggermente il capo.

"Comunque lo sei. Ah se rimani a casa puoi ritirare un pacco che mi dovrebbe arrivare fra un paio di ore?" chiese lui

"Certo, nel caso dopo averlo ritirato, se mi viene voglia esco a fare una passeggiata"

"Okay, in garage c'è la Volvo puoi prendere quella, io esco con il Maserati" disse lui

"Va benissimo, devi stare molto a lavoro?" chiese lei

"Si penso di si, se vuoi raggiungermi ti lascio l'indirizzo"

"Okay perfetto, se mi va di venire ti avviso" disse tranquilla per poi tornare a guardare fuori dalla finestra, sarebbe potuta passare alla clinica, senza alcun problema dato l'assenza del fotografo.

"Mmh dubito che verrai ma va bene, ora vado"

"Ah di già?" chiese lei stupita che fosse già pronto per andare a lavorare, si voltò di nuovo a guardarlo notando la giacca che aveva addosso e a cui non aveva fatto caso prima.

"Sapevo già che non saresti venuta, sono due interi giorni che passiamo insieme, so quanto ti piacciono i tuoi spazi piccola" disse lui avvicinandosi al viso di lei, si abbassò e le diede un bacio leggero sulla fronte, mentre le accarezzava i capelli con dolcezza.

"Do-yoon..." disse lei alzando lo sguardo.

"Si?" chiese lui incuriosito.

"No niente, lascia perdere" disse lei scuotendo la testa mandando via il pensiero che si era fatta e sorridendo di nuovo.

"Quando vorrai parlarne, lo farai" disse lui "Qualunque cosa si tratti, ora vado. Chiama se ti serve qualcosa"

"Si certo lo farò"

"Fa la brava piccola" disse lui accarezzandole una guancia e lei annuì sorridendo.


Dopo un paio di ore il campanello suonò, Isabel non si era minimamente mossa da dove Do-yoon l'aveva lasciata, era rimasta ferma a fissare il giardino, senza neanche accorgersi che il tempo passasse.

Il campanello suonò di nuovo e lei si voltò confusa, si guardò in giro, cercò di rimettere in moto il cervello e poi si alzò trascinandosi verso l'entrata della grande casa in cui alloggiava, chiudendo la vestaglia che aveva indosso e rabbrividendo leggermente per il freddo.

Arrivò alla porta e l'aprì tranquillamente.

"Ciao principessa" sorrise Dashimen mostrando i denti.

"Dashimen che fai qui?" chiese lei stralunata e guardandolo stupita, non credendo che fosse realmente lui.

"Sono il pacco che Do-Yoon aspettava" sorrise sempre di più.

"Cosa?" chiese lei non capendo a cosa si riferisse, per via dello stato di trance in cui ancora fosse.

"Devo aggiustare un pc a Do-yoon, e me che aspettava, no un pacco" rise lui "Fammi entrare su!" rise ancora lui, provando a ad avere qualche reazione da parte di lei, ma notando che fosse un po' in un altro mondo con la testa.

"Ehm si certo" disse lei, facendosi poi da parte.

"Ti eri addormentata?" chiese lui entrando in casa sorridente come sempre.

"Ehm... si può essere" disse lei confusa rimanendo stretta nella vestaglia, rabbrividendo per il vento che arrivava da fuori.

"Si vede, sembri ancora addormentata, hai quella faccia confusa che fai sempre a prima mattina, quando ti svegli e non hai idea di chi tu sia, ti ci vuole sempre parecchio a carburare" la prese in giro lui avvicinandosi e tirandola a sé per abbracciarla.

"A cosa devo?" chiese lei lasciandosi abbracciare.

"Alla tua faccia, sembra tu abbia passato un brutto periodo" disse lui accarezzandole la guancia e passando con il pollice sopra il livido.

"Sono segni di battaglia questi" disse lei orgogliosa, lui scosse la testa, sembrava si stesse riprendendo.

"Aigoo, deve aver fatto male" disse poi con rimprovero nella voce.

"Le costole erano il problema" disse lei come se fosse nulla "Non stringere troppo" sorrise lei.

"Tuo padre è da rinchiudere, lo sai vero?" disse lui celando tutta la rabbia che provasse per quell'uomo.

"Si lo so, prima o poi avrà quello che merita" disse con tono stanco e poco convinto, che lui percepì subito.

"Da quando ti conosco è la seconda volta che ti fa del male, come la gamba l'altra volta" disse lui ricordando di quando a Natale lei si fosse rifugiata da lui e zoppicava aveva un livido enorme sul polpaccio e sulla coscia dovute a due bastonate belle forti, Dashimen ci aveva messo parecchio a convincerla a parlare e poi a far i modo che lei le mostrasse la gamba, l'aveva quasi obbligata a spogliarsi. Si era ritrovato a urlare parecchio per convincerla a farsi dire la verità. Si conoscevano da poco più di due mesi, ma lei in quel periodo aveva preso il vizio di scendere a casa sua quando si annoiava troppo alle serate di Do-yoon, entrava in casa e si metteva sul divano vicino a lui a vedere programmi televisivi e molte volte si addormentava lì.

"Ti prego Dashimen non ripropormi di denunciarlo, farlo mi metterebbe solo più a rischio" disse lei rimanendo sempre in quell'abbraccio e guardandolo dal basso con sguardo supplice e stanco.

"Lo so, me l'hai spiegato, questa volta cosa hai fatto che non avresti dovuto? Gli hai risposto male di nuovo come a dicembre alla cena di natale?" chiese lui

"Non avevo detto niente di male, solo che il cibo era buono, mentre lui lo disprezzava" disse lei staccandosi leggermente da lui con un broncio sul viso.

"Beh eri andata contro il suo parere mai farlo!!!" disse ironico arruffandole i capelli.

"Comunque no, non ho risposto male, è uscita la foto di me e un ragazzo su un giornale, si è innervosito per quello" disse lei scuotendo la testa.

"Aigoo, solo per questo? Che Stronzo." Disse tra i denti arrabbiato.

"Ultimamente è diventato più irascibile" disse lei pensiero.

"Lo stai giustificando?" chiese lui mentre la prendeva per mano e la guidava verso il soggiorno per andarsi sedere sul comodo divano.

"No, ti sembro la tipa che giustifica il suo assalitore?" chiese lei alzando gli occhi al cielo e sbuffando.

"No, ma potrebbe succedere. Nel senso i tipi come lui: sanno manipolare piuttosto bene, potrebbe succedere che tu incominciassi a sentirsi inadeguata e inadatta, che tu incominciassi a credere alle sue parole"

"Non sono inadeguata. Non credo a ciò che dice mio padre, lo so che lo fa solo per sotterrarmi. Non accadrà quello che pensi... io stringo i denti" disse lei provando a mostrare forza nella voce.

"Potresti scappare?" chiese lui "Non so far perdere le tue tracce, venire qui, potresti rimanere qui con me" disse lui tirandola a se sul divano e facendo si che lei si appoggiasse al suo petto.

"Non posso" disse guardandolo con occhi tristi.

"Perché? Ti piace la tua vita? Ti piace lavorare per lui, non avere meriti, essere punita, ti piace la gente che frequenti, il dover fingere di essere la regina dei ghiacci? Ti piace così tanto essere la vittima?" chiese lui risentito e non capendo perché gli stesse dicendo di no.

"No, non mi piace niente di tutto questo, ma se io dovessi scappare qualcuno pagherebbe le conseguenze delle mie azioni, non posso permettermelo" disse lei provando a sorriderli intenerita dal suo modo di fare, lo sapeva che Dashimen voleva solo proteggerla e il suo dire tutto senza filtri era per quella ragione. Dashimen era diventato da novembre fino a gennaio il suo posto sicuro, con lui, lei si sentiva libera di essere chiunque volesse.

"Chi è questo qualcuno?" chiese lui, pur sapendo chi fosse quella persona.

"Un qualcuno che non fa più parte della mia vita, ma che io continuo a proteggere. Preferisco stare io in questa sofferenza, che scappare e rischiare che gli succeda qualcosa" disse lei duramente facendosi forza, avrebbe fatto di tutto per lui e per proteggerlo.

"Capisco, sacrifichiamoci per chi amiamo.... Questo è il tuo motto?" chiese lui con uno sbuffò.

"Vivi per lui anche se non con lui" disse lei.

"Lui ti ama?" chiese Dashimen

"Si, ma dovrebbe smetterla" disse lei

"Comprendo, dai vai a prepararti mentre io aggiusto il pc di Do-yoon, poi ti porto in giro"

"Dovrei andare da una parte mi accompagni?" chiese lei, aveva bisogno della terapia, e non aveva alcun problema a farsi accompagnare da lui.

"Si va bene, ora vai, poi se ti va di parlare di nuovo, lo sai con me sei al sicuro" disse lui, baciandole una guancia e stringendola.

"Lo so" disse lei guardandolo dolcemente e lui decise d'istinto di eliminare quella poca distanza tra i loro visi e darle un leggero bacio.

"Avevi detto niente sentimenti" disse lei, staccandosi leggermente da lui ma appoggiando comunque la sua fronte contro quella del ragazzo.

"Non ci sono sentimenti, ma mi andava di baciarti, avevamo detto amici di letto" disse lui.

"Si, ma non siamo a letto ora" rise lei staccandosi da lui.

"Possiamo andarci anche subito" rise lui alzandosi e prendendola in braccio facendola ridere ancor di più.

"Cosa fai!!!" urlò lei ilare

"Ti porto a letto" rispose lui ridendo sempre più.

"Avevi del lavoro da fare per Do-yoon" disse lei sulla spalla di lui, mentre lui la faceva leggermente scendere tenendola stretta e lei si avvinghiava con le sue gambe alla vita di lui, per poi trovarsi faccia a faccia. Lei strinse le braccia al collo di lui.

"Ci metto due minuti, posso fare un po' di ritardo e una capatina nel tuo letto" ghignò lui.

"Mmh, non so se mi va" disse lei arricciando il naso e provocandolo.

"Ah no? Allora ti lascio andare" disse lui con uno sguardo di provocazione, provando a farla scendere ma lei si avvinghiò di più a lui.

"Ehi, forza scendi!" esclamò.

"Aigoo, noooo! Andiamo a letto scherzavo"

"Ah si scherzavi?? Cambiato subito idea principessa" disse lui provocandola, le stampo un bacio per poi morderla di sfuggita, lei rise a quel bacio morso.

"Ho bisogno di perdermi per un attimo" disse lei avvicinando il suo viso al quello del ragazzo "Ah si, ti faccio perdere subito" sussurrò lui con voce bassa vicino alle labbra di lei ghignò e la baciò di nuovo con più foga, incominciando a camminare con lei in braccio, diretto verso la camera da letto.


Angolo dell'autrice:

Dashimennnn! Ma posso essere innamorata di un personaggio creato da me???

Che dite di questi rapporti con questi due uomini.... Do-yoon è un uomo, Dashimen è un anno più piccolo di Isabel, però la ragazza non lo sa e lui evita di usare l'appellativo noona, preferisce principessa a presa in giro e lei se lo fa stare bene.

Comunque si è potuto vedere che entrambi i ragazzi hanno passato del tempo insieme, ecco perché poi erano finiti a letto, c'era complicità, no che Isabel non vada con il primo sconosciuto di turno.

Però con il ragazzo è tutta un'altra cosa, si sente al sicuro e questo dipende dal fatto che facciano parte di due classi sociali separate e Dashimen le ricorda molto Yoongi.

E pensare che Dashimen non era previsto... doveva apparire per la prima volta a settembre 2016.... Mi son ritrovata a dover cambiare tutto perché il ragazzo voleva spazio già da prima... amore che è! 

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